Il gol di Babacar è da urlo, uno dei più belli che abbia mai visto, roba che solo a pensarla devi essere veramente bravo, come dimostrano gli autori di simili prodezze nel passato più o meno recente.
E il fatto che proprio lui sia stato il migliore in campo è l’aspetto migliore di una serata che non ci lancia verso l’alto, ma neanche ci deprime perché il punto è buono, anche se non esaltante.
Sta crescendo pure Bernardeschi, un po’ alla volta, mentre Tatarusanu si sta dimostrando più affidabile di qualche settimana fa.
Siamo lì, in mezzo al guado, certamente ci manca il Kalinic del 2015, quello che sembrava Higuain e che adesso fatica parecchio: farlo giocare insieme a Babacar potrebbe essere una bella idea per aiutarlo a riprendersi il prima possibile.

Questa storia che Udine sia storicamente un campo avverso alla Fiorentina non l’ho mica capita.
Ci abbiamo perso, vinto o pareggiato un po’ come da tutte le parti d’Italia, ma sarà perché lì ho fatto la prima radiocronaca della mia vita, ma non riesco a considerare quello stadio e quella città come ostile ai viola.
Ho invece dolci ricordi: i meno 15 gradi del gennaio 1982, quando vincemmo con bertoni e Graziani e balzammo in testa alla classifica, l’incredibile tripletta di Bati nel 1997, una punizione vincente di Vargas, Rossitto che nel 2001 con Terim sembrava Rui Costa e insomma non è che sia sempre andata male.
Due anni fa segnò una doppietta perfino Mario Gomez, che poi se la prese con i compagni dopo la partita rompendo di fatto con l’ambiente.
Via, un po’ di ottimismo…

Abbiamo avuto un po’ di fortuna e Rizzoli ci ha aiutato, e allora?
Possiamo godercela pienamente questa vittoria per molti versi insperata o dobbiamo farci del male da soli continuando sempre e solo ad evidenziare quello che non va bene?
Non è che adesso stia pensando allo scudetto o alla Champions, però non so quante squadre riusciranno da qui alla fine del campionato a battere la Roma e allora stamani io sono molto soddisfatto per come sono andate le cose.
E preferisco dimenticare le difficoltà, peraltro preventivabili, e pensare che per esempio abbiamo giocato un secondo tempo atleticamente molto valido, che Sanchez ha giocato alla pari e forse qualcosa in più rispetto ai super centrocampisti tutto muscoli di Spalletti, che ogni tanto un centrocampista fa un gol.
Oggi tutto il resto passa in secondo piano.
favorito:replica orologi

Partita molto, ma molto complicata per tutta una serie di motivi che partono ovviamente dalla forza della Roma.
Poi c’è il modo in cui Spalletti, dall’altra parte, ha caricato l’ambiente con le sue uscite su Totti e in queste cose Luciano è un maestro, mentre a me pare che sulla storia di Bernardeschi si sia fatta un bel po’ di confusione.
La giocheremo con una sola punta, immagino, e dispiace perché Babacar aveva dato segni di risveglio anche se con lui non si può mai sapere.
Ma conterà soprattutto “come” la giocheremo, quale intensità metteremo nella gara, partendo dal presupposto che quanto visto nelle precedenti partite non può assolutamente bastare.

Non riesco a capire le motivazioni dell’attacco frontale di Sousa a Bernardeschi, a meno che non ci siano veramente dei fondati motivi per additarlo al pubblico ludibrio.
Tranquilli che da oggi in poi si parlerà soprattutto della confusione che il quasi ex enfant prodige fa in campo e (ed è questo l’aspetto secondo me più grave) fuori dal campo.
Cosa sarà mai successo di così grave da non tenere segreto tra le mura di uno spogliatoio?
Se è una scossa per svegliare il ragazzo, ho qualche dubbio che funzioni perché, per quel poco che ho visto, Bernardeschi non mi pare proprio una testa matta, ma Sousa ne saprà certamente più di noi.

