Mi spiace non poter rispondere alle vostre domande o non ribattere a qualche stoccata polemica che mi fa un po’ arrabbiare, ma non sarebbe giusto intervenire parzialmente e penalizzare alcuni amici.
Ho in compenso letto tutto e mi sono posto una domanda retorica al comtrario: se questi sono i gradi di nervosismo di un’estate che ci vede in Uefa nonostante la penalizzazione, cosa avremmo dovuto fare l’anno scorso?
O nel 2002?
Come minimo, in una corretta proporzione delle cose, avremmo dovuto mettere a ferro e fuoco la città e per fortuna i fiorentini ed i tifosi viola si sono dimostrati molto più maturi di alcuni fomentatori di professione.
Qualcuno mi accusa di incoerenza per i due prcedenti post ed invece sono l’uno la conseguenza dell’altro, solo che non mi faccio prendere dall’istinto e provo a ragionare, non scordandomi mai che si sta parlando oggettivamente dell’acquisto (mediaticamente pesantissimo) di un attaccante di riserva.
Le mie perplessità su Vieri restano tutte e sarà solo il campo a fugarle, così come restano assolute le mie certezze su Prandelli e fino a quando c’è lui io mi sento tranquillo.
Luglio 2007
Serenità
Adesso però basta
Mi conforta avere avuto la stessa reazione di uno dei colleghi che stimo maggiormente, Benedetto Ferrara.
Una reazione di pancia, che partiva dallo sbigottimento e arrivava fino alle perplessità e ai rischi dell’operazione Vieri.
E poi una reazione di testa, che cercava di capire i perché dell’affare.
Spero che tutto questo sia stato spiegato nel precedente post, ora però è ora di voltare pagina.
Anche perché é arrivato l’esterno voluto da Prandelli (e sottolineo quel voluto, perché evidentemente Semioli era una prima scelta) ed è come se fosse stato acquistato un ragazzino per la Primavera.
Siamo veramente bravi ad esagerare e qui bisogna pure stare attenti perché a me non sono piaciute affatto alcune speculazioni giornalistiche che affiorano qua e là sull’acquisto di Vieri.
Ancora non ho letto i giornali, ma già ieri, mi pare sul sito della Gazzetta, si parlava di tifosi viola in rivolta.
Ma quando mai?
Per questo dico che ora à meglio mettere uno stop alle polemiche, magari ricordando che questa emergenza dell’attacco fino ad un mese fa non esisteva, perché eravamo un po’ tutti convinti che saremmo partiti con Pazzini e Bojinov, che poi era la cosa che in tanti prospettavano nella stagione 2005/2006.
Poi si è aperto il caso del bulgaro (in cui la Fiorentina ha pienamente ragione) ed è stata trovata questa soluzione, che può piacere o meno, ma che non può avvelenarci l’estate.
A meno che non si voglia vincere il primo premio del Trofeo Tafazzi…
FINE SETTIMANA CON INTERNET AD INTERMITTENZA: SEMMAI SCRIVO, MA NON POSSO RISPONDERE, SIATE CLEMENTI…
Mah…
Sarò il primo ad esultare per i gol di Vieri e a ricredermi e dire bravo a Corvino per questa operazione che, se fosse vero quello che mi ha scritto nella notte Poesio da Castelrotto, mi lascerebbe perplesso.
Faccio uno sforzo e mi libero dell’istintiva antipatia verso un personaggio che ha fatto di tutto per essere sgradevole nelle poche occasioni in cui ho avuto a che fare con lui, e questo giuro che non influirà nei giudizi prossimi venturi.
Anzi, c’è il rischio che sia più indulgente, proprio per la paura che il pregiudizio mi giochi un brutto scherzo, però il punto è un altro.
Vieri è un azzardo tecnico che non so fino a che punto ci possiamo permettere.
Negli ultimi due campionati è come se non avesse mai giocato e ha 34 anni, quattro in più di Toni.
Magari in questa stagione ce lo possiamo pure permettere perché non siamo a meno 19 ed è convinzione comune che la Champions sia molto, ma molto difficile da raggiungere.
Magari ci fa comodo in Europa, dove ha più esperienza del resto della squadra messa insieme e questa potrebbe essere una spiegazione.
