Fiorentina


L’unica cosa da salvare del triste finale al Franchi è il saluto a Manuel Pasqual, con le sue lacrime ed il suo ringraziamento al popolo viola.
Per il resto è stata una prestazione in linea con le ultime tristi esibizioni e converrà forse partire dal girone di ritorno per costruire la prossima squadra, che dovrà per forza di cose essere molto più concreta.
Qui non si segna più, basta pensare ai centrocampisti e la manovra è diventata piuttosto noiosa.
Siamo quinti e quindi in linea con la nostra storia, però non possiamo definirci soddisfatti: stagione da 6, altro che da 8, come ha detto Sousa.

Ho perso il conto di quelli che mi chiedono se sono preoccupato per l’eventuale ritorno di Corvino.
La mia risposta convinta è: assolutamente no, e non capisco neanche perché dovrei esserlo.
Sono passati quattro anni dalle due sue ultime tristi stagioni in cui se la prese un po’ con tutti e con me un po’ di più, ma non mi interessa più e se avessi voluto muovermi per certe sue dichiarazioni del primo febbraio 2012 lo avrei fatto all’epoca.
Se torna, per me si parte da zero,con un inestimabile vantaggio per me: lui opera e io giudico, quindi è troppo più facile.
Detto questo, mi sfugge l’utilità di un giro di valzer così clamoroso, ma se alla fine ci guadagna la Fiorentina…viva Corvino.

Da oltre vent’anni non frequento i giocatori della Fiorentina per svariati motivi che partono dall’anagrafe e proseguono con la consapevolezza che non ci può essere troppa confidenza tra il giudicante e i giudicati.
Per una fortunata coincidenza in due mesi mi è capitato stare a tavola con due numeri dieci viola: il più grande di tutti (Baggio se la sarebbe giocata, ma se ne è andato troppo presto) e colui che quarant’anni dopo ne ha ereditato la maglia.
Beh, di Antognoni sapevo tutto e quando ci parlo riscopro il fanciullino pascoliano che è dentro di me: oh, sono tornato a chiedergli della finale del 1982 e sentirlo raccontare del di quel calcio è come montare su una fantastica giostra di ricordi.
Di Bernardeschi invece non sapevo quasi niente ed ero anche piuttosto diffidente.
Mi sono rapportato con un ragazzo normalissimo, con una maturità nettamente superiore ai suoi pochi anni, uno che si è trovato diciassettenne a vivere da solo e si è organizzato benissimo.
Insomma, una gran bella scoperta perché poi alla fine è vero che la testa conta quanto le gambe, vallo a spiegare ai tanti predestinati come Bernardeschi, che però si sono persi per strada e solo per colpa loro o di chi hanno avuto intorno.

Un pareggio triste, avremmo potuto vincere o perdere, sarebbe certamente contato, ma a me interessava più vedere la prestazione, se cioè fosse stata all’altezza di quella contro la Juve.
E qui davvero non ci siamo, e la prima colpa è di Sousa, che ha mandato in campo una formazione incomprensibile, rinunciando a Bernardeschi e Ilicic per Tello e l’ormai misterioso Mati, che si avvia a chiudere l’ennesima stagione in cui non si è capito bene che giocatore sia.
Si è rivisto Kalinic, sta tornando su certi livelli, però resta la delusione per un gruppo che sarà stato certo toccato dalla disastrosa e disarmante campagna acquisti/cessioni di gennaio, ma che sta disputando un girone di ritorno da incubo.
Che tristezza, ripensando a dove eravamo alla fine del 2015.

Se Savic può andare da titolare, forse, a giocarsi la finale di Champions e noi pensiamo a Udine di confermare una straordinaria difesa che comprende Tomoic e Roncaglia, non vi pare che ci sia qualcosa che proprio non torna?
E Basanta due anni fa non era in panchina in una partituccia da nulla come la finale del Mondiale tra Argentina e Germania?
Ma no, cacciamolo ed è meglio non avere nessuno, oppure Mexes.
O al limite, ma proprio al limite, Benalouane, e che cavolo!
Vuoi mettere: uno che sta per ricevere il premio scudetto in Inghilterra…

Partita giocata come chiedevamo un po’ tutti, ma l’abbiamo persa e pure in un modo da giramento di scatole stratosferico.
Scusate, io non ce la faccio ad essere soddisfatto, a pensare a quanto siamo stati bravi fino all’ultimo minuto.
Non ce la faccio a pensare alle occasioni sprecate, magari mi inquieto per il gol annullato a Bernardeschi e mi fermo lì perché io con la Juve non voglio perdere.
Mai.
E pretendo di non vedere più scene come quella di Roncaglia che scherza amabilmente con Cuadrado prima di entrare in campo, a quattro minuti dalla fine, con lo stadio che ha la bava alla bocca per la rabbia.
Quando c’era Facundo… pensavamo di avere un difensore molto forte, da anni ci tocca Roncaglia e ci dobbiamo accontentare,

