Fiorentina


Smettere di essere fissato sul passato, considerato sempre più bello del presente e del futuro e invece…
Smettere finalmente di considerare i figli come qualcosa di possessivamente tuo: sono in prestito, hanno la loro vita e prima o poi prendono il volo.
Smettere di avere paura dei cani, passare con grande piacere del tempo in santa pace in un’area a loro riservata.
Ritrovare nel lavoro l’amico di una vita e ricominciare insieme un percorso molto divertente e stimolante.
Lasciare Radio Blu.
Imparare a tenere in ordine la casa.
Tifare dichiaratamente Juventus in una partita di calcio (la finale di Coppa Italia, se arriviamo quinti).

Quattro punti in sei partite, la sensazione che in tanti abbiano staccato la spina a due mesi dalla fine del campionato, con le coppe andate da tempo.
Questa squadra corre poco e corre male e sarà pure colpa del pessimo mercato di gennaio, tesi per me destituita di ogni fondamento e che se fosse vera meriterebbe l’allontanamento di tutti, ma bisogna darci una scossa perché per ora ci salvano solo i guai degli altri, prima l’Inter, ora Milan e Sassuolo.
Da tempo ho la convinzione che sia stata fatta una preparazione ad hoc per partire sparati e adesso stiamo pagando il prezzo, tre uomini su tutti sono la fotografia di questa situazione: Kalinic, Alonso e Vecino.
E Sousa mi pare in difficoltà sotto vari punti di vista, è molto più morbido del puntuto Montella post Siviglia, ma basterebbe che dicesse chiaramente di voler restare anche nella prossima stagione e tanti problemi sarebbero risolti.
Ma se continua così, saremmo noi a chiederci se lo vogliamo tenere oppure no.
E la società sarà bene che capisca fino in fondo l’enorme errore di gennaio e soprattutto semplifichi i processi decisionali, magari riducendo il numero dei dirigenti che, caso più unico che raro nel mondo del calcio, sono più dei difensori in rosa…

Bisogna rovesciare il concetto di fondo: non siamo noi a doverci meritare il sì dei giocatori, ma loro a dover sperare di essere riconfermati.
Perché spesso siamo dei maestri a farci del male da soli e quindi pensiamo solo alle nostre magagne e non a quello che succede nel giardino del vicino, che spesso è tutt’altro che più verde del nostro.
Stare nella Fiorentina è un privilegio: si è pagati regolarmente, la piazza è calda, ma non asfissiante, la città tra le più belle al mondo e non andiamo oltre sul piano comparativo per non fare la solita figura dei provinciali.
Sono proprio sicuri, non so Kalinic e Vecino, di avere una vita professionale e personale migliore a Milano o a Napoli?
Se poi si parla di ingaggi raddoppiati, allora è un altro discorso, ma questi soldi andrebbero meritati e non mi pare proprio che nella Fiorentina ci siano oggi calciatori retribuiti a valori inferiori alle proprie prestazioni.

Il valore aggiunto di chi racconta una partita di calcio via radio credo sia la propria percezione dell’avvenimento.
La puoi descrivere bene o meno bene, ma la devi “sentire” e quindi sbilanciarti e quindi pure sbagliare conseguentemente a quello che provi in quel momento.
Prendiamo il gol della Samp domenica scorsa: me lo possono far rivedere cento volte, farmi notare che Tatarusanu aveva un paio di giocatori davanti che lo coprivano, ma io mi devo fidare della prima impressione e cioè che Tata sia partito con quel secondo di ritardo che per un portiere è tutto.
E così è stato per mille e mille altre azioni raccontate in quasi 1400 radiocronache, perché quando si ha un microfono in mano e si parla della propria squadra del cuore non si è semplici notabili dell’avvenimento.
Al contrario lo si vive come quando, nel mio caso personale, si andava in Ferrovia e con quella fantastica maglia viola c’erano Antognoni più altri dieci.
Per questo continuerò a sbagliare, ma non rinuncerò mai a trasmettere le mie emozioni.
E d’altra parte, se avessi voluto essere in un altro modo, diciamo pure un radio/telecronista normale, la prossima domenica non sarei andato ad Empoli, ma in un qualsiasi altro campo della serie A per raccontare via satellite una partita qualsiasi di cui non me ne frega assolutamente niente.

