Ottobre 2010


Negli ultimi anni mi è capitato diverse volte di non avere la percezione esatta di quello che stessi facendo o costruendo.
Succede così che mi sorprenda a ripassare mentalmente alcuni momenti della vita e rimanga spesso con dentro un vago senso di estraneità: ma ero io quello che presentava il libro in un Salone dei 500 strapieno?
Ero io quello che ha girato i campi della serie C2 e qualche anno prima e dopo qualche anno dopo quelli di Champions?
Ieri sera a Viola nel cuore l’ultimo tuffo nel passato in ordine temporale: com’ero e cosa pensavo quando mi emozionavo così tanto (e si sentiva) al ritorno in campo di Antognoni nel 1985?
Ecco, adesso è arrivato davvero il momento perché la Fiorentina e Antognoni si incontrino di nuovo.
Molto è stato sbagliato da entrambe le parti, e magari se qualcuno riconoscesse i propri errori si farebbe senz’altro prima e sarebbe un vantaggio per tutti.
Ma Antognoni rimane l’unico in questa città, forse con Prandelli, capace di suscitare palpiti unici, piccoli spostamenti del cuore, e vedrete cosa succederà alle 20.40 di sabato prossimo.
Mi pare anche che Sandro Mencucci, l’unico fiorentino del gruppo ed inevitabilmente tifoso di Antognoni in gioventù, sia il più adatto a pilotare la macchina del “grande ritorno”.
Chi mi ha seguito nell’ultimo decennio sa che al contrario di altri non mi sono mai fatto prendere la mano dal facile populismo, dalla voglia del ritorno di Antognoni a tutti i costi, specialmente nei momenti in cui c’era troppa ruggine.
Ora questo tempo è passato, sono e siamo tutti cresciuti, anche e soprattutto la Fiorentina, e riportare Antognoni come uomo-immagine della Fiorentina potrebbe far scoccare la famosa scintilla per riaccendere il fuoco e provare a sconfiggere il grande freddo viola.

Finalmente si ricomincia con il contatto Fiorentina-tifosi.
Dopo aver ripetutamente sottolineato l’assurdità di una squadra arroccata su un’ipotetica e deleteria torre d’avorio, adesso va registrata con piacere la ripresa delle feste dei club con partecipazione dei giocatori.
Martedì tocca a Casciana Terme (presentazione della premiata coppia Loreto-Sergi), poi spero che tocchi anche ad altri perché in questo momento c’è bisogno di calore, visto anche il gelo della classifica.
Un bel punto a Genova aiuterebbe molto all’atmosfera della serata.

Ma questo Stato, così attento e burocratico nel rendere l’accesso ad uno stadio una partita di calcio uguale alla trafila per ottenere il passaporto, non riesce a contenere qualche centinaio di delinquenti serbi, che per un giorno hanno preso in ostaggio Genova e per una sera l’attenzione calcistica di un Paese?
Ma l’intelligence di due Stati non ha proprio saputo niente di quello che questi teppisti andavano organizzando da settimane?
Com’è possibile che io a Marassi non possa entrare in tribuna stampa con la bottiglietta da 33cl di acqua e questi bastardi si piazzino in favore di telecamera con forbici e trincetti, armati come se fossero al fronte (il loro fronte delirante, non il nostro)?
Cosa aspetta il ministro Maroni, così inflessibile con chi non ha la tessera del tifoso (che io comunque farei senza alcun problema), a convocare una conferenza stampa per spiegare alla parte sana dell’Italia gli errori di una serata da incubo e da vergogna per tutti, anche per l’Italia chi ha ospitato il vomitevole spettacolo e non è riuscito a porre un argine alla delirante e violenta imbecillità?
Speriamo che quello visto ieri ci svegli un po’, che si dica finalmente basta a tutto a ogni tipo di violenza.
Anche alle piccole e sottaciute prepotenze quotidiane che sedicenti signorotti autoproclamatisi capi (?) del tifo infliggono a chi vuole vedersi la partita in santa pace o a chi vuole esercitare il proprio sacrosanto diritto di critica.

