Sono più forti, non ci sono dubbi.

Più organizzati, con un allenatore più bravo e con un monte ingaggi che è il doppio del nostro.

In più volano sulle ali dell’entusiasmo, hanno abbastanza esperienza per non esaltarsi dopo gli ultimi successi e giocatori capaci della prodezza in qualsiasi momento.

Senza Higuain giocano perfino meglio e segnano di più.

Ma il calcio è tutto meno che una scienza esatta e quindi…

Comincia lo scatto finale per regalare a chi ci vuole bene qualcosa che faccia capire il nostro affetto.

Le ultime vicende della vita mi hanno portato ad aprire gli occhi su tanti aspetti su cui prima sorvolavo, per esempio l’inutilità di certi gesti o anche sprecare il mio (preziosissimo) tempo con persone o in situazioni marce.

I regali di Natale sono una conseguenza di quanto sopra: pochi e molto pensati, non un tanto al chilo, tanto per capirci.

Voi potreste però fare qualcosa per me e questo è un messaggio promozionale, come quelli che lancio in radio.

Guardate alla destra del blog, ci sono dei bei rettangoli su cui magari vi siete poco soffermati perché eravate troppo impegnati su Sousa o Bernardeschi.

Ecco, cliccateci sopra e poi decidete cosa fare: sono le associazioni e i gruppi che in qualche modo sorreggono il “nostro” blog  e ogni tanto meritano una vostra visita e un vostro aiuto, grazie

Guardiamo come va col Napoli e poi converrà trarre delle conclusioni

Perché è come se stessimo giocando due campionati, uno reale con tanto di sconfitte e classifica, è uno virtuale, che sarebbe poi quello raccontato da Sousa prima e dopo le partite

Il problema è che da giovedì scorso alle 20 questi due tornei non coincidono e a me piacerebbe tanto seguire con “emozion” il nostro tecnico e invece mi tocca raccontare di Tello in campo sempre e, pensa un po’, perfino commentare il nostro ottavo posto

…chiederebbe l’esonero immediato di Sousa.

E sarebbe difficile contraddirlo, perché quello di ieri è stato un suicidio inspiegabile a qualsiasi livello.

Kalinic fuori, Milic vertice alto a sinistra, Bernardeschi a destra, Zarate punta centrale: non sono un allenatore, capisco di calcio infinitamente meno del nostro tecnico, ma queste cose non stanno ne’ in cielo ne’ in terra.

Cerco di andare a memoria: Astori fuori  lo scorso anno  “perché con la coppia Roncaglia-Tomovic avevamo vinto”, l’esclusione di Kalinic contro l’Empoli, l’accanimento terapeutico con Tello, i cambi pazzeschi di Milano poche settimane fa e adesso questo capolavoro di formazione con cui abbiamo perso la partita che ci doveva rilanciare.

Sono inferocito, e mi capita raramente, e non riesco a trovare giustificazioni se non che volesse fare il fenomeno e stupire tutti.

Complimenti.

Federico Bernardeschi ha una bella testa funzionante, ne ho avuto la conferma ieri passandoci un po’ di tempo insieme.

Deeve aver passato un momento di sbandamento, fotografato dall’improbabile capigliatura color platino che, guarda caso, coincise con la perdita del posto di titolare, ma lo ha superato brillantemente, grazie ad una forza interiore nata e maturata da quando aveva 16 anni e decise di vivere da solo.

Confesso che dopo quaranta anni di frequentazioni pallonare non mi fa impazzire intervistare giocatori, questione d’età e forse anche di una certa fatica a restare nel “calcese”, ma Bernardeschi mi stimola e mi consente di sbirciare da un’altra prospettiva il mondo dei giovani di cui fanno parte le mie figlie.

Il ragazzo pensa prima di parlare, lo si capisce standoci accanto, e si sforza pure di non essere banale: voto alto, che diventa altissimo se paragonato al resto del suo mondo.

La scoperta è ovviamente Federico Chiesa, perché la partita di ieri era più difficile di quella di Baku, visto che doveva confermarsi su certi livelli con in più la pressione di giocare da titolare al posto di Tello.

Prestazione da giocatore vero, con qualche spruzzatina di ingenuità, più che giustificabile per un ragazzo di 19 anni: corre, lotta, punta l’avversario, tira quando è il caso, rischia e fa bene.

Bravo anche Sousa a lanciarlo e poi dosarlo fino a quando non lo ha visto pronto per stare stabilmente in campo.

