Federico Bernardeschi ha una bella testa funzionante, ne ho avuto la conferma ieri passandoci un po’ di tempo insieme.

Deeve aver passato un momento di sbandamento, fotografato dall’improbabile capigliatura color platino che, guarda caso, coincise con la perdita del posto di titolare, ma lo ha superato brillantemente, grazie ad una forza interiore nata e maturata da quando aveva 16 anni e decise di vivere da solo.

Confesso che dopo quaranta anni di frequentazioni pallonare non mi fa impazzire intervistare giocatori, questione d’età e forse anche di una certa fatica a restare nel “calcese”, ma Bernardeschi mi stimola e mi consente di sbirciare da un’altra prospettiva il mondo dei giovani di cui fanno parte le mie figlie.

Il ragazzo pensa prima di parlare, lo si capisce standoci accanto, e si sforza pure di non essere banale: voto alto, che diventa altissimo se paragonato al resto del suo mondo.

La scoperta è ovviamente Federico Chiesa, perché la partita di ieri era più difficile di quella di Baku, visto che doveva confermarsi su certi livelli con in più la pressione di giocare da titolare al posto di Tello.

Prestazione da giocatore vero, con qualche spruzzatina di ingenuità, più che giustificabile per un ragazzo di 19 anni: corre, lotta, punta l’avversario, tira quando è il caso, rischia e fa bene.

Bravo anche Sousa a lanciarlo e poi dosarlo fino a quando non lo ha visto pronto per stare stabilmente in campo.

Il lampo è il secondo gol di Kalinic, una giocata da campione vero, cercata con la cattiveria e la furbizia dell’attaccante di razza: lo colloco tra le dieci reti più belle che abbia visto in quasi cinquant’anni di frequentazioni viola.

Abbiamo vinto con merito una partita difficile, la terza in otto giorni e fisicamente stiamo benissimo, forse meglio dell’anno scorso quando con ben altra classifica si cominciava ad intravedere qualche  scricchiolio.

Magari è cambiata la preparazione…

 

Credo che Gonzalo si meriti un’apertura di credito maggiore rispetto a tutti i suoi compagni, Borja escluso, per quello che ha dato in campo negli ultimi quattro anni.

E anche per come si è comportato fuori dal campo: mai un atteggiamento fuori posto, sempre disponibile con tutti, un sorriso per i tifosi e a volte anche un po’ di musica per la solidarietà.

Il suo rendimento è vistosamente calato, ma dobbiamo aiutarlo a ritrovarsi perchè quello degli ultimi mesi non può essere il vero Gonzalo.

Rispetto e attesa, questo ci vuole per un calciatore che comunque vada a finire sarà sempre ricordato con grande affetto.

Scusate il ritardo, ieri mi sono preso un giorno di libertà da tutto e mi sono goduto il sole e la vita.

Mi è molto piaciuta la Fiorentina di Baku, ha giocato come doveva e ha vinto una partita niente affatto facile aggiungendoci la favola di un Chiesa che torna a segnare con quella maglia che il padre ha davvero onorato.

Adesso ci vuole continuità in un finale d’anno che potrebbe regalarci sorprese interessanti,

Abbiamo recuperato Vecino e stiamo continuando a cercare Gonzalo il cui vistoso calo di rendimento non si può spiegare solo con il passaggio della difesa a quattro.

Visto che Badelj potrebbe essere tornato quello vero, perché non passare definitivamente con il centrocampo a tre, con Borja Valero a sinistra, il croato in mezzo e Vecino a destra?

Infine una suggestione, ne ho già scritto sul Corriere Fiorentino: un ragazzo di ventidue anni in calzamaglia con il numero dieci sulle spalle, su un campo ghiacciato, alle cinque del pomeriggio ora italiana, in una partita europea.

Una prodezza al volo e il palo, l’altro fece cose impressionanti a Kiev, prendendo pure lui il legno.

L’altro era inarrivabile e si chiamava Baggio, quello di ora promette molto bene e si chiama Bernardeschi.

Continuo a pensare che Matteo Renzi fosse e possa essere la migliore soluzione possibile per provare davvero a cambiare verso, come recitava un suo slogan.

Nei suoi mille giorni alla guida di questo Paese, che per me resta il posto migliore dove vivere, non mi sono piaciute molte cose, com’è normale che sia: l’alleanza con Verdini, certe nomine che sapevano davvero troppo di Giglio magico, parecchia confusione sulle banche e altro ancora.

Così come non mi è piaciuta una certa inclinazione al compiacimento da potere, cominciata da quando in una scuola mi pare siciliana innocenti bambini gli cantarono una canzoncina di benvenuto che sapeva molto di visita mussoliniana durante il ventennio, per poi arrivare alla personalizzazione-boomerang del referendum.

Con lui però avevi (avevo) la sensazione che qualcosa si stesse muovendo, la sua energia di quarantenne ambizioso e anche spregiudicato è stato un motore per un cambiamento che si è visto solo in parte.

E ora?

Vediamo cosa succede, non sono ottimista e neanche pessimista, ma la fine di questo Governo non mi pare una bella notizia.