Confesso tutta la mia delusione per il ritorno di Zanetti a Firenze: leggo (a ottobre!) di possibili manovre di mercato per andare a Parma a gennaio e se da un lato comprendo la grande abilità del mio amico Pallavicino, dall’altro mi chiedo che senso abbia parlare oggi di tutto questo.
In sedici mesi a Firenze Zanetti ha giocato alla grande i primi tre, per poi scivolare nell’anonimato e in una zona di campo sempre più ristretta.
Insomma, non è andata bene, a conferma che sui cavalli di ritorno è bene non puntarci troppo per non avere delusioni.
E comunque per Genova abbiamo bisogno anche di Zanetti, perché davvero non vedo altro soluzioni che non siano una maggiore copertura in mezzo, lasciando Cerci e purtroppo, ma inevitabilmente, Ljajic in panchina, con Vargas a centrocampo e l’accoppiata Santana-Marchionni sulle fasce.

Secondo viaggio a Parigi, con seconda figlia, che poi sarebbe la prima e che ha avuto da Camilla il permesso di farsi il fine settimana da queste parti.
Scambi e contrattazioni con adolescente: in cambio di giornate durissime (per me) di shopping, oltre a visitare i classici della città ottengo di “deportarla” allo stadio St Denis per Francia-Romania.
In viaggio Valentina mi aveva detto che secondo lei non esisteva nel mondo occidentale un Presidente peggiore di Berlusconi (cosa che immagino pensino in molti) ed io le avevo ribattuto che, pur condividendo molte sue idee, forse bisognerebbe cercare di tenere un po’ più su l’orgoglio italiano, visto che ogni Paese, Francia compresa, ha la sua bella polvere da tenere sotto il tappeto.
Ma è allo stadio che mi sono reso conto di quanto siamo autolesionisti con l’Italia, che io amo da impazzire: ventimila bandiere tricolori piazzate accanto ai seggiolini, un tifo incessante per la Nazionale che non si sogna neanche la Roma all’Olimpico, una forza nel rivendicare la propria identità da lasciare a bocca aperta.
Noi invece la Nazionale la fischiamo, noi “peggio che in Italia solo in Burundi”, noi “facciamo tutti schifo”, noi “così non si può più andare avanti”, e il più bello ha come minimo la rogna.

Davvero qualcuno pensava seriamente che potesse finire in altro modo?
Io no, ci sono le registrazioni e l’archivio di questo post a testimoniarlo.
Ovviamente mi dispiace, perché non mi sento tra quelli che vogliono un esborso annuale di una decina almeno di milioni dai Della Valle per la Fiorentina (e comunque, come già detto e scritto, hanno dato anche in questa estate e nel precedente inverno) e la Cittadella avrebbe prodotto redditi da reinvestire sulla Fiorentina.
Ma lo immaginavo che sarebbe finita così perché c’erano troppe anomalie: un terreno che non è dei Della Valle e neanche del Comune, che andava prima di tutto comprato e a cui andava variata la destinazione urbanistica, lo stesso terreno sotto sequestro da quasi due anni, una diversa visione delle cose tra Rossi e Renzi sulle suddette varianti urbanistiche, la decisione dei Della Valle di farla solo nel Comune di Firenze.
Secondo me molti tifosi neanche sapevano di cosa parlavano o quale fosse la situazione, solo che la parola Cittadella evocava acquisto certo di campioni.
La realtà, si è visto, è un po’ più complicata…
E adesso?
Adesso si va avanti con i Della Valle, con intelligenza, in uno scambio dialettico spero intelligente, senza pregiudizi e/o preconcetti.

