Com’è stato bello fino ai 13 anni!

C’era la raccolta delle figurine Panini, la Fiorentina, cercare di comprarsi la bicicletta da corsa più bella, provare ad essere bravo a scuola.

Poi è cambiato tutto, nella mia testa e non solo in quella parte del corpo sono arrivate loro: le femmine.

Cioè, c’erano anche prima, ma convivevano come pacifiche abitanti del mio microcosmo: compagne di scuola, mamma, sorelle, tutte avevano un ruolo che non mi disturbava.

Da quella terrificante estate del 1973 sono successe molte cose: due ex mogli e soprattutto due figlie, molto più impegnative delle ex mogli,  oltre ad una certa frequentazione del genere femminile che col passare del tempo mi ha sempre più interessato antropologicamente proprio perché cercavo, quasi sempre inutilmente, di capirci qualcosa.

Ecco perché sono stato folgorato da questo articolo del Corriere della Sera, scritto da un geniale avvocato di 43 anni, Mirko Spelta, che mi e ci assolve dalle accuse che quotidianamente ci vengono mosse dall’altra metà del genere umano.

Signore e signorine: non è colpa nostra, siamo innocenti e leggendo capirete il perché.

 

Chissà perché gli uomini sbagliati capitano tutti a me?». Se avessi un euro per ogni volta che nella vita ho sentito una donna pronunciare una frase del genere, ora potrei permettermi di fare quello che ho sempre sognato: stare tutto il giorno in costume, al mare. Invece eccomi qua, a cercare di capire. Non sono uno psicologo, un sociologo o uno studioso della mente umana. Sono un uomo di 43 anni — e un avvocato, ma questo è secondario — che come qualsiasi altro ha avuto la fortuna (quasi sempre) e la sfortuna (qualche volta) di relazionarsi con il mondo femminile. Ascoltando e imparando dalle mie e dalle altrui esperienze, ho tratto alcune

Capirsi è la parola chiave, il vero segreto della longevità della coppia felice. E visto che, se aspettiamo che siano gli uomini (me compreso) a capire le donne allora buonanotte ai suonatori, quello che possiamo fare è cercare di spiegare senza mezzi termini alle donne come sono fatti questi benedetti uomini. Un uomo è semplicemente un uomo e va preso così com’è. Non è il principe azzurro, non è il cavaliere senza macchia che vi capisce al primo sguardo. Anche quello più sveglio, non sarà mai la materializzazione di quell’ideale che ogni donna ha creato nella propria testa. Non ne sarà mai all’altezza. Più di una volta ho sentito dire, di solito da donne vicino ai 40: «Ho smesso da un pezzo di cercare l’uomo giusto». Paradossalmente, le donne che hanno smesso di cercare l’uomo giusto sono proprio quelle che l’hanno trovato, sono quelle che dal sogno sono scese sulla terra. Certo, non tutti sono uguali, qualcuno vi assomiglierà di più e qualcun altro meno, qualcuno vi capirà di più e qualcun altro meno, qualcuno vi stimolerà di più e moltissimi altri meno. Ma nessuno sarà mai perfetto. Questo non giustifica la generale sfiducia nei rapporti di coppia, semplicemente perché di uomini pronti a guardarvi come se non ci fossero altre donne al mondo ce n’è sempre uno più vicino di quanto pensiate. Questi uomini, a differenza dell’uomo giusto, esistono eccome, e sono quelli veramente innamorati.

«Ma che belle scarpe!»

