Attualità


PRIMA DI TUTTO GRAZIE DEGLI AUGURI: SIETE STATI FANTASTICI, SONO RIMASTO SENZA PAROLE!!

E ora torniamo al nostro dialogo con un fatto sorprendente: le dichiarazioni di Claudio Ranieri di ieri, quelle in cui ha detto che sotto la sua gestione “non ci sarebbero stati feriti, ma solo morti”.
Devo confessare di avere ascoltato il tutto nella pillola di Pentasport (ebbene sì, anche nel giorno della nascita di Cosimo non ho lasciato in pace quei poveri ragazzi…) e non aver dato peso alla cosa.
Mi sembrava sinceramente un’espressione gergale, che ricalcava un po’ quello che disse l’ex Ministro della Difesa Cesare Previti (ebbene sì, abbiamo avuto per quasi un anno Previti ministro…) nel 1995, quando il primo Governo Berlusconi venne spazzato via dal ribaltone di Bossi.
“La prossima volta che andiamo al potere, non faremo prigionieri”, ringhiò Previti, ed era un modo per dire che sarebbero stati molto più grintosi.
Lo stesso voleva dire Ranieri, che comunque è uomo di spessore umano nettamente superiore all’ormai ex avvocato della real casa di Arcore.
Ha scelto però il momento sbagliato per uscirsene con parole di questo tenore ed è stato costretto a fare una precipitosa marcia indietro e a chiedere un po’ goffamente scusa.
Ora, io non so quale sia la giusta via di mezzo e certamente quando ho scritto che avremmo dovuto fare tutti dei passi indietro intendevo dire che sarebbe stato bene, appunto, evitare dichiarazioni come quelle di Ranieri a P0arma.
Non avendoci però trovato sul momento nulla di strano, delle due l’una: o sono personalmente ancora molto indietro io, oppure bisogna anche vedere chi è a dire certe cose (per la cronaca Ranieri, al massimo della sua popolarità a Firenze, fece degli spot per la Centrale del Latte e regalò tutto il suo compenso in beneficenza).

Che notte: sono completamente stordito e diventare babbo a 46 anni suonati è qualcosa di incredibilmente bello.
Ora avrete capito perché ogni tanto negli ultimi tempi marcavo visita…
Devo dire di essere ancora migliorato nell’assistenza al parto: ancora un paio di pupi e divento perfetto (approfitto del fatto che quando anche Letizia leggerà queste righe sarà ancora troppo debole per inseguirmi col forcone).
E sono sempre più convinto del fatto che se a partorire dovessimo essere noi maschi, il mondo si sarebbe già estinto da millenni.
Grazie a tutti voi che avete fatto gli auguri a noi e a Cosimo, con una menzione particolare per violanews.com, ma qui giocavo un po’ in casa, e per agli amici di fiorentina.it, che hanno dimostrato una volta di più come si possano avere dei valori che vanno al di là della concorrenza.
E grazie anche al sito firenzeviola.it, ho letto solo adesso degli auguri, che sono graditissimi.

Non si diventa uno dei due/tre magistrati più importanti ed influenti d’Italia se non si ha una profonda conoscenza degli uomini e delle loro debolezze.
Per questo ieri sera a Golden Gol non ho resistito alla tentazione e ho domandato fuori onda a Pier Luigi Vigna se davvero Luca Pancalli fosse l’uomo giusto per tentare di tirarci fuori da questo guazzabuglio di violenza e buoni propositi in cui siamo precipitati da venerdì sera.
Rassicurato dalla sua risposta positiva, gli ho quindi riproposto il quesito in diretta e credo sia stato un momento importante della trasmissione.
A me pare che Pancalli goda di un rispetto che era (giustamente) venuto meno in tutti i sensi con Carraro e Matarrese, mentre con Rossi in tanti abbiamo preso una terribile cantonata, fidandoci della sua abilità nel precedente lavoro che svolgeva.
Ci ho ragionato un po’ sopra e sono arrivato a delle conclusioni politicamente scorrette: un uomo come Pancalli, che vede il mondo dal basso (o dall’alto, fate voi) di una sedia a rotelle e che questo mondo è riuscito a rovesciarlo, se ne frega degli interessi economici dei vari potentati.
Se ne strabatte degli eventuali danni delle televisioni, se le partite si giocano il mercoledì invece della domenica, o se gli incassi si dovessero azzerare in caso di gare a porte chiuse.
I sorrisini di circostanza che hanno accompagnato la sua nomina si sono trasformati in rispetto e, in alcuni casi, nel timore che qualcosa stia davvero cambiando.
Dopo la delusione di Rossi ci voglio andare molto cauto, ma intanto, se un uomo come Vigna la pensa come me, forse stavolta non la buttiamo di fuori.

Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera,
per qualche malattia, come un uccellino;
i tanti fratelli, la casupola
tra gli orti con la salvia rossa (in terreni
altrui, lottizzati); i bassi
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, ecc. ecc.
E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci,
con quella stoffa ruvida che puzza di rancio
fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente,
e lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in una esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini
per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare).
Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care.
Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia.
Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
I ragazzi poliziotti
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione
risorgimentale)
di figli di papà, avete bastonato,
appartengono all’altra classe sociale.
A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento
di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, amici.

Pier Paolo Pasolini, 1968

Oltre a fermare il campionato è indispensabile la certezza della pena, il pugno duro della legge a costo di essere un po’ meno garantisti, almeno per un anno.
Poi vedete che gli passa alle teste rasate o no, a quelli con la svastica o con il simbolo di Fidel Castro che girano per gli stadi fregandosene del pallone.
Idranti in curva e poliziotti in grado di intervenire, non costretti a scappare di fronte ai teppisti.
Azione veramente preventiva verso chi (anche e soprattutto le società) è connivente con gli speculatori della passione altrui, cioè le bande dei sedicenti tifosi che con il calcio ci mangiano grazie alla vendita di biglietti omaggio o punti shop.
Che facciano i commercianti in piena regola, magari a prezzi migliori degli altri ma con tanto di licenza e con il rischio di impresa a loro carico.
Controllare chi rispetta davvero i DASPO, e chi non lo fa diritto in galera.
Per tutti un bel ripasso di storia e andare all’Inghilterra del giugno 1985, pochi giorni dopo l’ignobile massacro dell’Hysel.
Da lì loro sono ripartiti e se non ci proviamo davvero è la volta buona che finisce tutto.

ECCO I DEMENTI, MOLTO PENOSO SCOPRIRE CHE SONO TOSCANI
Alcune scritte, inneggianti alla morte di Filippo Raciti, il poliziotto ucciso ieri sera negli scontri avvenuti fuori dallo stadio Massimino di Catania, in occasione del derby di calcio con il Palermo, sono comparse a Livorno, sul muro della sede del quotidiano ‘Il Tirreno’. “Un altro Filippo Raciti”, “Morte allo sbirro”, sono due delle frasi scritte con la vernice spray sul muro del giornale livornese. Una terza frase recita “2-2-07, vendetta per Carlo Giuliani”, con evidente riferimento al giovane ucciso a Genova nel 2001, durante le manifestazioni anti G8. Le forze dell’ordine stanno indagando per cercare di scoprire gli autori di queste scritte

18:08 Lucarelli: “Scritte da condannare”
Il capitano del Livorno, Cristiano Lucarelli, condanna senza esitazione le scritte contro il poliziotto ucciso a Catania, comparse sui muri della città: “Si tratta del gesto di un singolo – afferma – che non rispecchia il sentimento comune dei livornesi. Ma resta comunque un gesto pienamente da condannare”.

Che cosa hanno in comune Dario Fo e Silvio Berlusconi?
Una sola cosa, a parte lo straordinario successo: entrambi sono stati messi sotto accusa pubblicamente dalle proprie splendide mogli (Franca Rame e Veronica Lario) per la loro smodata passione verso le donne.
Non se lo ricorderà quasi nessuno, ma una ventina di anni fa una signora impegnata da decenni in coraggiose battaglie civili come Franca Rame non trovò di meglio che andare in televisione, mi pare dalla Carrà, per annunciare che a causa delle reiterate scappatelle del marito con le più avvenenti attrici della compagnia, lo avrebbe lasciato da lì a poco.
Lui chiese scusa, lei ci ripensò e adesso stanno ancora felicemente insieme.
Della lettera a Repubblica di Veronica ormai si sa tutto ed io credo che nel 90% dei maschi italiani, me compreso, sia scattato spontaneo un moto di simpatia verso il Cavaliere, qualunque sia l’appartenenza politica.
Sul versante femminile non saprei dire, ma non è questo che qui interessa.
Ho provato ad analizzare più a fondo questa fratellanza molto maschilista e penso che gli atteggiamenti non siano poi cambiati così tanto negli ultimi trent’anni.
A moltissimi uomini le cose piace più raccontarle che farle.
Il sesso, le donne, per tanti sono un po’ come il calcio: un argomento di conversazione, con l’aggravante del nercisismo perché, si sa, l’uomo è cacciatore.
Voglio dire: ma secondo voi il personaggio più potente d’Italia ha bisogno di esternare in pubblico la propria ammirazione per una bella donna se davvero vuole concludere?
No, lui ha sentito il bisogno insprimibile di piacere, a lei e alla folla che faceva da contorno.
Pur uscendo da almeno una quindicina di anni da questo stereotipo e pur preferendo nettamente Veronica a Silvio (mentre per me è pari tra Fo e la Rame), è scattata lo stesso la simpatia verso il Berlusconi.
Perché ho pensato alla montagna di sesto grado che avrebbe dovuto scalare una volta lette le parole della moglie sul giornale, all’atteggiamento di Veronica in privato (le donne in questo sono terribili…) e perché mi è venuta in mente una cosa buffa, eppure tremenda se davvero la dovessi vivere.
Ho immaginato infatti la stessa scena proiettata sul mio microcosmo mediatico, con Letizia (mia moglie) che scriveva una lettera aperta a Fiorentina.it per denunciare il mio atteggiamento da cascamorto con Elisa a Rtv38.
Volevo vederli poi i commenti…

