Domani sera alle 19 racconterò un po’ della mia vita attraverso le canzoni che in qualche modo mi hanno accompagnato in questi fortunati 56 anni.

Sono molto contento e anche un po’ imbarazzato dell’invito ricevuto dalle Nozze di Figaro, anche perché (bontà loro) mi hanno posizionato tra Sergio Staino e Marco Vichi: cercherò di essere all’altezza.

L’appuntamento è alla ZAP (Zona Aromatica Protetta, un nome che promette moltissimo…) presso il Vicolo di Santa Maria Maggiore 1, nel cuore della mia Firenze, con presentazione dell’amico Alessandro Nutini, gran batterista della Bandabardò.

Ad ascoltarmi ci saranno Cristina e i miei figli e per me saranno momenti molto particolari, da vivere con intensità.

Chi avesse voglia di fare un salto….

Ci siamo, pagherò la scommessa. degli otto gol

Appuntamento con Federico alle 17 (puntuali!) giovedì prossimo alla pasticceria Villani in Piazza Antonelli a Firenze.

Oltre a Bernardeschi ci sarà Chantal Borgonovo, o la figlia Alessandra, e sarà quindi l’occasione per fare di persona una donazione alla Fondazione.

Come si dice in questi e in altri casi: vi aspetto numerosi!

D’accordo, il Napoli gioca il più bel calcio d’Italia e forse d’Europa.

E va bene, la loro rosa è nettamente più forte della nostra, il loro bacino d’utenza non paragonabile, il loro allenatore è più bravo.

Ma la Fiorentina dov’era?

Cosa ci ha messo del suo questa squadra allenata da un signore quasi di mezza età bizzoso come i bambini, ma forse mio figlio Cosimo di dieci anni dovrebbe essere oltre certe ripicche?

Stavolta i dirigenti c’erano, ha parlato Corvino e almeno si è evitata la figuraccia di Palermo, ma i giocatori sapevano di giocarsi l’ultima possibilità per scongiurare un’ultima di campionato molto simile a Fiorentina-Cagliari del 2012?

Non un calcio, mai un intervento un po’ grintoso, non parliamo di gioco: niente.

Ed è andata pure bene, perché potevamo prendere un’imbarcata storica.

Adesso per favore caliamo il sipario e azzeriamo parecchie cose.

E siamo quindi nella condizione psicologica migliore per fare bene, tanto non abbiamo niente da perdere.

Napoli è uno stadio strano, dove nelle stagioni grigie di Mihajlovic abbiamo giocato grandi gare contro Mazzarri, dove Babacar si rivelato al mondo e soprattutto dove Antognoni, Baggio e Batistuta hanno segnato reti indimenticabili.

Siamo oggettivamente indeboliti dalle assenze di Borja Valero e Astori, ci vorrebbe la partita non dico della vita, ma almeno della stagione di quasi tutti quelli che andranno in campo e forse non basterà lo stesso.

Però è una grande partita e la giochiamo essendo ancora in corsa per qualcosa: è veramente molto poco per essere soddisfatti, ma abbastanza per non dichiarare la stagione fallimentare, anche perché nella mia ormai cinquantennale vita viola di fallimenti ne ho visti ben altri.

Sono calcisticamente figlio di quell’inebriante 1976, quando il Torino recuperò in tre gare cinque punti alla Juve e vinse il campionato.

Una goduria unica, inarrivabile, anche perché purtroppo la Fiorentina lo scudetto non lo vince da quasi cinquanta anni.

Ora, premesso che la Roma, al di là dell’insana passione di Camilla per Totti e De Rossi,  vale suppergiù i bianconeri in quanto ad antipatia (e ci ha pure mandato in B nel 1993), devo confessare che mi divertirei molto se lo scudetto non fosse ancora assegnato domenica sera.

Insomma, nella vita si sopprta di tutto, ma il triplete della Juve sarebbe uno di quei momenti in cui ti chiedi come mai da piccolo non ti sei appassionato al basket o alla pallavolo…

Esattamente trentacinque anni fa in queste ore mi stavo svegliando a Cagliari convinto di vincere lo scudetto.

E come me lo pensavano un milione di tifosi viola sparsi per il mondo.

Ricordo tutto di quella giornata: la notte con gli ultra del Cagliari che fecero una notevole baldoria, la passeggiata davanto all’hotel Mediterraneo dove alloggiava la squadra, l’interminabile attesa nella fornace del Sant’Elia, il senso di impotenza via via che la partiva scorreva senza gol, la pugnalata al momento della rete annullata a Graziani, la notizia del vantaggio della Juve a Catanzaro, la rabbia nel vedere in TV la gomitata di Brio a Borghi.

Mentre a testa bassa con Maurizio tornavamo verso l’albergo provai un senso di angoscia esistenziale/calcistica forse dovuto ai vent’anni e pensai con dolore che nella vita difficilmente sarei mai andato così vicino a godere in tutto e per tutto con la mia amata Fiorentina….

Si va al Franchi per tifare e soffrire Fiorentina, perché appassionati di calcio e innamorati sportivamente di questa squadra.

