Quando Francesco Totti nasceva, stavo preparando la festa in casa per i miei 16 anni.
Ricordo tutto di quel giorno molto particolare e, per una serie di motivi, non proprio bello.
Ci pensavo nel leggere le giuste celebrazioni per un campione straordinario andando a scavare nella memoria, perché a me piace molto ricollocarmi nel tempo.
Ricordare cioè cosa stessi facendo e che persona fossi in quel determinato momento della mia esistenza: non so se è un tratto comune a molti altri, a volte aiuta a capire gli sbagli fatti.
Quello che ancora non sapevo in quel compleanno adolescenziale di quaranta anni fa (mamma mia, quanto è difficile essere adolescenti e poi ancora di più essere genitori di adolescenti!) è che una settimana più tardi avrei incontrato una ragazza molto carina che, quasi quattro decenni dopo, attraverso gli imperscrutabili mutamenti del cuore sarebbe poi diventata la compagna della mia vita.
E’ a lei che dedico questi miei “primi” 56 anni.
E anche a tutte le persone che mi vogliono bene, compresi (spero) tanti di voi che ogni mattina si prendono la briga di leggere questo blog.

Finalmente una squadra che regala emozioni, che gioca la partita con grande intensità, che prova a tirare anche se la conclusione, specialmente se da lontano, non è proprio una specialità della casa.
Il pari alla fine è sostanzialmente giusto e neanche stavolta l’arbitro ci ha voluto male…
Il rigore è ovviamente lo spartiacque: il palo ci può stare e va accettato con la serenità e la consapevolezza di chi ha visto Ilicic sbagliare davvero pochissimo dagli undici metri.
Scrivo queste cose a freddo, dopo essere rimasto quasi senza parole nel momento in cui il grido del gol mi è rimasto in gola.
Si è finalmente rivisto Bernardeschi e soprattutto Borja Valero, da loro due passano molte delle speranze viola di tornare in Europa
Babacar era da mettere prima, non tento, ma almeno una mezz’ora gliela avrei concessa, ma parlare da fuori è molto, molto più facile.

A me questo Milan continua a sembrare scarso, pur riconoscendo a Montella un buon lavoro, ma per esempio a centrocampo, se recuperiamo Vecino, non esiste confronto.
Nel calcio però conta metterla dentro e allora è giusto ricordare che loro hanno Bacca, che sembra esattamente il Kalinic dell’anno scorso di questi temi.
E se provassimo il croato e Babacar insieme?
Se rischiassimo qualcosa, magari rinunciando a Tello?
E’ sempre una partita di grande fascino e di grande prestigio, vincerla ci darebbe uno slancio straordinario, proprio quello che ci vuole per rinvigorire un ambiente un po’ depresso.

Il gol di Babacar è da urlo, uno dei più belli che abbia mai visto, roba che solo a pensarla devi essere veramente bravo, come dimostrano gli autori di simili prodezze nel passato più o meno recente.
E il fatto che proprio lui sia stato il migliore in campo è l’aspetto migliore di una serata che non ci lancia verso l’alto, ma neanche ci deprime perché il punto è buono, anche se non esaltante.
Sta crescendo pure Bernardeschi, un po’ alla volta, mentre Tatarusanu si sta dimostrando più affidabile di qualche settimana fa.
Siamo lì, in mezzo al guado, certamente ci manca il Kalinic del 2015, quello che sembrava Higuain e che adesso fatica parecchio: farlo giocare insieme a Babacar potrebbe essere una bella idea per aiutarlo a riprendersi il prima possibile.

Questa storia che Udine sia storicamente un campo avverso alla Fiorentina non l’ho mica capita.
Ci abbiamo perso, vinto o pareggiato un po’ come da tutte le parti d’Italia, ma sarà perché lì ho fatto la prima radiocronaca della mia vita, ma non riesco a considerare quello stadio e quella città come ostile ai viola.
Ho invece dolci ricordi: i meno 15 gradi del gennaio 1982, quando vincemmo con bertoni e Graziani e balzammo in testa alla classifica, l’incredibile tripletta di Bati nel 1997, una punizione vincente di Vargas, Rossitto che nel 2001 con Terim sembrava Rui Costa e insomma non è che sia sempre andata male.
Due anni fa segnò una doppietta perfino Mario Gomez, che poi se la prese con i compagni dopo la partita rompendo di fatto con l’ambiente.
Via, un po’ di ottimismo…

