Dubito che gli idioti della metropolitana di Londra che nel febbraio scorso mi invitarono ad andare nei campi di concentramento tedeschi (vista l’ignoranza, non sapevano che erano stati sigillati da oltre settanta anni) fossero al seguito della Nazionale italiana ad Haifa.
Siccome però la mamma degli imbecilli non solo è sempre incinta, ma ha pure (purtroppo) già abbondantemente partorito in passato, ecco salire agli onori della cronaca i minus habens che nello stadio israeliano fanno il saluto romano al momento dell’inno italiano.
Questi qui si fanno una trasferta piuttosto lunga e immagino costosa solo per la soddisfazione di sentirsi fascisti “in casa degli ebrei”, non conoscendo naturalmente niente di storia ed ignorando che fino alle famigerate leggi razziali molti ebrei erano purtroppo fascisti, come del resto la maggioranza degli italiani.
Ovviamente la domande nel titolo del post è retorica: questi nel cervello hanno due neuroni che funzionano a corrente alternata, ma il problema è che in giro di gente così ce n’è molta di più di quanto si possa immaginare e qui la colpa non è proprio di nessuno, se non di madre natura, in questo caso particolarmente matrigna con i genitori di tali deficienti.

A me pare che questa sosta ci stia facendo bene.
Mi sbaglierò, ma sento cominciare a defluire i veleni di un mercato piuttosto triste e crescere invece la curiosità verso giocatori che magari potrebbero essere meglio di quanto crediamo.
Lo scorso anno di questi tempi eravamo messi più o meno nello stesso modo, anche se gasati dalla vittoria contro il Milan sciupata però dalla sconfitta di Torino e, insomma, i punti in classifica erano gli stessi, così come l’umore generale.
La differenza a questo punto dovrà farla Sousa, dentro e fuori dal campo, da questa stagione si capirà se è meno un grande allenatore.

L’aspetto peggiore delle penose vignette di Charlie Hebdo è che non fanno ridere.
Peggio ancora: sono proprio brutte, neanche cattive o sarcastiche, ma proprio senza nulla di divertente
Poi c’è l’indignazione, che è sacrosanta e non ci si appelli alla libertà di pensiero o di satira, che in questo caso non c’entra niente
Una vicenda veramente triste, di cui avremmo fatto volentieri a meno

Ai miei tempi da semplice tifoso, ormai vecchi di oltre 35 anni, il giorno dopo la fine del mercato non ci pensavo più a quello che era stato e a quello che poteva essere, non mi portavo i veleni o le dolcezze della campagna acquisti-cessioni: soffrivo per la Fiorentina e stop.
Il calcio sarà pure cambiato in tutto e per tutto, ma vorrei ritrovare quello spirito, pur sapendo che adesso ho delle responsabilità e che parlo e/o mi faccio leggere da molte persone.
Se amiamo calcisticamente la Fiorentina, se ci sono andati bene Rocchigiani, Ricciarelli, Bruzzone, Bolatti e non so più nemmeno quanti altri, beh allora sarà il caso di sotterrare l’ascia di guerra e di discutere solo di calcio giocato, almeno fino a gennaio.

Ho preferito scrivere deluso e non deludente perché il giorno dopo mi si è accesa una fiammella: e se Pantaleo avesse avuto un fiuto straordinario e ci avesse portato giocatori che costando meno di cartellino e di ingaggio poi rendono di più?
Per questo ho preferito metterla sul sentimento personale, perché davvero mi aspettavo un nome che accendesse un po’ il fuoco dell’emozione e mi sarei accontentato pure di Sportiello per il semplice fatto che considero Tatarusanu non all’altezza di una squadra che abbia ambizioni di alta classifica.
E invece niente, finisce con una grande plusvalenza e con (immagino) il plauso societario a Corvino per come ha saputo vendere e non era facile.
Ma il calcio è molto di più e molto altro rispetto alle chiusure dei bilanci, alle perdite di esercizio, agli utili, agli ammortamenti e ai progetti più o meno fattibili per stadi e cittadelle.
Il calcio è qualcosa da sognare, un’emozione impalpabile che ti accompagna per giorni fino al fischio di inizio della partita, poi, a quello finale, si ricomincia.
E il calcio a Firenze è qualcosa ancora di più, perché è il senso di appartenenza di una città, anche di coloro a cui del pallone non gliene frega niente, ma questo non so se in società riusciranno mai a capirlo.
E semmai succederà, sarà sempre troppo tardi.

A quelle cifre Alonso andava venduto, non ci sono discussioni.
E qui c’è una legge del contrappasso, perché se è vero che per anni il mercato è stato fatto grazie alle plusvalenze della gestione Corvino (Nastasic, Jovetic su tutti), è ora altrettanto certo che la gestione Pradè ha lasciato ottime eredità: Badelj, Alonso, Kalinic, per non parlare di Gonzalo e Borja Valero.
Di questo però oggi ci interessa il giusto perché siamo tutti in febbrile attesa di sapere se quella montagna di soldi abilmente “estorti” al Chelsea per Alonso saranno o meno investiti.
Tra poche ore ci toglieremo la curiosità, intanto però sono preoccupato, perché qui c’è bisogno di una scossa, tecnica e ambientale.
Spero veramente che Pantaleo abbia qualche asso nella manica e sinceramente non credo che basti l’eventuale ritorno di Jovetic, che peraltro mi pare sempre più in salita.
Qui ci sono tra le altre cose oltre ventimila abbonati a cui rendere conto, un dato secondo me stratosferico se rapportato alla tristezza generale che anche per colpa di Sousa e delle sue malinconiche conferenze stampa si respira da mesi.

