Dicembre 2005


Ci hanno appena squalificato il campo perché

al 10° minuto del secondo tempo, la parte della tifoseria della Fiorentina situata in curva sud, dopo aver distrutto alcuni servizi igienici, scagliava pezzi degli stessi nonché alcuni petardi dall’anello superiore della curva nella zona sottostante del recinto di giuoco, che divide la curva dalla tribuna maratona. I tifosi, per effettuare tali lanci, si sporgevano lateralmente rispetto al lato alto della griglia, posta a separazione tra la curva e la tribuna.
Per effetto di tale comportamento, ed in particolare dell’esplosione di un petardo, uno steward della Soc. Empoli, che si trovava nella parte del recinto di giuoco posta tra la curva e la tribuna, subiva lesioni all’occhio destro, che rendevano necessario un intervento medico di urgenza, con applicazione di lavaggio con soluzione fisiologica e bendaggio dell’occhio (vedasi certificazione medica allegata al supplemento di relazione.

E adesso cari imbecilli che fate casino, che spaccate i bagni, che cercate sempre di menare le mani, che fate del razzismo di pelle, religione, di collocazione geografica il vostro vanto, che considerate un nemico chiunque non la pensi e/o agisca come voi, adesso siete contenti?

Che delusione i tifosi del Livorno.
Sventolano fieri e felici un bandierone collage che esalta la Palestina, e fin qui poco male, perché tutti noi vorremmo due Stati sovrani, Israele e, appunto, la Palestina.
Il fatto è che nel bandierone vengono esaltate pure Cuba e Unione Sovietica, come dire due dittature tout court, con milioni di morti alle spalle e qualche condanna a morte ancora da eseguire dalle parti dei Caraibi.
Che bello fare la rivoluzione allo stadio, con la pancia sempre piena ed un letto caldo che ti aspetta a casa…
Non contenti, alcuni nostalgici di “Zio baffone”, al secondo gol del Milan, hanno srotolato uno striscione di auguri a Stalin, di cui ieri ieri ricorreva il ben poco lieto compleanno.
Aberrante.
Adesso possiamo finalmente dire che nel campionato dell’imbecillità è partito ufficialmente l’inseguimento a Di Canio, che per ora resiste saldamente in testa, anche perché aiutato dai gregari Delio Rossi e Lotito.
Intanto Vittorio Cecchi Gori è tornato a chiedere i soldi del titolo sportivo a Della Valle.
Fa il paragone con i 35 milioni di Euro pagati da De Laurentiis per il Napoli: punterebbe in teoria a quella cifra, ma si accontenterebbe di molto meno.
VCG si è pure offeso perché vorrebbe essere invitato al Franchi da DDV ed io sarei pure d’accordo con lui, a patto però che gli venisse riservato un posto in curva Fiesole, magari tra il Marasma ed il Collettivo…

Quando ci sono queste partite, quando si vince così, si torna a casa innamorati del calcio e ancora di più della Fiorentina.
Fusione perfetta tra pubblico e squadra, secondo tempo da incorniciare per intensità agonistica e qualità tecnica di tutte e due le squadre.
Unico neo, Rosetti: non è che sia contro la Fiorentina, il fatto grave e che si è semplicemente e clamorosamente imbrocchito, chissà cosa gli è successo.
E poi Montolivo.
Vuoi vedere che una volta tanto non avevo sbagliato a dichiararmi contrario alla sua trasformazione forzata in un nuovo Pirlo davanti alla difesa?
Lui sta bene lì, negli ultimi venti metri, dove il campo per tanti è troppo stretto.
Credo che un Montolivo così allontani un po’ Fiore da Firenze, ma avremo tempo e modo pensarci con calma.
Adesso ci godiamo i tre punti ed il quarto posto, sorridendo del supponente scetticismo con cui ci tratta la grande stampa televisiva e cartacea.