Un altro aspetto consolatorio è Prandelli: certamente Corvino si sarà consultato con lui prima di agire e se è d’accordo Prandelli dobbiamo stares tutti un po’ più tranquilli.
Eccomi quindi qui perplesso, ma pronto ad indossare il cilicio al decimo gol di Vieri in campionato (però speriamo che giochi poco, perché vorrebbe dire che Pazzini sta andando alla grande).
Amarcord Pentasport
Serata con gli amici per festeggiare i cinquanta anni di uno di quelli che c’era all’inizio del Pentasport, Paolo Romero, ormai più di 28 anni fa.
E allora ti vengono in mente mille cose che nemmeno sapevi di aver chiuso nella tua memoria.
Te le trovi davanti, le vorresti afferrare, ma restano beffardamente impalpabili, come i sogni quando ti svegli e quelli fuggono via.
Qualcosa però ti rimane appiccicato addosso lo stesso ed avendo la fortuna/fatica di disporre di un blog, avverti la narcisistica voglia di fissarle una volta per tutte da qualche parte.
Dunque, si chiama Pentasport perché erano ovviamente cinque gli sport di cui parlavamo il sabato sera dalle 18 alle 19 a Radio Tele Arno, dal gennaio all’aprile 1979.
Direttore artistico era il G (che si chiamava allora con il suo vero nome e cognome e che non trasmetteva), mentre una speaker di punta era Stella (che però non si chiamava Stella).
Io dirigevo il programma e mi occupavo, ma guarda un po’…, di Fiorentina, Orlando Mazzoni (figlio del grande Mario, storico allenatore in seconda dei viola e vincitore di una Coppa Italia) seguiva la B.
Poi c’erano Maurizio Passanti (testimone di nozze del mio primo matrimonio) per il tennis, Alessandro Canalicchio (testimone di nozze del mio secondo matrimonio) per l’automobilismo, Fabio Sacco e Paolo Romero per il basket ed infine Fabrizio Ignesti per la pallavolo.
Di quest’ultimo, stasera è stata ricordata soprattutto la sorella, veramente spettacolare, che ad essere sinceri deve essere stata il vero motivo del suo ingresso in redazione.
Trasmettevamo pure in televisione, a TeleFirenze, ed il G scrisse e cantò per noi una sigla molto carina, pensa un po’ come cambiano i tempi…
Poi proprio il G mandò a quel paese il proprietario di Radio Tele Arno, noi lo seguimmo e ci trovammo così a spasso, salvo poi approdare in parte a R6, una delle radio più alla moda di quegli anni, l’ideale per far colpo sulle fanciulline dell’epoca.
Intanto però eravamo già rimasti in due, io e Maurizio: gli altri avevano fidanzate e/o cose più importanti da fare.
Ci promisero soldi che non vedemmo mai e a luglio Stella mi presentò a Radio Blu, dove presi le mie prime centomila lire, dopo tre anni a guadagno zero.
Questa è la storia e non so perché ma stasera mi sarebbe piaciuto rivivere anche una sola ora di quelle grandi ingenuità di fine anni settanta.
Quando gli ormoni zampillavano ed io giravo con la terrificante 850 coupé scassata di mia mamma, e quando chiedevo come diavolo si facesse a diventare giornalista mi sentivo sempre rispondere che era meglio lasciar perdere.
Il ruolo della stampa
Ma insomma come vorreste che ve la raccontassimo la Fiorentina?
Due premesse mi sembrano d’obblgo: la prima è che ognuno risponde a se stesso o al massimo al proprio direttore.
E qui mi viene in mente una puntata del Pentasport con in studio i due cavalli di razza (Bardazzi e Ceccarini) costretti a tacere di fronte ad un Corvino arrembante contro tutto e tutti a cui non nu fu possibile replicare per mancanza di tempo perché poi doveva in tutti i modi partire il programma successivo.
Loro fecero una pessima figura per colpa mia perché era concordato che fossi solo io a condurre l’intervista.
La seconda premessa è che qui stiamo parlando di calcio e non di inchieste sulla malasanità o su altri argomenti che coinvolgono pesantemente la nostra vita quotidiana.