Lo so che è sbagliato e non sono certo molto soddisfatto per quello che penso.
Provo a sforzarmi, ma ritorno sempre lì, all’istinto e poco mi salvano decenni di letture liberali e progressiste.
Ho anche un certo orrore per i miei compagni di pensiero, perchè li immagino molto più violenti di me in mille altre circostanze.
Però non c’è niente da fare, è più forte di me: per quel bravo uomo dello zio di Sarah non vorrei, no, la pena di morte.
Mi piacerebbe solo che passasse qualche mese insieme agli altri detenuti in qualsiasi carcere italiano, forse gli passerebbero certe pulsioni.

Una cosa bisogna riconoscere a Mihajlovic: non è permaloso, o almeno lo è molto meno della media del permalosissimo mondo del calcio italiano, Prandelli compreso.
Ma ve lo immginate il grande Cesare alle prese con la demolizione quotidiana mediatica a cui è quotidianamente sottoposto il tecnico serbo?
Si obietterà che non ci sarebbe stato bisogno di critiche visti i risultati e però vorrei ricordare le reazioni alle osservazioni (molto garbate) post doppia sostituzione di Amsterdam, con Almiron e Jorgensen insieme in campo e relativa eliminazione dall’Uefa.
Prandelli si arrabbiò moltissimo in sala stampa alla vigilia della partita con la Reggina e di solito reagiva non proprio benissimo all’osservazione pungente, pur non perdendo mai la sua naturale educazione e signorilità.
Di Mhajlovic a Bologna mi avevano detto che si incavolava molto se contraddetto, a maggior ragione quando le cose vanno male.
Devo dire invece di essere rimasto favorevolmente sorpreso da quanto visto: per ora il suo comportamento è stato esemplare, pur avendo letto e sentito di tutto.
Si passa dall’inadatto all’incapace, eppure non ha (ancora?) ingaggiato nessuna rissa verbale con un giornalista, questo gli va riconosciuto.
In attesa di potergli dire bravo per quello dimostrerà la sua Fiorentina.

“Un giorno credi di essere giusto e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli e devi cominciare da zero”.
Ecco, a parte che non mi sono mai sentito un “grande uomo”, pur cercando di fare sempre del mio meglio, devo dire grazie a chi mi ha fatto notare nella mia ultima radiocronaca una serie di errori sopra la media.
In questo modo ho potuto fare un’attenta e pure un po’ dolorosa analisi introspettiva.
Così mi sono accorto che un po’ di umiltà l’ho persa anch’io, ma non (spero) nel modo giusto e rispettoso di pormi verso chi ascolta.
Il problema, senza che me ne rendessi o che qualcuno me lo facesse notare (potenza della posizione acquisita…) sta tutto nella fase preparatoria della radiocronaca: troppe battute, troppe distrazioni, troppo cazzeggio, troppa sicurezza in me stesso.
So da dove nasce tutto questo e cioè da quello che fa Radio Blu, quotidianamente, con conseguente mia soddisfazione.
Non è quindi che mi sia montato la testa per qualcosa di personale, situazione che sarebbe peraltro curiosa a cinquanta anni.
Ma non è una giustificazione perché il risultato è uguale: faccio più errori per minore determinazione, anche se la passione è la stessa.
Voglio dunque dare con questo post il buon esempio al mio amico Pantaleo Corvino e fare io per primo un bagno di umiltà, promettendo un repentino ritorno alle origini fin da domenica 17 a Genova.
Sarò seguito da qualcuno in casa viola?

