Mi sono emozionato nel vedere l’esultanza di Chiesa, il momento più bello di un pomeriggio che ci ha riportato in piena corsa europea.

Lo ricordo bambino, quando nel 2001 accompagnò il babbo a Canale Dieci insieme alla Coppa Italia.

Come tutti i quattrenni fece un casino notevole e non fu facile “bloccarlo” durante la diretta, esattamente come ora lo tengono malissimo i difensori avversari.

Partita da grande squadra, con la conferma di Sanchez e la prodezza di Tello: Sousa sta guadagnando posizioni, in tutti i sensi.

La grande scelta di Kalinic (io lo capisco, ma davvero non ci credevo…) è stata un ottimo modo di preparare la gara, ha dato compattezza e fiducia a tutti.

E adesso senza paura a Napoli, dove purtroppo ancora non ci sarò, ma se porta bene così…

Continua la mia personale battaglia con questa schiena che da oltre una settimana mi sta facendo diventare matto e quindi domani non sarò a Verona.

Ho quindi un bel po’ di tempo per riflettere e guardare le immagini che arrivano dalle zone terremotate e oltraggiate della nostra meravigliosa Italia.

La riflessione mi induce a relativizzare i miei piccoli guai personali, perché veramente (e questo l’ho sempre pensato) c’è gente che sta molto, ma molto peggio di me, che continuo a ritenermi molto fortunato nonostante i diversi giorni all’ingiù che uno può passare.

C’è l’ammirazione per come queste persone flagellate dalla morte e dalla paura stanno affrontando questa che è un’autentica catastrofe, ancora più devastante sul piano psicologico, perché si può ricostruire una casa, ma dalla paura ci si riprende malissimo.

Ascolti le interviste, guardi i volti di chi sta là e ti chiedi: ma io riuscirei ad essere così?

E ancora: cosa potrei fare per aiutare chi sento molto vicino a me in questo momento?

Poco, se non qualcosa di materiale e certamente non basta, ma alla fine è meglio che niente.

 

Esiste poi un’altra emergenza, grave, e riguarda gli animali delle zone terremotate

Chi li ha in casa può capire lo straziante disagio di cani, gatti e di chi in questo momento è ancora più indifeso degli altri

Monica Senso, una volontaria fiorentina, sta raccogliendo le adesioni di chi vuole dare una mano per dare stallo o adozione ai cani, il suo numero di cellulare è 331 3121217

E chiunque può fare qualcosa, lo faccia, grazie

La Fiorentina sta certamente meglio di me: sto cominciando a perdere la pazienza proprio per via della mia poca abitudine a stare male, però qui mi sembra di essere tornato a tre anni fa con i calcoli.

Vediamo come andrà a finire e cosa dovrò cambiare delle mie abitudini, l’aspetto migliore della situazione è che sono super coccolato come mai mi era capitato di essere nella vita, ma se stessi meglio sarei più contento.

Seguo con preoccupato interesse cosa succede intorno a Kalinic e non capisco il tanto agitarsi, o meglio faccio finta di non capire…

Esiste una clausola di 50 milioni, fissata d’accordo col giocatore e quello è l’inizio e la fine della storia: per meno il giocatore non si vende, mi sembra normale, è una questione di serietà e credibilità verso tutti.

E se farà le bizze, ma non mi sembra il tipo, gli si chiede che storni un po’ dell’ingaggio che eventualmente prenderebbe verso il pagamento del cartellino per arrivare alla fatidica cifra.

Niente 50 milioni, niente Kalinic.

Semplicemente meravigliosi, una delle più belle vittorie della storia contro la Juventus, migliore al di là dell’emozioni per il rovesciamento del risultato, del 4 a 2 del 2013.

Perché lì ci salvò Neto sul 2 a 0 per loro, mentre qui per un’ora non l’hanno proprio vista: un successo in tutti i sensi, compreso e soprattutto il gioco.

E nella serata in cui la stella più lucente, Bernardeschi, non ha brillato, anche se poi è stato fondamentale nel gol dello straordinario Kalinic.

Vogliamo dire bravo a Sousa, per come l’ha preparata e gestita?

Personalmente me la sono goduta e me la sono persa allo stesso tempo, poi alla fine ho pensato che è stata una serata a suo modo storica per tutti e che Giovanni, come tutti i ragazzi del Pentasport, se la sono meritata: il tempo passa e bisogna avere l’intelligenza per capirlo…in tempo.

Stasera salerò Fiorentina-Juventus

Mi spiace moltissimo, ma non ce la faccio

E’ anche una forma di rispetto verso chi ascolta: da quattro giorni ho una forte sciatalgia che rende la vita (temporaneamente) complicata in tutti i sensi e non sarei certamente al meglio della forma

Sono imbottito di antidolorifici, ma proprio non mi muovo

Ascolterò Giovanni e il resto dei ragazzi sperando nel meglio

Tra Kalinic, la Cina, i mal di pancia di Sousa e il mercato qui non sembra neanche Fiorentina-Juventus.

