Fiorentina


Perdi tre a zero dopo neanche venti minuti e ti aspetti l’imbarcata, la sconfitta epocale, e invece reagisci e potresti pure stare sotto di appena un gol se ti dessero il rigore che ti spetta prima della rete di Kalinic.

Invece vai sotto di un uomo per un’espulsione discutibile (ma Gonzalo è da mesi la controfigura di se stesso) e quindi consideri chiuso tutto, salvo poi ricrederti per un secondo tempo giocato alla grande fino agli incomprensibili cambi di Sousa, che però è pure l’allenatore di una squadra capace di dominare a San Siro con un uomo in meno.

Poi perdi perché prendi l’inevitabile rete in contropiede, viziata però da un fallo netto su Chiesa, e alla fine non sai neanche come giudicare una partita del genere: i primi venti minuti senza testa o la reazione della ripresa di grande carattere con Ilicic stratosferico?

E sui cambi? Mah!

Mandare in campo all’esordio e in una partita del genere a San Siro un ragazzino di diciotto anni a me pare una provocazione più che un azzardo tecnico, quasi come l’autolesionistica determinazione con cui si è tenuto in campo il fantasma di Tello per così tanto tempo preferendo togliere Bernardeschi, ma sono impressioni da giornalista e un allenatore, qualsiasi allenatore, ne capisce certamente più di me.

 

 

Tanto rumore per nulla, se non per evidenziare che i due conviventi ne hanno abbastanza le scatole piene l’uno dell’altro solo che non sanno quando e come dirselo.

In mezzo c’è la Fiorentina, che non andrebbe nemmeno male, o perlomeno così male da giustificare tutto questo malumore, questo continuo precisare e ri-precisare.

Dimenticate le quattro vittorie consecutive in trasferta, che sono un gran bel vedere, siamo appesi mediaticamente ai sospiri laceranti di Sousa e ai cerotti di Corvino, che forse rimpiange Prandelli, certamente più abile nei rapporti con la stampa di ogni latitudine, in particolare Firenze.

Comunque sia, stasera c’è l’Inter e loro sono messi peggio di noi, soprattutto a livello ambientale, e se non ci facciamo prendere da isterismi abbiamo tutte le carte in regola per uscire da san Siro non pensando al futuro di Bernardeschi.

Se ci fermiamo solo al risultato, e alle amnesie difensive, c’è da arrabbiarsi.

Se invece andiamo un po’ più in là, l’unica analisi da fare è che la Fiorentina avrebbe tranquillamente meritato il pareggio e con la vittoria non sarebbe stata neanche stretta.

Ho contato diciannove tiri in porta, comprese due traverse e un rigore in movimento sbagliato da Badelj, più o meno lo stesso score di Empoli,  dove invece alla fine abbiamo maramaldeggiato.

L’impressione è che purtroppo ci siamo giocati per un po’ Lezzerini, completamente ed inspiegabilmente nel pallone: chi era allo stadio ha percepito l’atmosfera di paura che da un certo punto in poi si avvertiva ogni volta che il Paok si avvicinava all’area viola.

Ha segnato ancora Babacar, che ha giocato una buona gara, comunque inferiore a Bernardeschi, per la prima volta leader a tutto tondo della Fiorentina, una squadra, come si sa, dalle ambizioni limitate…

 

Vanno benissimo le prese di giro con chi sta a trenta chilometri da qui ed è così bravo da giocare in serie A, ma guai a trasmettere questo senso di superiorità alla squadra, perché lo scorso anno l’Empoli ci fece molto male, al Franchi e al Castellani.

Sarà interessante vedere se riusciremo finalmente a giocare novanta minuti allo stesso ritmo, senza cali vistosi e qui c’entra solo l’allenatore.

Poi ci sono le suggestioni di Pasqual, che merita un enorme saluto da parte dei tremila che saranno allo stadio, e anche un po’ di Gilardino, uno che alla Fiorentina è davvero affezionato e che nel 2015 sarebbe rimasto più che volentieri.

E’ chiaro e giusto che la sentano più loro, è un po’ come noi con la Juventus, i più grandi e i più forti non ispirano mai simpatia .

Ci pensavo mentre tornavo a casa dopo Viola d’amore con Daniele Carnasciali: cosa rimarrà di “Fiorentina” a tutti quei ragazzi che oggi vestono la maglia viola?

La nostalgia del tempo che è stato è una brutta amica per formulare analisi lucide e quindi è probabile che mi faccia fregare dal ricordo di quanto era bello “avere tutto per possibilità”, ma ci voglio provare lo stesso.

Daniele è un signore di cinquant’anni, che ha corso su e giù sulla fascia destra per un quinquennio regalando assist, qualche gol e, soprattutto, un’immagine pulita.

