Dicembre 2005


Ho un sogno irrealizzabile in testa: misurare il quoziente di intelligenza dei simpatici signori o signore che la domenica passano un’ora e mezzo del proprio tempo a fare “buuu” ai giocatori di colore.
Restringendo il campo, mi accontenterei dei miei fratelli di tifo, cioè i tifosi (tifosi?) viola che hanno ancora una volta causato la multa, stavolta più salata del solito.
Non mi interessa il comportamento esemplare del 97% delle persone, sono invece attratto antropologicamente da quel 3% di idioti che pensa (pensa?) di aiutare la squadra facendo gesti scimmieschi o ululati da foresta a chi ha la pelle scura.
Quando è cominciato questo mattatoio intellettuale a Firenze?
E ancora, come è possibile che non me ne accorga mai durante la radiocronaca e venga sempre amaramente sorpreso il giorno dopo?
Ma questa gente com’è nella vita normale?
Voglio dire: è capace di commuoversi davanti al gesto spontaneo di un bambino, alla fatica di un anziano, di fronte al dolore e alla sofferenza?
Perché se lo è, la cosa è perfino peggiore: non si tratta, come si potrebbe sperare, di bestie, ma di veri e propri esseri umani.
Completamente andati fuori di testa per una partita di calcio.

La battuta è da antologia, il resto da dimenticare. Ha detto George Best ormai malato e ridotto in povertà: “ho sprecato tutti i miei soldi con l’alcool e con le donne, il resto l’ho sperperato”. Il problema è che questa frase non era tratta da chissà quale copione: la sua vita è andata proprio così. Odio i moralisti, perché è troppo facile dire cosa si potrebbe fare con la vita degli altri, ciò nonostante non condivido assolutamente la melassa di buoni sentimenti e di artefatto dolore che ha accompagnato gli ultimi giorni e la morte del campione irlandese. Se madre natura ti ha regalato un talento straordinario, tu hai il dovere di fare il minimo indispensabile per non sprecarlo. Chi chiede ad un campione di essere un esempio per gli altri commette più o meno consciamente un atto violento, perché non si riesce a capire cosa debba imparare un ragazzo da Maradona piuttosto che da suo padre e sua madre. Ma fare di un alcolizzato anche piuttosto violento nei momenti di sbornia un eroe dei nostri tempi mi sembra un esercizio di assoluta imbecillità. Di tutto quello che è stato scritto e detto nei giorni dell’agonia e del funerale c’è da salvare solo quella foto in cui un povero uomo moribondo, molto più vecchio dei suoi 58 anni, ammoniva ai giovani che lo guardavano “di non fare come lui”. E quindi, se proprio volete sprecare i vostri soldi, ammesso che li abbiate, almeno fatelo con le donne (nel caso delle signore con gentili e prestanti gigolò) e non con l’alcool. E’ molto, ma molto più divertente e sicuro per la salute.

Nonostante tutto, io non provo la stessa frustrante sensazione di certe altre sconfitte contro la Juventus. Nonostante tutto, credo proprio che riusciremo almeno a lottare per un posto in Champions Leagues. Nonostante tutto, mi sento un minimo risarcito dal furto subito quando ho sentito Capello raccontare che meritavamo il pari. Nonostante tutto, dopo il trittico di ferro la Fiorentina ha adesso tre quasi titolari in più su cui poter contare: Pazzini, Pazienza e Montolivo. Oltre a Bojinov, che rimane senz’altro un talento. Nonostante tutto, domani torno allo stadio, entro in campo e vado ad osservare da vicino quei ciuffi d’erba vicini alla porta di Abbiati sotto la Ferrovia per capire dove sta l’inganno. Nonostante tutto, nei prossimi tre mesi mi asterrò dall’esternare segnali premonitori erroneamente percepiti dal mio cuore di tifoso…

Stavolta è davvero Fiorentina-Juventus. Non succedeva dalla stagione 99/2000 e provo a spiegare il perchè. Nel campionato successivo la “nostraâ€? partita si giocò quasi a fine stagione ed eravamo troppo concentrati sulla finale di Coppa Italia per viverla come è giusto che sia vissuta. Segnò addirittura il simpatico Marco Rossi, ma ci seppellirono di gol. Poi ci furono i mesi della vergogna, con quelli lì che mettevano in mora la società una settimana sì e l’altra no. Comunque pareggiammo, non giocando neanche male, ma eravamo troppo preoccupati ed incattiviti con Cecchi Gori per disseppellire l’ascia di guerra nei novanta minuti. Paradossalmente la Juve a Firenze è stata davvero Juve nel campionato di C2, cioè quando si vinceva con il Gubbio e intanto si godeva e si esultava se segnavano un gol a Buffon. Un anno fa ci siamo ripresi la Juve, ma eravamo, come dire, un po’ più timidi del solito, quasi increduli di ritrovarla così presto, dopo il lancinante dolore del primo agosto 2002. Adesso invece è tutto lì, pronto e apparecchiato, e c’è pure di mezzo l’alta classifica. Stavolta ci porto pure le mie bambine di dieci e sei anni per una iniziazione viola che dovrà rimanere dentro per tutta la vita. Una premonizione, tanto per fare brutta figura: Di Loreto di testa…