Il lampo è il secondo gol di Kalinic, una giocata da campione vero, cercata con la cattiveria e la furbizia dell’attaccante di razza: lo colloco tra le dieci reti più belle che abbia visto in quasi cinquant’anni di frequentazioni viola.

Abbiamo vinto con merito una partita difficile, la terza in otto giorni e fisicamente stiamo benissimo, forse meglio dell’anno scorso quando con ben altra classifica si cominciava ad intravedere qualche  scricchiolio.

Magari è cambiata la preparazione…

 

Credo che Gonzalo si meriti un’apertura di credito maggiore rispetto a tutti i suoi compagni, Borja escluso, per quello che ha dato in campo negli ultimi quattro anni.

E anche per come si è comportato fuori dal campo: mai un atteggiamento fuori posto, sempre disponibile con tutti, un sorriso per i tifosi e a volte anche un po’ di musica per la solidarietà.

Il suo rendimento è vistosamente calato, ma dobbiamo aiutarlo a ritrovarsi perchè quello degli ultimi mesi non può essere il vero Gonzalo.

Rispetto e attesa, questo ci vuole per un calciatore che comunque vada a finire sarà sempre ricordato con grande affetto.

Scusate il ritardo, ieri mi sono preso un giorno di libertà da tutto e mi sono goduto il sole e la vita.

Mi è molto piaciuta la Fiorentina di Baku, ha giocato come doveva e ha vinto una partita niente affatto facile aggiungendoci la favola di un Chiesa che torna a segnare con quella maglia che il padre ha davvero onorato.

Adesso ci vuole continuità in un finale d’anno che potrebbe regalarci sorprese interessanti,

Abbiamo recuperato Vecino e stiamo continuando a cercare Gonzalo il cui vistoso calo di rendimento non si può spiegare solo con il passaggio della difesa a quattro.

Visto che Badelj potrebbe essere tornato quello vero, perché non passare definitivamente con il centrocampo a tre, con Borja Valero a sinistra, il croato in mezzo e Vecino a destra?

Infine una suggestione, ne ho già scritto sul Corriere Fiorentino: un ragazzo di ventidue anni in calzamaglia con il numero dieci sulle spalle, su un campo ghiacciato, alle cinque del pomeriggio ora italiana, in una partita europea.

Una prodezza al volo e il palo, l’altro fece cose impressionanti a Kiev, prendendo pure lui il legno.

L’altro era inarrivabile e si chiamava Baggio, quello di ora promette molto bene e si chiama Bernardeschi.

Continuo a pensare che Matteo Renzi fosse e possa essere la migliore soluzione possibile per provare davvero a cambiare verso, come recitava un suo slogan.

Nei suoi mille giorni alla guida di questo Paese, che per me resta il posto migliore dove vivere, non mi sono piaciute molte cose, com’è normale che sia: l’alleanza con Verdini, certe nomine che sapevano davvero troppo di Giglio magico, parecchia confusione sulle banche e altro ancora.

Così come non mi è piaciuta una certa inclinazione al compiacimento da potere, cominciata da quando in una scuola mi pare siciliana innocenti bambini gli cantarono una canzoncina di benvenuto che sapeva molto di visita mussoliniana durante il ventennio, per poi arrivare alla personalizzazione-boomerang del referendum.

Con lui però avevi (avevo) la sensazione che qualcosa si stesse muovendo, la sua energia di quarantenne ambizioso e anche spregiudicato è stato un motore per un cambiamento che si è visto solo in parte.

E ora?

Vediamo cosa succede, non sono ottimista e neanche pessimista, ma la fine di questo Governo non mi pare una bella notizia.

 

 

Ancora Babacar al 93°, con la collaborazione di Zarate: esattamente come poco meno di dieci mesi fa contro l’Inter: converrà ripensare a cosa fare di questo ragazzo (Baba) che sotto porta ha più fiuto del gol di Kalinic

Complessivamente avremmo meritato di vincere, ma conquistare i tre punti con questa sofferenza regala due sensazioni opposte.

La prima è di gioia pura, perché le vittorie più belle sono quelle in cui ormai non ci speri più.

La seconda è di grande preoccupazione, perché abbiamo seriamente rischiato il bis della gara contro il Crotone e non oso immaginare che giornata sarebbe stata oggi per il popolo viola.

La squadra in pratica non è scesa in campo dopo l’intervallo ed il perché lo dovrebbe spiegare Sousa, che ha ormai più contestatori che estimatori e tutto questo, specialmente se rapportato al clima di un anno fa, dovrebbe far riflettere.

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