Fiorentina


Non conosco i pensieri di Andrea Della Valle, ma mi permetto di dargli un consiglio non richiesto: torni al Franchi sabato pomeriggio e se ne freghi se arriva qualche coro ostile.

Non credo che avverrà perché anche la parte più oltranzista del tifo si è data la missione di sostenere la squadra sempre e comunque, però anche se accadesse, non mi pare qualcosa di particolarmente importante: piacere e andare d’accordo con tutti non si può e la libertà di pensiero è il nostro bene più prezioso.

La Fiorentina è dei tifosi affettivamente, ma appartiene molto più prosaicamente alla famiglia Della Valle, che dovrebbe averne cura come la più particolare tra le loro proprietà perché una squadra di calcio è un qualcosa che vive di emozioni e non solo di bilanci.

E nelle emozioni, si ama, a volte ci si perde, ci si arrabbia e si va oltre.

Ma quasi quattro mesi dopo Sassuolo (a Reggio Emilia) il tempo della rabbia dovrebbe essere finito e quindi sarebbe il caso di tornare a seguire tutto in prima persona.

…per essere vero.

E’ sbocciata la viola, come titolava romanticamente un giornale sportivo nelle favolose settimane del secondo scudetto?

Ovviamente nessuno lo può dire e comunque, dato per scontato che il Verona era imbarazzante, rimane il gioco espresso nel primo tempo e tre punti che fanno un gran comodo.

Thereau non è un campione, Benassi difficilmente andrà in Nazionale e Simeone (purtroppo) non è Batistuta, ma con il buon senso, un’unità di intenti e nessun mal di pancia da spogliatoio e da panchina qualcosa di buono si può fare, è nelle nostre possibilità.

Se poi sabato torna allo stadio Andrea Della Valle, che mi raccontano ormai decongestionato dai veleni della passata stagione, aggiungiamo un altro mattone per la ripartenza e per prenderci qualche soddisfazione

Incrocio un paio di vecchie conoscenze viola e mi confermano quello che sento dire da luglio ad oggi e cioè che il clima nello spogliatotio è ottimo, non ci sono mal di pancia e il lavoro di Pioli in questo senso sta andando verso la direzione giusta.

Una squadra di bravi ragazzi, ma più  scarsa tecnicamente della scorsa stagione  e con zero punti in classifica non è certo il massimo della vita, ma almeno non ci sono con i veleni della passata stagione, causati soprattutto dall’allenatore.

Alla fine comunque anche questo conta qualcosa, così come conta l’appoggio incondizionato che il popolo viola ha deciso di dare a chi veste quella maglia, lasciando perdere i contrasti con la proprietà.

 

Certamente il più triste mercato dell’era Della Valle, com’era prevedibile e comunque fa male lo stesso perché il calcio deve dare emozioni e anche far sognare.

Qui invece non si sogna più e ci si emoziona pochissimo.

La differenza tra entrate e uscite è molto più alta di quanto avrei immaginato, ma non è così elevata da far pensare ad una svendita per poi liquidare la società.

Resta il fatto che siamo passati dall’auto-finanziamento al ridimensionamento e ora l’unica strada possibile, in attesa del principe azzurro, è l’unione di intenti, qualcosa che vada al di là della emplice retorica da stadio.

Ovvero: proviamo a tenerla su in tutti i modi la Fiorentina, tifando splendidamente come è accaduto domenica scorsa e poi rimettiamoci a Pioli perché faccia di un pacchetto di figurine così e così una squadra di calcio degna del nome di Firenze.

Questo è ciò che passa di questi tempi il convento e, credetemi, mi pare che in giro non ci sia di meglio

Se poi mi sbaglio e arroiva davvero il fondo americano o l’emiro (dei ricchi di casa nostra neanche a parlarne) sarò il primo ad esserne felice.

A me Thereau è sempre piaciuto molto, è vero che ha 34 anni, che però sono solo due più di Borja Valero, la cui cessione ha provocato crisi isteriche e processioni di tifosi adoranti.

Questo colpo mi ricorda in meglio quello di Vieri esattamente dieci anni fa: stessa età, stessa esperienza, stessa voglia di dimostrare di poter dire ancora qualcosa.

Certo, per adesso la Fiorentina assomiglia più ad una raccolta di figurine (con ingaggi bassi) che ad una squadra e qui ci vorrà la mano di Pioli per far quadrare il cerchio.

Su Babacar il dibattito è aperto: la strada è ancora più chiusa e ha lo stipendio più alto della rosa, però mi piacerebbe tenerlo per avere un attacco con più soluzioni. compresa quella che pare un delitto delle due punte.

Appuntamento stasera dalle 20 in poi per lo speciale di mercato su Radio Bruno, come direbbe un nostro opinionista: vi aspetto numerosi.

