Ero tra quelli che pensava: “ma che se ne fa l’Inter di uno come Jimenez, che faceva fatica a trovare posto nella Lazio, figuriamoci mai quando giocherà”.
Ed invece sono stato smentito, perché non solo ha giocato e segnato, ma adesso pare che Moratti versi ben 11 milioni di Euro alla Ternana per comprarselo definitivamente.
Poi faccio un’analisi di quanto tempo ci metta Prandelli a lanciare un giovane, a quanto ne valuti la crescita prima di buttarlo nella mischia e mi torna in mente quel pomeriggio di Perugia quando, pronti via, l’appena arrivato Jimenez andò in campo da titolare contro il Chievo, facendo saltare i nervi al fragile Bojinov, che poi si sfogò contro Andrea Della Valle.
C’è quindi qualcosa di strano nella gestione dell’affare Jimenez.
La versione viola è che il cileno abbia chiesto una clausola sulla permanenza in A nell’estate di Calciopoli e se così fosse benissimo ha fatto Corvino a non cedere ad alcun ricatto e a mandarlo via.
Se erano pronti a scendere in B Mutu e Frey (non Toni, che stava facendo il diavolo a quattro per andarsene), non si vede perché non lo dovesse e potesse fare un giovane con appena una decina di partite in serie A alle spalle.
Solo che Jimenez ha sempre smentito di aver chiesto quella clausola, l’ultima volta me lo ha detto personalmente dopo Inter-Fiorentina, facendo capire che non c’era accordo tra le società per la cessione del suo cartellino.
Conclusione: non sapremo mai la verità perché ognuno continuerà a dare la propria versione dei fatti e ad ogni prossimo gol di Jimenez saremo lì a chiederci: ma come mai non è rimasto da noi?
Gennaio 2008
Il mistero Jimenez
La sciocchezza di Lupoli
Mi ha detto Fabio Russo che Pasqualin, il procuratore di Arturo Lupoli, era molto nervoso stasera tanto, lui sempre molto gentile, da declinare l’invito di intervenire nel Penta.
Da uomo di calcio esperto Pasqualin ha capito subito che super frittata avesse combinato il suo assistito e non tanto e non solo per le cose dette nell’intervista radiofonica concessa oggi pomeriggio a Napoli.
Premesso che trovo noiosissimo l’attuale modo di gestire la comunicazione nel calcio moderno, debbo anche ammettere che non rimane altro che adeguarci ai filtri, controfiltri e asettiche conferenze stampa pluricontrollate (il prossimo passo saranno forse le domande preventivamente fatte leggere all’intervistato e/o le interviste a pagamento).
A me non sarebbe neanche venuto in mente di chiedere a Lupoli di parlare, fregandomene della Fiorentina, ma hanno fatto bene i colleghi di Napoli che ci hanno provato, anche se mi rimane un brutto dubbio.
Mi sembra infatti un po’ strano che uno decida all’improvviso di chiamare un giocatore della Fiorentina sia pure scontento in ritiro, sapendo benissimo le regole imperanti e non vorrei quindi che l’intervista stessa fosse stata in qualche modo “consigliata” da qualcuno dell’entourage del giocatore.
Comunque sia andata, la sciocchezza è stata colossale perché si sono infrante le regole del gruppo e si è tradita la fiducia della società.
Non credo proprio che Lupoli non sapesse a cosa andava incontro e a questo punto le strade sono due: o domani lui si presenta a Marbella chiedendo scusa alla Fiorentina, oppure lui con la Fiorentina ha chiuso almeno per un bel po’ di tempo.
Strano che ad un ragazzo che tutti reputano intelligente la vicenda Bojinov non abbia insegnato niente.
CONSIGLIO PER GLI ACQUISTI: Comprate “STORIE non solo cliniche” dell’Associazione Scientifica PALLIUM-onlus Montedomini.
E’ un libro bellissimo, di tante storie non tutte (anzi quasi mai) con il finale rosa, ma sono scritte in punta di penna e spiegano benissimo cosa sia il dolore e cosa si possa fare per conviverci.
Come scrivono i volontari di Pallium, “ognuno è persona prima di essere malato e la sua storia non è mai solo clinica”.
I vostri soldi andranno ovviamente all’associazione ed io sto ancora aspettando da questi pelandroni che mettano il loro banner nella home-page del nostro blog
Fino al 2010?
Quando parlo e scrivo di Christian Vieri ho un po’ le stesse sensazioni di imbarazzo che provavo tanti anni fa davanti a ragazze che lì per lì mi sembravano indispensabili per la mia vita e che poi svaporavano nel giro di una settimana.
Insomma, mi sento sempre un po’ in colpa per la sfiducia manifestata a luglio e peraltro condivisa (ma non è un’attenuante) da molti di voi.
Nonostante questo, mi pare lo stesso eccessivo pensare di proporre un biennale ad un giocatore di quasi 35 anni, specialmente nella logica adottata dal 2005 dalla Fiorentina.
Al di là del fatto che lo “sparo” di Stadio di ieri deve essere confermato dalla società, non si capisce il perché del limite (secondo me giusto) del biennale per chi ha più di trent’anni se poi si pensa di assicurarsinel 2010 le prestazioni di un attaccante, e non di un portiere, trentasettenne.
Ricordo che in nome di questa regola abbiamo rinunciato a Brocchi, che voleva un triennale e che proprio scomodo non avrebbe fatto sia nella passata stagione che in questa.
Sì invece al rinnovo annuale, perché quello Vieri se lo è ampiamente meritato sul campo e fuori.
Chi deve dare di più
Quattro nomi per ripartire col piede giusto, perchè attraverso i loro progressi si possa arrivare al tanto agognato quarto posto: Balzaretti, Semioli, Montolivo e Pazzini.
I primi due sono costati insieme più di Toni e Reginaldo e mi rifiuto di pensare che quelle viste siano le loro migliori potenzialità.
Siccome di Prandelli e di Corvino abbiamo imparato a fidarci, comincio a pensare che il problema sia più psicologico che tecnico, il che è molto strano per Balzaretti, che ha un passato da Juventus e dunque per lui non vale certo il discorso del salto di qualità.
Comunque sia, dire che hanno inciso poco è volerli bene, perché (diciamo la verità) se fossimo ad esempio nel mezzo della stagione 2004/2005 sarebbero già volati gli stracci.
Aspettiamo la loro maturazione, ma poi alla fine prendiamo una decisione, magari dolorosa, perché se “non fossero da Fiorentina” sarà bene darci alla svelta un taglio netto ed oneroso.
Montolivo e Pazzini sono un altro discorso e qui c’è senz’altro più qualità, solo che forse li abbiamo coccolati un po’ troppo, Montolivo più di Pazzini.
Ha ragione Benedetto Ferrara, che su Repubblica di ieri ha scritto di quanto alla fine fosse diventata stucchevole la storia di Pazzolivo: la trovata pubblicitaria era ottima, ma poi ci vogliono i rislutati sul campo.
Ribadisco che su Pazzini esiste una prevenzione, un accanimento che nasce dalla rabbia e/o delusione di non avere più Toni e che non mi pare che Vieri alla fine gli sia stato così superiore, ma non sono il suo avvocato d’ufficio e neanche il suo vice procuratore.
Deve fare di più, così come deve crescere in continuità Montolivo, che è una gran promessa da almeno tre stagioni.
Però per loro due almeno abbiamo visto quello che sanno fare, l’importante è che lo facciano più spesso.