E ad Antognoni?
E Baggio?
A me pare che il calcio sia impazzito e ricordo con nostalgia quell’estate del 1975 in cui gli italiani si indignarono per i 2 miliardi pagati dal Napoli per Savoldi
A me non piace abusare degli aggettivi, ma l’ingaggio di Pellè è immorale e senza alcuna logica tecnica
Poi ognuno spende i soldi come meglio crede, ma così non ha proprio senso.

Stravedo per il Barcellona e non sopporto il Real Madrid.
Mi fa impazzire Messi, mentre provo un’invidia tutta maschile per Cristiano Ronado: è bello, gioca divinamente, non mi sembra affatto stupido, cosa vuoi di più dalla vita?
E però.
Messi evade fiscalmente, viene condannato pietosamente a 21 mesi di carcere solo per non farlo finire dietro le sbarre e il Barcellona si preoccupa di mobilitare i suoi tifosi affinché gli facciano arrivare via web tutto l’affetto possibile in questo momento difficile, visto che il ragazzo pare depresso.
Una caduta di stile senza precedenti e senza alcuna giustificazione.
Cristiano Ronaldo alla vigilia della partita più importante della sua vita si ricorda di Stefano Borgonovo (straordinario come sempre Carletto Ancellotti) ed invita Chantal alla finale di questa sera, dando una grande spinta alla Fondazione.
Chapeau!

Davvero non riesco a capire: ci sono in città almeno sei/sette ex viola che farebbero le corse per diventare quello che Jorgensen non vuole diventare e noi continuiamo ancora con questa storia che ormai sta diventando stucchevole.
Forse mi sfugge qualcosa, ma mi pare chiaro che:
1, Martin di venire ad abitare in Italia non ha alcuna voglia;
2, non si è ancora capito che ruolo dovrebbe svolgere;
3, è stato più o meno brutalmente detto che l’offerta economica è molto, ma molto al di sotto di quanto il danese si aspettasse.
E allora?
Boh, si continua ad insistere per portare controvoglia in società qualcuno che se ne sta volentieri nel suo Paese e io non riesco proprio a capire il perché.

Mettiamo che arrivi davvero l’offerta per Bernardeschi: 25 milioni di euro cash.
Che facciamo?
Il ragazzo ha una gran testa e ottimi piedi, è innamorato della Fiorentina, però al momento è un prospetto di campione, insomma è una scommessa per quello che riguarda i posti più alti del podio.
Qui il discorso è molto semplice, anche se doloroso: se Federico diventa un grandissimo, ce lo possiamo permettere al massimo per una/due stagioni, poi se ne va certamente, magari a quaranta milioni.
Se invece non mantenesse in pieno le promesse, tutto si sgonfierebbe e avremmo perso l’occasione per provare a rifare la squadra senza ricorrere alle scommesse, in questo momento assolutamente obbligatorie.
Non ho risposte precise, certo che il dubbio se venderlo o meno rimane, e secondo me ce l’ha pure Pantaleo.

Ieri volevo scrivere qualcosa, ma non ce la facevo: continuavo a pensare a l’orrore di Dacca e tutto il resto mi pareva di nessuna importanza.
La Fiorentina, l’eliminazione dell’Italia, il frou-frou politico, tutto.
Non mi è piaciuto constatare sulla mia pelle come la putrida bestia del terrorismo entri veramente in circolo solo quando ad essere coplita è la tua gente, come se i francesi di novembre o gli americani del 2001 contassero meno, ma così è e non serve a niente fare gli “illuminati” per dissimulare la grande rabbia che provo dentro, molto diversa dal sentimento che sentivo in altre situazioni.
E dopo la rabbia, la frustrazione: che dobbiamo fare?
Ero qualche ora fa all’aeroporto in partenza per Londra e pensavo che se fossero entrati in tre o quattro avrebbero potuto fare una strage, mentre con almeno un centinaio di persone stavamo in coda con i nostri progetti e i nostri pensieri.
Magari fossero bestie, gli animali uccidono solo per sopravvivere, loro no.
Ammazzano per fanatismo e mentre scrivo queste parole confesso che sto pensando: ma chi me lo fa fare di espormi così?
Ma no, non posso permettere alla paura di chiudermi il cervello, non dobbiamo farli vincere e la prima forma di resistenza è nella nostra testa.