L’ARGOMENTO APPASSIONA, A GIUDICARE DAL NUMERO DEI POST
VORREI DARVI UN CONSIGLIO: LEGGETE “LA META’ DI NIENTE” DELLA DUNNE CELEBRATO DALLA SIGNORA BERLUSCONI
NON E’ CHE NOI MASCHI SI FACCIA UNA GRAN FIGURA, MA E’ BELLISSIMO

Ciao a tutti…chi vi scrive è Elisa……sono lusingata da tutti gli apprezzamenti anche quelli più “veraci” dei vari tifosi, ma vorrei sottolineare la grande classe del mio amico David, che ha fatto una similitudine molto divertente elegante e discreta.
Per quanto riguarda la faccenda Lario-Berlusconi non mi stupirei che dietro la querelle ci sia la voglia di tornare in qualche modo in prima pagina.
Un bacio a tutti voi, anzi…solo a chi lo vuole…

Dunque stamattina mi sveglio e scopro nella poliedrica realtà radiofonica fiorentina una realtà rovesciata: l’emittente che amo e che sento mia da 28 anni non conterebbe niente o quasi per i tifosi viola.
Il fatto che da 25 anni trasmetta le partite e che abbia ascolti record nel Pentasport? Un particolare insignificante.
Complimenti vivissimi all’autore dell’analisi sulla Gazzetta dello Sport.
Della cosa si sta occupando l’ufficio legale di Radio Blu, che tra l’altro, proprio da oggi, è entrata a far parte ufficialmente del gruppo Radio Cuore, che comprende Radio Fantastica, Gamma Radio, Doctor Dance e Radio Reporter.
Vedremo se arriverà o meno la rettifica, che sarebbe quantomeno doverosa.
Comunque, tanto per chiarire, vorrei ricordare un paio di punti fondamentali al distratto estensore dell’articolo e a tutti coloro che si sono beati nella loro giornata di gloria della propria realtà virtuale.
1) Radio Blu, con venticinque persone tra giornalisti e opinionisti, produce due ore e quarantacinque minuti di programmi sportivi al giorno, con due redattori che restano in studio dalle 10 alle 20.
2) Gli ultimi ascolti ufficiali Audiradio 2006 per la città di Firenze sul giorno medio così recitano: Radio Blu 46.000, Lady Radio 29.000.
Il resto sono discorsi e li porta via il vento, più o meno come gli amici degli amici un po’ troppo disattenti nello scrivere.