Mai vista una vigilia della “partita” così.
La Juventus sembra un dettaglio, tanto in cuor nostro siamo già sicuri di perdere, ormai è tutto un fluire di polemiche, puntualizzazioni, situazioni che sono sfuggite al controllo di chi dovrebbe controllare.
E invece no, io non ci sto a questo catastrofismo e contro la più forte squadra italiana me la voglio giocare con tutto quello che posso mettere in campo, a cominciare dall’ambiente.
Se Tendi e Sacchetti riuscirono a battere Causio e Bettega, non vedo perché non ci possano provare Borja Valero, Gonzalo e Ilicic contro quelli di adesso.
Se tra oggi e domani continuiamo con questa sinfonia, domenica sera abbiamo già perso prima di entrare in campo.
Al diavolo Sousa, Della Valle, Kalinic, Bernardeschi e chi volete voi: siamo la Fiorentina e contro la Juventus dobbiamo giocare la gara dell’anno.
E se poi ci chiamano provinciali, diciamo che è vero e ringraziamo pure perché il calcio è passione e sofferenza, non solo plusvalenze e bilanci in ordine.
Se proprio voglio divertirmi con quelle cose prendo un bilancio, me lo leggo per ore e godo più o meno come quando dovevo preparare l’esame di tedesco all’università.

La situazione paradossale è questa: stiamo pregando l’allenatore di una squadra che contro Verona, Frosinone, Sampdoria, Empoli e Udinese ha fatto tre punti a dirci di rimanere con noi.
I Della Valle saranno pure il peggio del peggio, Cognigni e Andrea di notte le studiano tutte pur di non finire in Champions, ed il loro successo è sotto gli occhi di tutti, ma a voi pare normale tecnicamente e atleticamente il girone di ritorno della Fiorentina?
Se il problema fosse solo il disastroso mercato di gennaio, perché continuare ad andare allo stadio, perché non ritirare la squadra dal campionato?
No, qui c’è da prenderne uno ad uno, a cominciare dall’allenatore, e pesarli bene, per capire chi è degno della Fiorentina e chi no.
Ci hanno illuso e li abbiamo messi sul piedistallo, è normale nel calcio, più che nella vita.
Ora che ci hanno scaraventato a terra siamo a scovare alibi ovunque, così è davvero troppo facile.
Per loro.

Vittoria meritata, senza troppe discussioni, a tratti si è vista un’ottima Fiorentina.
All’andata il resto lo faceva Kalinic, che è pure sfortunato e che è certamente lontano dalla migliore condizione.
Ma se stanno bene Borja Valero, Vecino e Badelj, tutto cambia nella Fiorentia e il gioco fluisce con maggiore continuità.
Rimane il rammarico dei tre punti in quattro partite contro avversari assolutamente inferiori e oggi quei risultati ci impediscono di sognare inchiodandoci ad un pericolosissimo quinto posto.
Atleticamente sono sembrati in ripresa, ci aspettiamo un finale di stagione importante e soprattutto non vogliamo vedere la Juve festeggiare lo scudetto al Franchi.

Andrea Della Valle ha certamente delle responsabilità sull’andamento della squadra, nel bene e nel male.
Sono assolutamente d’accordo con quanto detto da Sconcerti ieri nel Pentasport, ormai c’è presa una fissazione: se vinciamo sono bravi Sousa e i giocatori, se perdiamo tutti addosso a Della Valle e a Cognigni, che tra l’altro non ha mai detto al Corriere Fiorentino in gennaio di non voler andare in Champions.
Andrea Della Valle deciderà a fine stagione se ha sbagliato a scegliere uomini che certamente a gennaio hanno molto sbagliato, perché la storia del difensore è assolutamente intollerabile.
E anche il mancato arrivo di un paio di centrocampisti presentabili.
Detto questo, qualcuno mi deve spiegare cosa dovrebbero fare oggi Andrea Della Valle e l’odiato Cognigni.
Andare tutti i giorni al campo a motivare la squadra?
Portarli in ritiro dopo esibizioni come quelle dell’ultimo mese, anche se queste cose le decide Sousa?
Mettersi in pantaloncini e provare a giocare in difesa, magari domenica al posto di Astori?
Ragazzi, forse è il caso che ci si dia una calmata.

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