Fiorentina


Partita molto, ma molto complicata per tutta una serie di motivi che partono ovviamente dalla forza della Roma.
Poi c’è il modo in cui Spalletti, dall’altra parte, ha caricato l’ambiente con le sue uscite su Totti e in queste cose Luciano è un maestro, mentre a me pare che sulla storia di Bernardeschi si sia fatta un bel po’ di confusione.
La giocheremo con una sola punta, immagino, e dispiace perché Babacar aveva dato segni di risveglio anche se con lui non si può mai sapere.
Ma conterà soprattutto “come” la giocheremo, quale intensità metteremo nella gara, partendo dal presupposto che quanto visto nelle precedenti partite non può assolutamente bastare.

Non riesco a capire le motivazioni dell’attacco frontale di Sousa a Bernardeschi, a meno che non ci siano veramente dei fondati motivi per additarlo al pubblico ludibrio.
Tranquilli che da oggi in poi si parlerà soprattutto della confusione che il quasi ex enfant prodige fa in campo e (ed è questo l’aspetto secondo me più grave) fuori dal campo.
Cosa sarà mai successo di così grave da non tenere segreto tra le mura di uno spogliatoio?
Se è una scossa per svegliare il ragazzo, ho qualche dubbio che funzioni perché, per quel poco che ho visto, Bernardeschi non mi pare proprio una testa matta, ma Sousa ne saprà certamente più di noi.

Ieri è stata una giornata intensa: le parole di Cognigni che ammantano di tristezza il futuro mercato viola e la partita, non proprio entusiasmante.
A parte la giornata storta di Ilicic, che è appunto Ilicic e che quindi come tale va preso nel bene e nel male, mi chiedo cosa abbia Borja Valero, che pare faccia fatica in ogni azione e, soprattutto, non incide mai.
Il pareggio è interlocutorio, ma può andare bene a patto di non fare bischerate al Franchi.

Nella partita di questa sera c’è un osservato speciale che certamente catalizzerà l’attenzione di tanti, specialmente di Sousa: Babacar.
Non ho ancora capito che tipo di giocatore sia e tenderei ad escludere una qualsiasi assomiglianza a Balotelli, perché l’indole è completamente diversa e meno male per Baba.
Resta quell’idea di indolenza che certe movenze sul campo e diverse prestazioni al limite dell’impresentabile ci hanno regalato negli anni passati, ma è anche vero che ricordiamo alcune perle che hanno giustificato l’altissimo ingaggio che il ragazzo percepisce.
Sarà importante segnare, anche perché dobbiamo cominciare bene il girone, ma sarà ancora di più vedere che tipo di partita “di testa” giocherà Babacar e da lì capiremo a che punto siamo con questa benedetta maturazione che pare proprio non voler mai arrivare.

Ho sempre avuto una grande ammirazione per chi è consapevole dei propri limiti e non esagera nell’autostima, ancora di più verso chi ha saputo staccare al momento giusto, magari proprio quando era al massimo e non gradiva scendere solo per raccattare altro denaro.
Spiace dirlo perché è la quintessenza della juventinità, ma Michel Platini che nel maggio 1987 finisce l’ultima di campionato contro l’Atalanta e a 32 anni consegna le scarpe al magazziniere per me perché non si sente più quello di un tempo è un esempio di come si debbano gestire le cose.
E andiamo sul personale.
Tra meno di due settimane compio 56 anni, 36 dei quali passati a seguire la Fiorentina ovunque: come ho detto e scritto più volte sono stato molto fortunato, anche se magari ci ho messo del mio in tenacia, grinta e qualche intuizione.
Ho ancora tantissima voglia di radio e di raccontare le partite, ma, appunto, devo capire i miei limiti e ricordarmi che non sono eterno e che le mie giornate da oltre trent’anni scorrono freneticamente.
Per questo nell’attuale stagione salterò alcune trasferte, soprattutto in Europa.
Se non mi fidassi dei miei ragazzi e in particolare dell’accoppiata Sardelli-Loreto, non l’avrei fatto e invece mi sento assolutamente al sicuro.
Perché alla fine è proprio vero che tutti siamo utili, ma nessuno è indispensabile…

Non quella di sospendere la partita, perché davvero nella zona vicino alla tribuna sembrava di essere al Motovelodromo quarant’anni fa, ai tempi delle mie gloriose partite invernali alle 8.30 della domenica mattina.
La scelta discutibile è stata quella di insistere ancora su Tello titolare, spedendo Bernardeschi in panchina.
Ora, io non so (come tutti, perché gli allenamenti non ce li fanno vedere) quali siano le reali condizioni di forma di entrambi, ma se uno viene convocato in Nazionale e l’altro faceva la riserva della riserva al Barcellona qualche piccolo dubbio sulla bontà della scelta mi viene.
Non starei a sottilizzare troppo sui 28 minuti giocati, pur concedendo agli iper-critici che poco prima della sospensione il Genoa ci aveva messo sotto e stavamo faticando parecchio ad uscire dalla nostra area, solo che le partite sono lunghe e a volte basta un episodio a far girare tutto.
E Kalinic mi sembrava nelle condizioni ideali per inventarsi qualcosa.

