Mi è piaciuto Pantaleo alla prima dopo il grande ritorno e mi ha emozionato la partenza, quando ha ricordato Mario Ciuffi.
E’ come ritrovare una fidanzata di qualche anno fa: se è rimasto il sentimento, ci sono dei vantaggi notevoli, perché ci conosciamo già e se ci diamo fiducia almeno la partenza è ottima.
Ecco, i sentimenti di Corvino ci sono tutti, quelli del popolo viola sono invece più misteriosi, e non certo per colpa dell’uomo di Vernole.
Si respira molto scetticismo in giro, perché ancora è nei cuori e nella mente di tutti il grande spreco di gennaio, quando bastava davvero poco per continuare almeno a sognare.
Passata l’ondata emotiva, c’è parecchio da lavorare ed è proprio qui che giudicheremo senza alcun preconcetto il Corvino bis.

Commetto spesso un errore, che non saprei dire se è comune ad altri babbi, ma ci può stare.
Penso cioè alle mie esperienze passate e su quelle mi baso per cercare di insegnare qualcosa ai miei figli.
Con le ragazze era ed è più difficile cadere nella trappola perché il vissuto femminile lo conoscevo davvero poco e quel poco era figlio di un’educazione sentimentale e sessuale di terza mano, vista l’ignoranza pressoché totale sull’argomento di noi ragazzi degli anni settanta.
Con Cosimo la faccenda si complica, per lui.
Perchè se è vero che ci sono dei principi inderogabili da trasmettere come la sincerità e l’onestà morale, è altrettanto certo che molto altro si modella attraverso il proprio gusto e cosa c’è di più opinabile che il calcio?
Ho provato ad indottrinarlo con Antognoni/Baggio/Batistuta e i frutti sono stati assai scarsi, anche perché temo che pur tifando Fiorentina veda la partita dei viola come un qualcosa che sottrae il babbo dal tempo che potremmo passare insieme.
Messi però è tutta un’altra cosa e quindi…eccoci al Camp Nou di Barcellona per la visita guidata ai trofei dei catalani con tanto di passaggio dal campo e dalle tribune da dove ho trasmesso nel 97 e nel 99 (“ah sì, babbo?” e ci siamo fermati lì, giustamente).
Risultato?
Entusiasmante, soprattutto se paragonato al resto del suo interesse calcistico ed io ho inevitabilmente pensato che nel 1969 non avrei scambiato una visita al museo di Pelè con cinque minuti insieme a Merlo o a De Sisti e che un paio di pantaloncini di Brizi valeva più della maglia di Eusebio con sopra scritto David (non usava, ma se c’era, non avrei fatto il baratto).
Poi mi dico che siamo nel 2016, che Messi e Neymar li vede mediaticamente dappertutto e che effettivamente sono più “attraenti” di Babacar e Kalinic: tiro fuori la carta di credito e pago con un sorriso foto e divisa ufficiale del Barcellona.

Non so esattamente in che modo la Fiorentina possa convincere Rui Costa ad uscire dalla sua Lisbona e neanche quali possano essere gli spazi di una convivenza tecnica con Corvino, ma se davvero andasse così, questo sarebbe un colpo straordinario.
Rimetterebbe a posto molte cose sulpiano mediatico, abbatterebbe finalmente la barriera che divide la Fiorentina ante e post Della Valle, ci regalerebbe una dimesione internazionale che solo Antognoni e Batistuta avrebbero potuto dare.
E poi c’è l’uomo, di un’altra categoria fin da quando ventiduenne arrivò a Firenze, qualsiasi cosa faccia nelmondo del calcio è una garanzia.
Continuo a rimanere molto scettico, ma poichè ero uno tra quelli che non avrebbemai creduto all’arrivo di Gomez a Firenze, chissàche non debba ricredermi anche questa volta.

Ho cominciato più di un mese fa a chiedere a Ranieri se fosse possibile averlo nel Pentasport.
Ieri mi aveva detto che era in volo e che quindi non sapeva se ce l’avrebbe fatta.
Questa del viaggio in aereo è spesso una scusa usata dall’interlocutore che ancora non ha deciso se sia o meno il caso di intervenire in radio, ma non valeva per Claudio e lo sapevo bene.
Abbiamo così cominciato a chiamare alle 18: sempre staccato e mi sono detto che anche per questa volta bisognava rimandare l’intervista con l’uomo mondialmente più celebrato dal pianeta calcio.
Poi, guarda caso proprio mentre avevamo in collegamento l’antico compare Luciano Dati, ecco che mi squilla il cellulare ed è lui che chiama perché è appena atterrato e quindi è disponibile.
Al di là del colpo giornalistico, che come tutte le cose domani sarà giustamente già dimenticato, mi chiedo in quanti si sarebbero comportati così.
E in queste cose vincere o perdere un campionato non c’entra niente.

