Luglio 2012


Io mi ricordo tutto di quei giorni perché è stato un periodo che ha segnato la mia vita almeno per un po’.
Più o meno a quest’ora ero già sveglio ed ero sempre convinto dell’happy end, che non potevano far sparire la Fiorentina, che i soldi li avrebbe trovati, che insomma sarebbero arrivati i nostri.
Telefonate, dirette convulse, rassicurazioni melliflue e schifose dei tirapiedi, una televisione e una radio da portare avanti, la paura che cresceva ogni ora di più.
Sono passati dieci anni, siamo rinati, ma non ci siamo mai completamente ripresi, almeno io.
Nulla è stato più uguale, anche se è vero che ci sono davvero cose più importanti del calcio e penso ad Alberto, Manuela, a chi non c’è più, e anche a Cosimo, arrivato inaspettato e meraviglioso.
Siamo diventati un’altra cosa, o forse sono solo io che ho passato i cinquanta e probabilmente sarebbe stata lo stesso un’altra cosa.
Lo dico, ma non ci credo fino in fondo, perché quel dolore per la scomparsa di una squadra di calcio che si chiamava Fiorentina resterà per sempre dentro di me.

Finalmente non sono d’accordo in qualcosa di quello che ha detto una delle punte di diamante della Nazionale degli opinionisti di Radio Blu, Luca Calamai.
Fosse per me infatti Alberto Aquilani verrebbe subito a Firenze, per dare qualità ad un reparto ancora molto bisognoso di rinforzi.
Sarà un po’ fragile, ma se quando stava bene giocava quasi titolare fisso nel Milan, forse tanto scarso non dovrebbe essere, no?
E’ vero, un anno fa è finita malissimo e sinceramente non credo proprio che Corvino avesse delle colpe, probabilmente lui e Zavaglia hanno utilizzato la Fiorentina come specchietto per le allodole: ti piglio e non ti piglio, e poi alla fine l’hanno dato al Milan.
Siamo però nella condizione dopo gli orrori degli ultimi 24 mesi mesi di fare gli offesi e rinunciare, se davvero se n’è la possibilità, ad un giocatore ancora nel pieno degli anni calcistici (28) e credo pure discretamente motivato?
Secondo me no, e se arriva con Fernandez là in mezzo forse (incredibile, ma vero) potremmo anche tornare a vedere giocare a calcio.

Collocherei Stevan Jovetic ai primissimi posti in una speciale classifica che tenga contro della modestia e della disponibilità rapportata alla bravura del giocatore, soprattutto tenendo conto della deriva toccata negli ultimi anni dal mondo del calcio, condita dall’arroganza di calciatori e procuratori.
Direi dietro all’inarrivabile Toldo e a ridosso di Baggio, Rui Costa e Antognoni.
Detto questo, temo che l’assordante silenzio dell’ultimo mese stia bruciando qualcosa del patrimonio di credibilità e simpatia accumulato nelle più o meno felici stagioni fiorentine.
Sei arrabbiato?
Sei convinto?
Vuoi fare una controproposta?
Steva, dicci qualcosa per favore, perché altrimenti qui fioriscono voci e leggende metropolitane.
E se per caso te ne vuoi davvero andare a tutti i costi, sappi che qui abbiamo sopportato di peggio, da Baggio e Batistuta in poi, ma non scordare di allegare ai saluti i 30 milioni che qualcuno deve pagare per portarti via da Firenze.

Da oggi e per due settimane diventiamo tutti un po’ più sportivi e meno calciofili.
Grande cerimonia di apertura quella di ieri sera: si può anche non amare particolarmente gli inglesi (ma Londra è fantastica, la numero uno tra le città che ho visitato), ma come si fa a non appaludire convinti di fronte alle scelte non banali legate allo spettacolo iniziale?
Spiazzante e geniale l’idea per l’ultimo teodoforo di rinunciare al grande nome, anche all’inossidabile gloria del passato, per dare spazio a chi verrà dopo di noi, cioè a sette ragazzi sconosciuti che davvero sono l’immagine del futuro.
Personalmente poi trovo Valentina Vezzali bellissima, di un fascino unico che va al di là di ogni stereotipo, e vederla sfilare con la bandiera in mano a rappresentarci è un qualcosa che fa bene a tutto lo sport italiano.
Riuscisse a prendere il quarto oro in quattro Olimpiadi entrerebbe nella leggenda, perché nella storia c’è già di diritto.