A me pare che questa sosta ci stia facendo bene.
Mi sbaglierò, ma sento cominciare a defluire i veleni di un mercato piuttosto triste e crescere invece la curiosità verso giocatori che magari potrebbero essere meglio di quanto crediamo.
Lo scorso anno di questi tempi eravamo messi più o meno nello stesso modo, anche se gasati dalla vittoria contro il Milan sciupata però dalla sconfitta di Torino e, insomma, i punti in classifica erano gli stessi, così come l’umore generale.
La differenza a questo punto dovrà farla Sousa, dentro e fuori dal campo, da questa stagione si capirà se è meno un grande allenatore.

Ai miei tempi da semplice tifoso, ormai vecchi di oltre 35 anni, il giorno dopo la fine del mercato non ci pensavo più a quello che era stato e a quello che poteva essere, non mi portavo i veleni o le dolcezze della campagna acquisti-cessioni: soffrivo per la Fiorentina e stop.
Il calcio sarà pure cambiato in tutto e per tutto, ma vorrei ritrovare quello spirito, pur sapendo che adesso ho delle responsabilità e che parlo e/o mi faccio leggere da molte persone.
Se amiamo calcisticamente la Fiorentina, se ci sono andati bene Rocchigiani, Ricciarelli, Bruzzone, Bolatti e non so più nemmeno quanti altri, beh allora sarà il caso di sotterrare l’ascia di guerra e di discutere solo di calcio giocato, almeno fino a gennaio.

Ho preferito scrivere deluso e non deludente perché il giorno dopo mi si è accesa una fiammella: e se Pantaleo avesse avuto un fiuto straordinario e ci avesse portato giocatori che costando meno di cartellino e di ingaggio poi rendono di più?
Per questo ho preferito metterla sul sentimento personale, perché davvero mi aspettavo un nome che accendesse un po’ il fuoco dell’emozione e mi sarei accontentato pure di Sportiello per il semplice fatto che considero Tatarusanu non all’altezza di una squadra che abbia ambizioni di alta classifica.
E invece niente, finisce con una grande plusvalenza e con (immagino) il plauso societario a Corvino per come ha saputo vendere e non era facile.
Ma il calcio è molto di più e molto altro rispetto alle chiusure dei bilanci, alle perdite di esercizio, agli utili, agli ammortamenti e ai progetti più o meno fattibili per stadi e cittadelle.
Il calcio è qualcosa da sognare, un’emozione impalpabile che ti accompagna per giorni fino al fischio di inizio della partita, poi, a quello finale, si ricomincia.
E il calcio a Firenze è qualcosa ancora di più, perché è il senso di appartenenza di una città, anche di coloro a cui del pallone non gliene frega niente, ma questo non so se in società riusciranno mai a capirlo.
E semmai succederà, sarà sempre troppo tardi.

A quelle cifre Alonso andava venduto, non ci sono discussioni.
E qui c’è una legge del contrappasso, perché se è vero che per anni il mercato è stato fatto grazie alle plusvalenze della gestione Corvino (Nastasic, Jovetic su tutti), è ora altrettanto certo che la gestione Pradè ha lasciato ottime eredità: Badelj, Alonso, Kalinic, per non parlare di Gonzalo e Borja Valero.
Di questo però oggi ci interessa il giusto perché siamo tutti in febbrile attesa di sapere se quella montagna di soldi abilmente “estorti” al Chelsea per Alonso saranno o meno investiti.
Tra poche ore ci toglieremo la curiosità, intanto però sono preoccupato, perché qui c’è bisogno di una scossa, tecnica e ambientale.
Spero veramente che Pantaleo abbia qualche asso nella manica e sinceramente non credo che basti l’eventuale ritorno di Jovetic, che peraltro mi pare sempre più in salita.
Qui ci sono tra le altre cose oltre ventimila abbonati a cui rendere conto, un dato secondo me stratosferico se rapportato alla tristezza generale che anche per colpa di Sousa e delle sue malinconiche conferenze stampa si respira da mesi.

VI ASPETTO STASERA DALLE 20 IN POI SU RADIO BRUNO, RISPONDO ANCHE ALLE TELEFONATE, SARA’ UNA SERATA INTENSA…

E’ andato tutto bene, a cominciare dal risultato.
Ottima organizzazione, anche se il ruolo di presentatore lo avrei affidato a Gianfranco Monti, pur essendo stato Alessandro Capasso molto professionale, ma sono dettagli.
Inevitabile e vincente la scelta di far entrare per ultimo il “capitano”, bello il messaggio di Bati, sarebbe stato ancora meglio se pure Rui e Baggio avessero avuto lo stesso pensiero, ma non è dipeso certo dalla Fiorentina.
Prima della partita ho rivisto e abbracciato Toldo e Pecci: passano gli anni, ma certi rapporti resistono, non si possono definire amici, perché quelli sono pochissimi e selezionati, ma uomini con cui stai volentieri insieme sì, e non conta il loro passato da calciatori.

La vittoria ci regala tre punti e forse la consapevolezza che in porta si può anche osare, pur sapendo di rischiare qualcosa.
Dispiace per l’infortunio di Tatarusanu, ma l’atmosfera allo stadio era quella del passaggio di consegne, poi vedremo cosa deciderà Sousa.
Kalinic è sempre disperso in attacco, Tello un frullino che funziona 10 minuti su 90, Borja ancora fuori forma, meno male che Ilicic aveva la luna giusta e comunque si è vinto, il resto in questo momento conta davvero poco.

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