Ieri è stata una giornata intensa: le parole di Cognigni che ammantano di tristezza il futuro mercato viola e la partita, non proprio entusiasmante.
A parte la giornata storta di Ilicic, che è appunto Ilicic e che quindi come tale va preso nel bene e nel male, mi chiedo cosa abbia Borja Valero, che pare faccia fatica in ogni azione e, soprattutto, non incide mai.
Il pareggio è interlocutorio, ma può andare bene a patto di non fare bischerate al Franchi.

Nella partita di questa sera c’è un osservato speciale che certamente catalizzerà l’attenzione di tanti, specialmente di Sousa: Babacar.
Non ho ancora capito che tipo di giocatore sia e tenderei ad escludere una qualsiasi assomiglianza a Balotelli, perché l’indole è completamente diversa e meno male per Baba.
Resta quell’idea di indolenza che certe movenze sul campo e diverse prestazioni al limite dell’impresentabile ci hanno regalato negli anni passati, ma è anche vero che ricordiamo alcune perle che hanno giustificato l’altissimo ingaggio che il ragazzo percepisce.
Sarà importante segnare, anche perché dobbiamo cominciare bene il girone, ma sarà ancora di più vedere che tipo di partita “di testa” giocherà Babacar e da lì capiremo a che punto siamo con questa benedetta maturazione che pare proprio non voler mai arrivare.

Ho sempre avuto una grande ammirazione per chi è consapevole dei propri limiti e non esagera nell’autostima, ancora di più verso chi ha saputo staccare al momento giusto, magari proprio quando era al massimo e non gradiva scendere solo per raccattare altro denaro.
Spiace dirlo perché è la quintessenza della juventinità, ma Michel Platini che nel maggio 1987 finisce l’ultima di campionato contro l’Atalanta e a 32 anni consegna le scarpe al magazziniere per me perché non si sente più quello di un tempo è un esempio di come si debbano gestire le cose.
E andiamo sul personale.
Tra meno di due settimane compio 56 anni, 36 dei quali passati a seguire la Fiorentina ovunque: come ho detto e scritto più volte sono stato molto fortunato, anche se magari ci ho messo del mio in tenacia, grinta e qualche intuizione.
Ho ancora tantissima voglia di radio e di raccontare le partite, ma, appunto, devo capire i miei limiti e ricordarmi che non sono eterno e che le mie giornate da oltre trent’anni scorrono freneticamente.
Per questo nell’attuale stagione salterò alcune trasferte, soprattutto in Europa.
Se non mi fidassi dei miei ragazzi e in particolare dell’accoppiata Sardelli-Loreto, non l’avrei fatto e invece mi sento assolutamente al sicuro.
Perché alla fine è proprio vero che tutti siamo utili, ma nessuno è indispensabile…

Non quella di sospendere la partita, perché davvero nella zona vicino alla tribuna sembrava di essere al Motovelodromo quarant’anni fa, ai tempi delle mie gloriose partite invernali alle 8.30 della domenica mattina.
La scelta discutibile è stata quella di insistere ancora su Tello titolare, spedendo Bernardeschi in panchina.
Ora, io non so (come tutti, perché gli allenamenti non ce li fanno vedere) quali siano le reali condizioni di forma di entrambi, ma se uno viene convocato in Nazionale e l’altro faceva la riserva della riserva al Barcellona qualche piccolo dubbio sulla bontà della scelta mi viene.
Non starei a sottilizzare troppo sui 28 minuti giocati, pur concedendo agli iper-critici che poco prima della sospensione il Genoa ci aveva messo sotto e stavamo faticando parecchio ad uscire dalla nostra area, solo che le partite sono lunghe e a volte basta un episodio a far girare tutto.
E Kalinic mi sembrava nelle condizioni ideali per inventarsi qualcosa.