Gli uomini sono esseri semplici, semplicissimi. Un uomo non ha un «modo» in cui ti guarda: o ti guarda o non ti guarda. Un ragionamento tipo: «Lui mi ha chiesto il numero di telefono e io gliel’ho dato, ma forse troppo presto o forse troppo tardi, forse sono stata troppo aggressiva e gli ho messo paura o forse sono stata troppo restia, avrà capito che non sono interessata e quindi non mi chiama… e adesso cosa faccio? Se lo chiamo sembro sfacciata; allora aspetto. E se non chiama? Perché non chiama? Oddio, panico!» non farà mai parte della mente di un maschio. O vi chiama o non vi chiama. Punto.La semplicità degli uomini si riflette soprattutto sul fronte della comunicazione. Le donne comunicano molto bene sul piano verbale e non verbale e hanno una intelligenza emotiva enormemente più sviluppata di quella del maschio. Sta di fatto che se raccontiamo una bugia ad una donna e lei ci crede, o aveva già deciso di crederci oppure, in cuor suo, ci ha già perdonato. Se no, una donna non la freghi. L’uomo invece ha una capacità di decodificare i gesti, le espressioni del viso, i toni della voce estremamente più limitata. Comprende molto meglio le parole di quanto non comprenda i gesti o le espressioni del volto ed è decisamente più interessato al messaggio in sé che al modo di veicolarlo. Ho sentito donne interrogarsi a lungo su cosa potessero significare i tre puntini di sospensione alla fine di un messaggio o su «cosa avrà voluto dirmi». Ebbene, la vera verità è: niente. Quello che vuole dire, di solito, è esattamente quello che ha detto e solo quello che ha detto, niente di più e niente di meno. Uomini e donne parlano in modo diverso, pensano e capiscono in modo diverso. La stessa cosa, la stessa situazione, persino la stessa frase se esce dalla bocca di un uomo o di una donna spesso ha due significati differenti. Se una donna dice a un’altra: «Ma che belle scarpe!», la frase completa è: «Ma che belle scarpe, dove le hai comprate, le voglio anch’io». Se un uomo dice a una donna: «Ma che belle scarpe!», il più delle volte la frase completa è: «Ma che belle scarpe, staresti bene solo con quelle addosso». Questa differenza può creare notevolissimi problemi di comprensione reciproca, perché se volete davvero farvi capire da un uomo dovete mettervi in testa che non siete davanti a un’altra donna, ma a un soggetto diverso: quasi come se foste davanti a uno straniero che parla un’altra lingua. Se vi ostinate a parlargli nella vostra, potrà anche non capirvi. E non è colpa sua, è assolutamente normale, è fatto così.

Venti chilometri più avanti

Le donne si guardano, e molto: a volte si fanno reciprocamente una specie di check up in due secondi: dalla testa ai piedi poi di nuovo su, dai piedi alla testa. Tipo risonanza magnetica. Alle donne piace un’altra donna quando è elegante, discreta, fine. Quelle che invece esibiscono una femminilità un po’ troppo esplicita, quelle dalla bellezza appariscente, alle donne tendenzialmente non piacciono. Per gli uomini il discorso è un tantino diverso. L’eccessiva sobrietà, l’essere troppo fine e graziosa, tendenzialmente fa colare l’eros a picco come il Titanic. La bellezza volgare eccita. E il concetto maschile di volgarità applicata alla femminilità, cioè il limite oltre il quale l’uomo avverte l’esagerazione, e quindi oltre il quale l’effetto diventa negativo, è spostato mediamente venti chilometri più avanti del vostro.

Ciò che una donna considera già volgare, nel novanta per cento dei casi è considerato sexy da un uomo. Pertanto non fate l’errore di chiedere consigli su cosa è sexy e cosa no a un’altra donna. Piuttosto chiedetelo a un uomo, perché lui non soltanto lo sa per istinto, ma sarà di sicuro sempre sincero (gli uomini in certi casi non ce la fanno proprio a trattenersi). La sessualità maschile era ed è rimasta di tipo visivo. In un uomo l’attrazione fisica immediata inizia a cinquanta metri di distanza da una donna, quindi non può avere nulla a che fare con il temperamento. Per un uomo non c’è alcuna correlazione fra l’intelligenza femminile e il desiderio sessuale, né in senso positivo, né in senso negativo: sono due cose che non c’entrano nulla. Moltissime donne mi hanno detto che se si trovassero a cena con l’uomo più bello del mondo e si dovessero accorgere che è un completo cretino, la probabilità che ognuno dorma a casa propria sarebbe altissima. L’uomo tendenzialmente non funziona così: ovvero è più che probabile che nella situazione uguale e contraria un maschio voglia comunque tentare di concludere anche se con la peggior oca patentata, con la quale fuori dal letto non avrà nulla in comune.