VI ASPETTO STASERA DALLE 20 IN POI SU RADIO BRUNO, RISPONDO ANCHE ALLE TELEFONATE, SARA’ UNA SERATA INTENSA…

E’ andato tutto bene, a cominciare dal risultato.
Ottima organizzazione, anche se il ruolo di presentatore lo avrei affidato a Gianfranco Monti, pur essendo stato Alessandro Capasso molto professionale, ma sono dettagli.
Inevitabile e vincente la scelta di far entrare per ultimo il “capitano”, bello il messaggio di Bati, sarebbe stato ancora meglio se pure Rui e Baggio avessero avuto lo stesso pensiero, ma non è dipeso certo dalla Fiorentina.
Prima della partita ho rivisto e abbracciato Toldo e Pecci: passano gli anni, ma certi rapporti resistono, non si possono definire amici, perché quelli sono pochissimi e selezionati, ma uomini con cui stai volentieri insieme sì, e non conta il loro passato da calciatori.

La vittoria ci regala tre punti e forse la consapevolezza che in porta si può anche osare, pur sapendo di rischiare qualcosa.
Dispiace per l’infortunio di Tatarusanu, ma l’atmosfera allo stadio era quella del passaggio di consegne, poi vedremo cosa deciderà Sousa.
Kalinic è sempre disperso in attacco, Tello un frullino che funziona 10 minuti su 90, Borja ancora fuori forma, meno male che Ilicic aveva la luna giusta e comunque si è vinto, il resto in questo momento conta davvero poco.

A me pare che l’atteggiamento dopo la tragedia del 24 agosto sia giusto.
L’informazione sta dando notizie, non ci sono state punte deplorevoli, forse perché non sono ripartiti i talk-show, specie quelli del pomeriggio, e quindi ci siamo almeno risparmiati la tv del dolore.
Chi doveva fare sta facendo, il Governo ha un profilo piuttosto basso, le opposizioni hanno compreso la gravità della situazione ed il solo Alfano mi è sembrato sopra le righe, ma sono valutazioni personali.

Questa sera sarà una partita particolare, un incrocio tra l’esigenza di fare punti (e vedere finalmente giocare la squadra), arrivi e partenze di mercato (che tristezza l’addio a Rossi in quel modo), emozione per ritrovare i grandissimi del passato.
Non sarà quindi una serata qualunque, novant’anni sono un bel traguardo, anche se negli ultimi cinquanta io avevo sempre saputo come la “mia” Fiorentina fosse nata il 26 agosto del 1926 e non il 29, tanto che giusto un ventennio fa stavamo festeggiando la vittoria della Supercoppa contro il Milan proprio in coincidenza con il compleanno viola.
E vabbeh, l’importante è esserci e ancora più importante e gratificante per me è stato raccontare via radio più di un terzo di questa storia: questa sì che è stata una gran fortuna.

Hai due strade davanti: o non guardi niente in televisione, “accontentandoti” delle notizie che raccogli dal web o sui giornali, oppure ti piazzi davanti allo schermo e cominci ad entrare in una realtà che ti porta ad un fortissimo disagio interiore.
Che fare?
Viene fuori la parte migliore di te: dare il sangue, mandare soldi, perfino accogliere chi è rimasto senza un tetto sulla testa, perché senti che quelle persone sono uguali a te, sono la tua gente, e “sai” che farebbero lo stesso se il disastro fosse avvenuto da noi.
Perché siamo un popolo ingovernabile, furbetto e poco rispettoso di tante cose, ma sul sentimento non abbiamo macchie: io mi sento italiano e per fortuna lo sono.

Negli anni della mia formazione culturale, quando cercavo di capire come funzionassero le cose nel mondo, si contestava a prescindere.
C’erano per esempio gli indiani metropolitani che si autogestivano nei supermercati e nei negozi, nel senso che prendevano la merce e non la pagavano.
Ero uno di quelli che stavano quasi sempre zitti (mai esternato anche per timidezza ad un’assemblea) e leggevo molto: quando parlavo, se non ero d’accordo, cercavo di non uniformarmi mai al pensiero altrui, fosse quest’ultimo anche particolarmente veemente, volevo sempre far valere le mie motivazioni.
Insomma, nei limiti della facoltà mentali, cercavo di ragionare.
Ho la presunzione di credere che se fossi nato in casa di genitori “importanti” a cui volevo bene, ma di cui non condividevo le idee, avrei dissentito con loro come ho fatto con i miei anche in forma pubblica.
Per questo sono molto stupito, e anche un po’ preoccupato, davanti al polverone suscitato dalla presenza della figlia del ministro Padoan ad una manifestazione pugliese contro il Governo.
I figli la devono pensare sempre e comunque come i genitori?
Va bene che viviamo in un’epoca di riflusso assoluto, e per tanti versi di imbecillità totale, ma non mi risulta che si sia tornati indietro di cento anni e mi parrebbe giusto che ogni individuo fosse libero di manifestare qualsiasi idea, anche quando non coincide con quella delle persone che ama.

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