27 GENNAIO: LA RETTIFICA E’ ARRIVATA, SULLA GAZZETTA DELLO SPORT DI OGGI, A PAG 10, CI SONO I DATI DI ASCOLTO

Nel 1971 Lelio Luttazzi era una specie di Fiorello di oggi.
Un mito alla radio con la sua hit-parade (eh sì, ci si accontentava di poco, all’epoca. Ci bastava aspettare con ansia alle 13.30 del venerdì la proclamazione della canzone regina).
Luttazzi era un gradevole intrattenitore in tv, con i vari Studio Uno e altre memorabili trasmissioni in bianco e nero.
Un’intercettazione telefonica riguardante Walter Chiari lo coinvolse in un giro di cocaina a cui era completamente estraneo, con l’aggravante che l’amico, poi diventato ex, non fece niente per scagionarlo.
Furono incarcerati e dopo pochi giorni rimessi in libertà, fu uno scandalo di enormi proporzioni e da quel momento vennero messi (Chiari momentaneamente) al bando dalla Rai bacchettona di allora.
Aveva 50 anni e si ritirò dalle scene, lo avremmo rivisto solo nel 2006, proprio con Fiorello.
Lapo Elkann pare sia diventato un mito e non si sa bene perché.
A quindici mesi di distanza dalla triste vicenda di Torino, ora è diventato un maestro di pensiero per i trentenni e si augura che “tutti i ragazzi come me possano dire quello che pensano perché io sono un ragazzo come tutti gli altri”.
Forse la degenerazione dei nostri tempi nasce proprio dalla facilità con cui creiamo (e poi distruggiamo) dei personaggi: ma che diavolo ha fatto Lapo Elkann per conquistarsi così presto un’altra possibilità, per diventare qualcuno a cui viene chiesto un parere su tutto?
Non dovrebbe essere molto più lungo il periodo dell’oblìo?
Mi piacerebbe leggere i report commerciali sull’andamento del suo marchio di occhiali per vedere se l’azienda guadagna o se le perdite vengono coperte dal contributo personale del socio di maggioranza.

Da Repubblica.it
ROMA – Il Viagra è probabilmente il rimedio più discusso del pianeta.
Le testimonianze di uomini ai quali la famigerata pillola blu ha dato una “seconda vita” non si contano più.
Ma il farmaco che facilita l’erezione è pur sempre un medicinale e, a questo titolo, assumerlo in quantità eccessive, o in presenza di patologie controindicate, può avere conseguenze tragiche.
Ce lo dimostra la vicenda di un uomo che ha perso la vita dopo averne ingerito una dose eccessiva
E’ successo in via Casal del Marmo, a Roma, nella serata di ieri.
Il 49enne si trovava a casa della sua compagna quando è stato colto da malore.
I sanitari del 118 giunti sul posto lo hano soccorso ma l’uomo è morto durante il trasporto all’ospedale San Filippo Neri.
La salma è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Questo poveraccio aveva solo tre anni più di me, non so ovviamente di quali patologie soffrisse, ma conosco tanti coetanei o addirittura gente molto più giovane che si impasticca di pillole blu o bianche pur non avendone assolutamente bisogno.
Non esista alcuna disfunzione erettile, eppure quello inghiotte per sentirsi sicuro.
La voglia è quella di eccedere e, meglio ancora, di stupire.
Quando avevo vent’anni c’era una certa tendenza tra noi maschietti a spararle grosse: ne ho fatte quattro, io cinque e via andare e accidenti a chi diceva la verità.
Adesso le cose sono peggiorate perchè sembra che tutto ci sia consentito, che non ci sia un limite a quello che desideriamo e che possiamo prendere, anche e soprattutto nel sesso.
Non fraintendetemi, io sono per la libertà assoluta nei costumi e quando c’è consenso tra maggiorenni non mi scandalizza niente, solo che trovo mostruosamente idiota star male o addirittura morire solo “per far vedere quanto sono bravo”.

Ma l’avete letta la formazione della Juve ieri a Milano?
Con quella squadra e con Del Piero e Nedved più vecchi di un anno i bianconeri farebbero fatica a centrare anche l’Uefa, altro che scudetto.
Incredibile ma vero, si sta realizzando quello che è stato il sogno di tutti quei tifosi viola che dal 16 maggio 1982 in poi erano in grado di intendere e volere: la Juve si è ridimensionata, rimpiccolita e la serie B non c’entra niente.
Due gli eventi che determineranno in futuro l’allontanamento dei bianconeri dallo scudetto e conseguntemente dalla conquista della Champions: la morte improvvisa nel 2004 di Umberto Agnelli e la prossima ridistribuzione dei diritti televisivi.
Scomparso Umberto, gli eredi non ci pensano nemmeno a spendere vagonate di milioni di Euro per una squadra di calcio e qualcuno tra loro (sono tanti) ha pure pensato ad un disimpegno totale, cioè alla cessione della società.
Poi, certamente dal 2009 ma forse pure prima, la Juve non potrà più contare sull’enorme cifra dei diritti televisivi garantita in passato da Sky solo ai bianconeri, Inter e Milan.
L’addio della Tamoil come sponsor nelle scorse settimane mi pare una spia indicativa del loro futuro da squadra normale.
A quel punto vedremo se i tanti tifosi sparsi per l’Italia abituati a scudetti a ripetizione (Coppe poche e non sempre limpide) saranno bravi ad aspettare le nuove vittorie.
Noi siamo pronti (a prezzi modici) ad impartire ripetizioni di amore a fondo perduto.

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