A questa squadra mancano i giocatori da sette, che a volte arrivano all’otto: certamente Borja Valero, Gonzalo, Kalinic, forse Vecino e Badelj, quando gli gira per il verso giusto pure Ilicic.
Puoi girarla come ti pare, essere un genio della tattica, ma se quelli bravi giocano mediamente da sei vai molto poco lontano.
E questo sta facendo la Fiorentina, perché la lentezza della manovra, la ripetitività degli schemi alla fine si spiega con il fatto che Gonzalo (quando era in campo) limita molto gli inserimenti e lancia peggio degli anni scorsi, Borja è decisivo una partita su quattro e Kalinic non la butta dentro neanche a spingerla.
Sono questi tre (più gli altri tre, ma in misura inferiore) che devono prendere per mano la Fiorentina e farla uscire da questa grigia mediocrità che ci sta togliendo il fiato.

Difficile vedere una discesa ripida come quella di Sousa nei consensi viola.
In un anno solare siamo passati davvero dalle stelle alle stalle: molta è colpa sua, ma visto l’accanimento di buona parte della tifoseria qualche dubbio su questa veemenza verbale e da tastiera mi viene.
Perché Sousa non era certo un fenomeno prima, al di là delle sue roboanti dichiarazioni, non troppo distanti dal buon vecchio Cavasin, che a un mese dall’esonero in B disse che avrebbe guidato la Fiorentina in Champions.
Il portoghese invece la Champions se la vorrebbe giocare in finale da tecnico, dopo averne vinte due da giocatore, e a questo punto, secondo i suoi calcoli, mancherebbero appena quattro stagioni, compresa l’attuale.
Un po’ difficile, mi pare.
Sousa però non è nemmeno così scarso come ormai buona parte del tifo viola sta cominciando a pensare, il problema è che in un momento di difficoltà cerca il difficile quando invece bisognerebbe stare sul semplice, per esempio mettere dentro le due punte e organizzare una manovra che porti alla rapida creazione di azioni da gol.
E’ un delitto giocare con il 4-4-2?

Meno male hanno cacciato dal guazzabuglio di idiozie assortite che è “Il grande fratello VIP” il maestro di pensiero, e a tempo perso pugile, Clemente Russo, quello che aveva teorizzato l’omicidio in caso di tradimento femminile.
Quello maschile invece no, con quello si è sempre dei ganzi, vedi alla voce Stefano Bettarini a cui penso Simona Ventura toglierà la sete col prosciutto.
E’ molto dura la strada per arrivare alla parità tra uomo e donna, ma c’è anche un’altra corsia all’incontrario, che riguarda i presunti diritti acquisiti da ex mogli nulla facenti che pretendono di essere mantenute dal marito vita natural durante, qualsiasi cosa loro o il coniuge abbia combinato durante il matrimonio, nonostante abbiano nella stragrande maggioranza dei casi testa, braccia e gambe per lavorare.
Ci sono ex mariti ridotti alla fame, uomini di una certa età che elemosinano assistenza da anziani genitori o alla Caritas perché costretti a passare soldi alle loro ex compagne per tutta la vita o almeno fino a quando le signore non si dovessero riaccompagnare (e chi lo farà mai? troppo conveniente vivere a carico di altri…).
In una società veramente civile bisognerebbe garantire tutta la sicurezza possibile ai figli e al tempo stesso imporre una scadenza per il famoso assegno di mantenimento all’ex coniuge che personalmente, se fossi una donna libera, capace di intendere e di volere, e quindi anche di lavorare, troverei non dignitoso percepire.

Non si possono perdere partite così, con la sensazione che gli altri abbiano fatto qualcosa in più sul piano della grinta.
Ci crediamo forse più belli di quello che siamo e converrà prendere esempio da Sanchez per capire come deve essere affrontata la stagione.
Perché qui di fuoriclasse non ce ne sono e Kalinic è diventato un attaccante molto normale, che sbaglia gol incredibili come è accaduto nelle ultime partite.
Giocare con due punte è vietato, mentre bisogna sperare che Ilicic (inizio di stagione pessimo) si sia svegliato con la luna buona.
Fa molto male perdere così, e perdere pure meritatamente, perché dal vivo l’impressione è che il Toro ci abbia davvero messo più cattiveria.
Quella cattiveria agonistica che Sousa deve trovare molto, ma molto presto.

