Giugno 2013


E bravo Stefanuccio, bella strategia.
Un po’ scontata, ma sicura, almeno secondo i normali canoni calcistici.
Si concede l’intervista esclusiva al più importante quotidiano sportivo, si ringrazia la Fiorentina di tutto quello che ha fatto per te, si chiedono gli applausi al ritorno e ci si dichiara svuotati di stimoli, “certi ormai di aver dato tutto” e quindi impossibilitati a rimanere.
Di sfuggita, ma proprio perché non se ne poteva fare a meno, ecco arrivare la supplica per Andrea Della Valle: “fai lo sconto alla Juve, perché è lì che voglio andare e se mi valuti 30 milioni non mi aiuti a realizzare il sogno”.
Si può dire che schifo o si rischia di essere querelati (oddio, potremmo anche pensare ad una mossa legale di Baggio , visto il paragone fatto nell’intervista…)?
Io, caro Stefanuccio, ti farei invece una controproposta: visto che pare ti abbiano offerto 9 milioni lordi l’anno, rinuncia tu ad un terzo di questi soldi, che moltiplicati per i quattro anni di contratto fanno dodici milioni, che aggiunti ai diciotto messi da parte da Marotta fanno trenta milioni, che guarda caso è quanto la Fiorentina ha deciso di prezzarti.
Perché tu sei solo un ottimo giocatore, non un campione, con tanto di cartellino appeso ai calzoncini.
Poiché siamo al mercato duro e puro, ed il tuo Ramadani è un sensale di prim’ordine, da quei trenta milioni non si scende, meno che mai con la Juve di Conte “che ha tutto per valorizzare” le tue inesprese potenzialità.
Quanto all’accoglienza al tuo ritorno al Franchi ci sarà tempo per preparare tutto: ai fiorentini puoi fare tante cose tranne che prenderli per i fondelli, in quello hai proprio sbagliato i tuoi calcoli.

Ogni affermazione o pensiero ha il proprio rovescio della medaglia e l’uso del blog, di questo blog, non fa eccezioni.
Mi libero subito dai tentennamenti e vi dico come la vedo io, non pretendendo assolutamente di aver ragione ed esponendomi giustamente a tutte le critiche possibili, anche perché non esiste secondo me una verità assoluta.
La mia scelta di fondo nel 2005 era di scrivere qualcosa di mio, che non avesse nulla a che vedere con l’impegno professionale a cui e su cui devo rispondere ogni giorno, sia per quello che dico e pubblico sul giornale, sia per quello che viene detto dalle radio che dirigo.
Ad un certo punto il blog è decollato e sono arrivate diverse offerte economiche per mettere dei banner a pagamento, nulla di straordinario, ma neanche di troppo basso.
Senza esitazioni ho pensato che a quel punto sarebbe diventato un lavoro: avrei dovuto rispondere a dei committenti, preoccuparmi degli accessi e via a seguire.
Ho detto di no, accettando solo banner di solidarietà, e ho continuato a fare quello che mi pareva, non avendo schemi precisi e soccombendo talvolta alla sindrome narcisista che si nasconde più o meno velatamente in tutti quelli che pensano di fare il giornalista o lo scrittore.
In alcuni casi ho quindi parlato solo a quei pochi che sanno di alcuni accadimenti.
Ovviamente non è molto educato nei confronti della maggioranza di voi, e di questo mi scuso, ma il blog è fatto anche per il mio divertimento, non solo per il vostro, sempre che vi divertiate.
E ora, come dicevano nei terrificanti cineforum degli anni settanta, il dibattito è aperto.