Voglio dire che ci vuole pure una certa leggerezza nell’affrontare le cose, ed invece vedo sempre più gente invasata, convinta che scoprire il nuovo esterno viola sia una specie di riedizione del Watergate, con Semioli al posto di Nixon.
Rimane comuqnue la domanda di fondo: come la vorreste questa stampa?
Prendiamo il presunto caso Do Prado.
Scopriamo che il giocatore non ha nessuna voglia di andare a Treviso anche perché Reginaldo (e vi assicuro che è vero) gli ha raccontato di come da quelle parti il razzismo affiori spesso e volentieri: se rifeiamo la cosa creiamo un (piccolo) problema alla Fiorentina, se non lo facciamo nessuno saprà mai niente, ma allora che ci stiamo a fare?
Così come la critica: a me sinceramente non pare così grave dire o scrivere che la Fiorentina in questo momento è un cantiere, che non è poi tanto differente dal dire o scrive che è ancora incompiuta.
Attenzione: che è un cantiere non l’abbiamo detto noi e che è incompiuta l’ha detto implicitamente Prandelli, quando ha parlato di rosa completa all’ 80%.
E però Corvino si arrabbia, secondo me troppo, e magari qualcuno di voi comincia pensare che i giornalisti sono sempre i soliti, pronti a seminare zizzania.
Difficile quindi azzeccarla, impossibile accontentare tutti.
Su Bojinov giusto così
Era inevitabile che finisse in questo modo, pur sospettando che nella rabbia di Corvino verso Bojinov ci sia pure qualcosa di personale, che suona come tradimento della fiducia data.
Ma Bojinov e il suo procuratore non possono pensare che il mondo funzioni a loro immagine e somiglianza e davvero mi chiedo se si siano mai posti il quesito se sia giusto chiedere dal 2009 più soldi dei 1.200.000 Euro netti pattuiti fino a quella data.
La storia del calcio è lastricata di straordinari talenti senza testa, potenziali campioni che hanno poi lasciato rimpianti a fine carriera, una carriera con pochi alti e tantissimi bassi.
Bojinov è consigliato male e circondato (almeno a Firenze) da gente capace solo di assecondarlo e attaccare maleducatamente chi osa criticarlo chiamando addirittura ai numeri personali (a me è succeso, sei mesi fa).
Continuando a comportarsi così Bojinov non andrà mai chiaramente da nessuna parte e la linea della Fiorentina è giustissima, anche se dovesse costare qualche milione di Euro.
Il bulgaro fino ad oggi non ha dato niente ai viola: ha dichiarato in tempi diversi il suo amore ad almeno altre cinque squadre italiane (Juve, Milan, Torino, Genoa e Napoli) e ha provando furbescamente a cercare la sponda di Prandelli, ottenendo per fortuna le stesse risposte della società.
Di gente così sinceramente non sappiamo proprio cosa farne.
P.S. MA PAZZINI QUANDO FIRMA?
Un po’ di ottimismo…
Riflessione di fondo: quando ero un ragazzino e ripartiva il campionato, avvertivo ogni volta nell’aria quel profumo indescrivibile di speranza mista a gioia per la grande giostra che ripartiva.
Oggi che tutto è freneticamente anticipato, la partenza del campionato è diventata mediaticamente la partenza della nuova stagione e allora invito un po’ tutti, a cominciare dal sottoscritto, a recuperare quella sensazione di dolce attesa, che mi pare invece avvelenata dai mancati acquisti.
Non che non si debba assistere con un po’ di preoccupazione all’evolversi di questo mercato che definire difficile mi pare limitativo, ma insomma questo è “solo” calcio e forse sarebbe il caso di prenderlo con maggiore leggerezza di spirito.
In questo senso, ed essendo questo il trentesimo anno da giornalista al seguito della Fiorentina, devo confessare che a me stamani è venuta in mente la partenza della stagione 1983/84, quando vendemmo Graziani alla Roma e affrontammo il campionato con Monelli al suo posto.
In città e tra i tifosi si respirava lo stesso scetticismo di oggi e poi sappiamo come andò a finire: terzo posto solo perché spaccarono Antognoni, e il miglior calcio visto in Italia.
Tutte queste sono considerazioni del cuore, che infatti sviluppo sul blog e non in radio, mentre con la testa non posso che riaffermare che al momento siamo da sesto/settimo posto.