Com’è stato bello fino ai 13 anni!

C’era la raccolta delle figurine Panini, la Fiorentina, cercare di comprarsi la bicicletta da corsa più bella, provare ad essere bravo a scuola.

Poi è cambiato tutto, nella mia testa e non solo in quella parte del corpo sono arrivate loro: le femmine.

Cioè, c’erano anche prima, ma convivevano come pacifiche abitanti del mio microcosmo: compagne di scuola, mamma, sorelle, tutte avevano un ruolo che non mi disturbava.

Da quella terrificante estate del 1973 sono successe molte cose: due ex mogli e soprattutto due figlie, molto più impegnative delle ex mogli,  oltre ad una certa frequentazione del genere femminile che col passare del tempo mi ha sempre più interessato antropologicamente proprio perché cercavo, quasi sempre inutilmente, di capirci qualcosa.

Ecco perché sono stato folgorato da questo articolo del Corriere della Sera, scritto da un geniale avvocato di 43 anni, Mirko Spelta, che mi e ci assolve dalle accuse che quotidianamente ci vengono mosse dall’altra metà del genere umano.

Signore e signorine: non è colpa nostra, siamo innocenti e leggendo capirete il perché.

 

Chissà perché gli uomini sbagliati capitano tutti a me?». Se avessi un euro per ogni volta che nella vita ho sentito una donna pronunciare una frase del genere, ora potrei permettermi di fare quello che ho sempre sognato: stare tutto il giorno in costume, al mare. Invece eccomi qua, a cercare di capire. Non sono uno psicologo, un sociologo o uno studioso della mente umana. Sono un uomo di 43 anni — e un avvocato, ma questo è secondario — che come qualsiasi altro ha avuto la fortuna (quasi sempre) e la sfortuna (qualche volta) di relazionarsi con il mondo femminile. Ascoltando e imparando dalle mie e dalle altrui esperienze, ho tratto alcune

Capirsi è la parola chiave, il vero segreto della longevità della coppia felice. E visto che, se aspettiamo che siano gli uomini (me compreso) a capire le donne allora buonanotte ai suonatori, quello che possiamo fare è cercare di spiegare senza mezzi termini alle donne come sono fatti questi benedetti uomini. Un uomo è semplicemente un uomo e va preso così com’è. Non è il principe azzurro, non è il cavaliere senza macchia che vi capisce al primo sguardo. Anche quello più sveglio, non sarà mai la materializzazione di quell’ideale che ogni donna ha creato nella propria testa. Non ne sarà mai all’altezza. Più di una volta ho sentito dire, di solito da donne vicino ai 40: «Ho smesso da un pezzo di cercare l’uomo giusto». Paradossalmente, le donne che hanno smesso di cercare l’uomo giusto sono proprio quelle che l’hanno trovato, sono quelle che dal sogno sono scese sulla terra. Certo, non tutti sono uguali, qualcuno vi assomiglierà di più e qualcun altro meno, qualcuno vi capirà di più e qualcun altro meno, qualcuno vi stimolerà di più e moltissimi altri meno. Ma nessuno sarà mai perfetto. Questo non giustifica la generale sfiducia nei rapporti di coppia, semplicemente perché di uomini pronti a guardarvi come se non ci fossero altre donne al mondo ce n’è sempre uno più vicino di quanto pensiate. Questi uomini, a differenza dell’uomo giusto, esistono eccome, e sono quelli veramente innamorati.

«Ma che belle scarpe!»

Gli uomini sono esseri semplici, semplicissimi. Un uomo non ha un «modo» in cui ti guarda: o ti guarda o non ti guarda. Un ragionamento tipo: «Lui mi ha chiesto il numero di telefono e io gliel’ho dato, ma forse troppo presto o forse troppo tardi, forse sono stata troppo aggressiva e gli ho messo paura o forse sono stata troppo restia, avrà capito che non sono interessata e quindi non mi chiama… e adesso cosa faccio? Se lo chiamo sembro sfacciata; allora aspetto. E se non chiama? Perché non chiama? Oddio, panico!» non farà mai parte della mente di un maschio. O vi chiama o non vi chiama. Punto.La semplicità degli uomini si riflette soprattutto sul fronte della comunicazione. Le donne comunicano molto bene sul piano verbale e non verbale e hanno una intelligenza emotiva enormemente più sviluppata di quella del maschio. Sta di fatto che se raccontiamo una bugia ad una donna e lei ci crede, o aveva già deciso di crederci oppure, in cuor suo, ci ha già perdonato. Se no, una donna non la freghi. L’uomo invece ha una capacità di decodificare i gesti, le espressioni del viso, i toni della voce estremamente più limitata. Comprende molto meglio le parole di quanto non comprenda i gesti o le espressioni del volto ed è decisamente più interessato al messaggio in sé che al modo di veicolarlo. Ho sentito donne interrogarsi a lungo su cosa potessero significare i tre puntini di sospensione alla fine di un messaggio o su «cosa avrà voluto dirmi». Ebbene, la vera verità è: niente. Quello che vuole dire, di solito, è esattamente quello che ha detto e solo quello che ha detto, niente di più e niente di meno. Uomini e donne parlano in modo diverso, pensano e capiscono in modo diverso. La stessa cosa, la stessa situazione, persino la stessa frase se esce dalla bocca di un uomo o di una donna spesso ha due significati differenti. Se una donna dice a un’altra: «Ma che belle scarpe!», la frase completa è: «Ma che belle scarpe, dove le hai comprate, le voglio anch’io». Se un uomo dice a una donna: «Ma che belle scarpe!», il più delle volte la frase completa è: «Ma che belle scarpe, staresti bene solo con quelle addosso». Questa differenza può creare notevolissimi problemi di comprensione reciproca, perché se volete davvero farvi capire da un uomo dovete mettervi in testa che non siete davanti a un’altra donna, ma a un soggetto diverso: quasi come se foste davanti a uno straniero che parla un’altra lingua. Se vi ostinate a parlargli nella vostra, potrà anche non capirvi. E non è colpa sua, è assolutamente normale, è fatto così.