Se si arriva a pensare che dopo lo spettacolare scontro dialettico in cui DDV ha letteralmente stracciato il nostro Presidente del Consiglio, per danneggiarci stasera ci abbiano mandato apposta Rosetti, beh allora si chiude con il calcio e ci occupiamo di altro.
Non ci credo anche perché questa designazione mi ricorda tanto quella di Dondarini contro il Chievo nello scorso campionato dopo i fattacci di Genova.
E non mi sembra che a Verona sia poi andata così male…
Ma ve lo immaginate cosa succederebbe se Rosetti, dopo le nefandezze di Roma di cui ha parlato tutta l’Europa calcistica, ci danneggiasse di nuovo?
Magari stasera a mezzanotte scriverò di essermi sbagliato, ma proprio non ci credo.
Resta invece sullo sfondo lo scontro tra Della Valle e Berlusconi: deve essere il destino dei padroni della Fiorentina quello di litigare con chi comanda, nella politica e nel calcio.
Ci faremo ancora del male?
Quando sentivo DDV sparare bordate ad alzo zero contro il Governatore Fazio, allora sostenuto da tutta la maggioranza e buona parte dell’opposizione, pensavo, ricordandomi della sacralità della sua figura: “ma non starà esagerando? Non cercheranno di farlo fuori?”.
Alla fine ha avuto ragione lui, e quel gruppo ci imprenditori cinquantenni (avete notato che Montezemolo ancora non ha detto una parola sull’argomento?…) che si sono messi in testa di rovesciare il sistema del potere economico in Italia.
Che Berlusconi gliel’abbia giurata, dopo la figura miserrima rimediata lunedì sera, è certo.
Che ci riesca davvero a vendicarsi, un po’ meno.

Due uscite strepitose a proposito di quello di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi.
La prima, volontariamente comica, è di Gene Gnocchi e riguarda i famigerati “furbetti del quartierino”, quelli che prendevano i soldi dai conti correnti dei clienti defunti e che addebitavano a tutti spese inesistenti per continuare a rubare.
“Sapete che Fiorani voleva lanciare per la BPI un nuovo prodotto bancario: il conto arance…”
La seconda, involontaria, è stata recitata davanti alle telecamere da un convinto Delio Rossi che mirava a difendere il povero Di Canio (una buona notizia finalmente, lo hanno squalificato per una giornata, così domani sera potrà rileggersi in santa pace il Mein Kampf).
“Via, non esageriamo, non si può mica fare di ogni erba un fascio…”
Impagabile.

Da trent’anni discutiamo sui numeri dieci viola, amandoli e rimpiangendoli.
Solo su tre eravamo tutti d’accordo: Bonomi, Maspero e Nakata.
Eravamo tutti d’accordo che se ne andassero via alla svelta perché quella maglia, almeno per noi quarantenni, ha un fascino particolare.
Fiore è un ritorno al passato, al quel gusto del bello che tanto piace ai fiorentini, ma ce lo possiamo permettere?
Io direi di sì, ma lo dico di istinto, senza stare a fare troppe speculazioni tattiche su come dovrebbe o potrebbe giocare la Fiorentina.
Dico di sì perché è l’unico insieme a Toni a regalarmi mentre faccio la radiocronaca il gusto dell’imprevedibilità.
Da Fiore ti aspetti sempre qualcosa di importante, e se proprio non arriva niente (vedi Milano e due volte Roma) ti porti dentro l’amarezza dell’amante respinto, del tradimento sentimentale.
Insopportabile.
In verità ci sarebbe pure Bojinov, ma bisognerebbe che andassi a vedere le partitelle del giovedì per godere di un suo colpo ad effetto.
Tanto per essere chiari, tra Rivera e Mazzola io avrei sempre fatto giocare Rivera, così come tra Fiore e, tanto per dire, Pazienza non avrei dubbi su chi mettere in campo.
Poi però ci sono gli equilibri, le esigenze tattiche, le diagonali e le coperture, insomma tutte quelle cose che Prandelli conosce benissimo e che ci fanno stare felicemente al quarto posto in classifica (comunque con Fiore, che è sempre partito titolare).
E allora il dibattito è aperto: lo cogliamo o non questo Fiore?
Se il Valencia ci fa un bel po’ di sconto sui 3,5 milioni di Euro fissati per il suo cartellino, io non avrei dubbi.

Pochi pensieri in ordine sparso tra la radiocronaca e Golden Gol.
Grande delusione per il risultato, ma ottima partita per come abbiamo gestito il pallone nella ripresa.
La Fiorentina ha un’anima, gioca più o meno nello stesso modo in casa e in trasferta e soprattutto si vede la mano dell’allenatore.
Un grande allenatore.
La squadra viaggia palla a terra, triangola, tutti sanno cosa devono fare e se poi sbagliano nell’esecuzione è un altro discorso.
Ora siamo quarti, ma abbiamo fatto già il migliore acquisto per il 2005/2006: Cesare Prandelli.