Come lui ce ne sono stati tanti altri: non campioni, ma persone normali che avevano la fortuna di saper giocare splendidamente a calcio e che poi hanno “incontrato” Firenze, una città speciale che gli è rimasta attaccata addosso come una seconda pelle.

Sono riusciti perfino a sopportare noi fiorentini…

E quelli di oggi?

Borja Valero a parte, e forse Bernardeschi, Gonzalo e Astori, cosa resterà di loro nella nostra memoria in questo turbinio di milioni di euro e di scarso attaccamento a tutto?

E  cosa avrà davvero rappresentato per loro la Fiorentina?

Non so se sia vero, ma nel caso in cui il Chelsea avesse davvero richiesto Tomovic bisognerà seriamente interrogarci sulle nostre competenze calcistiche.

Perché delle due l’una: o nessuno di noi e di voi capisce qualcosa di calcio, oppure il livello dei difensori inglesi è tra i più bassi dell’intero panorama europeo, sia detto con buon pace del povero Tomovic, da anni bersaglio numero uno della critica.

Comunque sia, questa vicenda merita un approfondimento e avrei voglia di mandare qualcuno a Londra per verificare se Conte ci abbia pensato sul serio.

E magari poi, dopo Alonso, ci danno una vagonata di milioni pure per lui.

Come a Bologna, abbiamo fatto un gran primo tempo e una ripresa sulle grucce.

Non si riesce a capire bene se il problema sia mentale o più probabilmente fisico, anche se la gara di giovedì non può essere stata così importante.

Nel calcio ci sono delle regole non scritte che valgono nove volte su dieci: se non la chiudi quando ne hai le possibilità, vieni punito.

Non mi soffermerei troppo sui singoli, se non per registrare l’incredibile calo di Badelj, che per 45 minuti sembrava essere tornato quello del girone di andata dello scorso campionato.

E così siamo sempre lì, in mezzo al guado, né troppo bene, né troppo male, in una zona grigia che è proprio il contrario del nostro spirito combattivo.

Vittoria piena e senza troppi problemi, com’era nelle previsioni e come non sempre accade.

Sta ritornando in forma Ilicic, Kalinic lo è già da un paio di settimane e arrivano i gol, tutto molto normale…

Possiamo tranquillamente vincere il girone contro il Paok e poi andare a Baku senza alcun problema di classifica e quindi come se fosse un’amichevole.

Per vedere se abbiamo veramente svoltato dobbiamo però aspettare domenica alle 20, un successo contro la Sampdoria e ci rilassiamo tutti quanti.

Ma insomma: che avrebbe dovuto fare la Fiorentina ieri sera più che vincere giocando un primo tempo da quasi grande squadra e meritando nel modo più assoluto il successo?

Nel secondo tempo bisognava chiuderla, Sousa ha sbagliato a cambiare tattica a partita in corso, facciamo pochissimi gol: e basta!

Vi sta sulle scatole Della Valle?

Non ne potete più delle supercazzole del tecnico ex sognatore?

Ok, ma la Fiorentina è un’altra cosa, che c’era prima dei Della Valle e Sousa e ci sarà certamente dopo, perché l’amore per quella maglia è un sentimento troppo radicato per essere spazzato via dalla quotidianità.

Dice: sei incoerente, vedi quello che ho scritto e detto post Crotone.

Il fatto è che il calcio stesso induce all’incoerenza, perché sono le prestazioni a determinare i giudizi, pur provando ad andare in profondità, e ieri è stata un’ottima giornata per il popolo viola.

E si arrangi chi non riesce a capirlo.

Mi spiace essere così netto, ma ieri sera si è vista la fragilità mentale di una squadra e quindi il responsabile principale è l’allenatore.

Padronissimi di dire e scrivere che in campo vanno i giocatori: se così fosse qualcuno mi deve spiegare perché si spendono milioni e milioni di euro per pagare chi li mette in campo e li prepara sotto ogni punto di vista.

Dopo i 50 minuti di sosta, la Fiorentina non è più esistita e davvero non pareva che il Crotone avesse un punto dopo nove gare.

Semplicemente non erano più in partita, possibile?

Non è colpa del campo (averne in Italia come quello di Firenze) e non è neanche colpa dell’interruzione, ma solo della squadra, che non è riuscita in 80 minuti contro l’ultimissima in partita a trovare uno straccio di gioco e un briciolo di intensità.

Poi, certo, l’errore clamoroso della coppia Tatarusanu-Gonzalo ha molto contribuito alla tristezza generale, ma anche quello in una partita ci può stare.

Quello che non è tollerabile e lo sciatteria tecnica e agonistica inferta al popolo viola ed in particolare a quegli eroi che hanno preso litri e litri d’acqua sulla testa.

 

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