Venti chilometri più avanti

Le donne si guardano, e molto: a volte si fanno reciprocamente una specie di check up in due secondi: dalla testa ai piedi poi di nuovo su, dai piedi alla testa. Tipo risonanza magnetica. Alle donne piace un’altra donna quando è elegante, discreta, fine. Quelle che invece esibiscono una femminilità un po’ troppo esplicita, quelle dalla bellezza appariscente, alle donne tendenzialmente non piacciono. Per gli uomini il discorso è un tantino diverso. L’eccessiva sobrietà, l’essere troppo fine e graziosa, tendenzialmente fa colare l’eros a picco come il Titanic. La bellezza volgare eccita. E il concetto maschile di volgarità applicata alla femminilità, cioè il limite oltre il quale l’uomo avverte l’esagerazione, e quindi oltre il quale l’effetto diventa negativo, è spostato mediamente venti chilometri più avanti del vostro.

Ciò che una donna considera già volgare, nel novanta per cento dei casi è considerato sexy da un uomo. Pertanto non fate l’errore di chiedere consigli su cosa è sexy e cosa no a un’altra donna. Piuttosto chiedetelo a un uomo, perché lui non soltanto lo sa per istinto, ma sarà di sicuro sempre sincero (gli uomini in certi casi non ce la fanno proprio a trattenersi). La sessualità maschile era ed è rimasta di tipo visivo. In un uomo l’attrazione fisica immediata inizia a cinquanta metri di distanza da una donna, quindi non può avere nulla a che fare con il temperamento. Per un uomo non c’è alcuna correlazione fra l’intelligenza femminile e il desiderio sessuale, né in senso positivo, né in senso negativo: sono due cose che non c’entrano nulla. Moltissime donne mi hanno detto che se si trovassero a cena con l’uomo più bello del mondo e si dovessero accorgere che è un completo cretino, la probabilità che ognuno dorma a casa propria sarebbe altissima. L’uomo tendenzialmente non funziona così: ovvero è più che probabile che nella situazione uguale e contraria un maschio voglia comunque tentare di concludere anche se con la peggior oca patentata, con la quale fuori dal letto non avrà nulla in comune.

Con passo deciso verso la sua scrivania

Un pazzesco e deleterio luogo comune è quello legato all’iniziativa femminile: una donna che prende l’iniziativa, sia in termini di approccio che sessuale, rischia di avere una scarsa considerazione nella mente maschile. Tutte frottole. Ma, se decidete di farlo, fate attenzione: ciò che a voi sembra già molto esplicito per l’uomo medio potrebbe non esserlo affatto. Quindi provateci, provateci senza ritegno. Dirigetevi dritte alla sua scrivania, guardatelo negli occhi e invitatelo fuori a cena. Senza paura. Cosa succede in questo caso nella testa di un uomo?

L’uomo è lento e avrà bisogno di qualche istante per metabolizzare. Tenete duro e non spaventatevi perché passato il primo momento e l’effetto sorpresa, se ha anche un minimo di interesse per voi (ma si potrebbe dire anche se non ci ha mai pensato prima ma gli andate comunque a genio) avrete ciò che volete. La storia dell’uomo intimidito dall’iniziativa femminile è una sciocchezza. Un uomo che non ha problemi con la propria integrità psicologica e sessuale è tutt’al più divertito dall’essere per una volta preda, anzi, la cosa è anche piuttosto eccitante, direi quasi irresistibile. E anche nel caso in cui la cosa non vada in porto, l’uomo declinerà comunque con un sorriso, con la felice consapevolezza di essere stato voluto, cercato, desiderato ed è una cosa che non capita tutti i giorni e che da un lato rallegra l’umore e ben dispone, dall’altro, cosa assai più importante, scatena comunque l’ammirazione nei vostri confronti per avere avuto il coraggio di farvi avanti.

