Aprile 2007


Siamo tutti un po’ schizofrenici sul calcio e a Firenze un po’ di più.
Prendiamo la storia di Pazzini.
A Bergamo ha fatto il possibile, non una gara memorabile, ma neanche fallimentare, condita tra l’altro da un rigore calciato benissimo e in condizioni ambientali pessime.
Ebbene, se si dovesse misurare oggi il grado di fiducia del popolo viola nei suoi confronti scopriremmo che rispetto a sabato scorso è vistosamente calato.
Perché non ha segnato su azione, perché la Fiorentina non ha vinto e perché con Toni in campo si ha sempre l’impressione che la squadra abbia (per ora) qualcosa in più.
Ed è vero, ma la fiducia a Pazzini bisogna darla incondizionatamente, anche a costo di pagare pegno per dieci partite.
Non parlo per l’oggi, ma per il domani.
Non possiamo esaltarci per i tre gol di Wembley e poi mugugnare se per due gare di campionato non segna.
Mettiamoci d’accordo una volta per tutte: crediamo in Pazzini? Se la risposta è sì (e la mia lo è), basta con i tentennamenti e i passi indietro.
In caso contrario, o lo vendiamo o lo mandiamo in prestito, ma sarebbe un grosso errore.

SCUSATE SE NON RISPONDO ALLE DOMANDE, MA, COME SPESSO ACCADE NEGLI ULTIMI MESI, CI SONO GIORNATE IN CUI NON SI RESPIRA.
CI AGGIORNIAMO STASERA CON NUOVI ARGOMENTI, MA VOI CONTINUATE (SE VOLETE) AD INTERVENIRE, CIAO
David

C’è chi ha visto una partita splendida (Ciuffi) e chi mediocre (diversi ascoltatori che hanno scritto nel Penta del dopo partita).
Sicuramente sono state diverse partite in una e quindi non ci siamo annoiati.
Continuo a chiedermi quanto sia giusto pretendere da questa squadra che sta giocando un’ottima stagione, dove la macchia più grande rimane l’eliminazione, quella sì evitabile, di agosto dalla Coppa Italia.
Il pareggio di Bergamo ci inchioda alle nostre responsabilità: se siamo delusi perché la Champions è una chimera possiamo far festa.
Pur non amando assolutamente una competizione depauperata di significati sportivi ed economici come è diventata oggi la Coppa Uefa, ieri sera mi sono reso conto che è tornato il tempo di essere realisti.
E che i sogni (che spesso per noi morivano tra novembre e dicembre) adesso almeno sfioriscono in primavera, e solo per colpa della ingiustissima sentenza di Calciopoli.

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