Con passo deciso verso la sua scrivania

Un pazzesco e deleterio luogo comune è quello legato all’iniziativa femminile: una donna che prende l’iniziativa, sia in termini di approccio che sessuale, rischia di avere una scarsa considerazione nella mente maschile. Tutte frottole. Ma, se decidete di farlo, fate attenzione: ciò che a voi sembra già molto esplicito per l’uomo medio potrebbe non esserlo affatto. Quindi provateci, provateci senza ritegno. Dirigetevi dritte alla sua scrivania, guardatelo negli occhi e invitatelo fuori a cena. Senza paura. Cosa succede in questo caso nella testa di un uomo?

L’uomo è lento e avrà bisogno di qualche istante per metabolizzare. Tenete duro e non spaventatevi perché passato il primo momento e l’effetto sorpresa, se ha anche un minimo di interesse per voi (ma si potrebbe dire anche se non ci ha mai pensato prima ma gli andate comunque a genio) avrete ciò che volete. La storia dell’uomo intimidito dall’iniziativa femminile è una sciocchezza. Un uomo che non ha problemi con la propria integrità psicologica e sessuale è tutt’al più divertito dall’essere per una volta preda, anzi, la cosa è anche piuttosto eccitante, direi quasi irresistibile. E anche nel caso in cui la cosa non vada in porto, l’uomo declinerà comunque con un sorriso, con la felice consapevolezza di essere stato voluto, cercato, desiderato ed è una cosa che non capita tutti i giorni e che da un lato rallegra l’umore e ben dispone, dall’altro, cosa assai più importante, scatena comunque l’ammirazione nei vostri confronti per avere avuto il coraggio di farvi avanti.

Sono tempi, questi, di grande sfiducia verso il sesso opposto, in cui si fa fatica a chiudere gli occhi e buttarsi, tempi in cui, scottati dalle storie andate male, ci si avvicina o riavvicina all’amore con diffidenza, e dando di noi solo quel tanto che basta per non soffrire in caso di ulteriore fallimento. La verità è che lasciarci andare fa paura, amare fa paura, l’idea di appartenere a qualcuno ci terrorizza e la prospettiva di essere felici ancora di più. Abbiamo preso delle batoste, abbiamo affrontato dei fallimenti e abbiamo sofferto. E allora? Quante volte abbiamo fatto un colloquio e ci hanno risposto «le faremo sapere»? Quante volte abbiamo cambiato casa, città, amici? E però le cose nella vita non vengono quasi mai da sole. Perciò prendiamo il coraggio a quattro mani e lasciamoci andare, lasciamoci prendere.

Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto per un secondo tempo pieno di grinta e occasioni, anche se Caprari avrebbe potuto chiudere tutto dopo pochi minuti.

Dunque la sconfitta è immeritata e comunque un pareggio non ci avrebbe sollevato più di tanto perché con la Samp in casa bisogna vincere, altro che storie, se vogliamo coltivare un minimo di ambizione.

Non mi iscrivo al partito dei catastrofisti: non rischiamo la B e se sistemiamo la difesa non siamo poi così peggio della passata stagione: un po’ sì, ma non tanto.

Già, ma la sistemeremo la difesa?

Perchè, e non solo per colpa dell’impresentabile Tomovic, quando la palla ce l’hanno gli altri a me viene sempre la paura che possa accadere qualcosa di importante alla rovescia e infatti ne abbiamo presi cinque in due partite.

