Fiorentina


Dai, ci provo anch’io a costruire la squadra dei sogni, quella che vincerebbe il campionato a mani basse.
Certo, bisogna metterci un po’ di senso pratico e quindi non è che possa infilare tutti attaccanti, gente come Toni, Mutu, Chiarugi, Virgili purtroppo sta fuori, Hamrin, in una bestemmia calcistica, me lo porto in panchina, Toldo lo piazzo in porta ma faccio una grande fatica a preferirlo ad Albertosi, tra De Sisti e Pecci siamo lì e prevale, lo confesso, l’amicizia.
Eccolo quindi il dream team, con Bernardini ad allenare e con il modulo 3-4-3
Toldo;
Ujfalusi, Passarella, Vierchwood;
Oriali, Pecci, Antognoni (capitano), Montuori;
Julinho, Batistuta, Baggio.
Che spettacolo!!

Magari i milioni non sono trecento, ma qualche decina meno, però la sostanza non cambia: nessuno al mondo avrebbe speso per la Fiorentina quanto i Della Valle negli ultimi 14 anni.
Forse solo il grande Mario Ciuffi se solo avesse avuto le possibilità dei Della Valle…
Lo ha ribadito ieri Andrea e ha ragione, solo che converrebbe immediatamente dopo fare una considerazione e una domanda.
La considerazione (amara) è che con tutti quei soldi siamo diventati tra le prime cinque squadre in Italia, ma l’ultimo trofeo lo ha vinto Cecchi Gori.
La domanda che mi farei è invece sul perché questa società abbia con i suoi tifosi un’immagine così sbiadita, al limite dell’opaco.
Proverei a darmi una risposta esaustiva e come direbbe un fiorentino quarantenne di successo, cambierei verso.

Per una volta in quasi undici anni di vita questo blog dà una notizia invece che un commento: Rossi e Sousa si sono parlati a lungo.
Colloquio fitto, di una trentina di minuti, e a quanto pare molto distensivo.
Dopo la chiacchierata infatti Pepito se ne è andato sorridente e questo forse potrebbe essere l’inizio di un rapporto diverso, di maggiore fiducia e minore diffidenza.
Se fosse così ne guadagnerebbe solo la Fiorentina.

Non è che abbiamo tutti questi fuoriclasse in squadra per cui possiamo snobbare senza problemi Pepito Rossi.
Lui e i suo staff devono darsi una regolata e capire che prima di tanti proclami deve parlare il campo, però credo che debba essergli concesso di riprovare a vedere se torna ad essere il giocatore meraviglioso che abbiamo conosciuto purtroppo solo per quattro mesi.
Come tutti, ho dei dolorosi dubbi, ma se avesse ragione lui?
Davvero Sousa è così prigioniero del suo credo calcistico e della sua tattica per non provare di andare a vedere?
E ancora: meglio Rossi nei suoi cenci o il pur ottimo Kalinic?
E perché non provare a vedere se coesistono? Attendo risposte dal campo

Davvero non riesco a capire: ci sono in città almeno sei/sette ex viola che farebbero le corse per diventare quello che Jorgensen non vuole diventare e noi continuiamo ancora con questa storia che ormai sta diventando stucchevole.
Forse mi sfugge qualcosa, ma mi pare chiaro che:
1, Martin di venire ad abitare in Italia non ha alcuna voglia;
2, non si è ancora capito che ruolo dovrebbe svolgere;
3, è stato più o meno brutalmente detto che l’offerta economica è molto, ma molto al di sotto di quanto il danese si aspettasse.
E allora?
Boh, si continua ad insistere per portare controvoglia in società qualcuno che se ne sta volentieri nel suo Paese e io non riesco proprio a capire il perché.

