Attualità


Soddisfazione numero uno: avevo scritto due settimane fa a proposito di una partita di calcio tra ragazzini di 12/13 anni fra Belmonte e Scandicci.
Un arbitro di colore era stato insultato dai genitori dello Scandicci, il mio post era non a caso intitolato “Ma dove vogliamo andare?”.
Apriti cielo, un paio di genitori mi hanno vomitato di tutto, mettendo in dubbio che fosse vero quello che avevo scritto, altri hanno demenzialmente insinuato che avessi chissà quali interessi verso il Belmonte.
Ebbene, leggo oggi a pagina 6 del Corriere Fiorentino che il presidente dello Scandicci Silvano Morandi prende le distanze da coloro che definisce opportunamente “due genitori imbecilli, ma per noi resta una cosa bruttissima. Lo Scandicci ha tutta un’altra storia (e su questo sono d’accordo), abbiamo vinto la coppa disciplina e ci sentiamo parte lesa”.
Perfetto, ha ragione Morandi e anche il mio amico Paolo Tepsich, presidente della sezione fiorentina dell’Aia: solo due imbecilli, magari pure quattro, e lo Scandicci è davvero un’altra cosa.
Però mi fa piacere averlo detto per primo che quei due o quattro sono degli imbecilli/incivili e razzisti nell’anima.
Soddisfazione numero due: giusto un anno fa su questo blog si scatenava l’inferno per i cambiamenti in atto a Radio Blu.
C’era chi godeva e aspettava solo il nostro crollo negli ascolti, magari motivandolo con lo spazio eccessivo dato alla Fiorentina.
Non sono stati mesi facili, lo confesso, ma abbiamo retto.
A distanza di un anno i dati Audiradio dicono che nel primo bimestre del 2008 abbiamo 97.000 ascoltatori nel giorno medio, 3.000 in più dello stesso periodo del 2007 e che stiamo mantenendo le nostre posizioni.
Tutte le altre radio che parlano di Fiorentina non sono censite perché sotto i 50.000.
Certo, ci piacerebbe fare ancora meglio e tutto è perfettibile, a cominciare dal Pentasport.
Ma se ripenso alla cattiveria di alcune persone a quel piacere nel saperci in presunta difficoltà, beh allora provo una grande soddisfazione che voglio condividere con tutti coloro che ogni giorno lavorano a Radio Blu.

Accompagno mia figlia a Ponte a Niccheri a vedere i compagni di scuola che giocano, classe 1995, Belmonte contro Scandicci.
Gol annullato allo Scandicci, a fine partita assalto vergognoso dei genitori della squadra all’arbitro di colore.
Gli urlano di tutto, da “cioccolatino” a “torna nella foresta”, piovono sputi, ci sono degli spintoni.
Era, lo ripeto, una partita dei bambini/ragazzini di 12/13 anni, al campo di Ponte a Niccheri.
Spero che qualcuno leggendo quello che scrivo e riconoscendosi tra i protagonisti si possa vergognare di appartenere alla razza umana.

SCUSATE, MA VORREI CHIARIRE IL MIO PENSIERO.
CI POTEVA ESSERE LO SCANDICCI O IL GRASSINA E NON CAMBIAVA NIENTE.
NON SO NEMMENO SE IL GOL ERA DA ANNULLARE OPPURE NO, QUI IL FATTO E’ CHE QUELLE PAROLE VERSO L’ARBITRO SONO VOLATE DAVVERO E CHE GLI SPUTI CI SONO STATI.
LE FONTI SONO INOPPUGNABILI, TANTO CHE E’ PERFINO ARRIVATA UNA MULTA.
AGLI AMICI DI SCANDICCI FACCIO UNA PROPOSTA: HO MILLE COSE DA FARE, MA MI METTO A DISPOSIZIONE PER UNA SERATA IN CUI SI PARLA DI CALCIO GIOVANILE E DI COME SI POSSA FARE PER EVITARE CHE CERTE SITUAZIONI DEGENERINO.
LA MIA ARRABBIATURA NON ERA CON LO SCANDICCI, MA CON QUELLE PERSONE (CHIAMAMOLE COSI’, MA FACCIO FATICA) CHE HANNO DATO VITA ALLA GAZZARRA.

