Forse non ci rendiamo abbastanza conto dell’importanza di questa vittoria, ottenuta nella giornata storta di Borja Valero, con una difesa dolce e qualche spreco, come al solito, in attacco.
Sono tre punti che valgono oro e che ci mettono di rincorsa per la Champions: proviamo a mantenere questo distacco col Milan fino a dopo Pasqua e poi vediamo cosa accade il 7 aprile.
Altra grande gara di Ljajic e Cuadrado devastante, mentre su Viviano si può aprire il solito dibattito: doveva uscire?
Forse sì, sull’angolo del primo gol, ma sinceramente mi è parso meno colpevole di altri.
A me è piaciuto anche Jovetic, che non ha giocato per se stesso, e Pizarro, uscito fuori non appena il ritmo della gara è calato.
E’ una stagione bellissima, che vale la pena di assaporare fino al 19 maggio.
Marzo 2013
Proviamoci
Morti di serie B
A qualcuno dicono qualcosa questi nomi: Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Oreste Leonardi?
Forse solo l’ultimo fa venire in mente il rapimento di Aldo Moro, ma ne dubito.
Ho fatto la verifica con me stesso, che pure ricordo tutto di quel giorno di esattamente 35 anni fa perché rimasi a casa per studiare tedesco, accesi la televisione e beccai in diretta l’edizione straordinaria del telegiornale che annunciava l’assalto di via Fani.
Fu un vero spartiacque della nostra esistenza di adolescenti, eppure nemmeno io, che pure seguo con grande interesse le vicende italiane, ricordavo come si chiamassero, a parte appunto Leonardi che era il caposcorta, le vittime dell’assalto delle Brigate Rosse, all’inizio definiti da tanti radical-chic e pensosi commentatori di sinistra “compagni che sbagliano” e non assassini, come invece era giusto etichettarli.
Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Oreste Leonardi sono vergognosamente morti di serie B, come ce ne sono stati a decine in quegli anni di pazzia dal 1974 al 1986 (la ferita di Lando Conti brucia ancora per Firenze).
Famiglie distrutte, figli e mogli devastati per sempre perché qualcuno aveva deciso di “giudicare in nome del popolo italiano” e di infliggere la pena di morte o, quando andava bene, la “gambizzazione” del nemico.
Pensiamoci oggi in questi giorni di grande confusione sotto il cielo italiano, riflettiamo almeno un minuto su chi è caduto in una guerra di cui ignorava l’esistenza e che veniva combattuta solo da dei pazzi criminali.
Un grande
Quando Borja Valero è arrivato in Piazza Signoria mi è venuto in mente Rui Costa: stessa attesa del popolo viola, stesso sorriso del giocatore, stessa disponibilità nei confronti degli altri.
Non è stato facile realizzare l’intervista che improvvisamente era diventata limitata nei tempi (due minuti, poi raddoppiati…), con cinquecento persone fuori della piccola stanza dove erano ammassati tutti i colleghi.
Diciamo che non è stata proprio una cosa tranquilla, ma Borja era molto divertito e d’altra parte non è che uno cresca per caso nelle giovanili del Real Madrid.
Ci sono certe sensazioni che assimili da ragazzo e che poi ti rendono la vita più semplice quando devi affrontare emozioni e situazioni difficili.
Avendo ormai una più che trentennale esperienza di giocatori, divi o sedicenti tali, mi accorgo subito se qualcuno bleffa la disponibilità verso gli altri: su Borja si può mettere la mano sul fuoco.
In mezzo alle figurine
Sono i piccoli grandi piaceri di questo lavoro.
Immerso e sommerso dai casini, impegnato come sempre al massimo per far funzionare tutto, ho deciso lunedì scorso che mi sarei preso un’ora d’aria e così mi sono auto-inviato alla festa per i 70 anni di De Sisti.
D’altra parte ognuno si diverte come vuole: conosco diversi coetanei folgorati sulla strada della gnocca, che riscoprono i piaceri della carne e che hanno perso letteralmente il capo con conseguenze e disastri facilmente immaginabili.
A me (per ora, perché nella vita non si sa mai) a volte piace da matti tornare ragazzino e rivivere per esempio le emozioni e i palpiti di quando sfogliavo l’album delle figurine.
Come facevo a mancare nell’occasione in cui tante figurine di un tempo ce le avevo davanti in carne e ossa?
Picchio, Esposito, Merlo, Chiarugi, Sarti, per tacere di quelli un po’ più cino a me come Antognoni, Roggi, Tendi e chissà quanti me ne sono dimenticati.
Un luna park fantastico, un’emozione che solo Firenze riesce a regalare.
Noi che avremmo fatto?
Me lo ricordo ancora l’incubo del settembre 1999: perdemmo 4 a 2, ma fu un risultato assolutamente bugiardo perché con un altro portiere al posto di Toldo saremmo entrati a rovescio nella storia.
Giocare al Camp Nou mette i brividi (vero Montolivo?…) e forse sarà il caso di esaltare un po’ di più quell’uno a uno con furto finale ai nostri danni centrato nel 1997, quando il Barcellona aveva Figo e Ronaldo.
