Eh sì, ci vuole classe per lasciare quando sei in cima al mondo come ha fatto Rosberg e come pochi altri hanno fatto in passato: Borg, Platini, Stoner, un po’ Antognoni e non è che me ne vengano in mente tanti altri.

Ci sono varie teorie sull’argomento: hai fatto tanta fatica per conquistarti il posto al sole, e sto parlando di casi meno eclatanti della conquista di un titolo mondiale, che nemmeno riesci ad immaginare di dover abbandonare proprio ora che puoi finalmente godere in tutti i sensi del frutto del tuo lavoro.

Oppure: non hai più stimoli perché tanto più in là di così non ti potrai spingere e allora tanto vale che ti ricordino quando eri in cima alle scale e non quando sei sceso, per non mollare l’osso, ai gradini più bassi elemosinando attenzione e ingaggi.

Personalmente ho sempre avuto un’ammirazione sconfinata per la seconda categoria e su questo sono passato sopra anche alla juventinità di Platini, tralasciando ovviamente le vibrazioni del cuore per Giancarlo.

E anche per i giornalisti è la stessa cosa.

Ad un certo punto devi mollare e non continuare a scrivere lenzuolate a 90 anni e passa, o occupare l’etere quando saresti già dovuto essere in pensione da almeno un decennio: state certi che io non seguirò quella strada.

 

 

Il calcio è un mondo a parte, in tutti i sensi.

Se finisce un contratto, di solito molto oneroso per chi paga, e non viene rinnovato, si urla indignati: “hanno mandato via il tizio!”.

E giù proteste, accuse di ingratitudine per il committente delle prestazioni del giocato, allenatore o dirigente.

Ora, premesso che a me Gonzalo Rodríguez piace moltissimo in campo e pure fuori, credo che sia normale che ognuna delle due parti in gioco punti al massimo del proprio interesse e conduca quindi una trattativa che già si sapeva non essere affatto facile.

I contratti per i professionisti finiscono e non sarà un caso se quasi sempre sono pagati molto di più dei dipendenti a cui è (almeno per ora…) assicurato il posto fisso, ma nel calcio, e anche un po’ nel mondo dello spettacolo, se ne dimenticano un po’ tutti.

Per non so quanto tempo, certamente decenni, ho preteso da me stesso il massimo in tutto e se non raggiungevo l’obiettivo ecco profilarsi immancabilmente la macerazione interiore.

Da un po’ di tempo in qua sto invece coltivando la dolcezza dell’imperfezione.

Non riesco più a fare tutte le radiocronache? Pazienza, ho creato un bel gruppo in grado di sostituirmi quando non ci sono.

Da padre separato cucino come posso e non sempre ottengo il massimo del gradimento? Vorrà dire che andremo a mangiarci una pizza fuori.

Arrivo in fondo alle giornata e mi rimangono inevase alcune cose che qualche anno fa avrei sicuramente fatto? Andranno a domani.

Sembra poco, ma è una rivoluzione copernicana

Perdi tre a zero dopo neanche venti minuti e ti aspetti l’imbarcata, la sconfitta epocale, e invece reagisci e potresti pure stare sotto di appena un gol se ti dessero il rigore che ti spetta prima della rete di Kalinic.

Invece vai sotto di un uomo per un’espulsione discutibile (ma Gonzalo è da mesi la controfigura di se stesso) e quindi consideri chiuso tutto, salvo poi ricrederti per un secondo tempo giocato alla grande fino agli incomprensibili cambi di Sousa, che però è pure l’allenatore di una squadra capace di dominare a San Siro con un uomo in meno.

Poi perdi perché prendi l’inevitabile rete in contropiede, viziata però da un fallo netto su Chiesa, e alla fine non sai neanche come giudicare una partita del genere: i primi venti minuti senza testa o la reazione della ripresa di grande carattere con Ilicic stratosferico?

E sui cambi? Mah!

Mandare in campo all’esordio e in una partita del genere a San Siro un ragazzino di diciotto anni a me pare una provocazione più che un azzardo tecnico, quasi come l’autolesionistica determinazione con cui si è tenuto in campo il fantasma di Tello per così tanto tempo preferendo togliere Bernardeschi, ma sono impressioni da giornalista e un allenatore, qualsiasi allenatore, ne capisce certamente più di me.

 

 

Tanto rumore per nulla, se non per evidenziare che i due conviventi ne hanno abbastanza le scatole piene l’uno dell’altro solo che non sanno quando e come dirselo.

In mezzo c’è la Fiorentina, che non andrebbe nemmeno male, o perlomeno così male da giustificare tutto questo malumore, questo continuo precisare e ri-precisare.

