Ottobre 2013


Serata certamente da ricordare: per la prestazione gagliarda della squadra, con alcune punte di eccellenza, per il freddo pazzesco e per il fatto di essere rimasti a digiuno in pratica per dodici ore.
Non che mi faccia male, per carità, ma la fame è davvero una gran brutta bestia e se con il cuore e la testa da un lato “giocavo” Dnipro-Fiorentina, dall’altro con alcuni neuroni andavo ad immaginare (vai a sapere perché) il risotto alla parmigiana: non c’era un venditore di niente, neanche di porcherie, nel raggio di due chilometri e la tribuna stampa dava solo acqua o pessimo caffé.
Città da dimenticare, sotto quasi tutti i punti di vista.
Meno male che ci ha riscaldato la Fiorentina, con il veterano ed il ragazzino a dominare.
Sedici anni di differenza tra Ambrosini e Matos (avevo torto, lo ha messo e ha fatto benissimo), ma il campo livella tutto, lì conta solo quello che fai e che sei.
Era durissima da giocare per via del campo, del nevischio e anche della forza fisica del Dnipro, che ci ha messo meno testa e alla fine pure meno cuore.
Una serata ottima pure per Neto, dopo il brivido iniziale, e per Compper, mentre Gonzalo ed il “ballerino” Borja, che danzava là dove molti faticavano a rimanere in piedi, si sono confermati tra i leader, mentre il secondo tempo di Pizarro è stato parecchio deludente.
Una bellissima vittoria che ci fa molto bene per il morale e per avere meno problemi in Europa.

Non mi sembra cambiata molto la vita in questa città-paesone rispetto a dodici anni fa.
Buffa la vita e il calcio: sono venuto tre volte in Ucraina e appena una in più negli Stati Uniti.
Se uno si impegna parecchio potrebbe anche trovare qualcosa di interessante nelle chiese, nel fiume, nel mix tra vecchio regime sovietico e tentativo di modernità che ha lasciato le cose a metà, cosa “molto pittoresca” per chi viene da fuori, ma non proprio comodissima per chi ci deve convivere ogni giorno.
Ad inizio ottobre ci sono già i segni dell’inverno italiano, l’illuminazione è un optionale, le strade sono buie e già deserte verso le undici e su tutto quello che anima le rapaci fantasie maschili mi pare che si sia fatto un bel salto in avanti e che la dignità abbia preso il posto della disperazione che costringeva una gioventù molto attraente a vendersi per quattro soldi. Meno male.
Poi c’è la partita, spigolosa e piena di curve, da affrontare con una rabbia ed una concentrazione che non sarà facile trovare dopo le botte di Milano e di lunedì sera.
Sono l’unico tra i colleghi ad avere parecchi dubbi sul fatto che Matos giochi titolare fin dall’inizio, è solo una sensazione a pelle, ma mi pare che sia un po’ troppo: il Dnipro, specialmente in casa, non è il Pacos Ferreira.

Dubito che i tifosi dell’Ajax siano razzisti, non fosse altro che per la loro forte affinità con la comunità ebraica olandese, e infatti ogni tanto si vedono bandiere israeliane in mezzo alle loro bianche e rosse.
Dunque i soliti fischi a Balotelli non hanno certamente (almeno stavolta) matrici che vanno al di là del calcio.
A me pare che si sia imboccata una china molto pericolosa: il ragazzo è sinceramente insopportabile e fatico a scrivere queste cose perché non più tardi di quindici mesi fa vedevo in Balotelli non solo un ottimo potenziale attaccante, al contrario del mio amico Piero Ceccatelli, ma speravo che fosse uno stimolo per promuovere valori etici importanti.
Invece è incontrollabile, convinto di essere il depositario del giusto, incurante delle conseguenze dei suoi gesti, vedi il dito al naso che fa spesso e che uno come Batistuta si è permesso una volta sola nella vita, ma a ragione (lo avevano sbeffeggiato in Spagna e lui al Camp Nou fece un gol da favola, altro che il solito rigore).
E comunque, quando viene a Firenze, va eventualmente solo fischiato: chi si rimette a fare i buu vuol dire che non ha proprio capito niente.

Tre indizi fanno una prova e Grasshopper, Inter e Parma ci raccontano che purtroppo le perplessità di tanti, compreso chi scrive, avevano robuste ragioni.
Se solo Viviano avesse sbagliato tre partite su nove, oggi saremmo in mezzo a processi sommari ed esecuzioni sulla pubblica piazza, ma Neto ha la faccia da bravo ragazzo, non ha amici (e nemici) in curva e fa simpatia e tenerezza a tutti.
E, soprattutto, non abbiamo alternative: siamo prigionieri di una scommessa temeraria, troppo secondo me, e quindi avanti con Neto.
Ma non è solo lui la causa dei due punti ieri, perché resta da spiegare un primo tempo inspiegabile.
Abbiamo regalato metà partita al Parma, con il centrocampo al completo e con Rossi in campo per 36 minuti.
Difficile pensare alla stanchezza fisica, visto il secondo tempo, dura da raccontare la storia della squadra giovane e immatura, vista l’età media di chi ha giocato.
In un certo senso è meglio andare in campo ogni tre giorni, così non ci stiamo troppo a rimuginare sopra, ma mentre penso al freddo ucraino mi chiedo chi giocherà davanti giovedì sera, visto che Wolski e Rebic non sono nella lista Uefa.
Infine Vargas: va benissimo la parabola del fgliol prodigo, ottima la sua prestazione ieri sera, ma deve essere solo il primo passo.
Io non mi accontento, ci deve rendere due anni di vuoto, di niente tecnico senza un perché, ne deve passare di tempo prima che paghi tutte le cambiali che ha in scadenza col popolo viola.

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