Sono tempi, questi, di grande sfiducia verso il sesso opposto, in cui si fa fatica a chiudere gli occhi e buttarsi, tempi in cui, scottati dalle storie andate male, ci si avvicina o riavvicina all’amore con diffidenza, e dando di noi solo quel tanto che basta per non soffrire in caso di ulteriore fallimento. La verità è che lasciarci andare fa paura, amare fa paura, l’idea di appartenere a qualcuno ci terrorizza e la prospettiva di essere felici ancora di più. Abbiamo preso delle batoste, abbiamo affrontato dei fallimenti e abbiamo sofferto. E allora? Quante volte abbiamo fatto un colloquio e ci hanno risposto «le faremo sapere»? Quante volte abbiamo cambiato casa, città, amici? E però le cose nella vita non vengono quasi mai da sole. Perciò prendiamo il coraggio a quattro mani e lasciamoci andare, lasciamoci prendere.

Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto per un secondo tempo pieno di grinta e occasioni, anche se Caprari avrebbe potuto chiudere tutto dopo pochi minuti.

Dunque la sconfitta è immeritata e comunque un pareggio non ci avrebbe sollevato più di tanto perché con la Samp in casa bisogna vincere, altro che storie, se vogliamo coltivare un minimo di ambizione.

Non mi iscrivo al partito dei catastrofisti: non rischiamo la B e se sistemiamo la difesa non siamo poi così peggio della passata stagione: un po’ sì, ma non tanto.

Già, ma la sistemeremo la difesa?

Perchè, e non solo per colpa dell’impresentabile Tomovic, quando la palla ce l’hanno gli altri a me viene sempre la paura che possa accadere qualcosa di importante alla rovescia e infatti ne abbiamo presi cinque in due partite.

Adesso ci vuole calma e soprattutto ci vuole un difensore che dia garanzie: niente scommesse per favore, per quelle stiamo già dando abbastanza.

Nonostante l’auto finanziamento, che viene tristezza solo a pensarci

Nonostante gli errori di comunicazione, che comunque con Antognoni e Salica in società, guarda caso, sono sensibilmente diminuiti

Nonostante noi giornalisti, vil razza dannata che poche volte brilliamo per acutezza e coerenza

Nonostante quelli in malafede, e temo che ce ne siano abbastanza, che ce l’hanno per interessi propri o per allergia congenita ai Della Valle

Nonostante la permalosità dei proprietari, che dopo quindici anni non hanno ancora capito che la squadra in cui hanno messo 270 milioni di euro rappresenta Firenze, nel bene e nel male: qui si discute e si contesta tutto. Se non lo si sapeva prima, ora, dopo tre lustri, avrebbero dovuto capirlo

Nonostante tutto quello che ci volete mettere dentro, la Fiorentina torna tra la sua gente è il resto viene dopo: forza viola

Molto meglio di quanto si pensasse alla vigilia, anche se bisogna vedere quanto ha spinto il Real.

Fatto sta che comunque siamo rimasti in partita fino al novantesimo e qualcosa di buono si è visto, esattamente come a Milano.

Al di là del fatto che davanti c’era il più forte giocatore del mondo e altri giocatorini niente male, quando ci attaccano a me viene il mal di mare perché ho sempre l’impressione che ci sia qualcosa che non va e spesso purtroppo c’è veramente da mettersi le mani nei capelli.

La difesa va rinforzata e spero che il tormentone sul mercato chiuso in entrata sia smentito da qui al 31 agosto.

Ho due immagini del Milan che mi hanno sempre fatto apprezzare moltissimo la società che fu di Berlusconi e soprattutto di Galliani fino a qualche mese fa.

La prima risale all’ottobre 2008, quando i rossoneri si spostarono in massa a Firenze per la partita di Stefano Borgonovo, i campioni di un passato splendido e quelli che c’erano in quei giorni, con Ancelotti a guidare il gruppo. Una dimostrazione di attaccamento e stile come raramente ho visto nel cinico mondo del calcio.

La seconda volta risale al giorno dell’inaugurazione della sala stampa dedicata a Manuela. Galliani chiese espressamente a Della Valle di ritardare la cerimonia perché il Milan era bloccato nel traffico per arrivare allo stadio e lui voleva esserci in tutti i modi per la stima che aveva verso Manuela, che di tutto poteva essere accusata tranne che di simpatie berlusconiane.

E se il signor Mirabelli si studiasse un po’ la storia della società che ieri ha indegnamente rappresentato?

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