Mettiamo che arrivi davvero l’offerta per Bernardeschi: 25 milioni di euro cash.
Che facciamo?
Il ragazzo ha una gran testa e ottimi piedi, è innamorato della Fiorentina, però al momento è un prospetto di campione, insomma è una scommessa per quello che riguarda i posti più alti del podio.
Qui il discorso è molto semplice, anche se doloroso: se Federico diventa un grandissimo, ce lo possiamo permettere al massimo per una/due stagioni, poi se ne va certamente, magari a quaranta milioni.
Se invece non mantenesse in pieno le promesse, tutto si sgonfierebbe e avremmo perso l’occasione per provare a rifare la squadra senza ricorrere alle scommesse, in questo momento assolutamente obbligatorie.
Non ho risposte precise, certo che il dubbio se venderlo o meno rimane, e secondo me ce l’ha pure Pantaleo.

Secondo me ha molto sofferto nei quattro anni lontano da Firenze e, come spesso succede nei grandi sentimenti, ha colorato di rosa anche certe situazioni che proprio rosa non erano.
L’uomo è fatto così, non finge mai e lo so bene io che nel passato ho avuto con lui degli scontri pesantissimi, ma senza mai pugnalate alle spalle.
Il Pantaleo Corvino di ieri sera nel Pentasport era un uomo molto diverso da come lo avevamo lasciato nel 2012, dove più che le brutte prestazioni viola secondo me contava nel suo animo la consapevolezza che una grande storia d’amore stava terminando.
Mi è sembrato più…accogliente, mi verrebbe da dire maturato, se non fosse un po’ fuori luogo per un uomo di 66 anni che molto ha visto e molto si è speso nella sua vita.
A me comunque è molto piaciuto, poi arriveranno anche i giocatori e lì solo il campo ci dirà della sua bravura.

Sto parlando di Bernardeschi, che ha sicuramente giocato una partita al di sotto delle aspettative e delle sue possibilità, ma bisogna vedere il contesto.
Ed il contesto era una squadra messa in campo quasi tirando a caso con i dadi ruoli e giocatori, senza capo né coda e senza neanche dentro quella necessaria cattiveria che ci vuole in vetrine come queste.
Il leader, Bonucci, ha per sua stessa ammissione giocato frenato dal rischio squalifica e altri mi sono sembrato sullo stesso livello di Bernardeschi, oggi additato come il peggiore in campo.
Quasi certamente in questi Europei non lo rivedremo più ed è una delusione per tutti, ma non vorrei che si esagerasse, che si parlasse di bocciatura, perché quella di ieri era tutto tranne che una squadra di calcio.

Dopo la grande soddisfazione della vittoria di ieri, mi sono posto una domanda: ma non dovevano essere gli Europei del grande riscatto di Mario Gomez?
Per adesso c’è stata tanta panchina e una ventina di minuti giocati al minimo sindacale, l’Europeo è ancora lungo, speriamo di essere sorpresi da un gol importante.
Perchè dalla soluzione del suo caso passa molto del mercato viola di questo 2016 non esattamente semplice per Corvino, che deve far quadrare bilancio e (ipotetico) rafforzamento della rosa.
Tenerlo è quasi impossibile, venderlo senza squilli ed avendo il suo assenso per la nuova destinazione un’impresa temeraria.

Beppe Virgili non sembrava assolutamente un ex giocatore, meno che mai un signore che aveva vinto uno scudetto a Firenze e che con la maglia della Nazionale aveva segnato al Brasile.
Farlo parlare in radio era stata un’impresa perché non gli piaceva affatto raccontarsi, ma una volta rotto il muro della timidenza (e della diffidenza) diventava irresistibile.
Grazie a suo figlio Aurelio ero riuscito ad entrare nelle sue simpatie e bisognava vederlo in famiglia per capire il valore dell’uomo.
D’altra parte, non si tirano su in quel modo quattro figli se non si hanno dentro certi valori e certe convinzioni.
Colpevolmente non sapevo che stesse così male ed era tra i più giovani di “quella” Fiorentina, certamente mi e ci mancherà moltissimo.

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