Cresce il PIL, cresce la propensione al risparmio degli italiani, perfino Gentiloni invita al sorriso: stiamo davvero tutti meglio?

Sento effettivamente in giro meno lamentele, ma non saprei dire se è solo un discorso di percentuali in più o se davvero dopo dieci anni è finalmente cambiato il vento.

Dieci anni che ci hanno cambiato dentro, resi più sospettosi, impauriti per il futuro, attaccatissimi al nostro particolare, all’orticello che coltiviamo.

E purtroppo questa paura e senso di disagio interiore lo abbiamo trasmesso a piene mani ai nostri figli che sono oggi molto più preoccupati di quello che perderanno (certamente hanno e gli abbiamo dato troppo) piuttosto che essere vogliosi di conquistarsi una loro vita piena ed indipendente.

Al di là dei cento o duecento euro in più in tasca, che comunque “non fanno schifo a nessuno”, come avrebbe detto il grande Gaber, sarebbe importante ritrovare quel sentimento di fiducia verso il prossimo, che poi moltiplicato per i tanti che siamo non è altro che un po’ di sano ed indispensabile ottimismo.

 

Non conosco i pensieri di Andrea Della Valle, ma mi permetto di dargli un consiglio non richiesto: torni al Franchi sabato pomeriggio e se ne freghi se arriva qualche coro ostile.

Non credo che avverrà perché anche la parte più oltranzista del tifo si è data la missione di sostenere la squadra sempre e comunque, però anche se accadesse, non mi pare qualcosa di particolarmente importante: piacere e andare d’accordo con tutti non si può e la libertà di pensiero è il nostro bene più prezioso.

La Fiorentina è dei tifosi affettivamente, ma appartiene molto più prosaicamente alla famiglia Della Valle, che dovrebbe averne cura come la più particolare tra le loro proprietà perché una squadra di calcio è un qualcosa che vive di emozioni e non solo di bilanci.

E nelle emozioni, si ama, a volte ci si perde, ci si arrabbia e si va oltre.

Ma quasi quattro mesi dopo Sassuolo (a Reggio Emilia) il tempo della rabbia dovrebbe essere finito e quindi sarebbe il caso di tornare a seguire tutto in prima persona.

…per essere vero.

E’ sbocciata la viola, come titolava romanticamente un giornale sportivo nelle favolose settimane del secondo scudetto?

Ovviamente nessuno lo può dire e comunque, dato per scontato che il Verona era imbarazzante, rimane il gioco espresso nel primo tempo e tre punti che fanno un gran comodo.

Thereau non è un campione, Benassi difficilmente andrà in Nazionale e Simeone (purtroppo) non è Batistuta, ma con il buon senso, un’unità di intenti e nessun mal di pancia da spogliatoio e da panchina qualcosa di buono si può fare, è nelle nostre possibilità.

Se poi sabato torna allo stadio Andrea Della Valle, che mi raccontano ormai decongestionato dai veleni della passata stagione, aggiungiamo un altro mattone per la ripartenza e per prenderci qualche soddisfazione

Chi indossa una divisa ha dei precisi doveri da cui discende la nostra fiducia nelle forze dell’ordine, che nel mio caso è molto alta.

Comunque siano andate le cose nella nauseante vicenda fiorentina dei carabinieri e delle studentesse, i due saranno giustamente allontanati dall’Arma.

Allontanati e licenziati: avranno modo di ripensare a cosa vuol dire indossare una divisa così prestigiosa.

E però… io non ho alcuna certezza su come siano andate le cose, perché la versione per cui “non abbiamo urlato per paura delle pistole” non mi convince in alcun modo.

Il tema è spinoso e riguarda il confine tra il consenso e il rifiuto di una donna non presente a se stessa davanti alla proposta di un rapporto sessuale.

Non ci sono certezze sull’argomento o almeno io non ne ho e non credo che le abbia nessuno, per questo il giudizio di un tribunale è quanto di più difficile e aleatorio ci possa essere.

 

Incrocio un paio di vecchie conoscenze viola e mi confermano quello che sento dire da luglio ad oggi e cioè che il clima nello spogliatotio è ottimo, non ci sono mal di pancia e il lavoro di Pioli in questo senso sta andando verso la direzione giusta.

Una squadra di bravi ragazzi, ma più  scarsa tecnicamente della scorsa stagione  e con zero punti in classifica non è certo il massimo della vita, ma almeno non ci sono con i veleni della passata stagione, causati soprattutto dall’allenatore.

Alla fine comunque anche questo conta qualcosa, così come conta l’appoggio incondizionato che il popolo viola ha deciso di dare a chi veste quella maglia, lasciando perdere i contrasti con la proprietà.

