Alla fine è stato giusto così, per la traversa di Bernardeschi (che magnifico giocatore sta diventando) e per il palo di De Maio, che non mi è parso più scarso di tanti suoi compagni di reparto.

Abbiamo cominciato bene l’anno e la qualificazione ai quarti era indispensabile per non avvitarci più di quanto sta accadendo per via dell’affare Kalinic, ieri l’ombra di se stesso.

Ci siamo stancati più noi e della Juve, e anche se non fosse stato così domenica sera partiamo battuti ed io inviterei per una volta a ritrovare lo spirito di Tendi e Fuser e farla diventare la partita dell’anno.

E’ in arrivo Sportiello, con tanti saluti a chi aveva pesantemente ironizzato sull’accoppiata Loreto-Magrini che nel settembre scorso avevano raccontato per primi la trattativa per il portiere, salvo poi prendersi le pesanti ironie di qualche addetto ai lavori.

Il mio rapporto con i soldi è sensibilmente variato nel corso degli anni.

Il vorrei ma non posso dell’infanzia e dell’adolescenza, con annesso un certo senso di frustrazione, si traduceva in fantastici progetti inevitabilmente sognati il 5 e il 6 gennaio di ogni anno, quando inevitabilmente fantasticavo di vincere i 150 milioni della lotteria di capodanno: compro il KTM e dopo la Golf GTD, regalo questo a quello e a quell’altro/a, vado a vivere per conto mio e non mi fermavo più.

Poi è arrivato il momento delle cambiali, per comprare la macchina e poi la casa, il tutto affrontato con molta leggerezza, perché da giovani si è molto più liberi di testa.

Ho avuto fortuna e mi sono impegnato davvero tanto, oggi direi troppo, al punto che oggi riesco a mantenere a livelli medio alti oltre al sottoscritto altre quattro persone, ma non ho mai abbandonato il senso della misura: i soldi sono importanti, e chi lo nega è un ipocrita, ma davvero non sono tutto.

Per questo non riesco ad appassionarmi alla vicenda Kalinic.

Nel mio piccolo ho rinunciato a qualche decina di migliaia di euro se il cambio professionale che mi veniva prospettato non mi sembrava giusto o, come nel caso dell’addio a Canale 10 quindici anni fa, se ritenevo opportuno scontare certi errori del passato, ma qui i valori economici in campo sono davvero fuori da ogni immaginazione.

Per questo mi astengo da qualsiasi giudizio, preferendo vigilare sul fatto che l’enorme somma eventualmente incassata sia poi in larghissima parte reinvestita per  il bene della Fiorentina.

 

Colazione ieri mattina non lontano dallo stadio.

Entra un gruppo di ragazzini dell’età di Cosimo, tutti eccitatissimi e con la sciarpa viola al collo, stanno andando allo stadio per l’allenamento a porte aperte che la Fiorentina ha “concesso” ai propri tifosi il giorno della Befana.

E ancora una volta ho pensato all’assurdità di questo calcio che si è rinchiuso in se stesso non capendo che è solo attraverso il contatto diretto che si possono continuare a coltivare i sogni e il pallone visto con gli occhi di un ragazzino è un grande, immenso sogno.

Poi continueranno pure a tenere blindati gli schemi di Sousa e a considerare la rifinitura del giorno precedente la gara preziosa come la formula magica della Coca Cola, ma credetemi: senza sognare si vive male tutto, calcio compreso.

Clima ancora di festa, in città la mattina si scorre che è una bellezza, i ragazzi ancora non pensano con troppa angoscia alla scuola.

Il dopo sosta ci ha quasi sempre fregato, sto pensando a quanto accadde 24 anni fa in questi giorni, con il licenziamento di Radice e la caduta verso la B.

Ci ha fregato anche il Pescara nel 2013, quando sembrava impossibile anche solo pareggiarla quella partita.

Il perché la Fiorentina faccia così fatica dopo la pausa invernale non si è mai capito fino in fondo, anche perché non esiste una logica in tutto questo.

E’ chiaro che sosta o non sosta a Pescara dobbiamo solo vincere, non esistono scuse e sarebbe anche un gran modo di celebrare sul campo il ritorno di Antognoni.

E’ stato un percorso lungo, cominciato nel dicembre 2012, ma alla fine ci siamo arrivati: Renza Ciuffi non avrà nessun problema abitativo fino a quando (si spera il più tardi possibile) raggiungerà il suo amato Mario.

E avrà anche una situazione confortevole grazie alla Madonnina del Grappa, ma soprattutto grazie a tutti voi che avete contribuito con le vostre offerte a raccogliere una somma che è poi servita a regalare a Renza tranquillità e serenità

Scrivo queste righe anche per liberarmi di un senso di colpa che mi ha accompagnato per un certo periodo nella strada che il Comitato amici di Mario Ciuffi ha faticosamente attraversato: le mie vicende personali degli ultimi due anni non mi hanno infatti permesso di seguire come avrei voluto tutto quello che accadeva.

E’ il momento dei ringraziamenti, doverosi e assolutamente non retorici.

I nomi che state per leggere vi diranno poco, a parte uno, ma sono stati loro i veri protagonisti di questa avventura: Mario Tintori, Paolo Piazzini, Antonello Vannucci, Maurizio Nencini, Marco Galletti, Matteo Lucherini, Lucia Benvenuti e Sara Lupo.

Uomini e donne di grande generosità, che hanno speso per affetto verso Mario qualcosa che va oltre il denaro: il proprio tempo.

E un grazie va anche a Mario Tenerani: per quindici anni ci siamo fronteggiati in campo aperto con punte di asprezza di cui oggi mi pento, ma sapevo bene come fosse l’unico che mancava nella squadra del Pentasport e che quindi avrei preso volentieri.