Abbiamo avuto un po’ di fortuna e Rizzoli ci ha aiutato, e allora?
Possiamo godercela pienamente questa vittoria per molti versi insperata o dobbiamo farci del male da soli continuando sempre e solo ad evidenziare quello che non va bene?
Non è che adesso stia pensando allo scudetto o alla Champions, però non so quante squadre riusciranno da qui alla fine del campionato a battere la Roma e allora stamani io sono molto soddisfatto per come sono andate le cose.
E preferisco dimenticare le difficoltà, peraltro preventivabili, e pensare che per esempio abbiamo giocato un secondo tempo atleticamente molto valido, che Sanchez ha giocato alla pari e forse qualcosa in più rispetto ai super centrocampisti tutto muscoli di Spalletti, che ogni tanto un centrocampista fa un gol.
Oggi tutto il resto passa in secondo piano.
favorito:replica orologi

Partita molto, ma molto complicata per tutta una serie di motivi che partono ovviamente dalla forza della Roma.
Poi c’è il modo in cui Spalletti, dall’altra parte, ha caricato l’ambiente con le sue uscite su Totti e in queste cose Luciano è un maestro, mentre a me pare che sulla storia di Bernardeschi si sia fatta un bel po’ di confusione.
La giocheremo con una sola punta, immagino, e dispiace perché Babacar aveva dato segni di risveglio anche se con lui non si può mai sapere.
Ma conterà soprattutto “come” la giocheremo, quale intensità metteremo nella gara, partendo dal presupposto che quanto visto nelle precedenti partite non può assolutamente bastare.

Non riesco a capire le motivazioni dell’attacco frontale di Sousa a Bernardeschi, a meno che non ci siano veramente dei fondati motivi per additarlo al pubblico ludibrio.
Tranquilli che da oggi in poi si parlerà soprattutto della confusione che il quasi ex enfant prodige fa in campo e (ed è questo l’aspetto secondo me più grave) fuori dal campo.
Cosa sarà mai successo di così grave da non tenere segreto tra le mura di uno spogliatoio?
Se è una scossa per svegliare il ragazzo, ho qualche dubbio che funzioni perché, per quel poco che ho visto, Bernardeschi non mi pare proprio una testa matta, ma Sousa ne saprà certamente più di noi.

Ieri è stata una giornata intensa: le parole di Cognigni che ammantano di tristezza il futuro mercato viola e la partita, non proprio entusiasmante.
A parte la giornata storta di Ilicic, che è appunto Ilicic e che quindi come tale va preso nel bene e nel male, mi chiedo cosa abbia Borja Valero, che pare faccia fatica in ogni azione e, soprattutto, non incide mai.
Il pareggio è interlocutorio, ma può andare bene a patto di non fare bischerate al Franchi.

Nella partita di questa sera c’è un osservato speciale che certamente catalizzerà l’attenzione di tanti, specialmente di Sousa: Babacar.
Non ho ancora capito che tipo di giocatore sia e tenderei ad escludere una qualsiasi assomiglianza a Balotelli, perché l’indole è completamente diversa e meno male per Baba.
Resta quell’idea di indolenza che certe movenze sul campo e diverse prestazioni al limite dell’impresentabile ci hanno regalato negli anni passati, ma è anche vero che ricordiamo alcune perle che hanno giustificato l’altissimo ingaggio che il ragazzo percepisce.
Sarà importante segnare, anche perché dobbiamo cominciare bene il girone, ma sarà ancora di più vedere che tipo di partita “di testa” giocherà Babacar e da lì capiremo a che punto siamo con questa benedetta maturazione che pare proprio non voler mai arrivare.

Ho sempre avuto una grande ammirazione per chi è consapevole dei propri limiti e non esagera nell’autostima, ancora di più verso chi ha saputo staccare al momento giusto, magari proprio quando era al massimo e non gradiva scendere solo per raccattare altro denaro.
Spiace dirlo perché è la quintessenza della juventinità, ma Michel Platini che nel maggio 1987 finisce l’ultima di campionato contro l’Atalanta e a 32 anni consegna le scarpe al magazziniere per me perché non si sente più quello di un tempo è un esempio di come si debbano gestire le cose.
E andiamo sul personale.
Tra meno di due settimane compio 56 anni, 36 dei quali passati a seguire la Fiorentina ovunque: come ho detto e scritto più volte sono stato molto fortunato, anche se magari ci ho messo del mio in tenacia, grinta e qualche intuizione.
Ho ancora tantissima voglia di radio e di raccontare le partite, ma, appunto, devo capire i miei limiti e ricordarmi che non sono eterno e che le mie giornate da oltre trent’anni scorrono freneticamente.
Per questo nell’attuale stagione salterò alcune trasferte, soprattutto in Europa.
Se non mi fidassi dei miei ragazzi e in particolare dell’accoppiata Sardelli-Loreto, non l’avrei fatto e invece mi sento assolutamente al sicuro.
Perché alla fine è proprio vero che tutti siamo utili, ma nessuno è indispensabile…

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