E ora la domanda che apre il dibattito da cineforum morettiano: ma noi che vremmo fatto ieri sera al posto del Milan?
Versione ottimistica: saremmo usciti dalla nostra area molto meglio dello spento centrocampo rossonero e avremmo evitato di rimanere soffocati da quel pressing stordente.
Versione pessimistica: ci avrebbero rubato tante di quelle volte il pallone da rimanere spesso scoperti e saremmo andati incontro ad un’umiliazione tremenda.
Comunque sia, mi piacerebbe tornarci per la terza volta al Camp Nou e vedere con Borja Valero, Pizarro e Aquilani l’effetto che fa.
Piccola verifca tra noi quattromila, anche se ovviamente solo una parte di voi risponderà al quesito.
A oltre due settimane dal voto, rifareste la stessa scelta?
E se avete cambiato idea, potreste spiegare la ragione dello spostamento della preferenza.
Lo chiedo con molta curiosità perchè qui dietro l’angolo spunta sempre questa idea delle nuove elezioni che dovrebbero spostare chissà cosa, come se milioni di persone si fossero pentite delle proprie idee.
Così a pelle mi pare che semmai siano in tanti a rammaricarsi di non essere andati a votare alle primarie del PD per dare il proprio voto a Renzi, ma può darsi che mi sbagli.
E se si tornasse alle urne e ci fossero più o meno gli stessi valori paralizzanti di oggi, come ne usciremmo?
Vediamo un po’ cosa succede con i vostri post.
Splendidi
Eccola qui la prova di maturità, al di là come finirà la stagione.
Maturità di Montella, che ha preparato benissimo la partita, e maturità della squadra che non ha sbagliato un colpo.
Corta e cattiva quando serviva, ma soprattutto capace di giocare un calcio che solo a pensarlo in estate sarebbe stato da farsi portare via dalla neurodeliri.
Borja Valero fantascientifico e Ljajic impressionante per dedizione e sostanza.
Ma tutti hanno dato il massimo, a cominciare da Jovetic, che forse crede davvero di poter fare il Totti della situazione, cioè segnare ed essere il terminale della manovra viola.
Bellissima la scena finale, con quelle maglie lanciate.
Inebriante percepire come a Milano sponda rossonera il senso di inferiorità dell’avversario, che pure sta facendo una stagione con i controfiocchi.
Grazie Fiorentina, una serata che entra a pieno diritto nella galleria delle perle viola degli ultimi anni.
Mistero Sissoko
Esiste un minimo confronto tra Sissoko e Mugliaccio a livello di carriera e potenzialità?
No, nel modo più assoluto e tra l’altro c’è pure una differenza d’età a favore di Sissoko.
E allora perché gioca sempre Migliaccio, come domani a Roma, nelle occasioni in cui manca uno dei tre tenori?
La risposta è semplice: Sissoko non è in forma, la sua condizione fisica lascia a desiderare e quindi non può garantire un’autonomia che superi i trenta minuti.
Poiché non risulta che Sissoko abbia avuto infortuni gravi (ma neanche poco gravi), io mi chiedo come mai questo atleta possente a marzo inoltrato non abbia ancora trovato la giusta forma.
Non sarebbe l’ora di darsi una mossa, soprattutto in un periodo cruciale come questo in cui la Fiorentina ha un enorme bisogno di quantità e qualità in mezzo al campo?
A voi che ci sopportate e a volte ci aiutate nella nostra banale battaglia per vincere chissà cosa.
A voi che non raccontate dei soprusi, delle botte, delle umiliazioni che delle bestie dalle sembianze umane vi infliggono quotidianamente.
A voi che ci lasciate correre nelle nostre fantasie, facendoci credere di essere forti e poi invece crolliamo e non ci riprendiamo più se ve ne andate.
A voi che sapete gestire le emozioni trasformandole in un bacio, in una carezza, in una speranza per il domani.
A voi che sapete crescere i nostri figli con una pazienza che noi fatichiamo a conquistare.
A voi che siete un intrigante mistero che si ripete ogni giorno.
A voi che ho imparato ad amare davvero abbastanza tardi, ma comunque ancora in tempo per capire tutta la vostra bellezza: grazie di esistere.
Prova di maturità
Ha ragione Luca Calamai: su questa vigilia di Lazio-Fiorentina c’è un po’ troppa freddezza e sarebbe bello sentire in conferenza stampa polifonica Borja Valero, il migliore in tutti i sensi, per scaldare un po’ i cuori.
Nessuno pretende che si debba vivere la partita con la stessa passione pre-Juve, perché anzi si è visto che troppa tensione genera una sorta di ansia da prestazione molto deleteria, ma una maggiore consapevolezza dell’ambiente sull’importanza della partita ci vorrebbe.
Siamo avvantaggiati dall’assenza di Klose e soprattutto dal fatto che la partita con lo Stoccarda è veramente un grosso impegno e io ancora ricordo certi sgonfiamenti viola post Uefa del 2008.
E’ una gara da provare a vincere anche sapendo che rischiamo qualcosa perché uscire con i tre punti dall’Olimpico vorrebbe dire posizionarci benissimo per la volata Champions.