Dimenticate le quattro vittorie consecutive in trasferta, che sono un gran bel vedere, siamo appesi mediaticamente ai sospiri laceranti di Sousa e ai cerotti di Corvino, che forse rimpiange Prandelli, certamente più abile nei rapporti con la stampa di ogni latitudine, in particolare Firenze.

Comunque sia, stasera c’è l’Inter e loro sono messi peggio di noi, soprattutto a livello ambientale, e se non ci facciamo prendere da isterismi abbiamo tutte le carte in regola per uscire da san Siro non pensando al futuro di Bernardeschi.

Oggi NON è la giornata dedicata alla violenza sulle donne, oggi è solo uno dei tanti giorni in cui dobbiamo avere paura e speranza.

Paura che salga il conto di chi è vittima della insensata forza maschile, che poi è fragilità, ma sono arrivato ad un tale punto di nausea per quello che sento e leggo che mi sono pure stancato di cercare spiegazioni socio/psicologiche a comportamenti criminali.

Speranza che l’educazione delle generazioni future (la nostra ormai è andata) attenui questo schifo e si avvicini al traguardo dell’uguaglianza nella diversità.

Perché uomini e donne non sono uguali, assolutamente no, ed è su questa differenza che si giocano le mille sfaccettature della nostra vita di coppia.

Sono però uguali i diritti e i doveri di ogni essere umano, e noi che abbiamo  avuto la grandissima fortuna di nascere, crescere e riprodurci nel libero mondo occidentale dovremmo davvero ricordarcelo ogni giorno.

Tutti i giorni.

Se ci fermiamo solo al risultato, e alle amnesie difensive, c’è da arrabbiarsi.

Se invece andiamo un po’ più in là, l’unica analisi da fare è che la Fiorentina avrebbe tranquillamente meritato il pareggio e con la vittoria non sarebbe stata neanche stretta.

Ho contato diciannove tiri in porta, comprese due traverse e un rigore in movimento sbagliato da Badelj, più o meno lo stesso score di Empoli,  dove invece alla fine abbiamo maramaldeggiato.

L’impressione è che purtroppo ci siamo giocati per un po’ Lezzerini, completamente ed inspiegabilmente nel pallone: chi era allo stadio ha percepito l’atmosfera di paura che da un certo punto in poi si avvertiva ogni volta che il Paok si avvicinava all’area viola.

Ha segnato ancora Babacar, che ha giocato una buona gara, comunque inferiore a Bernardeschi, per la prima volta leader a tutto tondo della Fiorentina, una squadra, come si sa, dalle ambizioni limitate…

 

Andiamo a prendere una pizza? Aspettiamo cosa succede il 4 dicembre e poi decidiamo.

E che palle!

Possibile che questo referendum sia stato innalzato al livello di quelli molto, ma molto più importanti del divorzio e dell’aborto?

Il CNEL e la nuova formazione del Senato, con relativi poteri, allo stesso livello di diritti per me inalienabili dei cittadini?

Siamo chiaramente entrati in un corto circuito mediatico/politico in cui ognuno recita a soggetto la propria parte ed essendo in Italia non si va di testa, ma di pancia.

Cioè si tifa, meglio contro: Renzi versus Grillo, esattamente come Fiorentina-Juventus.

Meno male che ormai mancano solo dodici giorni…

 

Dai ragazzi, stasera godiamocela e basta

Ci siamo divertiti tutti e abbiamo rimesso in pista il campionato

Tra poco pagherò pegno e sono ovviamente contento, il ragazzo “gioca davvero bene” e forse andrà in doppia cifra

Votrei ricordare Tatarussnu, senza la sua super parata su Maccarone come sarebbe finita?

E comunque ripeto: godiamocela, ce lo meritiamo

 

Vanno benissimo le prese di giro con chi sta a trenta chilometri da qui ed è così bravo da giocare in serie A, ma guai a trasmettere questo senso di superiorità alla squadra, perché lo scorso anno l’Empoli ci fece molto male, al Franchi e al Castellani.

Sarà interessante vedere se riusciremo finalmente a giocare novanta minuti allo stesso ritmo, senza cali vistosi e qui c’entra solo l’allenatore.

Poi ci sono le suggestioni di Pasqual, che merita un enorme saluto da parte dei tremila che saranno allo stadio, e anche un po’ di Gilardino, uno che alla Fiorentina è davvero affezionato e che nel 2015 sarebbe rimasto più che volentieri.

E’ chiaro e giusto che la sentano più loro, è un po’ come noi con la Juventus, i più grandi e i più forti non ispirano mai simpatia .

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