Si può provare a stare un po’ più tranquilli e un po’ più uniti dopo le parole di Andrea Della Valle?
Mai sentito così determinato, giuro che se alle parole non seguiranno i fatti mi prendo l’impegno di rimandare le sue parole a fine agosto.
Jovetic continua ad avere il mal di pancia, a questo punto ce ne faremo una ragione evitando di farci del male da soli contestandolo per questo evidente calo di desiderio viola.
Sul resto gli ho ribadito la necessità di prendere un attaccante forte che sia il titolare, oltre ad almeno un altro centrocampista dopo Fernandez: quello che ha risposto spero lo abbiate ascoltato tutti.
E’ una gran serata per il popolo viola, stasera ripartiamo con Viviano e Della Rocca che stanno arrivando in ritiro, con Fernandez che sta per volare in Italia e con l’idea che i Della Valle metteranno un po’ di benzina per provare a tornare in Europa.

Incominciamo parlando del nostro mondo: i premi Pulitzer del giornalismo stanno facendo della pessima letteratura sui silenzi dei giornalisti di fronte alla vicenda della malga.
Tanto per chiarire, tutto è venuto fuori solo nella tarda mattinata di oggi, grazie a un paio di colleghi della carta stampata che giustamente hanno il merito di aver scovato la notizia.
Per correttezza nei loro confronti e per non bruciare il loro lavoro, a Moena era stato deciso di aspettare domani per fare uscire la cosa sugli altri media, perché al mondo esiste anche il rispetto delle persone e certe cose ci sono sempre state e sempre ci saranno.
Ad esempio, dopo le partite in notturna può accadere che venga fatta un’interessante intervista collettiva che però verrà riportata non il giorno dopo, ma, previo accordo, 48 ore più tardi.
Poi verso le 15 si è capito che se ne sarebbe parlato in conferenza stampa con Guerini: sono usciti i siti e a ruota Radio Blu, che aveva l’audio del proprietario della malga.
Detto questo, non ci sono molti commenti da fare sulla bravata dei nostri eroi, che non so se definire se più stupidi o più arroganti.
Spero in una punizione esemplare della società per far capire che il nuovo corso è davvero comiciato, ma è comunque certo che di certa gente non se ne può veramente più: prima se ne vanno e meglio stiamo tutti quanti.

La prima volta che mi dissero di “fare” la Rondinella mi preparai all’avvenimento come se fosse la radiocronaca della finale di Champions.
Era il novembre del 1977, due settimane prima mi ero quasi ammazzato in moto e viaggiavo pieno di lividi e cicatrici, facevo pure un po’ di paura.
Il fatto era che Il Tirreno voleva solo il tabellino della gara e nemmeno una riga di commento, ma io ero lo stesso emozionatissimo: non conoscevo nessuno e scrissi tutto, con annotazioni critiche, mi “sentivo” giornalista a diciassette anni.
Ho frequentato quel campo per almeno tre campionati, ho visto un carismatico giocatore mollare un ceffone ad un gironalista, ho registarto decine di interviste all’allenatore Renzo Melani, che poi a casa sbobinavo per scrivere tre-righe-tre nelle occasioni in cui una squadra della costa giocava contro la Rondine e quindi da Livorno volevano il “pezzo”.
E proprio a quella maglia bianca e rossa devo la conoscenza di uno dei miei migliori amici, Saverio Pestuggia.
Avevo infatti cominciato con Radio Blu e per questo, se dovevo solo compilare il tabellino, dal 1980 in poi cominciai a telefonare a casa di un gentilissimo signore, che molto si intendeva di calcio e che si chiamava Rocco Pestuggia.
Ho voluto molto bene alla Rondinella, lo stesso affetto che oggi di aver provato per la ragazzina a cui davi la mano alle medie, e ho fatto molto poco per lei.
Quando diventò presidente quel fantastico uomo che è stato Fabio Sali, raccontai in diretta a Trento e e a Livorno un paio di salvezze (o promozioni, non ricordo bene, sono passati oltre 25 anni), ma sono lo stesso in difetto, perché ho sempre pensato che la Rondinella bene o male fosse sempre lì, immutata e immutabile.
E ora che l’hanno cancellata senza troppi complimenti, è come se fosse andata via una parte della mia adolescenza.

