Fiorentina


Mentre uscivo dallo stadio di Frosinone ripensavo a Spalletti e alle sue dichiarazioni post eliminazione a Madrid.
Ecco, dopo aver preso due punti contro l’ultima e la penultima in classifica, riterrei opportuno adottare lo stesso atteggiamento: silenzio e a casa contriti.
Poi si può discutere sul rigore non dato a Kalinic, molto nervoso e non è un caso, o appellarsi alla sfortuna per i due legni colpiti nel finale del primo tempo, ma resta il fatto che il Frosinone il suo punticino se lo è guadagnato tutto.
Siamo mosci, senza continuità di gioco e andare meglio che contro il Verona mi pareva proprio il minimo.
E’ colpa della società e dei mancati acquisti a gennaio?
Ne ho diffusamente discusso con Bernardo nel Pentasport di fine partita: per me non è possibile che sia così, che cioè dei professionisti strapagati si blocchino perché la Fiorentina ha sciaguratamente deciso di farsi del male da sola.
Se così fosse, io li manderei tutti a casa, perché i giocatori e Sousa hanno il dovere di dare tutto fino al 15 maggio e se ne devono fregare di chi c’è o non c’è, poi si discute
Con questo parametro di giudizio cosa dovrebbero dire e fare i loro colleghi che vengono pagati un mese sì e tre no?

Per evitare il bis della passata stagione, Cagliari e Verona, bisogna giocare bene e vincere a Frosinone.
Se vogliamo parlare di clima acceso per via dell’esordio di Lezzerini all’andata o perché loro si giocano le ultime possibilità di salvezza, facciamolo pure, ma sono teorie fragili perché abbiamo avuto una settimana di tempo per preparare la gara.
E poi recuperiamo il centrocampo titolare, il resto sta tutto nelle scelte di Sousa, che dovrebbe aver capito la lezione di domenica scorsa: qui non c’è tempo per recuperare nessuno, bisogna far giocare quelli più forti e pazienza se qualcuno mugugna.
L’importante è che sia contento il popolo viola.

Allarme rosso su tutta la linea: non si può pareggiare col Verona in casa anche se abbiamo fatto un mercato invernale quasi da masochisti.
Non si può, soprattutto dopo aver avuto la fortuna di passare in vantaggio con un autogol.
La puoi gestire come meglio credi e invece sul piano atletico siamo proprio poca cosa e questo mi preoccupa ancora di più.
Gonzalo aveva un problema al polpaccio, ma Kalinic?
Che aveva? Perché non ha giocato?
E Tino Costa cosa aveva? Forse niente, è questo e basta.
Babacar invece è un mistero, oggi ha toccato il punto più basso della sua giovane carriera e sarebbe interessante capire il perché sembrava quasi disinteressarsi di quello che avveniva al Franchi dalle 15 alle 16.50.
Fa molto male salutare la Champions, che oggi pare lontanissima e pensare a dove eravamo prima della sosta invernale aggiunge solo sale alla ferita.

Pensavo e temevo che fossero nove giorni più pesanti sotto vari punti di vista, i quattro gol di Roma sono stati pesanti, ma l’ambiente ha reagito bene.
E’ banale ricordare come domani non sia possibile altro risultato che la vittoria, però non c’è il nervosismo che a volte in questa città si è respirato.
Magari gioca Zarate, che non ha mai convinto quando è dovuto partire dall’inizio, a me piacerebbe più Ilicic mentre mi chiedo in quali condizioni di forma sia Babacar per non essere neanche messo nella rosa delle possibili alternative in attacco.
Farà un effetto strano rivedere Pazzini e Toni in coppia con un’altra maglia, nove anni dopo l’esperimento di Firenze che fu molto positivo anche se Luca-gol giocava col freno a mano tirato per via di un infortunio.
All’andata ci fu in pratica l’ultimo acuto viola di Pepito (l’assist a Kalinic) e fa un po’ tristezza pensarlo oggi a faticare nel Levante, ancora alla ricerca del guizzo meraviglioso dei bei tempi, io comunque un occhio a quello che accade in Spagna lo do sempre.

Grande prestazione di Spalletti a Madrid nel dopo partita: secondo me ha perfettamente ragione a non crogiolarsi nei complimenti dopo aver preso quattro pere dal Real.
Una mentalità vincente si costruisce così, non ci si accontenta mai, leggi (purtroppo) alla voce Juventus.
E’ la stessa cosa che ho pensato dopo il pareggio col Napoli, perché se è vero che il risultato non può condizionare il giudizio è altrettanto certo che un punto al Franchi non è mai troppo positivo, a meno che la Fiorentina non abbia dominato per 90 minuti, cosa che non avvenne contro Higuain e compagni.
E così è anche nella vita, spesso si impara di più da un fallimento che da un trionfo, quando invece si perde a volte il senso della misura.
Tutta questa esaltazione della stagione in corso perché siamo stati primi a me non piace per niente perché le pecore, come i punti, si contano a maggio e se non sono abbastanza per la Champions o il terzo posto a me non viene proprio voglia di battere le mani.