Lo sapevo io e lo ha scritto anche Rialti stamani: David Pizarro è molto vicino al punto di non ritorno.
Non solo pare non abbia cambiato idea, ma non esterna in alcun modo, rifiuta il dialogo, quasi fosse offeso per qualcosa che gli è stato fatto a Firenze.
A metà aprile a mia precisa domanda davanti a migliaia di testimoni disse che sarebbe rimasto sicuramente e credo che nessuno pensasse che questo fosse per lui un problema.
Quello di Pizarro è un atteggiamento irritante ed incomprensibile, anche senza voler ritornare sulle ripetute prove d’affetto fornite dal popolo viola nei suoi confronti, dalla partecipazione al dolore per la perdita della sorella alla piena giustificazione per il clamoroso errore contro il Milan.
Ci sono nella vita dei diritti e dei doveri: io ho sempre pensato che senza rispettare i secondi non si possa pretendere i primi, ma evidentemente nel calcio esistono altre regole.

P.S.
Alcuni di voi mi hanno dato un’informazione che non pubblico perché ci sono nomi e cognomi e altri mi hanno mandato un file di una cosa pubblica che riguarda il nostro ambiente e da’ la giusta idea del livello di un certo personaggio.
Non chiedetemi niente di piu’ perche’ sono una tomba, e’ andato tutto in onda….

Vent’anni dopo l’immagine più nitida che ho è la seguente: io, accasciato sul divanetto del bilocale seminterrato (ma sul Ponte Vecchio) in cui da qualche mese ero scappato con Letizia, che dico “è finito tutto, non c’è domani”.
Non era la prima volta e non sarebbe stata l’ultima…
Dopo il 6 a 2 al Foggia, la Fiorentina era stata appena scaraventata in serie B e non ero in alcun modo preparato alla catastrofe.
Crollava tutto, a cominciare dal mio essere tifoso per finire all’aspetto più prosaicamente lavorativo, anche se la Radio Blu di allora non era neanche minimamente paragonabile a quella di oggi.
Il giorno dopo mi avevano chiamato per andare al Processo del lunedì di Rai3 (quello che faceva milioni di ascolto) e il martedì avevo l’udienza decisiva per la separazione, ma io non avevo voglia di far niente: mi sentivo svuotato e distrutto.
Io la Fiorentina in serie B non solo non la volevo vedere, ma neanche l’avevo immaginata.
Nemmeno quando ci eravamo andati vicinissimi nel 1971 e nel 1978.
Credevo in una specie di angelo custode che mi salvasse dall’inferno calcistico, e in effetti per due volte aveva funzionato.
Nel 1993 non funzionò e ci ritrovammo tutti ad inventarci una nuova vita, non sapendo che il peggio doveva ancora arrivare nove anni dopo.
Ora che è tutto passato è quasi struggente ricordare quei momenti, ma quello fu un dolore vero, peggiore ancora dello scudetto rubato a Cagliari.

Sarebbe l’unico in concorrenza con Matteo Renzi, che spero faccia prima o poi l’ultimo passo e provi davvero a cambiare le cose.
Sto parlando di Papa Francesco e pensando al giorno della sua elezione devo confessare (tanto siamo in tema…) una mia debolezza: resisto bene al sonno, peggio alla fame.
Accade così che il 13 marzo scorso al compleanno di Picchio De Sisti, organizzato splendidamente da Giglio Amico, mi sia dato verso le 20 alla fuga perché atterrito dall’ipotesi di aspettare ancora almeno un’ora e mezzo per mettere qualcosa sotto i denti.
Sono scivolato via con destrezza, approfittando della distrazione generale e dalla pizzeria di Grassina (a casa ormai non mi volevano più) ho visto in diretta l’annuncio, l’habemus papam.
Siccome facevo il tifo per Scola (noi italiani facciamo sempre il tifo irrazionalmente per qualcuno…), lì per lì ci sono rimasto un po’ male, fino a quando non ho visto per la prima volta Papa Bergoglio.
Mi ha emozionato, subito coinvolto e così mi sono messo a sentirlo, io che sono ebreo di famiglia, quasi ateo per convinzione e initmamente refrattario ad ogni liturgia religiosa.
Da allora è stato un crescendo, tanto che in casa mi prendono pure in giro, ma io un Papa così non l’avevo mai visto.
Mi sembra molto più a sinistra di tanta gente che ho stancamente votato negli anni, mi pare molto sintonizzato sulla vita di noi comuni mortali.
Vediamo se dura, ma intanto, se Francesco si presentasse alle prossime primarie sai che distacco darebbe agli altri concorrenti.

