Democrazia radiofonica
Sono anni che sostengo quanto Facebook sia dannoso, se non utilizzato con intelligenza.
L’ultima frontiera dell’imbecillità riguarda la presunta cacciata di Pietro Vuturo dalla nostra squadra e qui purtroppo mi tocca ripetere concetti già espressi, ma che evidentemente non sono compresi, non so se per mancanza di intelligenza o per voglia di far casino.
Non è mai esistito in 38 anni di Pentasport che abbia mandato via qualcuno per le sue idee, non è accaduto con Stefano Prizio, della cui assenza ancora mi spiace, o con altri feroci contestatori dei Della Valle, così come non è mai accaduto con chi ce l’aveva con Cecchi Gori.
Se non ascoltate più qualcuno è solo perché da direttore ho pensato che quel qualcuno fosse più interessante alternarlo con altri, in un’ottica di pura estetica della trasmissione: le mie scelte saranno opinabili e contestabili, ma si basano solo su questo principio.
Ho avuto pressioni di ogni genere, ma nel momento in cui dovessi cedere a qualsiasi ricatto potrei consegnare metaforicamente le chiavi del Pentasport a un qualsiasi burocrate del giornalismo fiorentino e dedicarmi ad altro.
Figuriamoci quindi se mi fa piacere rinunciare a Pietro e anche a Marzio: la loro eventuale assenza non dipende assolutamente dalla mia volontà e sto lavorando per vedere di recuperare uno spazio per continuare ad ascoltarli a “Viola nel cuore”.
Ma nel rutilante mondo dei social ognuno sfoga la propria frustrazione come crede, alcuni lo fanno mettendo lo sterco nel ventilatore e poi pigiamo il bottone on: contenti loro…