Forse superiamo la barriera dei ventimila abbonati, una cifra che considererei un successo clamoroso alla luce degli umori nerissimi che si respirano sotto il cielo viola
Due considerazioni: non esiste nessun legame così forte tra una squadra di calcio e la propria gente, con la sola eccezione di Napoli
Ma questo amore che resiste a tutto e tutti, e qui viene la seconda considerazione, deve essere conservato come il bene più prezioso che una società possa avere
Ci pensino per favore sia nel viale Fanti che a Casette d’Ete

Non è la sconfitta, ma l’aria che si respira, quella percezione negativa che da ormai esperto frequentatore di vicende viola avverto nelle parole e nei fatti dei protagonisti
Qui manca la carica di Sousa, quel valore in più che un anno fa aveva ricompattato l’ambiente post Montelka e ci aveva fatto partire sparati
La campagna acquisti è migliore come potenzialità rispetto al 2015, forse abbiamo un Rossi in più, i migliori sono sempre qui, e allora?
Allora sembra che Sousa ci faccia un piacere ad allenare la Fiorentina, che sia rimasto qui solo per contratto e vorrei andare a fondo alla questione
Perché un tecnico si può anche cambiare a due settimane dall’inizio del campionato, piuttosto che tirarla per le lunghe tra facce tristi e mal di pancia

Non avere vincoli di tempo
Stare con le persone giuste, non troppe, perché bisogna selezionare
Non lasciarsi troppo andare a stravizi, perché poi (almeno a me) il conto arriva sempre
Portare con orgoglio in giro gli anni che si hanno senza cadere in idiozie adolescenziali
Divertirsi ed essere soddisfatti “dentro”
Buon relax a tutti

Dai, ci provo anch’io a costruire la squadra dei sogni, quella che vincerebbe il campionato a mani basse.
Certo, bisogna metterci un po’ di senso pratico e quindi non è che possa infilare tutti attaccanti, gente come Toni, Mutu, Chiarugi, Virgili purtroppo sta fuori, Hamrin, in una bestemmia calcistica, me lo porto in panchina, Toldo lo piazzo in porta ma faccio una grande fatica a preferirlo ad Albertosi, tra De Sisti e Pecci siamo lì e prevale, lo confesso, l’amicizia.
Eccolo quindi il dream team, con Bernardini ad allenare e con il modulo 3-4-3
Toldo;
Ujfalusi, Passarella, Vierchwood;
Oriali, Pecci, Antognoni (capitano), Montuori;
Julinho, Batistuta, Baggio.
Che spettacolo!!

Era una donna bellissima ed un’ottima giornalista.
Ascoltate l’addio di Letizia Leviti, inviata di Sky, alla sua redazione.
46 anni, tre figli, capace di lavorare fino a quando ha potuto e di essere anche una mamma: non riesce proprio a tutte (e a tutti).
Io non sarei stato capace di dire quelle parole, sapendo che la fine era vicino.
C’è solo da imparare, l’audio lo trovate senza nessun problema e vale la pena di impiegare cinque minuti del nostro tempo per entrare in quelle stanze e respirare l’emozione suscitata da Letizia.

Magari i milioni non sono trecento, ma qualche decina meno, però la sostanza non cambia: nessuno al mondo avrebbe speso per la Fiorentina quanto i Della Valle negli ultimi 14 anni.
Forse solo il grande Mario Ciuffi se solo avesse avuto le possibilità dei Della Valle…
Lo ha ribadito ieri Andrea e ha ragione, solo che converrebbe immediatamente dopo fare una considerazione e una domanda.
La considerazione (amara) è che con tutti quei soldi siamo diventati tra le prime cinque squadre in Italia, ma l’ultimo trofeo lo ha vinto Cecchi Gori.
La domanda che mi farei è invece sul perché questa società abbia con i suoi tifosi un’immagine così sbiadita, al limite dell’opaco.
Proverei a darmi una risposta esaustiva e come direbbe un fiorentino quarantenne di successo, cambierei verso.

Non si può capire se non si è nati a Firenze, se ogni volta che passi da lì non hai buttato un occhio a quell’armonia unica in cui hai avuto la grande fortuna di nascere: Firenze.
Piazzale Michelangelo.
E tu che sei in qualche modo il padrone di casa di una serata unica in un luogo che per noi fiorentini è incomparabile.
Passano gli artisti alle prove: scherzi e fraternizzi con Gaetano Curreri (fantastico), ammiri Alessia Ventura che oltre che bellissima è pure simpatica, ti emozioni ascoltando Ron in “Una città per cantare”, cazzeggi con Paolo Vallesi e Marco Masini e capisci che anche per loro non sarà una serata qualsiasi.
Poi arriva il concerto, cammini su e giù, guardi quanta gente è venuta, scrivi e ricevi messaggi da chi vuoi bene, sai che quando gli Stadio finiranno di cantare “Un giorno mi dirai” tocca a te, consegni telefoni occhiali e ripensi al grandissimo culo che hai avuto a nascere a Firenze, a fare le radiocronache della Fiorentina e ad avere la passione per quel mezzo meraviglioso che è la radio proprio quando nascevano le prime emittenti libere.
Senti una stretta allo stomaco, proprio come quando facevi gli esami all’università, ti tremano le gambe ed entri sul palco con una marea di gente sotto di te che in tre minuti ti giudicherà se dici o meno delle bischerate, ma soprattutto hai la tua meravigliosa città sotto gli occhi e cominci a parlare…

Per una volta in quasi undici anni di vita questo blog dà una notizia invece che un commento: Rossi e Sousa si sono parlati a lungo.
Colloquio fitto, di una trentina di minuti, e a quanto pare molto distensivo.
Dopo la chiacchierata infatti Pepito se ne è andato sorridente e questo forse potrebbe essere l’inizio di un rapporto diverso, di maggiore fiducia e minore diffidenza.
Se fosse così ne guadagnerebbe solo la Fiorentina.

Non è che abbiamo tutti questi fuoriclasse in squadra per cui possiamo snobbare senza problemi Pepito Rossi.
Lui e i suo staff devono darsi una regolata e capire che prima di tanti proclami deve parlare il campo, però credo che debba essergli concesso di riprovare a vedere se torna ad essere il giocatore meraviglioso che abbiamo conosciuto purtroppo solo per quattro mesi.
Come tutti, ho dei dolorosi dubbi, ma se avesse ragione lui?
Davvero Sousa è così prigioniero del suo credo calcistico e della sua tattica per non provare di andare a vedere?
E ancora: meglio Rossi nei suoi cenci o il pur ottimo Kalinic?
E perché non provare a vedere se coesistono? Attendo risposte dal campo

Esiste una speranza: provare veramente a pensare che siamo in guerra e ricominciare da quel poliziotto francese che affianca il terrorista e prova farmarlo.
Si potrebbe anche dire che è solo qualcuno che ha svolto al meglio il proprio lavoro, in fondo è per questo che li paghiamo (una miseria): per proteggerci e far sì che le nostre vite scorrano tranquillamente.
Peccato che qui di tranquillo non ci sia più niente e ormai siamo tutti condizionati, ma ripensare a quell’uomo, che è davvero un eroe, fa bene alla mia testa e al mio cuore.

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