Per come la vedo io trenta milioni per Jovetic sono una quotazione assolutamente esagerata per svariati motivi: la crisi economica, quello che il giocatore ha fatto vedere fino ad oggi, l’impossibilità di dargli una giusta collocazione tattica.
E’ una seconda punta?
Un trequartista?
Nell’attesa che il dibattito si sviluppi, mi chiedo chi sia pronto a fare un investimento così alto per un giocatore reduce da un campionato da 6, ad essere generosi.
E’ vero che una delle storture del calcio è che si paga per quello che si è fatto e non per ciò che si progetta avvenga in futuro, ma davvero Jovetic vale due volte Osvaldo (a livelo comportamentale certamente sì, ma in campo?).
Ed ecco quindi affacciarsi la domanda del titolo: e se non si presenta nessuno?
Ce lo teniamo con le boccucce, i silenzi e i mal di pancia?

Che storia incredibile quella dell’addio di Mario Ciuffi, in linea con l’eccezionalità del personaggio.
C’è una linea di demarcazione precisa: da una parte tutti quelli che si sono approfittati di lui, che gli hanno spillato soldi e anche negli ultimi mesi di vita gironzolavano nella zona di Careggi e che più o meno sono stati allontanati in vari modi (grazie Pietro Vuturo!).
Insieme a loro metterei quelli che io non ho mai sentito e visto per mesi e che si sono fatti vivi dopo, e non è un caso che delle spese del funerale si sia fatto carico il Comitato creato ad hoc a gennaio solo e unicamente per aiutare Mario e Renza a pagare una casa dove andare a stare in affitto.
Dall’altra parte ci siete voi che avete versato soldi e fatto sentire il vostro calore in mille modi diversi, con una menzione particolare per alcuni che adesso andrò a nominare, anche se saranno un po’ scocciati da questa esposizione.
Parto da Mario Tenerani, che ho sempre stimato come giornalista, tanto da offrirgli nel 2010 di coordinare Radio Sportiva insieme a Fabio Russo, e che in tutti questi mesi ho potuto conoscere meglio.
Perché se da un lato era normale che io aiutassi Mario in qualche modo, dopo tutti gli anni passati insieme, dall’altro non era affatto scontato il suo intervento così puntuale e continuo, che vi assicuro è stato molto importante, soprattutto per averci fatto conoscere Don Vincenzo.
E poi i ragazzi del comitato: Mario Tintori, Antonello Vannucci, Maurizio Nencini, Matteo Lucherini, l’indispensabile amministratore Marco Galletti, l’infaticabile uomo della Banca (un grazie Chianti Banca e a Moreno Roggi!) Paolo Piazzini, il notaio Federico Silvani.
E ancora la straordinaria Lucia Benvenuti che insieme ad Andrea Bruno Savelli, Saverio Pestuggia e Sara Lupo, ha reso meno amari gli ultimi giorni di Mario.
In mezzo a questi due mondi c’è tanta povera gente che parla, straparla, bisbiglia e origlia, divertendosi a mettere in giro maldicenze sul Comitato.
Non più tardi di una settimana ad una festa di viola club un noto procuratore ha voluto sapere come quando e perché e mi ha rivolto domande strafottenti che nascondevano insinuazioni: ho avuto pietà per lui…
A tutta questa marmaglia umana è giusto rispondere solo con i fatti, senza infangarsi nemmeno un po’.
E i fatti sono che l’unico fine per cui è stato costituito il Comitato era ed è trovare una casa in affitto.
Nient’altro: niente soldi consegnati tout court alla vedova, niente soldi per pagare debiti pregressi, nessuna organizzazione di eventi o tornei intitolati a Mario.
E se alla signora Renza le soluzioni abitative prospettate non dovessero piacere, quei soldi andranno in beneficenza perché di gente che ha bisogno ce n’è davvero tanta in giro.
Scrivo questo perché gli oltre 22mila euro raccolti sono una bella somma, ma quei quattrini non si toccano, sono tutti ancora fermi lì per i motivi che leggerete qui sotto nella lettera che ci ha inviato Don Vincenzo della Madonnina del Grappa.
Questo vuol dire che quei fondi dureranno di più per pagare l’affitto, ma intanto proprio grazie a Don Vincenzo la signora Renza ha dalla morte di Mario un tetto sopra la propria testa e nessun problema di altro tipo.
Vi ho voluto raccontare tutto, ma proprio tutto, perché ci sentiamo estremamente responsabili verso tutte le persone che hanno donato dei soldi, da Andrea Della Valle a Pantaleo Corvino, fino ad arrivare a chi ha dato col cuore anche 5 euro.