Ma tutto questo lo sanno bene (spero) i Della Valle, Corvino e Prandelli.
P.S. Mi scuso con chi mi pone quesiti, ma, salvo casi molto particolari, comincerò a rispondere alle domande da martedì prossimo, perché in questa settimana sarei in ferie…
Chiarimenti
Ma perché non leggete con attenzione e prendete un pezzo in qua ed un pezzo in là di ciò che scrivo, costruendo riformulazioni del mio pensiero che non corrispondono assolutamente al vero?
L’appunto ovviamente non è per tutti, ma qui conviene chiarirci perché altrimenti si passa dalle accuse di essere un portavoce della Fiorentina a quelle di essere diventato un accusatore di Corvino e del suo mercato.
Nel precedente intervento ho fatto due premesse: SE prendiamo Ljungberg con un triennale e SE prendiamo Nocerino senza diritto di riscatto.
Fatte queste ipotesi, ho scritto che si tratta di novità rispetto al passato (vedi caso Brocchi, che con un triennale sarebbe rimasto a Firenze e che non ho mai paragonato allo svedese, ma semmai a Blasi) e che la comproprietà libera ci avrebbe costretto a parlare del futuro di Nocerino per dieci mesi, esattamente come accadde con Miccoli/Chiellini/Maresca (ma non ho mai paragonao loro tre a Nocerino).
Per ora però non sappiamo niente di come siano avvenute le operazioni e se davvero andranno in porto, ma fatemi dire che noto un po’ di isterismo in giro, quando invece è il caso di stare molto tranquilli.
Mercato difficile
Molto diffcile questo mercato, tanto da richiedere, mi pare, un cambio di strategia da parte di Corvino.
Due esempi, sempre che quello che vagamente esce dalla cortina fumogena di Corvino sia confermato dai fatti: il triennale al Ljungberg e la comproprietà con la Juve per Nocerino.
I giocatori non si discutono, sono due ottimi rinforzi, ma nel primo caso si sarebbe venuti meno al diktat corviniano sul massimo biennale a chi ha 30 anni.
E allora a me è venuto in mente che se un’eccezione si è fatta la si poteva applicare nella passata stagione e tenerci Brocchi, che alla fine sarebbe stato nettamente più utile del deludente Blasi.
In questo modo avremmo risolto per un bel po’ di tempo e con 1 milione di euro al Milan il problema di chi mettere, in alternativa a Donadel, accanto a Montolivo.
Su Nocerino aspettiamo tutti notizie conclusive, ma se davvero è in comproprietà con la Juve mi sa tanto che assisteremo per i prossimi dieci mesi alla riedizione del tormentone Chiellini/Miccoli/Maresca e cioé: che succederà se, come speriamo tutti, Nocerino dovesse esplodere?
Auguriamoci che ci sia un diritto di riscatto a nostro favore.
Comunque vada, credo che questo sia il mercato più difficile tra i tre affrontati per adesso da Corvino ed è giusto predicare urbi et orbi la pazienza.
Usato sicuro
Questa storia di Fredrick Ljungberg è un po’ strana e sfugge dalle precedenti logiche del mercato viola.
Poiché non risulterebbe che Corvino e Prandelli siano improvvisamente impazziti, ci sarebbe da supporre che sappiano quello che stanno facendo e rischiando.
E’ chiaro che siamo di frotte ad un signore che vale una volta e mezzo Semioli, un campione vero che però ha la grande incognita della discontinuità di rendimento.
Ha recentemente giocato pochissimo, ma non è vecchio e certamente un’operazione del genere qualche incognita la presenza.
Non credo assolutamente che gli vengano promesse certezze tecniche in termini di partite da giocare, non sarebbe da Prandelli e neanche da Corvino.
Ma siccome non credo alle favole, penso che eventualmente gli sarà riconosciuta una buona uscita dall’Arsenal, in modo da azzerare la differenza di stipendio che gli darebbe la Fiorentina.
Tra l’altro, se davvero gli verrà fatto un triennale, sarebbe la prima volta che Corvino verrebbe meno alla regola del “massimo due anni per un trentenne”.
Se Ljungberg verrà sarà una bella scommessa, magari un po’ rischiosa nel primo anno post-Toni.