Pare che i principali motivi di stress nella vita siano essenzialmente tre: la perdita di una persona cara, la separazione, il trasloco.
Sono stato per ora fortunato col primo, mentre col secondo e col terzo mi sono portato avanti col lavoro: due divorzi e negli ultimi due anni quattro case cambiate.
Aggiungerei però anche una quarta causa di logoramento psicologico: il cambio del cellulare.
A mia parziale discolpa dirò che che il mio non scattava più le foto, la telecamera non funzionava e da qualche mese era pure dotato di vetro vintage, nel senso che ricordava certe finestre scheggiate prese d’assalto dagli autonomi negli anni settanta
Se devo essere sincero fino in fondo, penso che si potesse sopravvivere lo stesso anche senza immortalare i momenti o le situazioni che un tempo rimanevano semplicemente incollati nella nostra memoria.
Comunque sia, si cambia.
Ed eccolo qui il signore di mezza età (o diversamente giovane, fate voi…), molto parzialmente evoluto digitalmente, alle prese con il primo momento di smarrimento di una giornata difficile: oddio, ma ora starò due ore senza il cellulare a causa dello spostamento dei dati.
Sensazioni: mi manca qualcosa, però…non è poi così drammatico, ma sì, bisogna farlo tutti i giorni di stare un po’ senza (della serie: basta con lo smog, domani lascio la città e vado a vivere in campagna), palpata frequente delle tasche, ma dove l’ho messo? Ah già è dal rivenditore! Ok, sono passate due ore, vado a riprenderlo.
E qui comincia il mal di mare, anche se all’inizio non sembra perché si accendono tutte le lucine, che poi sarebbero le icone, e ti senti come un bambino al luna park: ma allora c’è tutto!
E’ più bello, più elegante, più figo!
Eh no, che non c’è tutto, manca la rubrica, cioè tutti i contatti, e mancano tutte le applicazioni, compresa la famigerata what’sapp! Beh, travaseranno anche quelle, basta chiedere al tipo in divisa.
“Scusi, qual è la password per accedere a iCloud?”, ed è il momento peggiore.
iCloud?
Ti sei sempre tenuto alla larga da queste cose per te quasi volgari e pure con un vago senso di superiorità: tu sei uno di quelli che per esempio i libri li legge sulla carta mica al telefonino, e che diamine! Un uomo (di mezza età) evoluto, ma con sani pincipi…
Sì, però qui senza la password è come avere una ruota bucata ed essere fermo in autostrada, ti ticordi vagamente di un passaggio di dati effettuato forse un anno fa, con tanto di un nome a te caro fornito al tecnico (anche lui ovviamente in camice bianco, tipo ospedale), ma qual è?
Niente, sei perso. Escluso dal mondo.
Suona il cellulare e riconosci magicamente il numero della tua compagna, senza che ci sia bisogno di nome e foto.
Bello, forse anche romantico, ma il resto?
Il vuoto più assoluto.
Vai preoccupato da un altro mago del computer, gli spieghi accorato il dramma che stai vivendo e quello, come con l’infermiera di un ambulatorio medico, ti dà appuntamento per il giorno dopo per “vedere quello che si può fare”
Poi, il miracolo: gli dei della tecnologia ti vengono in soccorso e spunta l’illuminazione della password, che era poi la stessa che ti chiedeva Cosimo per scaricare i giochi, provi chiudendo gli occhi e…non viene rifiutata!
Sei di nuovo nel mondo digitale, tiri un sospiro di sollievo.
E come quando eri bambino e avevi superato il guaio, prometti che ti comporterai bene, sicuramente meglio di prima.
E che tratterai il tiranno che hai in tasca nel giusto modo, per evitare di cambiarlo di nuovo nei prossimi due anni.