Marzo 2010


Il gol di Diego forse in fuorigioco, Vargas fermato in posizione regolare, il fallo di mano di Chiellini e l’intervento su Keirrison: nel dubbio tutto è stato fischiato o non fischiato contro la Fiorentina e va bene.
Io però non ammetto di vedere la squadra giocare senza anima come è successo nel secondo tempo di stasera.
Una cosa da ulcera allo stomaco, ribadisco quanto detto a caldo: contro la Juve rivoglio Tendi e Galdiolo, Sacchetti e il povero Beatrice, pretendo la rabbia agonistica e magari pure qualche sana pedata tirata bene.
E rivoglio anche uno stadio che non venga trascinato alla sonnolenza dalla Fiorentina moscia della ripresa, ma che sia sanamente incazzato per tutti i novanta minuti.
Continuiamo pure a dire che è da provinciali considerare questa partita come la più importante dell’anno, ma sì continuiamo così che sono 4100 giorni che non vinciamo.
Sui singoli meglio sorvolare, i migliori secondo me sono stati Gobbi e Natali…
Speriamo nel miracolo martedì, miracolo sul piano del gioco, ma la vedo dura.

Il primo Fiorentina-Juve che mi ricordo nitidamente: il 2 a 0 del 22 marzo 1970, era appena nata mia sorella Dafne e nel pomeriggio impazzivo di gioia, anche perché mia nonna (e qui faccio outing) era torinese, juventina e amica di Boniperti, che le dava sempre i biglietti per quel nipote che vedeva solo viola.
Poi l’ultima volta che le dette i biglietti, nell’aprile del 1973: segnò Desolati nel finale ed io, non ancora tredicenne, feci il segno dell’ombrello a tutti. Poco educato, lo ammetto, ma in anticipo sulla signora Valeria Cecchi Gori.
Il 2 a 1 del 1980, vissuto insieme alla fidanzata, che veniva solo a vedere la Juve, con quella rete incredibile di Tendi.
Il volo di Antognoni e l’autorete di Contratto, nella partita più spettacolare che io ricordi, con Bertoni che correva come il vento e non lo prendevano mai.
Il colpo di fortuna di dire quella cosa prima della rete di Borgonovo e il rigore parato di Mareggini.
Il due a zero nell’anno della retrocessione mentre ero in pieno caos sentimentale e stavo preparandomi alla svolta della vita.
E ancora, quando Bettega mi assalì insultandomi e dicendo di voler far chiudere Canale Dieci.
Insomma, io mi ricordo esattamente cosa facevo, cosa pensavo e come ero messo nel giorno di Fiorentina-Juventus…

Qui siamo tutti aggrappati a Cristiano Zanetti e mi spiego: margini di miglioramento tecnici per Doandel non credo che ce ne ne siano e già sarebbe ottimo se giocasse benissimo come contro il Milan, errore finale a parte.
Bolatti fatica ad entrare nei meccanismi, sospendiamo ogni giudizio definitivo, ma davvero la frequenza e l’importanza delle partite non gli consente la gradualità dell’inserimento.
Montolivo è stato il migliore di tutti per almeno tre mesi e non si discute.
Rimane, appunto, Cristiano Zanetti.
Che non può essere quello di Lazio e Milan e che invece abbiamo visto impartire lezioni di calcio col Liverpool a Firenze e anche a Torino con la Juve.
Con lui sappiamo che ci possiamo aspettare di più, basta solo che lo sorregga una decente condizione atletica, che speriamo abbia acquisito per almeno un’ora di gioco nell’ultima settimana di soli allenamenti.
Se Zanetti gira, Fiorentina grande, scrivo con un pizzico di nostalgia, mutuando il titolo del mio primo articolo di calcio scritto nella presitoria (cioè luglio 1977…) per il Tirreno.

Che emozione parlare al Pentasport con Borgonovo, sia pure attraverso il computer.
Il suo “ciao David” finale mi ha ricordato quando sono andato a trovarlo l’otto ottobre 2008 a Tavarnuzze e me ne stavo un po’ in disparte, tra Orlando e Roggi, non sapendo neanche bene come cominciare il discorso.
Stefano Borgonovo è veramente una persona straordinaria e a me viene in mente come lo ammirava Alberto negli ultimi giorni della sua malattia, quando mi parlava di lui come di “un grande”.
Spero che la puntata di stasera sia servita a ribadire un concetto che ripeto da domenica: Fiorentina-Juve non è una partita come tutte le altre.
Bastava sentire il tono di voce di Desolati, Merlo, Antognoni, Sacchetti, Agroppi e Mareggini per rendersene conto.

Lancio ufficialmente da questo molto frequentato blog l’idea di trattare sabato pomeriggio Felipe Melo esattamente come Nicola Berti nel campionato 88/89.
Sommergerlo cioè di fischi ogni volta che tocca palla, non farlo giocare a causa della contestazione: civile, ma fortissima.
Il signor Felipe Melo ci ha preso in giro per almeno un mese con tutte le sue frequentazioni con l’al di là, che avrebbe dovuto suggerirli quale fosse la strada maestra da prendere in vista di un possibile trasferimento alla Juve.
Senza contare il suo match di pugilato contro Lopez negli spogliatoi di Fiorentina-Cagliari e, soprattutto, la bravata di Lecce, che poteva costarci la Champions.
E’ vero che abbiamo fatto grazie a Corvino l’affare del secolo, ma resta l’assoluta sfacciataggine di questo signore che ricorda molto le sceneggiate di Berti nell’estate 1988.
Quel giorno del febbraio 1989 Trapattoni fu costretto a cambiare “il mercenario” per disperazione e noi battemmo l’Inter dei miracoli…

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