Adesso ci vuole calma e soprattutto ci vuole un difensore che dia garanzie: niente scommesse per favore, per quelle stiamo già dando abbastanza.

Nonostante l’auto finanziamento, che viene tristezza solo a pensarci

Nonostante gli errori di comunicazione, che comunque con Antognoni e Salica in società, guarda caso, sono sensibilmente diminuiti

Nonostante noi giornalisti, vil razza dannata che poche volte brilliamo per acutezza e coerenza

Nonostante quelli in malafede, e temo che ce ne siano abbastanza, che ce l’hanno per interessi propri o per allergia congenita ai Della Valle

Nonostante la permalosità dei proprietari, che dopo quindici anni non hanno ancora capito che la squadra in cui hanno messo 270 milioni di euro rappresenta Firenze, nel bene e nel male: qui si discute e si contesta tutto. Se non lo si sapeva prima, ora, dopo tre lustri, avrebbero dovuto capirlo

Nonostante tutto quello che ci volete mettere dentro, la Fiorentina torna tra la sua gente è il resto viene dopo: forza viola

Molto meglio di quanto si pensasse alla vigilia, anche se bisogna vedere quanto ha spinto il Real.

Fatto sta che comunque siamo rimasti in partita fino al novantesimo e qualcosa di buono si è visto, esattamente come a Milano.

Al di là del fatto che davanti c’era il più forte giocatore del mondo e altri giocatorini niente male, quando ci attaccano a me viene il mal di mare perché ho sempre l’impressione che ci sia qualcosa che non va e spesso purtroppo c’è veramente da mettersi le mani nei capelli.

La difesa va rinforzata e spero che il tormentone sul mercato chiuso in entrata sia smentito da qui al 31 agosto.

Ho due immagini del Milan che mi hanno sempre fatto apprezzare moltissimo la società che fu di Berlusconi e soprattutto di Galliani fino a qualche mese fa.

La prima risale all’ottobre 2008, quando i rossoneri si spostarono in massa a Firenze per la partita di Stefano Borgonovo, i campioni di un passato splendido e quelli che c’erano in quei giorni, con Ancelotti a guidare il gruppo. Una dimostrazione di attaccamento e stile come raramente ho visto nel cinico mondo del calcio.

La seconda volta risale al giorno dell’inaugurazione della sala stampa dedicata a Manuela. Galliani chiese espressamente a Della Valle di ritardare la cerimonia perché il Milan era bloccato nel traffico per arrivare allo stadio e lui voleva esserci in tutti i modi per la stima che aveva verso Manuela, che di tutto poteva essere accusata tranne che di simpatie berlusconiane.

E se il signor Mirabelli si studiasse un po’ la storia della società che ieri ha indegnamente rappresentato?

Sono anni che sostengo quanto Facebook sia dannoso, se non utilizzato con intelligenza.

L’ultima frontiera dell’imbecillità riguarda la presunta cacciata di Pietro Vuturo dalla nostra squadra e qui purtroppo mi tocca ripetere concetti già espressi, ma che evidentemente non sono compresi, non so se per mancanza di intelligenza o per voglia di far casino.

Non è mai esistito in 38 anni di Pentasport che abbia mandato via qualcuno per le sue idee, non è accaduto con Stefano Prizio, della cui assenza ancora mi spiace, o con altri feroci contestatori dei Della Valle, così come non è mai accaduto con chi ce l’aveva con Cecchi Gori.

Se non ascoltate più qualcuno è solo perché da direttore ho pensato che quel qualcuno fosse più interessante alternarlo con altri, in un’ottica di pura estetica della trasmissione: le mie scelte saranno opinabili e contestabili, ma si basano solo su questo principio.

Ho avuto pressioni di ogni genere, ma nel momento in cui dovessi cedere a qualsiasi ricatto potrei consegnare metaforicamente le chiavi del Pentasport a un qualsiasi burocrate del giornalismo fiorentino e dedicarmi ad altro.