Secondo me ha molto sofferto nei quattro anni lontano da Firenze e, come spesso succede nei grandi sentimenti, ha colorato di rosa anche certe situazioni che proprio rosa non erano.
L’uomo è fatto così, non finge mai e lo so bene io che nel passato ho avuto con lui degli scontri pesantissimi, ma senza mai pugnalate alle spalle.
Il Pantaleo Corvino di ieri sera nel Pentasport era un uomo molto diverso da come lo avevamo lasciato nel 2012, dove più che le brutte prestazioni viola secondo me contava nel suo animo la consapevolezza che una grande storia d’amore stava terminando.
Mi è sembrato più…accogliente, mi verrebbe da dire maturato, se non fosse un po’ fuori luogo per un uomo di 66 anni che molto ha visto e molto si è speso nella sua vita.
A me comunque è molto piaciuto, poi arriveranno anche i giocatori e lì solo il campo ci dirà della sua bravura.

Si chiude oggi il nostro primo anno a Radio Bruno: dodici mesi fa a quest’ora ero in piena fibrillazione per un groviglio di sentimenti che ora mi sembrano molto lontani nel tempo.
L’aspetto più bello della nuova avventura del Pentasport per noi che la viviamo da “dentro” è che non ci sembra si sia mai interrotto niente.
Siamo sempre gli stessi, con il grande vantaggio di avere uno spazio tutto nostro a Firenze, godiamo della medesima fiducia incondizionata che ci era stata accordata dalla proprietà precedente e lavoriamo con un entusiasmo che è cresciuto settimana dopo settimana.
Abbiamo contagiato con la nostra fiorentinità Gianni Prandi, il proprietario di Bruno, che ha investito non solo sulla Fiorentina (saremo ancora la radio ufficiale al village di Moena), ma anche sul Calcio Storico e su un evento davvero eccezionale che verrà regalato alla città il prossimo 21 luglio.
Come tutte le cose della vita potevamo fare meglio: abbiamo commesso degli errori che abbiamo provato a correggere in corsa e su cui interverremo in futuro, certamente l’impegno non è mancato e nemmeno l’affetto con cui avete continuato a seguirci dopo il cambio di radio, e di questo vi siamo davvero infinitamente grati.

Una partita fantastica, rapportata al valore assoluto della squadra.
Magari averlo da noi Conte, e lo penso da anni: uno dei pochi che aggiunge davvero qualcosa ai giocatori che allena.
Non me ne fregeherebbe niente del passato juventino, a me interessa vincere, altro che storie.
Come si poteva immaginare che il nostro centrocampo così povero tecnicamente potesser mettere nel mezzo e non far giocare Fabregas ed Iniesta?
Solo l’organizzazione, un’organizzazione perfetta, poteva compiere un simile miracolo
Vincere in quel modo, con quella sicurezza, ha veramente dell’incredibile e a chi dice che senza Buffon saremmo andati ai supplementari, vorrei ricordare le parate di De Gea e le molte, direi troppe, occasioni sprecate.
Bravissimi.

Quando frequentavo le medie l’Europa era solo un continente in cui sapevamo essere inserita l’Italia.
In più c’era questa cosa misteriosa chiamata MEC, che a noi ragazzi, e penso un po’ a tutti, diceva poco o niente.
Sei Paesi, se non ricordo male, e ci si fermava lì, a me piaceve perché, se non ricordo male, l’atto costitutivo era avvenuto a Roma, quindi in casa nostra.
Oggi che soffiano venti anti-europeisti un po’ ovunque, mi piace ricordare quei tempi in cui tutto quello che facciamo oggi, se ce lo avessero raccontato, ci sarebbe sembrato fantascienza.
Non cambiare i soldi girando per il vecchio Continente, non pagare i dazi, non attendere ore agli aereoporti per passare la frontiera, la libera circolazione delle persone e quindi delle idee, essere più forti insieme contro le altre potenze del mondo.
Sono convinto che un eventuale Italexit prenderebbe una sonora sconfitta e mi pare che pure Salvini stia spingendo poco sull’acceleratore, mentre i 5 Stelle stanno studiando per governare e hanno quindi abbandonato certe derive eurofobe.
Speriamo comunque di non doverci nemmeno arrivare a votare per una cosa del genere, anche se il giudizio popolare è sacro e nemmeno capisco il raccogliere firme in Inghilterra per votare di nuovo: e se avesse vinto il remain che avrebbero fatto gli altri?

Sto parlando di Bernardeschi, che ha sicuramente giocato una partita al di sotto delle aspettative e delle sue possibilità, ma bisogna vedere il contesto.
Ed il contesto era una squadra messa in campo quasi tirando a caso con i dadi ruoli e giocatori, senza capo né coda e senza neanche dentro quella necessaria cattiveria che ci vuole in vetrine come queste.
Il leader, Bonucci, ha per sua stessa ammissione giocato frenato dal rischio squalifica e altri mi sono sembrato sullo stesso livello di Bernardeschi, oggi additato come il peggiore in campo.
Quasi certamente in questi Europei non lo rivedremo più ed è una delusione per tutti, ma non vorrei che si esagerasse, che si parlasse di bocciatura, perché quella di ieri era tutto tranne che una squadra di calcio.

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