P.S. Questi confronti servono per capire meglio gli interlocutori e non sto parlando di voi, ma di Corvino.
O Mencucci, o Mihajlovic, o Prandelli, fate un po’ voi.
Il senso del ragionamento è questo: un semplce responsabile di radio si mette a nudo (metaforicamente, per fortuna) e prova a spiegare in cosa può aver sbagliato in radiocronaca o quali siano gli aspetti che potrebbe aver sottovalutato negli ultimi tempi, pur mettendo nel proprio lavoro tutto l’impegno possibile.
Ecco, è venuto fuori un “bomba libera tutti”, un’esondazione di istinti mediaticamente primordiali di alcuni, che hanno risposto al post con una cattiveria molto fuori luogo, secondo il mio parziale e per nulla obiettivo punto di vista.
Se una cosa del genere accade con me, come si può pensare di costruire un dialogo con persone e personaggi che hanno una visibilità molto superiore?
Forse è per questo che alcuni (leggi Corvino, ma mi pare anche Prandelli, sia pure con uno stile diverso) giocano sempre in difesa e attaccano prima di essere attaccati.
E’ triste, ma è così.
E non andremo mai mai avanti nel dialogo se non cambierà il modo di porsi di fronte all’interlocutore: è una questione di sensibilità, ma anche, temo, di neuroni.

Per uscire da questa spirale estremamente pericolosa ci vuole un bel passo indietro di Corvino e di Mihajlovic, e uno in avanti di Andrea Della Valle, che deve tornare a fare il presidente, e dei giocatori, che devono prendersi le proprie grosse responsabilità per il disastro nell’anno solare 2010, almeno da fine febbraio in poi.
Cominciamo dallo sgombrare il campo da un equivoco di fondo che è ormai diventato (falsa) verità: nell’attesa della Cittadella non è affatto vero che i Della Valle abbiano tirato i remi in barca, che stiano vivacchiando o peggio ancora cerchino di rientrare di quanto speso.
Da gennaio ad agosto hanno speso più di venticinque milioni di euro tra Bolatti, Felipe, D’Agostino, Cerci e Boruc.
Il problema è come e per chi sono stati spesi questi soldi, perché siamo ancora alla ricerca di un terzino sinistro e dal gennaio 2009 (gennaio 2009!) di qualcuno che possa anche solo vagamente sostituire Gilardino, o meglio ancora affiancarlo con l’assenza di Mutu (gennaio 2010).
In compenso abbiamo 4 portieri e 4 ali destre, ci sarà in tutto questo qualcosa che non torna o rischio di finire anch’io nella black list di Corvino?
Ed eccoci al passo indietro che chiedo, penso invano, al nostro direttore sportivo: lui deve smetterla di parlare del passato glorioso, che tale è stato fino a Liverpool, cioè dieci mesi fa.
Non ne possiamo davvero più e in questo momento rende tutti ancora più nervosi.
Deve smetterla di considerare i giornalisti dei nemici, salvo ovviamente quelli che gli danno sempre ragione.
Dovrebbe dire: “Scusate, ho certamente sbagliato qualcosa, ma adesso chiedo una mano perché da questa situazione fangosa si esce tutti insieme e quindi abbiamo bisogno dell’aiuto di chiunque voglia bene alla Fiorentina”.
Dubito che lo faccia.
Quanto a Mihajlovic, definire confusa la sua gestione dei primi quattro mesi in viola è un eufemismo, ma, peggio ancora, non si vede un barlume di gioco, di idea di squadra.
Faccia un passo indietro anche lui e riparta dalle cose semplici: qui non ci sono fantasmi o nemici nascosti, il suo credito con il popolo viola è, nonostante tutto, ancora alto.
Infine i giocatori: l’avevo già scritto che volavano molto, ma molto basse, però evidentemente qualcuno si sente troppo furbo e così continuano ad arrivare notizie di avvistamenti notturni poco consoni al momento che la Fiorentina sta passando.
In borghese, evidentemente, si sentono dei leoni, ma in campo sembrano pecorelle smarrite e forse sarà bene organizzare delle riunioni con alcuni ex viola per far capire cosa sia stata davvero la contestazione a Firenze, visto che, povere anime, pare abbiano le ali tarpate da un’imprecisata paura.
O forse è solo la saturazione del rapporto, ma in questo caso sarebbe meglio che lo dicessero in tempo al ragionier Pachetti.
Chi è?
E’ quel signore che ogni dieci mese compila ed invia i bonifici dei loro lussuruosi stipendi.

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