 

Tutti i fiorentini tra i quaranta e i sessanta anni gli devono qualcosa, e non solo a lui.

Quando ho saputo della morte di Gastone Moschin, mi sono messo a fare un’ideale classifica tra chi fosse il più citato tra gli “amici” che hanno segnato la nostra epoca di ragazzi molto veloci di favella e alla fine piuttosto bischeri: non c’è un vincitore.

Il Melandri è comunque quello con cui ho sentito la maggiore identificazione, preso com’ero in giovane età da certe passioni che parevano inestinguibili e che poi invece si esaurivano per consunzione naturale o per sopravvenuti arrivi.

Due scene memorabili: quando chiede al fantastico professor Sassaroli il permesso di portargli via la moglie e quello non solo gliela cede volentieri (“ho sofferto, ho sofferto come un cane per tre quarti d’ora…”), ma gli ammolla pure l’antipaticissima figliolanza, il cane enorme e la governante tedesca

E poi quando viene colto da sospetto afflato religioso per arrivare a meta con la nuova passione e si avvia portando la croce al Calvario, frustato senza pietà dagli amici.

Era l’ultimo di quegli eroi cinematografici, per me assolutamente inimitabili.

 

Il calcio italiano è questo, hai voglia a dare la maglia numero 10 a Insigne…

Siamo parecchio autoreferenziali, ci diciamo tra noi quanto siamo bravi, pensiamo ai 100 milioni di Belotti, ai 40 di Bernardeschi e poi veniamo umiliati da una Spagna poco più che normale

Una bella botta per tutti, ma il talento purtroppo non si allena, o li hai o non lo hai e nella seconda ipotesi ti devi arrangiare, magari  con molta meno presunzione

Avere Robert Redford (e Jane Fonda) a venti metri di distanza  è un po’ come vedere giocare Federer dal vivo a Wimbledon.

Non è importante nella vita essere ricco, ma potersi permettere delle soddisfazioni, quello sì, e in questo senso sono davvero fortunato.

Mostra del Cinema di Venezia, più o meno il meccanismo mentale è quello del calcio, con il divismo che serpeggia, la voglia di esserci, la gente che si accalca per un autografo o una foto sul red carpet.

Certo, in curva o fuori dagli stadi non ci sono le signore o signorine botulimizzate o al naturale, in lungo o in corto o i maschi in smoking…

Oggi, per la gioia di Cristina, arriva Clooney, ma nel pomeriggio dovrebbe apparire pure Isabella Ferrari: quasi quasi la invito in studio nel Pentasport!

Certamente il più triste mercato dell’era Della Valle, com’era prevedibile e comunque fa male lo stesso perché il calcio deve dare emozioni e anche far sognare.

Qui invece non si sogna più e ci si emoziona pochissimo.

La differenza tra entrate e uscite è molto più alta di quanto avrei immaginato, ma non è così elevata da far pensare ad una svendita per poi liquidare la società.

Resta il fatto che siamo passati dall’auto-finanziamento al ridimensionamento e ora l’unica strada possibile, in attesa del principe azzurro, è l’unione di intenti, qualcosa che vada al di là della emplice retorica da stadio.

Ovvero: proviamo a tenerla su in tutti i modi la Fiorentina, tifando splendidamente come è accaduto domenica scorsa e poi rimettiamoci a Pioli perché faccia di un pacchetto di figurine così e così una squadra di calcio degna del nome di Firenze.

Questo è ciò che passa di questi tempi il convento e, credetemi, mi pare che in giro non ci sia di meglio

Se poi mi sbaglio e arroiva davvero il fondo americano o l’emiro (dei ricchi di casa nostra neanche a parlarne) sarò il primo ad esserne felice.

A me Thereau è sempre piaciuto molto, è vero che ha 34 anni, che però sono solo due più di Borja Valero, la cui cessione ha provocato crisi isteriche e processioni di tifosi adoranti.

Questo colpo mi ricorda in meglio quello di Vieri esattamente dieci anni fa: stessa età, stessa esperienza, stessa voglia di dimostrare di poter dire ancora qualcosa.

Certo, per adesso la Fiorentina assomiglia più ad una raccolta di figurine (con ingaggi bassi) che ad una squadra e qui ci vorrà la mano di Pioli per far quadrare il cerchio.

Su Babacar il dibattito è aperto: la strada è ancora più chiusa e ha lo stipendio più alto della rosa, però mi piacerebbe tenerlo per avere un attacco con più soluzioni. compresa quella che pare un delitto delle due punte.

Appuntamento stasera dalle 20 in poi per lo speciale di mercato su Radio Bruno, come direbbe un nostro opinionista: vi aspetto numerosi.

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