Fiorentina


Mi è piaciuto Pantaleo alla prima dopo il grande ritorno e mi ha emozionato la partenza, quando ha ricordato Mario Ciuffi.
E’ come ritrovare una fidanzata di qualche anno fa: se è rimasto il sentimento, ci sono dei vantaggi notevoli, perché ci conosciamo già e se ci diamo fiducia almeno la partenza è ottima.
Ecco, i sentimenti di Corvino ci sono tutti, quelli del popolo viola sono invece più misteriosi, e non certo per colpa dell’uomo di Vernole.
Si respira molto scetticismo in giro, perché ancora è nei cuori e nella mente di tutti il grande spreco di gennaio, quando bastava davvero poco per continuare almeno a sognare.
Passata l’ondata emotiva, c’è parecchio da lavorare ed è proprio qui che giudicheremo senza alcun preconcetto il Corvino bis.

Non so esattamente in che modo la Fiorentina possa convincere Rui Costa ad uscire dalla sua Lisbona e neanche quali possano essere gli spazi di una convivenza tecnica con Corvino, ma se davvero andasse così, questo sarebbe un colpo straordinario.
Rimetterebbe a posto molte cose sulpiano mediatico, abbatterebbe finalmente la barriera che divide la Fiorentina ante e post Della Valle, ci regalerebbe una dimesione internazionale che solo Antognoni e Batistuta avrebbero potuto dare.
E poi c’è l’uomo, di un’altra categoria fin da quando ventiduenne arrivò a Firenze, qualsiasi cosa faccia nelmondo del calcio è una garanzia.
Continuo a rimanere molto scettico, ma poichè ero uno tra quelli che non avrebbemai creduto all’arrivo di Gomez a Firenze, chissàche non debba ricredermi anche questa volta.

Ho cominciato più di un mese fa a chiedere a Ranieri se fosse possibile averlo nel Pentasport.
Ieri mi aveva detto che era in volo e che quindi non sapeva se ce l’avrebbe fatta.
Questa del viaggio in aereo è spesso una scusa usata dall’interlocutore che ancora non ha deciso se sia o meno il caso di intervenire in radio, ma non valeva per Claudio e lo sapevo bene.
Abbiamo così cominciato a chiamare alle 18: sempre staccato e mi sono detto che anche per questa volta bisognava rimandare l’intervista con l’uomo mondialmente più celebrato dal pianeta calcio.
Poi, guarda caso proprio mentre avevamo in collegamento l’antico compare Luciano Dati, ecco che mi squilla il cellulare ed è lui che chiama perché è appena atterrato e quindi è disponibile.
Al di là del colpo giornalistico, che come tutte le cose domani sarà giustamente già dimenticato, mi chiedo in quanti si sarebbero comportati così.
E in queste cose vincere o perdere un campionato non c’entra niente.

L’idea Guerini fu ottima, anche se è stato ed è molto difficile spiegare a chi ama la Fiorentina perché nel viale Fanti non ci sia posto per Antognoni.
Adesso si tratta di scegliere un altro ex e tenendo conto che i due più grandi per un motivo o per l’altro non ci possono essere (dubito che Bati accetti di lasciare tutto per un ruolo di rappresentanza) non rimane che pensare ad un vecchio cuore viola.
A me pare che Celeste Pin possa essere una buona scelta, in seconda battuta Riganò, a seguire Orlando e Mareggini.
Tutti ex ragazzi con la testa sulle spalle, che sanno parlare e che sono indissolubilmente legati a questa maglia.
Dite la vostra, sono curioso.

Ancora tu?
Ma non dovevamo rivederci più?
Sono molto curioso di ascoltare la prima conferenza del secondo atto del Corvino viola.
Quattro anni sono un tempo sufficiente per metabolizzare gli eccessi del quotidiano, cambia molto la prospettiva su eventi e persone.
Come lo ritroveremo?
Quanto litigheremo, semmai litigheremo?
Ma, soprattutto, quanti mezzi avrà per provare a fare meglio degli ultimi anni, impresa niente affatto facile per tutti, Corvino compreso.

Ho avuto momenti di grande difficoltà, lo ammetto: quando il Milan attaccava speravo che facessero gol, era una specie di riflesso condizionato, sapevo che ci avremmo rimesso, ma era più forte di me.
Ai supplementari ho pensato che sarebbe andata in quel modo, non lo meritavano, ma avrebbero vinto loro e così è stato.
Gran partita del Milan, come avremmo dovuto fare noi due anni fa all’Olimpico e sconfitta beffarda, assolutamente non meritata.
Per una volta il c… della Juve ci ha fatto comodo e credo sia un evento epocale, che chissà quando mai si ripeterà.
Bene, adesso possiamo cominciare a programmare la stagione e forse sarebbe pure il caso di cominciare a farlo…

Gran vittoria davvero, peccato non serva a niente per la classifica, ma va e fa bene lo stesso.
Al gol di Lulic ho rivisto fantasmi zemaniani e invece abbiamo tirato fuori una signora prestazione senza Ilicic, Kalinic e Borja Valero.
Merito del centrocampo a tre?
Potrebbe essere una chiave di lettura, ma non l’unica e neanche la più importante perché i suonatori contano molto più dello spartito.
Bello uscire dall’Olimpico in quel modo, a patto che un successo così non faccia da specchietto per le allodole perché c’è molto da fare sul mercato e magari bisognerebbe prima o poi decidere chi sarà il nuovo direttore sportivo.
Intanto sappiamo che abbiamo un’ottima prospettiva come portiere, un ragazzo che deve giocare e che comunque ha carattere perché prendere una rete dopo due minuti e in quel modo a Roma avrebbe demoralizzato giocatori molto più esperti di Lezzerini e invece alla fine è andata benissimo, complimenti.

