E’ una citazione che mi risuona dentro in mezzo ad una delle canzoni di Guccini minori e che pure amo di più in un fantastico 33 giri del 1978 che conteneva autentiche poesie.

E quattordici mesi fa passeggiavo con Cosimo su quelle strade, quattro giorni solo nostri a spiegargli le cose vivendo da turisti.

Chiaro che abbia pensato: e se fosse successo in uno di quei pomeriggi?

La Spagna per molte cose è più vicina all’Italia della Francia, noi come loro (gli spagnoli) ci riteniamo più aperti verso il mondo, quasi che la nostra disponibilità ad accogliere il prossimo sia una sorta di vaccino che ci preserva dalla follia dei terroristi.

Purtroppo non è così e non sono contromisure efficaci perché non riusciamo minimamente a comprendere cosa possa accadere nella testa di chi vive in un universo parallelo ed ostile al nostro: dobbiamo convivere con la paura, senza soccombere.

Dunque, compriamo.

E meno male: era l’ora, confermando ciò che mi era stato assicurato una cinquantina di giorni fa.

Se poi compriamo bene o male, la responsabilità è tutta di Corvino, che una squadra la sta comunque facendo, mi auguro con la fondamentale collaborazione di Pioli.

E ho sinceramente perso il conto di quanto c’è rimasto in cassa, un po’ come succede quando esco per le spese con i miei figli, anche se credo che Pantaleo sia molto, ma molto più oculato di me, che mi lascio andare un po’ troppo…

E’ più forte di me, proprio non ce la faccio più: ogni volta che gioca la Juve, tifo contro.

E non importa chi sia l’avversario, e la Lazio è tra le squadre più antipatiche d’Italia: conta lei, come avrebbe detto il grande Mario Ciuffi,

Ieri sera è stato divertente seguire la partita e a chi mi accusa di essere provinciale posso solo dire che ha perfettamente ragione, ma non ho alcuna intenzione di cambiare.

Ne conosco parecchi di indecisi: vado o non vado allo stadio?

Lo faccio o no l’abbonamento?

Ogni scelta è rispettabile, quello che fatico a capire, ma sarà una mia mancanza, è farne una questione di principio con i Della Valle.

La Fiorentina, e quindi la fiducia o la sfiducia per la squadra, dovrebbe venire prima di qualsiasi protagonista singolo, soprattutto se non allena o va in campo.

Altrimenti si ottiene l’effetto contrario e lo si fa diventare fin troppo importante.

Ci stiamo attrezzando, finalmente ci siamo mossi.

Manca ancora qualcosa di importante, ma almeno stiamo abbandonando l’idea di essere in caduta libera, l’ipotesi di svendita totale.

Non abbiamo purtroppo le coppe e quindi non è che ci serva una rosa troppo ampia, ma la qualità è fondamentale e per le nostre ambizioni gli acquisti di ieri mi sembrano veramente qualcosa di significativo.

Se poi rimane Kalinic (in alternativa molto più Simeone di Zapata), prendiamo un centrale forte e un centrocampista che faccia legna, beh, forse ci possiamo divertire.

 

Ho aspettato un giorno a scrivere perché volevo verificare le reazioni post vittoria in Germania

E’andata bene, nel senso che non ho ascoltato o letto frasi illusorie del tipo: “beh, tutto sommato non siamo così male”

Perché il problema oggi non è come siamo, ma quanti siamo, cioè non abbastanza per affrontare la stagione, almeno per immaginarevdi stare stabilmente a sinistra nella classifica

Continuo a sperare che Kalinic in qualche modo rimanga, il mal di pancia glielo potremmo far passare in diversi modi, ma uno come lui, ribadisco, noi sul mercato non ce lo possiamo permettere

Gli undicimila fedeli del verbo viola, che amano a prescindere, gradirebbero un segno della presenza divina

Ci vogliamo dare una mossa?

Il campionato di calcio per me è sempre stato come il capodanno, cioè l’inizio di qualcosa che bambino e poi da ragazzino aveva la magia del Natale, che in quanto ebreo non conoscevo nelle sue manifestazioni familiari

Tutto in quei giorni di settembre era possibile, anche che la Fiorentina vincesse lo scudetto e Speggiorin la classifica cannonieri

La cosa strana, a pensarci quasi mezzo secolo dopo, è che la mia insana passione per il giornalismo, nata più o meno in quinta elementare, e l’amore per la Fiorentina hanno viaggiato per almeno un decennio su binari paralleli, nel senso che mai ho pensato che raccontare i viola potesse diventare un lavoro

Volevo fare il giornalista e basta: datemi qualcosa su cui scrivere e sono contento

Poi, verso i diciotto anni, sono cominciate le stagioni della frenesia e anche della rabbia, perché per diversi anni ero come in una bolla di vetro, sospeso tra il mio registratorino da quattro soldi e la voglia di sgomitare in mezzo a decine di porte sbattute in faccia e sorrisi di circostanza ed è in quel momento che mi ha aiutato il carattere: non ho mollato e mi sono inventato un qualcosa che ancora adesso non saprei definire bene

Fermarsi ogni tanto, magari aiutati dal caldo feroce che impone un rallentamento di tutto, vuol dire guardarsi alle spalle e chiedersi quanto sarebbe stato contento il ragazzo che ero di sapere che, con fortuna e un po’ di costanza, da 35 anni racconto la Fiorentina, qualsiasi Fiorentina, non importa se fortissima o scarsa

Beh, sarebbe stato felice e incredulo e…avrebbe avuto assolutamente ragione

Qualche spunto buono, Chiesa generoso e poco altro

Siamo indefiniti, che vuol dire tutto e niente, nel senso che non è per forza un giudizio negativo

Intanto abbiamo vinto, che non  fa mai male, ma ovviamente conta il giusto perchè sarebbe più importante avere in rosa i giocatori che servono a Pioli

Visto anche un Kalinic strano, quasi che non toccasse a lui, però è, appunto, solo un’amichevole d’agosto e quindi aspettiamo di vedere cosa succede a Milano, poi eventualmente se ne farà una ragione

Non ricordo nei sei anni fiorentini da giocatore una sola volta in cui Stefano Pioli si sia veramente arrabbiato

Un pomeriggio mi disse con toni  educati che era un po’ stufo di essere accomunato a Luppi nelle valutazioni, ma non per una scarsa considerazione del collega, che pure gli era nettamente inferiore, ma perché riteneva che ognuno dovesse essere giudicato  personalmente, e aveva ragione

Ogni tanto tasto con lui il terreno per capire quanto sia davvero allarmato per questa Fiorentina che è molto in divenire e i suoi messaggi sono assolutamente rassicuranti, così si va avanti per un altro po’ di giorni, poi torno a preoccuparmi

Solo che qui siamo a venti giorni dal campionato e qualcosa si vorrà pure concedere come tempo al nostro tecnico per provare a mettere insieme i pezzi di un puzzle al momento indecifrabile

Non è che si voglia mettere fretta a nessuno, ma sia chiaro a tutti che in questo momento siamo una squadra da zona destra della classifica e quindi sarebbe il caso di darci una mossa

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