Un punto alla futura signora Cerci, che sta ancora perdendo, ma che forse ha cominciato a conoscere un po’ di più Firenze, trovandola meno peggio di quello che pensava.
Mica male l’idea di fare avere all’estrosissimo fidanzato 25 rose rosse per il suo compleanno: chi di noi maschietti giovani e meno giovani le ha mai ricevute quando ha spento le candeline?
Conosco un mio caro amico che ne ha ricevuta una quando la ragazza che frequentava, poi da vent’anni diventata moglie, si era stufata dei discorsi e gli voleva far capire che, insomma, poteva pure andare un po’ più in là.
Stai a vedere che alla fine li adottiamo tutti e due, che ci dimentichiamo delle bischerate dette e fatte negli ultimi due anni e che qualche sfegatato tifoso viola verrà pure invitato all’inevitabile pranzo di nozze.

C’è un’enorme differenza tra Cerci e Ljajic: al primo abbiamo visto fare col caldo partite strepitose, spezzoni di gara in cui sembrava davvero di un’altra categoria, salvo poi offrire complessivamente un rendimento molto inferiore alle sue possibilità.
Di Ljajic ricordiamo solo il gol salva-Mihajlovic col Brescia, una punizione dentro col Chievo e poi tante pessime figure, in campo e fuori dal campo.
Al di là del penoso episodio con Rossi, dove ha avuto la “fortuna” della folle sclerata del proprio allenatore per passare da vittima perché altrimenti il suo comportamento sarebbe stato da cartellino rosso e (come è in effetti avvenuto) da sospensione dalla rosa, credo che a Firenze in pochi lo sopportino.
E siccome i tifosi in questo sport qualcosa contano, forse bisognerebbe tenere conto di questo aspetto prima di affrontare scommesse che i tre predecessori di Montella hanno puntualmente perso.
Io capisco che tra crisi e disaffezioni varie siamo un po’ a raschiare il barile, ma pensare di contrabbandare Ljajic come “sorpresa viola dell’estate” mi pare sinceramente un esercizio intellettuale molto arrischiato.
Insomma, se devo fare una scommessa, la faccio con Cerci, che ormai dovrebbe aver capito come si vive a Firenze e con il popolo viola, mentre il ragazzino serbo, che ha ormai però 21 anni, sarebbe opportuno mandarlo a riflettere, lottare e maturare (speriamo) lontano da Firenze.
Anche se fischiarlo prima ancora che tutto abbia inizio non credo proprio che aiuti la Fiorentina.

Io aspetterei il 31 agosto prima di inalberarmi con la società/proprietà perché questo è un mercato molto particolare, si gioca alla meno e come insegna l’Inter è importante risparmiare anche il milione di euro.
Detto questo, mi pare eccessivo il livore con cui parte dei tifosi si è lanciata contro i quattro contestatori di Moena che hanno esposto cartelli ironici e nasi da clown contro Diego Della Valle e Cognigni.
Il diritto al dissenso, alla critica, è sacrosanto e se non si sprofonda dell’offesa, uno prende, magari si incavola, a me è successo in più di una circostanza, e sta zitto.
Restituiamo alla controparte il diritto di pensarla come vuole senza che un’idea diversa dalla nostra sia considerata un atto di lesa maestà.
E se qualcuno vuole andare a Moena per dire ad alta voce come la pensa, non mi pare che faccia niente di male o che sia un nemico della Fiorentina.

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