“Di loro posso dire solamente che mi hanno tolto il gusto di essere incazzato personalmente”: straordinario passaggio di un’altrettanto straordinaria canzone, “Io se fossi Dio”. Giorgio Gaber lo scriveva e lo cantava nel 1978 raccontando dei brigatisti rossi; molto più modestamente lo dico e lo scrivo a proposito di quello che è successo giovedì sera. Sì, a me “hanno tolto il gusto di essere incazzato personalmente (da punto di vista sportivo, è ovvio)” con la Juventus. Perchè di fronte alle scente di ordinaria imbecillità che si ripetono continuamente ti cascano davvero le braccia. Però provo lo stesso a ragionare e sempre parafrasando Gaber mi dico che non è possibile che “i tifosi siano arrivati diritti alla follia”. No, qui c’è dell’altro. Troppo facile catalogare i fomentatori degli scontri come minus habens, qui è vero il contrario: le teste rasate il cervello ce l’hanno e lo usano, ma non sono tifosi. Cosa sono? Agitatori di professione, dei veri e propri agit-prop, che vanno a pescare nelle torbide acque della curva tra il malcontento di gente che dalla vita ha poco. In questo modo regalano al frustrato il sogno del famoso quarto d’ora di celebrità, così si diventa anche se in incognito protagonisti delle copertine dei giornali e dei processi biscardiani. Possibile far casino con la Fiorentina in vantaggio e in una gara di Coppa Italia? A chi giova tutto questo? Proviamo a rifletterci per mezza giornata, prima di buttarci di nuovo sulla grande sfida di domani.

Sì, siamo come sospesi tra delusione e voglia di rivincita. Non so voi, ma a me essere rimontato dal due a zero scoccia terribilmente, e con la Juve ancora di più. Discorso qualificazione a parte, non sai se essere contento per i due ragazzi che si sono sbloccati o preoccupato per le palesi difficoltà di Montolivo. A proposito: ma è proprio necessario farlo diventare il “nuovo Pirlo”? Sono figlio di una generazione calcistica che ha sempre esaltato l’uomo dell’ultimo passaggio: Rivera, Corso, il nostro Antognoni, che in tempi di vacche viola magrissime vinceva la speciale classifica degli assist ideata a metà anni settanta da domenica “Domenica sprint”. Non solo, ma per quel poco che ho giocato a calcio (niente di eccezionale, massimo seconda categoria) mi pare di ricordare come il campo diventi molto più stretto negli ultimi venti metri, là dove c’è bisogno di fantasia e classe. Se Montolivo, come pare, ha queste rare caratteristiche, perchè snaturarlo? Non starebbe meglio ad ispirare le due punte, consentendo così una variazione tattica al gioco “avvolgente” di Prandelli, che per ora prevede la fantasia solo sulle corsie laterali? Sono curioso di leggere i vostri commenti sull’argomento e nell’attesa continuo a galleggiare in questo indefinito limbo post e pre Juventus. Le scariche adrenaliniche cominceranno certamente da domani.

C’è Fiorentina-Juventus, ma è anche la giornata mondiale anti Aids. Ieri sera ho esordito da “bravo presentatore” alla manifestazione di Valdo Spini, organizzata da Paolo Boccia per raccogliere i soldi da destinare alla Fondazione Mandela. Ho detto di sì senza pensarci, ma ero preoccupato perchè non avevo mai fatto una cosa del genere. Insomma, un esordiente totale. E invece è stato bellissimo, anche se sono arrivate poco più di cento persone, per la maggior parte giovani. Sono rimasto allibito di fronte alle cifre: 40 milioni di ammalati nel mondo, un bambino che in Africa si infetta ogni minuto e due (DUE!!) sole manifestazioni della Fondazione Mandela organizzate in Italia: quella appunto di Firenze e un’altra a Milano. Ma si può? Ormai è chiaro che la guardia non è bassa, ma non c’è proprio più. Nel 1984 si ammalò Rock Hudson e fu il trionfo mediatico della malattia: la nuova peste, e dagli all’untore! Ora si può vivere (male) qualche anno in più e in mezzo al dolore e alle pasticche non ci sono solo gli omosessuali ed i drogati, ma anche, se non soprattutto, gli eterosessuali. Quelli della storiella parallela o della spesa voluttuaria con compiacente signorina a pagamento. E allora? Allora forse è meglio non aspettare il prossimo sieropositivo eccellente, magari un calciatore di grido, per tornare a pensarci un minuto al giorno. E non solo e necessariamente il primo dicembre.

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