Carissimi amici viola,
anche al fine di rendere giustizia ad una mia esigenza di assoluta trasparenza nei confronti delle attività della Madonnina del Grappa vi vorrei pubblicamente aggiornare sulla questione Renza, vedova del nostro amato Ciuffi. La mia vicinanza nei confronti della popolazione di Firenze che ha sempre visto la Madonnina del Grappa come punto di riferimento per un certo tipo di disagio sociale (diremmo il più estremo) nonché l’amore che tutti noi proviamo per il nostro vessillo calcistico (la Viola), ci ha condotto ad aiutare la famiglia Ciuffi, la cui passione per i valori più sani e leali è sempre stata ben conosciuta.
La sig. Renza attualmente risiede provvisoriamente con modalità gratuite in una nostra casa all’interno dell’Opera; tanto quanto in attesa di una ancor migliore soluzione che si sta concretizzando sempre più.
Tale provvisorietà è dovuta al fatto che l’appartamento individuato ancora non è disponibile per ragioni giuridiche che però sembrano in via di risoluzione in tempi brevi. Tempi che poi saranno leggermente allungati dai necessari piccoli lavori di adeguamento al fine di una decorosa abitabilità.
Confermando ancora in questa occasione la vicinanza della Madonnina alla propria città ed ai colori viola che tanto uniscono una cittadinanza di per sé come noto sempre pronta alla polemica e critica in tante cose ma non certamente per la squadra viola o per la operatività della Madonnina, invio un caloroso abbraccio a tutti i tifosi viola.

Don Vincenzo Russo
L’iban per le donazioni a Renza Ciuffi è IT 93 Y 08673 02805 042000420174 Banca del Chianti, “Comitato Amici di Mario Ciuffi”, viale Matteotti 27, Firenze

Ma che lo state ancora a sentire?
Basta guardarlo nelle sue interviste, nelle sue conduzioni, per come si pone sempre.
No ragazzi, non vale la pena di arrabbiarsi: una volta ha approfittato di un suo giornalista per fare il furbo e intervenire a Radio Sportiva senza chiedere nulla a me, scorrettissimo.
Per qualificarlo basta ricordarsi di come ha usato la tragedia della morte di un giovane uomo per darmi addosso e scrivere cose infamanti sullo stile della Fiorentina (dimenticando che io non sono alle dipendenze di nessuno, ma deve essere difficile da comprendere per chi è abituato a certe situazioni).
Il responsabile delle relazioni esterne del Milan Giuseppe Sapienza è un grande professionista con cui è possibile dialogare, e poi ci sono fior di giornalisti rossoneri, da Luca Serafini a Carlo Pellegatti: simpatici, competenti, che piacciono tantissimo ai milanisti.
Provate a chiedere in giro quale sia il suo indice di (s)gradimento e poi capirete che non è davvero il caso di arrabbiarsi troppo.
A me personalmente fa solo ridere.

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