Non si può capire se non si è nati a Firenze, se ogni volta che passi da lì non hai buttato un occhio a quell’armonia unica in cui hai avuto la grande fortuna di nascere: Firenze.
Piazzale Michelangelo.
E tu che sei in qualche modo il padrone di casa di una serata unica in un luogo che per noi fiorentini è incomparabile.
Passano gli artisti alle prove: scherzi e fraternizzi con Gaetano Curreri (fantastico), ammiri Alessia Ventura che oltre che bellissima è pure simpatica, ti emozioni ascoltando Ron in “Una città per cantare”, cazzeggi con Paolo Vallesi e Marco Masini e capisci che anche per loro non sarà una serata qualsiasi.
Poi arriva il concerto, cammini su e giù, guardi quanta gente è venuta, scrivi e ricevi messaggi da chi vuoi bene, sai che quando gli Stadio finiranno di cantare “Un giorno mi dirai” tocca a te, consegni telefoni occhiali e ripensi al grandissimo culo che hai avuto a nascere a Firenze, a fare le radiocronache della Fiorentina e ad avere la passione per quel mezzo meraviglioso che è la radio proprio quando nascevano le prime emittenti libere.
Senti una stretta allo stomaco, proprio come quando facevi gli esami all’università, ti tremano le gambe ed entri sul palco con una marea di gente sotto di te che in tre minuti ti giudicherà se dici o meno delle bischerate, ma soprattutto hai la tua meravigliosa città sotto gli occhi e cominci a parlare…

Per una volta in quasi undici anni di vita questo blog dà una notizia invece che un commento: Rossi e Sousa si sono parlati a lungo.
Colloquio fitto, di una trentina di minuti, e a quanto pare molto distensivo.
Dopo la chiacchierata infatti Pepito se ne è andato sorridente e questo forse potrebbe essere l’inizio di un rapporto diverso, di maggiore fiducia e minore diffidenza.
Se fosse così ne guadagnerebbe solo la Fiorentina.

Non è che abbiamo tutti questi fuoriclasse in squadra per cui possiamo snobbare senza problemi Pepito Rossi.
Lui e i suo staff devono darsi una regolata e capire che prima di tanti proclami deve parlare il campo, però credo che debba essergli concesso di riprovare a vedere se torna ad essere il giocatore meraviglioso che abbiamo conosciuto purtroppo solo per quattro mesi.
Come tutti, ho dei dolorosi dubbi, ma se avesse ragione lui?
Davvero Sousa è così prigioniero del suo credo calcistico e della sua tattica per non provare di andare a vedere?
E ancora: meglio Rossi nei suoi cenci o il pur ottimo Kalinic?
E perché non provare a vedere se coesistono? Attendo risposte dal campo

Esiste una speranza: provare veramente a pensare che siamo in guerra e ricominciare da quel poliziotto francese che affianca il terrorista e prova farmarlo.
Si potrebbe anche dire che è solo qualcuno che ha svolto al meglio il proprio lavoro, in fondo è per questo che li paghiamo (una miseria): per proteggerci e far sì che le nostre vite scorrano tranquillamente.
Peccato che qui di tranquillo non ci sia più niente e ormai siamo tutti condizionati, ma ripensare a quell’uomo, che è davvero un eroe, fa bene alla mia testa e al mio cuore.

E ad Antognoni?
E Baggio?
A me pare che il calcio sia impazzito e ricordo con nostalgia quell’estate del 1975 in cui gli italiani si indignarono per i 2 miliardi pagati dal Napoli per Savoldi
A me non piace abusare degli aggettivi, ma l’ingaggio di Pellè è immorale e senza alcuna logica tecnica
Poi ognuno spende i soldi come meglio crede, ma così non ha proprio senso.

Stravedo per il Barcellona e non sopporto il Real Madrid.
Mi fa impazzire Messi, mentre provo un’invidia tutta maschile per Cristiano Ronado: è bello, gioca divinamente, non mi sembra affatto stupido, cosa vuoi di più dalla vita?
E però.
Messi evade fiscalmente, viene condannato pietosamente a 21 mesi di carcere solo per non farlo finire dietro le sbarre e il Barcellona si preoccupa di mobilitare i suoi tifosi affinché gli facciano arrivare via web tutto l’affetto possibile in questo momento difficile, visto che il ragazzo pare depresso.
Una caduta di stile senza precedenti e senza alcuna giustificazione.
Cristiano Ronaldo alla vigilia della partita più importante della sua vita si ricorda di Stefano Borgonovo (straordinario come sempre Carletto Ancellotti) ed invita Chantal alla finale di questa sera, dando una grande spinta alla Fondazione.
Chapeau!