Il discorso era molto semplice: mi piacevano, molto più dei gatti, ma avevo una paura incredibile, quasi certamente ereditaria perché non mi avevano mai morso o inseguito.
Sto parlando dei cani, a volte gli amici dovevano metterli in un’altra stanza perché non c’era niente da fare, mi irrigidivo trasmettendo qualcosa che loro avvertivano e che giustamente provocava ostilità.
Gli ultimi rivoluzionari accadimenti della vita hanno avuto anche questo effetto, che solo ad immaginarlo qualche tempo fa mi sarebbe sembrato incredibile: non solo non li temo più, ma ho addirittura imparato a conviverci con sommo piacere.
Con uno in particolare, anzi una, ho un rapporto bellissimo: la porto fuori, mi segue, mi si è affezionata e pare perfino darmi retta pur non essendo il suo padrone.
Ma guarda un po’ quante cose si imparano a 55 anni…

L’idea Guerini fu ottima, anche se è stato ed è molto difficile spiegare a chi ama la Fiorentina perché nel viale Fanti non ci sia posto per Antognoni.
Adesso si tratta di scegliere un altro ex e tenendo conto che i due più grandi per un motivo o per l’altro non ci possono essere (dubito che Bati accetti di lasciare tutto per un ruolo di rappresentanza) non rimane che pensare ad un vecchio cuore viola.
A me pare che Celeste Pin possa essere una buona scelta, in seconda battuta Riganò, a seguire Orlando e Mareggini.
Tutti ex ragazzi con la testa sulle spalle, che sanno parlare e che sono indissolubilmente legati a questa maglia.
Dite la vostra, sono curioso.

Ancora tu?
Ma non dovevamo rivederci più?
Sono molto curioso di ascoltare la prima conferenza del secondo atto del Corvino viola.
Quattro anni sono un tempo sufficiente per metabolizzare gli eccessi del quotidiano, cambia molto la prospettiva su eventi e persone.
Come lo ritroveremo?
Quanto litigheremo, semmai litigheremo?
Ma, soprattutto, quanti mezzi avrà per provare a fare meglio degli ultimi anni, impresa niente affatto facile per tutti, Corvino compreso.

Ho avuto momenti di grande difficoltà, lo ammetto: quando il Milan attaccava speravo che facessero gol, era una specie di riflesso condizionato, sapevo che ci avremmo rimesso, ma era più forte di me.
Ai supplementari ho pensato che sarebbe andata in quel modo, non lo meritavano, ma avrebbero vinto loro e così è stato.
Gran partita del Milan, come avremmo dovuto fare noi due anni fa all’Olimpico e sconfitta beffarda, assolutamente non meritata.
Per una volta il c… della Juve ci ha fatto comodo e credo sia un evento epocale, che chissà quando mai si ripeterà.
Bene, adesso possiamo cominciare a programmare la stagione e forse sarebbe pure il caso di cominciare a farlo…

Scorro la lista dei messaggi che mi arrivano da tutte le parti, via sms, whatsapp e mail e vengo scosso da un fremito di indignazione verso me stesso.
Cavolo, non ho risposta a lui/lei, eppure ci tengo, ma che razza di figura ho fatto?
A volte rimedio con colpevole ritardo, in altre circostanze mi scuso e basta perché sono ormai fuori tempo massimo: in questo splendido sabato di maggio rifletto.
Ma prima come diavolo facevamo a vivere?
Voglio dire, per esempio: con la tua ragazza ti sentivi una volta dopo cena, magari per un’ora e poi stop.
Ricordo formidabili conversazioni/litigate dalla mia casa di via Paisiello, eroici match verbali che poi emigravano verso la cabina telefonica di piazza Puccini perché l’unico apparecchio di famiglia era giustamente reclamato da genitori e sorella.
Qualcosa avranno pur cementato quei dialoghi reali e non sullo schermo di un cellulare o di un computer visto che le due belle signore in questione sono diventate una la mia prima moglie e l’altra chissà…
Ora invece è tutto un fiorire di frasi secche, risposte e contro-risposte, a qualsiasi ora del giorno e della notte e non solo per le faccende di cuore, che restano comunque le più gettonate, ma anche per divertimento, lavoro, amicizie e tutto ciò che contempla lo scibile umano.
Essendo piuttosto egocentrico non mi sono certo sottratto alla sfida e ho quindi dato il mio robusto contributo al fiume di parole, compiacendomi spesso con quanto scrivevo, come se il mio messaggio fosse il più “figo” del villaggio.
La domanda di fondo, sempre in questo fantastico sabato di maggio, è però solo una: cosa comunichiamo veramente quando “parliamo” così?

“E allora com’è Raoul Bova visto da vicino?”
E come vuoi che sia? Non mi pare un brutto uomo…
Serata speciale all’Olimpico di Roma, sono in campo per la Partita del Cuore non per giocare, ma solo perché ancora nessuno ha capito fino in fondo le mie doti di cantante.
Eccoli lì a due metri gli uomini che si contendono con i calciatori lo scettro del fascino tra il pubblico femminile.
Bova, Zingaretti (bassissimo, ma tutte dicono che abbia occhi che incantano), Adriano Giannini, il super bello Michele Morrone, Sermonti e molti altri che adesso non ricordo.
E poi lui, l’uomo bionico: Gianni Morandi, 72 anni una cosa mostruosa, in campo e come vivacità di pensiero, ma cosa prende prima di andare a letto?
Mi ha fatto guadagnare dieci punti con mia mamma quando le ho mandato la foto, a quasi 78 anni è sempre innamorata di lui…
Gli sta dietro solo Mogol, quasi ottantenne, che ancora correva sulla fascia: bionico.
Ma Bova, com’è? Dai diccelo!
Purtroppo non ci sono difetti visibili e capisco lo stordimento, molto più per lui che per il sosia di Ranieri…
Per un minimo di compensazione ho visto un pezzo di partita seduto accanto a Luisa Ranieri e devo dire che nella vita c’è di peggio, molto di peggio…

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