E’ un po’ come essere di Firenze: ti trovi in qualsiasi parte del mondo, ti annusi, ti riconosci e capisci che fai parte dello stesso mondo.
Ecco, noi delle radio siamo fatti così.
Lo sapevo già da tempo, ma ne ho avuto l’ennesima dimostrazione ieri sera, quando molto cortesemente gli amici di Controradio mi hanno invitato al piazzale Michelangelo per parlare…di me, argomento che peraltro conosco benissimo.
Con Raffale Palumbo gran cerimoniere e Gianfranco Monti (lunedì parte il suo nuovo programma alle 16 su Radio2, auguri!) il tempo è volato via a raccontare inizi, aneddoti e tutto quello che ci passava per la testa.
Avremmo potuto continuare per chissà quanto, ci siamo divertiti.
Niente steccati, rivalità quanto basta per mantenere comunque il rispetto per il lavoro degli altri, la voglia di esserci dietro un microfono, anche se non è quello tuo.
La vita a volte è veramente una questione di fortuna: da ragazzo volevo a tutti i costi scrivere sul giornale, ero complessato per via della erre moscia, non sopportavo la mia voce e avrei pensato ad uno scherzo se mi avessero detto che mi sarei guadagnato da vivere parlando in radio.
Ed invece, saltando al volo nell’ormai remoto 1977 sull’unica occasione che mi ero procacciato per farmi un po’ di spazio, ho avuto l’immensa fortuna di scoprire un mondo che insieme ai vari Palumbo, Monti, Conti, Baldini e decine di altri “amanti” delle FM abbiamo (hanno) completamente rivoluzionato dalla rigidità pre radio-libere costringendo, Mamma Rai ad imitarci in tutto e per tutto.

Quello che segue è tratto da quanto scrive Serena perché ci sono donne che preferiscono non vivere sulle spalle degli altri e hanno una propria e grande dignità.
Quello che scrive Serena mi piace particolarmente perché non ho mai sopportato chi si lamenta, i parassiti/e e chi dà sempre la colpa dei propri fallimenti a chi sta accanto
Si può lavorare andando ogni giorno in ufficio o dove sono impegnate, essere madre e far funzionare alla grande una famiglia senza sentirsi continuamente sacrificate, basta averne voglia
Chapeau

Un piccolo sfogo personale: ma quelle mamme che NON LAVORANO che dicono o postano commenti (o se lo dicono da sole) che fare la mamma e’ un ruolo impegnativo, che quanta fatica si dura, anche l’allattamento stanca tanto, ci vogliono momenti di relax e coccole con il bambino, ecc. ecc. e poi si fanno aiutare giornalmente dalle proprie mamme e suocere e aiutanti varie, di quale ruolo faticoso stanno parlando???? Io sinceramente non mi faccio aiutare da nessuno, io e mio marito siamo completamente soli a tirare su i nostri figli, NESSUNO ci ha mai dato una mano, mai. Io i figli me li porto a scuola, li riprendo, li trasporto ad allenamenti vari, gli cucino tutti i giorni e faccio almeno una lavatrice al giorno che mi stendo e mi stiro rigorosamente da sola. Per non parlare della pulizia della casa, la spesa, l’accudimento dei miei adorati cani e mi ci rientra anche il divertimento e le attivita’ sociali con i bambini. Ma queste mamme che se ne stanno un mese al mare contornate da dame di compagnia, sorelle, mamme tuttofare, suocere dal cuore d’oro e che trovano anche il tempo di leggere un libro sotto l’ombrellone, a quale tipo di ruolo “impegnativo” si stanno riferendo? Il ruolo impegnativo ce lo hanno le mamme che fanno le mamme a 360 gradi e che fanno tutto da sole. Le altre, secondo me, fanno le “comparse”, lasciando ai nonni il duro compito di allevare i marmocchi.
Ecco, sara’ probabilmente invidia la mia, ma io con queste mamme mollicce e svogliate non ci voglio avere nulla a che fare. Sono felicissima ed orgogliosissima di non dover chiedere nulla a nessuno.

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