Diciamocelo piano tra noi, ma se oggi pomeriggio vinciamo siamo ad otto punti dalla Juve.
D’accordo, sempre un’enormità, però è bello lo stesso pensarci.
Ti fa sentire in una situazione che solo ad immaginarla sette mesi fa ti portavano via di peso verso la neurodeliri.
Nell’augurabile caso che tutto questo accada, mi piacerebbe leggere cosa scrive un giornale.
Lo stesso che ieri, per raccontare delle grandi rimonte dello sport avvenute nel passato (Troeni, Mennea, Cipollini, Vezzali) metteva nel ruolo di inseguitrice sempre e soltanto l’Inter.
Come se la Fiorentina non avesse gli stessi punti di Mancini.
E pensare che i Della Valle sono pure azionisti di riferimento di quel giornale…

E’ uno dei nostri rari casi di ingratitudine e non ho mai capito il perché.
Ad un certo punto della passata stagione un po’ di gente, anche fra i giornalisti, si mise in testa che Riganò gli stava sulle scatole e si mise a contestarlo.
In verità qualcosa c’era stato pure l’anno precedente, ma poi lui cominciò a segnare come in C2 e allora tutti zitti.
In serie A è stato più facile contestarlo perché certamente Riganò, al di là di una mia ottimistica e strampalata previsione, non è Toni, e forse non arriva neanche a Bonazzoli, ma non è questo il discorso.
Perché una parte di Firenze, che in passato ha adottato gente molto più scarsa tecnicamente di Riganò (Tendi, Dertycia e se avesse continuato perfino Aguirre), se l’è presa con questo lungagnone di Lipari, che non ha mai negato a nessuno la propria disponibilità?
L’unico errore commesso, più dal procuratore Giuffrè (poi ripudiato), fu quello di mettersi a parlare del suo ingaggio al termine del campionato di C2, con ancora davanti due anni di contratto.
Non piacque per nulla ai Della Valle e ancora meno al popolo viola, stremato un anno prima dal vergognoso comportamento tenuto dai mercenari della stagione 2001/2002.
Riganò sbagliò i tempi, ma per il resto che diavolo avrà mai fatto a quelli della Maratona che lo fischiavano?
Mistero.
E che dire di chi andava agli allenamenti e gli urlava di dimagrire?
Se Di Livio resta il simbolo della rinascita, lui è l’uomo che ha reso concreto il progetto di avvicinamento alla nostra serie di competenza.
Senza i suoi gol avremmo sofferto molto di più e se invece di Riganò fosse arrivato Caccia magari sarebbero state contente le ragazze, ma poi chi avrebbe segnato?
Ecco perché ogni volta che lo incontro sono leggermente imbarazzato: è come se mi sentissi un po’ in debito con lui.
Forse, incontentabili come siamo, pretendevamo di più.
Però Riganò ci ha dato molto, certamente tutto quello che aveva dentro.

Se non ho capito male, funzionava così: il rispettato e potente capo di una banca (molto intimo di colui che ne avrebbe dovuto controllare le mosse) informava in gran segreto gli amici che nel giro di pochi giorni avrebbe dato il via alla scalata di un’altra banca, ovviamente senza avere i soldi per farlo.
Gli amici compravano immediatamente per se’ e per lui le azioni della seconda banca, quella da scalare, e si arricchivano mostruosamente perché una volta lanciata l’Opa i titoli schizzavano in alto e poco prima che venisse scoperto il bluff della scalata vendevano tutto, a piccole ondate.
In alternativa, sempre per arricchirsi, una bella aggiunta a debito di trenta Euro ad un milione di ignari correntisti.
Facile, troppo facile, ma la domanda che mi faccio quando leggo storie come Cirio, Parmalat, BPI, è un’altra: come è possibile che uno non si accontenti?
Voglio dire, hai rubato per cinque milioni di Euro e non ti basta?
Lungi da me la tentazione di moraleggiare, perché a tutti piace viaggiare in Bmw piuttosto che in Skoda, andare negli alberghi a quattro stelle invece che in tenda, ma santo cielo, se proprio non hai regole interiori, almeno accontentati.
Con i primi cinque milioni di Euro che hai rubato alla collettività, puoi vivere con duecentomila Euro l’anno netti senza fare nulla dalla mattina alla sera, e allora datti una regolata.
No, niente, quelli continuavano: trenta milioni da una parte, settanta dall’altra, ma per farsene cosa?
Dove li mettevano? Cosa diavolo compravano dopo la villona in Costa Azzurra, lo yacht e l’aereo personale?
Se quei soldi non sono il frutto del tuo lavoro, ma delle furbate delinquenziali figlie della tua posizione di potere non ti viene il dubbio che prima o poi ti becchino e ti facciano (finalmente) pagare il conto?
No, niente, quelli continuavano.
Con efferatezza ed ingordigia.
La stessa che ho visto in alcuni campioni stranieri di calcio, che pur avendo una quarantina di miliardi delle vecchie lire in banca, andavano a rivendersi gli orologi avuti in regalo dai tifosi pur di monetizzare la loro partecipazione alla festa del club.
Poveracci.

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