 

 

Ancora Babacar al 93°, con la collaborazione di Zarate: esattamente come poco meno di dieci mesi fa contro l’Inter: converrà ripensare a cosa fare di questo ragazzo (Baba) che sotto porta ha più fiuto del gol di Kalinic

Complessivamente avremmo meritato di vincere, ma conquistare i tre punti con questa sofferenza regala due sensazioni opposte.

La prima è di gioia pura, perché le vittorie più belle sono quelle in cui ormai non ci speri più.

La seconda è di grande preoccupazione, perché abbiamo seriamente rischiato il bis della gara contro il Crotone e non oso immaginare che giornata sarebbe stata oggi per il popolo viola.

La squadra in pratica non è scesa in campo dopo l’intervallo ed il perché lo dovrebbe spiegare Sousa, che ha ormai più contestatori che estimatori e tutto questo, specialmente se rapportato al clima di un anno fa, dovrebbe far riflettere.

Eh sì, ci vuole classe per lasciare quando sei in cima al mondo come ha fatto Rosberg e come pochi altri hanno fatto in passato: Borg, Platini, Stoner, un po’ Antognoni e non è che me ne vengano in mente tanti altri.

Ci sono varie teorie sull’argomento: hai fatto tanta fatica per conquistarti il posto al sole, e sto parlando di casi meno eclatanti della conquista di un titolo mondiale, che nemmeno riesci ad immaginare di dover abbandonare proprio ora che puoi finalmente godere in tutti i sensi del frutto del tuo lavoro.

Oppure: non hai più stimoli perché tanto più in là di così non ti potrai spingere e allora tanto vale che ti ricordino quando eri in cima alle scale e non quando sei sceso, per non mollare l’osso, ai gradini più bassi elemosinando attenzione e ingaggi.

Personalmente ho sempre avuto un’ammirazione sconfinata per la seconda categoria e su questo sono passato sopra anche alla juventinità di Platini, tralasciando ovviamente le vibrazioni del cuore per Giancarlo.

E anche per i giornalisti è la stessa cosa.

Ad un certo punto devi mollare e non continuare a scrivere lenzuolate a 90 anni e passa, o occupare l’etere quando saresti già dovuto essere in pensione da almeno un decennio: state certi che io non seguirò quella strada.

 

 

Il calcio è un mondo a parte, in tutti i sensi.

Se finisce un contratto, di solito molto oneroso per chi paga, e non viene rinnovato, si urla indignati: “hanno mandato via il tizio!”.

E giù proteste, accuse di ingratitudine per il committente delle prestazioni del giocato, allenatore o dirigente.

Ora, premesso che a me Gonzalo Rodríguez piace moltissimo in campo e pure fuori, credo che sia normale che ognuna delle due parti in gioco punti al massimo del proprio interesse e conduca quindi una trattativa che già si sapeva non essere affatto facile.

I contratti per i professionisti finiscono e non sarà un caso se quasi sempre sono pagati molto di più dei dipendenti a cui è (almeno per ora…) assicurato il posto fisso, ma nel calcio, e anche un po’ nel mondo dello spettacolo, se ne dimenticano un po’ tutti.

Per non so quanto tempo, certamente decenni, ho preteso da me stesso il massimo in tutto e se non raggiungevo l’obiettivo ecco profilarsi immancabilmente la macerazione interiore.

Da un po’ di tempo in qua sto invece coltivando la dolcezza dell’imperfezione.

Non riesco più a fare tutte le radiocronache? Pazienza, ho creato un bel gruppo in grado di sostituirmi quando non ci sono.

Da padre separato cucino come posso e non sempre ottengo il massimo del gradimento? Vorrà dire che andremo a mangiarci una pizza fuori.

Arrivo in fondo alle giornata e mi rimangono inevase alcune cose che qualche anno fa avrei sicuramente fatto? Andranno a domani.

Sembra poco, ma è una rivoluzione copernicana

Perdi tre a zero dopo neanche venti minuti e ti aspetti l’imbarcata, la sconfitta epocale, e invece reagisci e potresti pure stare sotto di appena un gol se ti dessero il rigore che ti spetta prima della rete di Kalinic.

Invece vai sotto di un uomo per un’espulsione discutibile (ma Gonzalo è da mesi la controfigura di se stesso) e quindi consideri chiuso tutto, salvo poi ricrederti per un secondo tempo giocato alla grande fino agli incomprensibili cambi di Sousa, che però è pure l’allenatore di una squadra capace di dominare a San Siro con un uomo in meno.

Poi perdi perché prendi l’inevitabile rete in contropiede, viziata però da un fallo netto su Chiesa, e alla fine non sai neanche come giudicare una partita del genere: i primi venti minuti senza testa o la reazione della ripresa di grande carattere con Ilicic stratosferico?

E sui cambi? Mah!

Mandare in campo all’esordio e in una partita del genere a San Siro un ragazzino di diciotto anni a me pare una provocazione più che un azzardo tecnico, quasi come l’autolesionistica determinazione con cui si è tenuto in campo il fantasma di Tello per così tanto tempo preferendo togliere Bernardeschi, ma sono impressioni da giornalista e un allenatore, qualsiasi allenatore, ne capisce certamente più di me.

 

 

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