Cosa sia il calcio perimetrale non lo ha capito nessuno, ma suonava così bene che tutti ce ne siamo un po’ invaghiti e lo abbiamo fatto nostro
Il calcio perimetrale del quasi fiorentino Spalletti, raccontato insieme a diverse altre affabulazioni linguistiche di alto profilo, assomiglia alle convergenze parallele di Aldo Moro di fine anni sessanta, anche quelle non significavano niente, ma avevano un bell’effetto
Nel vedere la più brutta Nazionale degli cinquant’anni, ho pensato alla nostra eccessiva bulimia linguistica e un po’ anche al bombardamento tattico a cui Italiano ha sottoposto la Fiorentina, specialmente nell’ultima stagione
Conosco un po’ Spalletti, mi ci sono scontrato qualche volta, e lo ammiro per come allena e anche per come sa sempre tenere la scena, con lui non ci si annoia mai, è uno dei nostri: le galline del Cioni, la testa battuta sul bancone della sala stampa, i polpastrelli di Hugo e molto altro ancora.
Ho però l’impressione che pensasse di allenare ancora una squadra di club e non la Nazionale, dove devi fare bene e in fretta, non sciorinare tutto il tuo sapere calcistico, lo sapevano benissimo Bearzot, Valcareggi e Lippi, molto pragmatici, e anche il massimo filosofo del pallone, Arrigo Sacchi, deve solo ringraziare il divino e detestato Baggio se non è finito a casa contro la Nigeria
Abbiamo visto una squadra penosa, che dava l’impressione di cercare mandare a memoria schemi frettolosamente provati in poche settimane, in cui la fantasia era bandita, un po’ come è accaduto spesso nell’ultima stagione viola: tieni le distanze, fai quella sovrapposizione, se parte tizio te devi essere pronto a fare la diagonale, insomma un bel calcio perimetrale
E credo che a tutto questo gigantesco equivoco abbia dato un discreto aiuto la nostra incontenibile incontinenza verbale: per una battuta noi fiorentini e toscani ci giochiamo le amicizie, ma il calcio è molto più semplice di quanto vogliano farci credere gli scienziati del pallone e il già citato Sacchi, se al posto di Tassotti, Baresi, Costacurta, Maldini, Donadoni, Gullit, Van Basten avesse avuto Dodo, Milenkovic, Quarta, Biraghi, Ikone, Barak e Nzola forse avrebbe vinto un po’ meno, anche con gli schemi più geniali del mondo