Non si tratta di essere nostalgici, ma realistici: se abbiamo una possibilità di battere una squadra nettamente più forte di noi, questa possibilità è nella preparazione della gara, dentro e fuori dal campo.

Basta col politicamente corretto, basta col dire che è una partita come tutte le altre, perché non lo è nel modo più assoluto.

E mi piacerebbe che ci allenassimo alla gara come se dovessimo giocare anche noi, che non ci fermassimo se per caso loro passano in vantaggio, che insomma siano novanta minuti di fuoco e anche di più, cioè da quando loro entrano in campo per il riscaldamento o se Agnelli/Marotta/Nedved dovessero fare il loro classico giro di campo.

Alla fine è stato giusto così, per la traversa di Bernardeschi (che magnifico giocatore sta diventando) e per il palo di De Maio, che non mi è parso più scarso di tanti suoi compagni di reparto.

Abbiamo cominciato bene l’anno e la qualificazione ai quarti era indispensabile per non avvitarci più di quanto sta accadendo per via dell’affare Kalinic, ieri l’ombra di se stesso.

Ci siamo stancati più noi e della Juve, e anche se non fosse stato così domenica sera partiamo battuti ed io inviterei per una volta a ritrovare lo spirito di Tendi e Fuser e farla diventare la partita dell’anno.

E’ in arrivo Sportiello, con tanti saluti a chi aveva pesantemente ironizzato sull’accoppiata Loreto-Magrini che nel settembre scorso avevano raccontato per primi la trattativa per il portiere, salvo poi prendersi le pesanti ironie di qualche addetto ai lavori.

Il mio rapporto con i soldi è sensibilmente variato nel corso degli anni.

Il vorrei ma non posso dell’infanzia e dell’adolescenza, con annesso un certo senso di frustrazione, si traduceva in fantastici progetti inevitabilmente sognati il 5 e il 6 gennaio di ogni anno, quando inevitabilmente fantasticavo di vincere i 150 milioni della lotteria di capodanno: compro il KTM e dopo la Golf GTD, regalo questo a quello e a quell’altro/a, vado a vivere per conto mio e non mi fermavo più.

Poi è arrivato il momento delle cambiali, per comprare la macchina e poi la casa, il tutto affrontato con molta leggerezza, perché da giovani si è molto più liberi di testa.

Ho avuto fortuna e mi sono impegnato davvero tanto, oggi direi troppo, al punto che oggi riesco a mantenere a livelli medio alti oltre al sottoscritto altre quattro persone, ma non ho mai abbandonato il senso della misura: i soldi sono importanti, e chi lo nega è un ipocrita, ma davvero non sono tutto.

Per questo non riesco ad appassionarmi alla vicenda Kalinic.

Nel mio piccolo ho rinunciato a qualche decina di migliaia di euro se il cambio professionale che mi veniva prospettato non mi sembrava giusto o, come nel caso dell’addio a Canale 10 quindici anni fa, se ritenevo opportuno scontare certi errori del passato, ma qui i valori economici in campo sono davvero fuori da ogni immaginazione.

Per questo mi astengo da qualsiasi giudizio, preferendo vigilare sul fatto che l’enorme somma eventualmente incassata sia poi in larghissima parte reinvestita per  il bene della Fiorentina.

 

Colazione ieri mattina non lontano dallo stadio.

Entra un gruppo di ragazzini dell’età di Cosimo, tutti eccitatissimi e con la sciarpa viola al collo, stanno andando allo stadio per l’allenamento a porte aperte che la Fiorentina ha “concesso” ai propri tifosi il giorno della Befana.

E ancora una volta ho pensato all’assurdità di questo calcio che si è rinchiuso in se stesso non capendo che è solo attraverso il contatto diretto che si possono continuare a coltivare i sogni e il pallone visto con gli occhi di un ragazzino è un grande, immenso sogno.

Poi continueranno pure a tenere blindati gli schemi di Sousa e a considerare la rifinitura del giorno precedente la gara preziosa come la formula magica della Coca Cola, ma credetemi: senza sognare si vive male tutto, calcio compreso.

Clima ancora di festa, in città la mattina si scorre che è una bellezza, i ragazzi ancora non pensano con troppa angoscia alla scuola.

Il dopo sosta ci ha quasi sempre fregato, sto pensando a quanto accadde 24 anni fa in questi giorni, con il licenziamento di Radice e la caduta verso la B.

Ci ha fregato anche il Pescara nel 2013, quando sembrava impossibile anche solo pareggiarla quella partita.

Il perché la Fiorentina faccia così fatica dopo la pausa invernale non si è mai capito fino in fondo, anche perché non esiste una logica in tutto questo.

E’ chiaro che sosta o non sosta a Pescara dobbiamo solo vincere, non esistono scuse e sarebbe anche un gran modo di celebrare sul campo il ritorno di Antognoni.

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