Non conosco niente della Curva Fiesole, non ci sono mai stato dagli otto ai vent’anni perché ogni domenica andavo in Ferrovia, sono a digiuno delle dinamiche che esistono, non so chi comanda,  cosa viene deciso, non ho crediti o debiti con capi, capetti o soldati semplici .

Penso di restare discretamente sulle scatole a molti, soprattutto a quelli più giovani, per via dei miei anni nella televisione di Cecchi Gori, per la mia posizione sull’Hysel e perché comunque sono abbastanza facilmente riconoscibile come giornalista e in quanto tale passibile di critiche: fa parte del mestiere e accetto tutto senza problemi, cori e striscioni compresi.

Fatta questa necessaria premessa, a me sembra fuori dalla realtà vedere e ascoltare ciò che ho visto e ascoltato ieri per una vittoria della Fiorentina: nessuna gioia, silenzio assoluto dopo i tre gol, il resto dello stadio che contesta i contestatori.

Il mio pensiero è che i Della Valle restino la migliore delle soluzioni possibili, ma non è detto che abbia ragione e neanche voglio convincere i ragazzi della Curva che li vogliono mandare via per sostituirli non si sa con chi: può darsi che abbia torto, che loro sappiano di un compratore o che si sia tutti pronti per l’azionariato popolare, chi lo sa?

Ma la Fiorentina viene prima di queste beghe tra tifosi, viene prima di Guetta, dei Della Valle, di Sousa, Corvino, di tutti i giocatori presenti, passati e futuri, viene prima anche della Curva Fiesole.

Perché la Fiorentina è di tutti, ed è una passione che ognuno vive a modo suo, senza imposizioni di alcun genere

E’ il nostro sogno di bambini, il fanciullino pascoliano che ci possiamo permettere di coltivare da grandi.

E se la Fiorentina segna e vince si esulta e si gode perché altrimenti questa passione non ha più senso di esistere.

Battere la Lazio, ecco cosa ci vorrebbe per rasserenare gli animi e arrivare meno sfiniti e nervosi alla fatidica data del 28 maggio, quando si volterà finalmente pagina.

Una prova piena di rabbia agonistica e di buon calcio, una prestazione stile secondo tempo a Genova, qualcosa che riconcili con il piacere di andare a vedere la Fiorentina.

Hai voglia a dare i dati ufficiali, che parlano sempre di 26/27 spettatori, la verità è che più di un quarto degli abbonati rinuncia al Franchi perché non ne può più dei contorsionismi verbali di Sousa, dei silenzi della società e della mollezza dei giocatori.

E il bello è che la classifica è meglio dell’aria che si respira in giro: una vittoria contro una delle squadra storicamente più antipatiche del campionato sarebbe come quando si rifanno i letti e nella stanza si aprono le finestre.

Dove non arriva il legislatore, a volte ci pensa la Cassazione.

Una sentenza rivoluziona l’idea di matrimonio e soprattutto di divorzio in Italia.

Fatto salvo il principio che i figli debbano essere salvaguardati in ogni sfaccettatura di quel doloroso percorso che è la separazione, perché si deve mantenere vita natural durante una persona con cui non si condivide più niente?

Ora non è più così, perché chi ha “capacità e possibilità effettive di lavoro personale” si dovrà dare da fare e non peserà più sull’ex coniuge.

Ed è stato  finalmente abolito il principio del tenore di vita precedente: si riparte da zero, come è giusto che sia, ognuno per conto proprio e secondo le proprie capacità personali di generare reddito.

D’altra parte la separazione ed il divorzio sciolgono ogni vincolo di fedeltà e di convivenza reciproca, è una libera scelta delle parti, o almeno di una che non ce la fa più e nessuno può essere obbligato a stare insieme, per questo è giusto il divorzio.

Ma non si capisce il perchè dovesse sopravvivere un legame economico, che poi nel corso degli anni si è ineluttabilmente trasformato nella migliore delle scuse per non lavorare e vivere quindi di rendita alle spalle dell’ex coniuge.

Ha ragione Massimo Sandrelli: se togli il sogno, che rimane del calcio ai tifosi?

Eppure non è passato neanche troppo tempo da quando eravamo immersi in pensieri libidinosi di alta classifica.

Possibile che che in un anno e mezzo si sia azzerato tutto e che mediaticamente ovunque ti giri vedi solo macerie?

Possibile.

E la colpa è di tutti.

Mi prendo anch’io le mie belle responsabilità perché mi sto accorgendo che forse solo ora ho completamente recuperato dal trauma del fallimento del 2002.

Non è che abbia esaltato le plusvalenze, ma insomma…quante volte mi sono detto che a quella cifra il determinato giocatore era meglio venderlo?

Che è come dire di essere soddisfatti se Cuadrado, Alonso o Jovetic vanno via purché il bilancio sia sano.

Poi però in campo vanno Tello, Milic e Zarate, che non è proprio la stessa cosa.

Ho percepito che da giugno cambieranno molte cose e sono curioso di vedere che cosa accade, perché, credetemi: la sostanza è molto meglio dell’apparenza, solo che con l’apparenza ci balocchiamo tutti i giorni ed è quella che manda avanti la nostra passione.

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