Dopo una ventina di minuti un po’ così ci siamo divertiti tutti, i giocatori per primi e gli attaccanti in particolare.
Mi pare un po’ presto, vista la consistenza degli avversari, per affermare con certezza che le due punte ci debbano sempre essere, però è vero che Kalinic con Babacar è sembrato un altro giocatore.
Bellissimi i quattordici minuti di Zarate, specialmente con la commozione dell’argentino condivisa da tutto lo stadio, perché Firenze sa quando è il momento di graffiare e anche quello di raccogliersi intorno a chi sta soffrendo.
E poi, alla fine, è stato molto divertente sentire il risultato delle altre squadre, soprattutto quello dell’Inter…

Giornata di studio e concentrazione.
Se è difficile per me immedesimarmi nella partita nelle 19, figuriamoci per i giocatori.
Per questo motivo sarà una prova di maturità, specialmente per Sousa a cui spetta il compito di allenare non solo le gambe, ma soprattutto le teste dei giocatori.
Bisogna vincere perché passare per primi nel girone è fondamentale, oltre che rappresentare un traguardo minimo, vista la consistenza delle altre squadre.
Mi aspetto Zarate in campo, se non ci fosse sarebbe più o meno una bocciatura.

Ci pensavo nel leggere i tanti attestati che hanno accompagnato Francesco Totti nel compimento dei quaranta anni.
Pensavo a Giancarlo Antognoni e al suo addio a Firenze a “soli” 33 anni.
Ho scritto e detto che a me piace moltissimo chi capisce quando sia il caso di lasciare (Guccini docet) senza andare a raccogliere gli ultimi spiccioli ed elemosinare ingaggi o comparsate.
Ma Antognoni per noi ragazzi fiorentini oggi cinquantenni era un’altra cosa, una licenza poetica che ci prendevamo senza bisogno di chiedere nulla a nessuno.
Come sarebbe stato l’addio al calcio di Antognoni tre, quattro anni dopo, a Firenze e senza la parentesi svizzera?
E gli ipotetici quarant’anni sul campo?
Devo ammettere che Totti gli è stato superiore, così come Baggio, però a me sarebbe piaciuta una celebrazione un po’ più lunga di quel bellissimo pomeriggio del 25 aprile 1989 quando lo stadio si riempì per salutarlo, anche se giocava ancora nel Losanna.
Molto intenso, ma non completo.

Ragazzi, io capisco la vostra indignazione, ma premesso che non avrei mai scambiato Antognoni con Baggio o con Totti, bisogna anche guardare le carriere, il numero dei gol, i palloni d’oro vinti ecc
Poi siete liberi di prendervela con me come meglio credete, è il bello del blog!

Quando Francesco Totti nasceva, stavo preparando la festa in casa per i miei 16 anni.
Ricordo tutto di quel giorno molto particolare e, per una serie di motivi, non proprio bello.
Ci pensavo nel leggere le giuste celebrazioni per un campione straordinario andando a scavare nella memoria, perché a me piace molto ricollocarmi nel tempo.
Ricordare cioè cosa stessi facendo e che persona fossi in quel determinato momento della mia esistenza: non so se è un tratto comune a molti altri, a volte aiuta a capire gli sbagli fatti.
Quello che ancora non sapevo in quel compleanno adolescenziale di quaranta anni fa (mamma mia, quanto è difficile essere adolescenti e poi ancora di più essere genitori di adolescenti!) è che una settimana più tardi avrei incontrato una ragazza molto carina che, quasi quattro decenni dopo, attraverso gli imperscrutabili mutamenti del cuore sarebbe poi diventata la compagna della mia vita.
E’ a lei che dedico questi miei “primi” 56 anni.
E anche a tutte le persone che mi vogliono bene, compresi (spero) tanti di voi che ogni mattina si prendono la briga di leggere questo blog.

Finalmente una squadra che regala emozioni, che gioca la partita con grande intensità, che prova a tirare anche se la conclusione, specialmente se da lontano, non è proprio una specialità della casa.
Il pari alla fine è sostanzialmente giusto e neanche stavolta l’arbitro ci ha voluto male…
Il rigore è ovviamente lo spartiacque: il palo ci può stare e va accettato con la serenità e la consapevolezza di chi ha visto Ilicic sbagliare davvero pochissimo dagli undici metri.
Scrivo queste cose a freddo, dopo essere rimasto quasi senza parole nel momento in cui il grido del gol mi è rimasto in gola.
Si è finalmente rivisto Bernardeschi e soprattutto Borja Valero, da loro due passano molte delle speranze viola di tornare in Europa
Babacar era da mettere prima, non tento, ma almeno una mezz’ora gliela avrei concessa, ma parlare da fuori è molto, molto più facile.

A me questo Milan continua a sembrare scarso, pur riconoscendo a Montella un buon lavoro, ma per esempio a centrocampo, se recuperiamo Vecino, non esiste confronto.
Nel calcio però conta metterla dentro e allora è giusto ricordare che loro hanno Bacca, che sembra esattamente il Kalinic dell’anno scorso di questi temi.
E se provassimo il croato e Babacar insieme?
Se rischiassimo qualcosa, magari rinunciando a Tello?
E’ sempre una partita di grande fascino e di grande prestigio, vincerla ci darebbe uno slancio straordinario, proprio quello che ci vuole per rinvigorire un ambiente un po’ depresso.

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