I miei sospetti di una ventina di giorni si stanno dimostrando fondati: siamo stanchi, corriamo poco e corriamo male, soprattutto ci muoviamo pochissimo senza pallone.
La brillantezza di un tempo è un ricordo che fa male, basta pensare alla gara di andata contro la Sampdoria a Genova.
Il problema è che oltre ad aver preso tre punti contro Verona, Frosinone e Sampdoria non avremmo meritato di più e questo è gravissimo.
Ci stiamo avvitando e scendendo in classifica, meno male che come tutte le primavere sta rifiorendo Ilicic, oggi assolutamente il migliore in campo.
Come contro il Verona eravamo passati in vantaggio, la potevamo gestire e non ci siamo riusciti e questo è un problema di personalità, quindi un problema di Sousa
Non siamo più disillusi, ma preoccupati, almeno per me è così.

Vabbeh, ho le mie attenuanti…
E’ da un po’ di tempo che prediligo la qualità alla quantità e quindi passare del tempo con i miei figli è il massimo della vita.
Vado quindi spesso a prendere Cosimo a scuola e là davanti c’è uno splendido prato, invitante per il “matchino”, succede che sono in cinque e i novenni mi chiedono di partecipare in abiti lavorativi (e meno male che odio la cravatta!) alla sfida.
“Ok, mi metto in difesa e non tiro”: avevo detto che dopo l’infortunio dell’estate non avrei più giocato e invece…
Il resto non ha prezzo per un padre diversamente giovane come il sottoscritto, perché sono in squadra in Cosimo e dialoghiamo calcisticamente come immaginavo non sarei mai riuscito a fare visti i 46 anni di differenza.
E non mi sono neanche fatto male, ora però davvero basta, a meno che…

Per me Montella è stato un ottimo tecnico, che ha regalato gioco e quarti posti, che nella filosofia corviniana vorrebbero dire scudetti.
Non capisco quindi perché dovrebbe essere fischiato quando domenica tornerà al Franchi e non credo che alcune sue improvvide uscite sui tifosi e l’ambiente, vedi soprattutto dopo il Siviglia, scalfiscano quanto di buono realizzato nei tre anni in viola.
Quello che proprio non comprendo è però la sua tenacia nel pensare di avere ragione sulla famosa clausola rescissoria, che Montella ha liberamente firmato senza troppi problemi e che ha cominciato a stargli sulle scatole fin dall’inizio della scorsa stagione.
Per una mia costruzione mentale e morale non riesco a sopportare chi si sottrae agli impegni presi, che siano scritti o verbali: a costo di farmi del male, voglio sempre rispettare la parola data.
Per questo le disquisizioni giuridiche di Montella, con cui sull’argomento ho avuto un vivace scambio di opinioni a Palermo dieci mesi fa, mi deludono parecchio.

Giornate piene di dolce far niente, anche se mi sono preso uno spavento con Cosimo sugli sci, ma i bambini hanno (purtroppo non tutti) un loro angelo protettore che li assiste e che condannano per fortuna il genitore solo allo stress.
Bellissimo avere davanti ore non programmate, cene non fissate, una lentezza avvolgente e piena di fascino.
Domani si fa il bis e poi si riparte, con un bel carico di benzina nel serbatoio: speriamo che ce l’abbia pure la Fiorentina.

Non ha detto cose sensazionali, ma era necessario che parlasse.
Andrea Della Valle è uscito dal castello ed è sceso tra noi a raccontarci che non vuole mollare, che bisogna crederci, che la famiglia ha messo anche quest’anno venti milioni: se avesse evitato la solita differenziazione tra tifosi bravi (quelli che non contestano) e meno bravi (quelli che contestano) il voto sarebbe stato altissimo.
Così comunque mi è piaciuto, è stata un’uscita a sorpresa che non placherà l’ira funesta di chi odia i Della Valle a prescindere, ma dà secondo me compattezza all’ambiente e in questo momento penso che ce ne fosse un gran bisogno.

Il quesito di fondo è capire quale sia la vera Fiorentina?
Perché forse il miracolo del girone di andata aveva fondamenta fragili e cioè una preparazione ottima, ma anche impostata per avere una avvio sparato che è poi proseguito per me tre mesi.
Un’analisi completa di partenze e arrivi ci regala un organico indebolito rispetto all’anno scorso ed è da lì che è nato il mio “insufficiente” alla fine del mercato estivo, e questa è una responsabilità della società, che non a caso si è ridimensionata in termini di ingaggio.
Ma poiché il calcio non è solo numeri, ma anche fantasia e fiuto, ecco che c’è sembrato di averli fregati tutti e forse lo hanno pensato pure dentro la sede viola, raddoppiando il “non investimento” con i risultati che vediamo.
Detto tutto questo, ribadisco il concetto per cui non è possibile immaginare di non aver battuto il Verona e il Frosinone perché non sono arrivati difensori e centrocampisti.
Cioè, sono arrivati, ma è come se non ci fossero..

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