92 minuti di applausi
In quarant’anni di Pentasport e oltre diecimila ore di diretta non ho mai preparato completamente una trasmissione: molte volte comincio e vado avanti avendo una scaletta molto flessibile, che è la dannazione dei miei redattori perché spesso cambio in corsa invertendo servizi o venendomi in mente di chiamare questo o quello.
La stessa cosa è puntualmente accaduta ieri pomeriggio: alle 17.59 non pensavo neanche minimamente di arrabbiarmi così tanto contro i sostenitori del “tanto peggio, tanto meglio”, quelli che se perdiamo in fondo sono contenti perché lo avevano detto, perché Corvino, perché Della Valle, perché insomma questa società mi resta profondamente sulle scatole.
A due giorni dalla gara di Bergamo, attesa e quasi agognata da due mesi, avevo detto: vabbeh, fino ad oggi è andata così, siamo ad un passo da una stagione fallimentare, anche Corvino dovrebbe essere messo sotto esame, però adesso dimentichiamocene e pensiamo solo a provare ad arrivare in finale.
Due giorni, non un’eternità.
La vena mi si è intasata al primo messaggio che ripeteva in una stanca litania il solito mantra e cioè che fa tutto schifo, che tanto ce ne accorgeremo e che continuassimo pure a difendere gli indifendibili. Si è poi aggiunto il solito idiota che parla di nostro asservimento alla Fiorentina per via dei diritti radiofonici.
A quel punto mi si sono rotti gli argini e più che il giornalista ha parlato il tifoso: mi avete rotto le scatole, voi godete se le cose vanno male, andate a tifare per altre squadre, magari la Juve.
Era qualcosa che nasceva da dentro, probabilmente dal non andare più in trasferta e soffrire per la Fiorentina senza raccontarla e quindi stancarmi e sfogarmi nel corso della partita, insomma è andata così.
Quello che non mi aspettavo erano i metaforici e ormai fantozziani 92 minuti di applausi, telefonici e via messaggi: siamo e siete una maggioranza enorme e silenziosa che vuole criticare e prendere posizione quando si pensa che le cose non funzionino, ma che non ne può più del disfattismo.
Per oltre un’ora e mezzo sono stato più tifoso che giornalista e oggi sono molto soddisfatto, anche perché mi sono detto che per una volta posso anche permettermelo.