Infatti gli chiesi a sorpresa (per lui) di diventare uno dei responsabili della nascente Radio Sportiva, ma sia pure a manlincuore Mario rifiutò per questioni di…cuore professionale.

Da lì è nato un rapporto vero, sincero, che è molto servito alla creazione del Comitato, che ora si scioglierà, e poi nei contatti con la Madonnina del Grappa, fino ad arrivare oggi finalmente alla chiusura del cerchio.

Classico bilancio di fine anno, ovviamente personale: il 2016 rientra certamente tra le stagioni buone della vita.

Sono stati dodici mesi importanti, direi decisivi per capire chi e cosa conta e chi e cosa invece no, ma soprattutto il 2016 mi ha restituito quella serenità che avevo smarrito nel biennio precedente.

Sono tornato ad abitare a Firenze ed è bellissimo, d’altra parte ci sarà pure un motivo per cui la ritengo (e non solo io) la città più bella del mondo.

Certo, sulla Fiorentina il discorso è profondamente diverso: chi se lo aspettava un 2016 così deludente dopo il girone di andata dello scorso campionato?

La colpa è di tutti, con responsabilità ovviamente decrescenti a seconda del ruoolo occupato, ma nessuno si può tirare fuori.

Buon 2017 a tutti, divertitevi, amate chi vi ama e non buttate via il vostro tempo con gli stupidi, i superficiali e chi non sa voler bene.

Ero tra i cinque giornalisti presenti quando qualche anno fa  Cognigni illustrò i piani della società, dando in pratica il via al tanto detestato autofinanziamento.

In quell’occasione il presidente esecutivo non disse mai che non c’era alcun interesse a vincere la Coppa Italia, ma che analizzando i costi e i ricavi della manifestazione era stato verificato come il pagato in premi fosse superiore a quanto la Fiorentina avrebbe incassato dalla Lega, ma la Coppa i Della Valle la volevano vincere in tutti i modi.

Nel telefono senza fili che è ormai diventato il circo mediatico viola la società avrebbe invece preferito non alzare quel trofeo…

Un anno fa lo stesso Cognigni espresse un concetto più o meno simile al Corriere Fiorentino parlando di entrate e uscite per una qualificazione Champions, aggiungendo anche in questo caso che l’obiettivo era quello di entrare nella competizione, concludendo tragicamente con un “non ci faremo trovare impreparati in vista del mercato di gennaio”.

Per molti tifosi la Fiorentina avrebbe invece deciso di rinunciare di propria volontà al terzo posto.

Con l’intervista che ho realizzato in esclusiva con Panerai stessa musica: Panerai non ha mai detto che attualmente ci sono 48 milioni di deficit, ma che Corvino è dovuto partire da una situazione in cui nel 2014 (ripeto, nel 2014) il disavanzo era appunto di 48 milioni. Cifra peraltro già contestata a Genova da Pradé.

Certo, sarebbe molto meglio se qualcuno ci dicesse di quanto è fuori attualmente la società, aiuterebbe alla trasparenza e servirebbe a capire quando finalmente finirà questa via crucis verso la parità di bilancio.

E’ chiaro che queste prospettive non sono esaltanti perchè a tutti piacerebbe una gestione più passionale in termini economici dei Della Valle, ma almeno cerchiamo di ristabilire un po’ di chiarezza.

Perché alla fine la domanda è questa: d’accordo, ci danno una cifra esagerata per Kalinic,  qualcosa che vale più o meno come i soldi del Chelsea per Alonso, ma poi?

Voglio dire: cosa compriamo a gennaio che valga il croato e non costringa all’affanno offensivo?

Oppure pensiamo di puntare tutto su Babacar , e magari Zarate, prendendo un usato sicuro e poi spendendo quei soldi in estate (ma il precedente di Cuadrado non induce a facili speranze)?

La decisione è molto complicata e la parola definitiva è di Corvino più che di Sousa, che pare ormai un corpo estraneo alle scelte societarie e qualunque sia l’esito finale di questa trattativa ci saranno comunque degli scontenti.

 

P.S. Un abbraccio particolare a fax 1940

È la pace interiore quella che conta di più, naturalmente se si ha la fortuna di godere di buona salute.

Tutto il resto viene dopo, se si è a posto con la propria coscienza, se non abbiamo mai tradito la fiducia chi ci vuole bene, prima o poi i conti tornano anche se la strada è lunga e in salita.

Auguro a tutti voi questa pace interiore: se vi sentirete uomini e donne migliori rispetto a un anno fa, vedrete  che lo capirà anche chi vi accompagna.

Buon Natale a tutti.

L’avremmo firmato il pareggio, ma siamo giustamente delusi perché c’era aria da grande impresa.

Come mai la Fiorentina giochi solo un tempo, che l’avversario sia il Napoli o il Bologna, non si sa,  ed è quindi normale vedere il bicchiere o mezzo pieno o mezzo vuoto.

I pessimisti direanno che abbiamo fatto un punto in tre partite, che siamo lontani dall’Europa, che alcuni giocatori sono imbarazzanti, che non comprare nessuno a agennaio e da autolesionsiti.

Gli ottimisti penseranno a Bernardeschi, a Zarate, al Napoli alle corde nella ripresa, all’aver battuto la Roma, aver rischiato di pareggiare in dieci a Milano e aver sprecato un rigore per sconfiggere il Milan: tutti segnali che fanno pensare ad una squadra forte, molto forte.

Comunque sia, è stata una bellissima partita, dispiace non averla vinta, ma ce la siamo giocata alla pari con la formazione che davvero fa vedere il miglior calcio in Italia.

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