Nella corsa a due per il posto di direttore sportivo viola, fra Corvino e Pradè voto senz’altro per quest’ultimo.
Mi sfugge completamente il senso dell’operazione “ritorno a casa di Pantaleo”, un passo indietro non da poco.
Appena ri-sbarcato a Firenze Corvino si troverebbe ad operare in una piazza che è già divisa sul suo nome proprio per via del suo modo molto personale di lavorare.
Pradé ha certamente sbagliato tanto, ma le famose plusvalenze corviniane sono state realizzate anche grazie alle intuizioni di vendita di chi lo ha sostituito e soprattutto come facciamo a dimenticare le ultime due stagioni di Pantaleo, quelle post Prandelli?
Ovviamente, come sempre, il dibattito è aperto, ma se non arriva un terzo nome, molto meglio continuare con Pradé che assistere alla restaurazione corviniana.

Ecco quello che ha scritto Stefano Prizio

Ieri, un mio post su facebook ha offeso alcuni lettori, mi scuso quindi del mio commento inappropriato.
Credo che nessuno abbia il diritto di distribuire patenti di tifo viola nè tantomeno di intelligenza.
Stefano Prizio

SCUSATE, MA VOI CREDETE CHE UNO COME STEFANO SI FACCIA IMPORRE QUALCOSA?
PENSATE CHE UNA PERSONA COME LUI, CON QUELLO CHE HA PASSATO E CHE HA VISSUTO PROFESSIONALMENTE, RINUNCI AL SUO PENSIERO PER DIFENDERE UNA COLLABORAZIONE RADIOFONICA?
E, PER QUELLO CHE MI RIGUARDA: SIETE CONVINTI CHE COSTRINGA QUALCUNO A FARE QUALCOSA CHE VADA CONTRO LA PROPRIA LIBERTA’?
CHI PENSA MALE VIVE MALE…

Cominciamo col ricordare che la frase non è come ho sempre pensato di Voltaire, ma di una scrittrice inglese, Evelyn Beatrice Hall.
Avete già capito di cosa parlo: non sono assolutamente d’accordo con quello che ha scritto Stefano Prizio su facebook (ah, quanti danni produce questa piattaforma infernale!) a proposito dei tifosi, ma non farò mai niente per impedirgli di esprimere le sue idee.
E siccome lo considero una persona intelligente, e anche un’ottima penna, sono rimasto colpito dalla pochezza del concetto espresso e anche dello stile, sinceramente non da Prizio.
Detto tutto questo, aggiungo che ho sempre odiato le vendette, che siano dirette o ancora peggio trasversali.
Negli anni novanta, quando la radiocronaca era a rischio perché clandestina e io ero pure il responsabile dello sport a Canale Dieci, Vittorio Cecchi provò a dare un diktat: via da Radio Blu Agroppi e Luca Frati, che invece rimasero tranquillamente al loro posto di opinionisti.
Luciano Luna mi propose un po’ di tutto purché finissimo di fare il filo diretto con Mario Sconcerti e fu invitato ad occuparsi di altre cose e potrei continuare a lungo.
Poichè Radio Bruno ed il Pentasport non hanno niente a che vedere con facebook, posso pensare di prendere provvedimenti solo se Stefano sbarella in trasmissione o insulta qualcuno.
In caso contrario sarei solo uno stupido censore, perderei credibilità con voi che ascoltate e con la redazione.
Leonardo Petri, tanto per dirne una, fu mandato via dopo che aveva detto sciocchezze colossali nel Pentasport senza volersi scusare successivamente e non certo per altre vicende personali capitategli precedentemente e che a me non interessavano assolutamente.
E così sarà per Stefano: se non vi sta bene quello che ha scritto, e secondo me avete completamente ragione, tanto che lui ha fatto una parziale marcia indietro, andate sulla sua pagina e diteglielo, ma il Pentasport non c’entra niente.

Vorrei aggiungere un altro aspetto che sfugge a molti e cioè la differenza tra chi fa parte della redazione del Pentasport e gli opinionisti.
I secondi, lo dice la parola stessa, hanno opinioni che si possono o non si possono condividere ed il mio compito è quello di “ingaggiare” chi mi sembra adatto per rendere interessante il programma, stando sempre attento a non debordare nel linguaggio e, appunto, nelle opinioni.
Se Stefano avesse detto quelle sciocchezze in diretta, sarei intervenuto per obbligarlo ad un contraddittorio e anche a delle scuse, che se non fossero arrivate mi avrebbero indotto ad altre riflessioni.
Nelle sue frasi su facebook non esiste certamente la gravità di espressioni razziste, come alcuni di voi hanno scritto: sono concetti su cui non sono d’accordo espressi secondo me molto male, ma qui per me finisce il discorso.
Un’altra cosa era se un componente del Pentasport avesse usato le stesse parole su una piattaforma accessibile a tutti, in quel caso sì che sarebbe scattata la responsabilità oggettiva e sarei stato coinvolto come direttore.

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