Davvero non riesco a capire: ci sono in città almeno sei/sette ex viola che farebbero le corse per diventare quello che Jorgensen non vuole diventare e noi continuiamo ancora con questa storia che ormai sta diventando stucchevole.
Forse mi sfugge qualcosa, ma mi pare chiaro che:
1, Martin di venire ad abitare in Italia non ha alcuna voglia;
2, non si è ancora capito che ruolo dovrebbe svolgere;
3, è stato più o meno brutalmente detto che l’offerta economica è molto, ma molto al di sotto di quanto il danese si aspettasse.
E allora?
Boh, si continua ad insistere per portare controvoglia in società qualcuno che se ne sta volentieri nel suo Paese e io non riesco proprio a capire il perché.

Mettiamo che arrivi davvero l’offerta per Bernardeschi: 25 milioni di euro cash.
Che facciamo?
Il ragazzo ha una gran testa e ottimi piedi, è innamorato della Fiorentina, però al momento è un prospetto di campione, insomma è una scommessa per quello che riguarda i posti più alti del podio.
Qui il discorso è molto semplice, anche se doloroso: se Federico diventa un grandissimo, ce lo possiamo permettere al massimo per una/due stagioni, poi se ne va certamente, magari a quaranta milioni.
Se invece non mantenesse in pieno le promesse, tutto si sgonfierebbe e avremmo perso l’occasione per provare a rifare la squadra senza ricorrere alle scommesse, in questo momento assolutamente obbligatorie.
Non ho risposte precise, certo che il dubbio se venderlo o meno rimane, e secondo me ce l’ha pure Pantaleo.

Ieri volevo scrivere qualcosa, ma non ce la facevo: continuavo a pensare a l’orrore di Dacca e tutto il resto mi pareva di nessuna importanza.
La Fiorentina, l’eliminazione dell’Italia, il frou-frou politico, tutto.
Non mi è piaciuto constatare sulla mia pelle come la putrida bestia del terrorismo entri veramente in circolo solo quando ad essere coplita è la tua gente, come se i francesi di novembre o gli americani del 2001 contassero meno, ma così è e non serve a niente fare gli “illuminati” per dissimulare la grande rabbia che provo dentro, molto diversa dal sentimento che sentivo in altre situazioni.
E dopo la rabbia, la frustrazione: che dobbiamo fare?
Ero qualche ora fa all’aeroporto in partenza per Londra e pensavo che se fossero entrati in tre o quattro avrebbero potuto fare una strage, mentre con almeno un centinaio di persone stavamo in coda con i nostri progetti e i nostri pensieri.
Magari fossero bestie, gli animali uccidono solo per sopravvivere, loro no.
Ammazzano per fanatismo e mentre scrivo queste parole confesso che sto pensando: ma chi me lo fa fare di espormi così?
Ma no, non posso permettere alla paura di chiudermi il cervello, non dobbiamo farli vincere e la prima forma di resistenza è nella nostra testa.

Secondo me ha molto sofferto nei quattro anni lontano da Firenze e, come spesso succede nei grandi sentimenti, ha colorato di rosa anche certe situazioni che proprio rosa non erano.
L’uomo è fatto così, non finge mai e lo so bene io che nel passato ho avuto con lui degli scontri pesantissimi, ma senza mai pugnalate alle spalle.
Il Pantaleo Corvino di ieri sera nel Pentasport era un uomo molto diverso da come lo avevamo lasciato nel 2012, dove più che le brutte prestazioni viola secondo me contava nel suo animo la consapevolezza che una grande storia d’amore stava terminando.
Mi è sembrato più…accogliente, mi verrebbe da dire maturato, se non fosse un po’ fuori luogo per un uomo di 66 anni che molto ha visto e molto si è speso nella sua vita.
A me comunque è molto piaciuto, poi arriveranno anche i giocatori e lì solo il campo ci dirà della sua bravura.

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