Ci hanno parecchio penalizzato, però non c’eravamo, inutile girarci troppo intorno.
Il fuorigioco, il possibile rigore per il fallo di mano di Florenzi, i due giorni in meno per preparare la partita, e va bene, ma avrebbero vinto lo stesso.
Perché ieri, e forse non solo ieri, erano più forti, specialmente a centrocampo, dove Keita e Pjanic ci hanno fatto a pezzi.
E adesso?
Adesso torniamo alla normalità, puntiamo al terzo posto con una squadra che vale meno di quella dell’anno scorso, altrimenti non si spiegherebbe la riduzione del monte ingaggi: se li paghi meno vuol dire che valgono meno.
Alcuni sono proprio stanchi, come Bernardeschi e Astori, altri non si è capito il perché siano stati presi a gennaio (Tino Costa) e poi c’è questa storia del difensore che ha quasi dell’incredibile.
Al netto di queste considerazioni, vediamo come reagisce l’ambiente a questa scoppola perché spesso siamo dei maestri a farci del male da soli.

A me pare che ci sia molta più tranquillità rispetto alla settimana scorsa.
Eppure ne abbiamo presi tre a Londra, eppure non abbiamo vinto col Napoli, e pareggiare in casa non è mai un gran risultato, ma sento a pelle che qualcosa è cambiato e forse la presenza di Andrea Della Valle alle due partite non è estranea a questo cambiamento.
C’entra anche il doppio impegno ravvicinato, appena quattro giorni tra due gare così importanti, giusto il tempo di staccare dal dopo-partita, ma insomma è un’altra situazione.
Peccato per Zarate, ma ci contavo il giusto, di solito in queste cose conta il referto arbitrale e poi si va col pilota automatico.
La prossima settimana non abbiamo purtroppo impegni: potrebbe essere l’occasione giusta per aprire le porte del centro sportivo ai tifosi.

Per oltre un’ora avremmo meritato di vincere, poi abbiam rischiato qualcosa e dobbiamo ringraziare Tatarusanu, che da un po’ sta andando alla grande.
Ma abbiamo giocato da Fiorentina, rischiando il contropiede e senza snaturare niente, questo è da grande squadra, almeno nella testa.
Tre episodi ci hanno condizionato in negativo, le due traverse e l’incredibile errore di Alonso, e stavolta mi appello anch’io alla sfortuna, una ciambella di salvataggio che mi piace davvero poco utilizzare.
Se il Napoli è questo, non vedo perché non si possa fare un pensierino al secondo posto, specialmente ora che Kalinic è (quasi) tornato quello di prima e che Tello sembra un grande acquisto invernale.
Ci mancano ancora le grandi partite di Badelj e Vecino, che hanno cambiato la Fiorentina in autunno. se riparte il centrocampo, con la sua velocità di esecuzione, ce la giochiamo fino in fondo con la Roma.

Poiché non smetto mai di sognare, ieri sera tifavo per l’Inter…
Ok, la Juve è un’altra cosa, ma il Napoli, questo Napoli con il mal di pancia di Higuain, non mi sembra una squadra imbattibile.
Al di là della solita retorica, questa sera un ruolo importante lo giocherà l’ambiente, cioè saper trasformare il Franchi in qualcosa che in questa stagione si visto raramente, una bolgia che deve durare tutta la partita.
E se i ragazzi della curva entreranno dopo, dovrebbe essere il resto dello stadio ad iniziare i cori per poi continuare fino al triplice fischio finale.
Siamo stanchi noi, sono stanchi loro, delusi no e delusi loro dall’Europa, però abbiamo molto meno da perdere e allora è il caso di osare, di rischiare qualcosa a costo di concedere qualche contropiede.

La Fiorentina perde male ed esce dall’Europa, ma voglio raccontarvi quello che è successo quando ho preso la metro per tornare nel centro di Londra.
Una ventina di ragazzotti mi ha riconosciuto e ha cominciato a cantare “David Guetta, c’è un treno per Mauthausen che ti aspetta”, un motivetto che deve andare di moda tra loro, visto che non c’è stato bisogno di accordare i suoni per far partire il coretto vergognoso.
Vergognoso non per me, che da decenni convivo con “l’ebreo di merda” che scatta come riflesso condizionato dalle menti più annebiate: sei anni fa l’insulto partì per esempio da un importante rappresentante del tifo, oggi salito di rango, che aggiunse anche di voler venire in radio a staccarmi la testa.
La vergogna è per questi dementi con cui mi piacerebbe avere un confronto e che quasi certamente non sanno bene cosa sia successo a Mauthausen.
O ad Aiuschwitz, o a Dachau, o a Treblinka.
Ma lo vorrei avere questo incontro davanti alla lapide che in via Farini ricorda i fiorentini che sono partiti con quei treni che loro oggi vogliono per me e che non sono più tornati.
E’ un po’ come con quelli/e che si dichiarano assolutamente non antisemiti, ma che spesso quando ti parlano ogni tanto tirano fuori queste parole: “ma voi ebrei…”: una forma di razzismo strisciante che non sopporto.
Magari qualcuno di quei ragazzi e di quelle ragazze, di quei signori e di quelle signore che su quel treno sono stati costretti a salire tifava pure per la Fiorentina, che già esisteva.
Fiorentini/e ebrei/e come me, che sono non ho nessun legame particolare con la Comunità ebraica, mentre invece come cittadino provo nausea ad avere a che fare con questa gente.
Aspetto con orgoglio il prossimo coro: continuate pure così, vigliacchi.

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