Figuriamoci quindi se mi fa piacere rinunciare a Pietro e anche a Marzio: la loro eventuale assenza non dipende assolutamente dalla mia volontà e sto lavorando per vedere di recuperare uno spazio per continuare ad ascoltarli a “Viola nel cuore”.

Ma nel rutilante mondo dei social ognuno sfoga la propria frustrazione come crede, alcuni lo fanno mettendo lo sterco nel ventilatore e poi pigiamo il bottone on: contenti loro…

Stefano Pioli a fine gara aveva una faccia tranquilla, andandosene via dalla sala stampa ha detto: “su ragazzi, non è mica successo nulla di irreparabile. Ci riprenderemo”.

Gli credo per stima, ottimismo viola e quell’affetto professionale nato nei suoi anni da calciatore.

Il tre a zero è più meno la differenza reale tra le nostre occasioni e le loro, soprattutto tra la nostra difesa (imbarazzante) e la loro, con la felice eccezione di Sportiello.

I vecchi sono stati i peggiori, con una battuta si potrebbe dire che abbiamo venduto quelli sbagliati, però i sopravvissuti alla rivoluzione ce li pagavano davvero poco…

Voto molto basso per Freitas, che a fine partita ci è venuto ad illuminare su come “la proprietà stia facendo sforzi importanti e quindi vada ringraziata”.

Ora, va bene essere aziendalisti, ma esiste anche la realtà oggettiva che racconta come da diverse stagioni la Fiorentina sia in regime di auto-finanziamento.

Se Freitas ci spiega quali siano questi sforzi importanti, lo ringrazio perché mi e ci regala una verità che il sottoscritto non riesce proprio a vedere.

Signori, si replica.

Chi vuole scommettere contro di me per gli eventuali (e augurabili) otto gol di Chiesa può iscriversi per la nuova sfida lanciata a Federico.

Le modalità sono quelle che ormai conoscete: se perdo merenda per tutti gli scommettitori insieme anche al bomber, se invece (e mi spiacerebbe) vinco fate una donazione alla Fondazione Borgonovo, con Chantal madrina di tutta l’iniziativa.

E un grazie particolare a Massimo Cremasco, un amico che mi sprona a non fermarmi mai: l’idea di fare una nuova scommessa con Chiesa è stata sua.

 

E’ una citazione che mi risuona dentro in mezzo ad una delle canzoni di Guccini minori e che pure amo di più in un fantastico 33 giri del 1978 che conteneva autentiche poesie.

E quattordici mesi fa passeggiavo con Cosimo su quelle strade, quattro giorni solo nostri a spiegargli le cose vivendo da turisti.

Chiaro che abbia pensato: e se fosse successo in uno di quei pomeriggi?

La Spagna per molte cose è più vicina all’Italia della Francia, noi come loro (gli spagnoli) ci riteniamo più aperti verso il mondo, quasi che la nostra disponibilità ad accogliere il prossimo sia una sorta di vaccino che ci preserva dalla follia dei terroristi.

Purtroppo non è così e non sono contromisure efficaci perché non riusciamo minimamente a comprendere cosa possa accadere nella testa di chi vive in un universo parallelo ed ostile al nostro: dobbiamo convivere con la paura, senza soccombere.

Dunque, compriamo.

E meno male: era l’ora, confermando ciò che mi era stato assicurato una cinquantina di giorni fa.

Se poi compriamo bene o male, la responsabilità è tutta di Corvino, che una squadra la sta comunque facendo, mi auguro con la fondamentale collaborazione di Pioli.

E ho sinceramente perso il conto di quanto c’è rimasto in cassa, un po’ come succede quando esco per le spese con i miei figli, anche se credo che Pantaleo sia molto, ma molto più oculato di me, che mi lascio andare un po’ troppo…

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