Non guardo quasi mai le trasmissione sulla Fiorentina, con la sola eccezione di un po’ di quel matto di Ciuffi e del Ring, prima che lo spostassero di un’ora e mezzo più avanti.
Ieri sera però ho vinto il sonno e non mi sono perso il ritorno di un emozionato Bardazzi sulla plancia di comando di quella che un tempo è stata la mia trasmissione.
Grande Leo, si capiva che in studio si respirava un’aria particolare o forse me ne sono accorto io che conosco benissimo quello studio e tutti gli ospiti così affezionati a Leonardo.
Ero emozionato anch’io sulla poltrona, specialmente quando ha cominciato a spiegare e ringraziare, ed erano emozionate pure Letizia e Valentina che in questi mesi hanno continuamente chiesto notizie di colui che da sempre chiamano il mio “coccolino”.
Ho anche pensato al grande feeling con l’altro Leonardo (Petri) e di come uno abbia sostituito impeccabilmente l’altro, senza mai una parola o un’ambizione di troppo.
Bentornato Leo, come sai qui, e non solo qui, ti vogliamo tutti bene.

Siamo fragili, ancora di più quando si hanno dei figli.
Non lo capisci nemmeno quanto precario sia il tuo equilibrio fino a quando, in una normale mattina di fine febbraio, stai addentando la pasta al bar e leggi sul giornale che forse il più piccolo dei due fratellini di Gravina aveva il dito in bocca.
Ti blocchi e ti viene da piangere pensando alle battaglie combattute con tua figlia perché il dito in bocca non se lo metta più davanti al televisore, nel calore di una famiglia e di una casa.
A quel punto la giornata perde di significato.
Tu che attendevi con ansia ed orgoglio il primo articolo sul Corriere, che pensavi all’ennesima radiocronaca e ai mille problemi di una vita lavorativa frenetica, ti ritrovi con un groppo in gola e svuotato di qualsiasi energia pregando una cosa sola: che non sia stato il padre a buttarli nel pozzo.

Ecco un pessimo esempio di come la nostra categoria abbia perso un’occasione per affermare la par condicio mediatica con coloro che giornalisti non sono.
Succede che in una scuola elementare accadano episodi di bullismo e che sui giornali vadano i nomi ed i cognomi delle maestre colpevoli di non aver vigilato abbastanza sul regolare andamento della disciplina durante gli orari delle lezione.
Un bel sputtanamento, di cui tra qualche giorno nessuno ricorderà niente, ma che certamente mette alla gogna tra parenti e conoscenti le tre signore, colpevoli o innocenti che siano.
E succede anche ad un giornalista televisivo locale, che davvero non conosco avendo appreso tutto dai giornali, arrivi una denuncia perché una giovane e avvenente aspirante cronista ha dovuto subire, sempre secondo l’accusa, di tutto.
Telefonate nel cuore della notte, avances pesanti via sms e a voce, chiacchericci tra colleghi in cui veniva definita “una che la dà facile” e, tanto per chiudere in bellezza, il cellulare della sventurata scritto a caratteri cubitali nei bagni di un autogrill dell’autostrada in cui si promettevano mirabolanti prestazioni erotiche.
Tutto questo, pare, per non aver accettato di sottostare all’insano corteggiamento.
Del collega però non c’è traccia, tranne che su un giornale, che si è limitato a pubblicare le iniziali.
Così come accadde qualche anno fa con quella simpatica persona tanto innamorato dei bambini di cui ci siamo già occupati un paio di volte su questo blog.
Le maestre in bella evidenza ed il collega no: la legge dello sputtanamento non è davvero uguale per tutti.

Vergognosa la vicenda della Sapienza e del Papa, intollerabile vivere in un mondo di intolleranti.
Lo siamo diventati un po’ tutti e abbiamo finito col dimenticare quello strepitoso assioma illuminista che così recitava: “ho idee diverse dalle tue, ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esporle liberamente”.
Viviamo nel nostro particolare, nella nostra casta, piccola o grande che sia.
Ci svegliamo già sospettosi verso il prossimo e il nostro grado di sopportazione verso gli altri sta ormai declinando verso lo zero assoluto.
Nel nostro povero microcosmo calcistico stiamo anche peggio, prendiamo Firenze, che pure è davvero molto meglio di tante altre piazze.
Ci sono tifosi intolleranti verso Della Valle perché non spende come Moratti, con Corvino perché non parla un italiano forbito e non compra Ronaldinho, e poi c’è Corvino intollerante verso i giornalisti che fanno domande scomode e che non lo apprezzano, secondo lui, quanto meriterebbe.
Per non parlare dei giornalisti, dove si vive di rancori quasi tribali e dove io sono forse uno dei peggiori, perché coltivo un’insana tolleranza verso tutti coloro che a mio insindacabile giudizio mi hanno fatto un torto in trent’anni di attività.
Tutti siamo convinti di essere in credito con gli altri e che le nostre ragioni siano le migliori, le più giuste.
E se ci dessimo tutti una regolata e ricominciassimo a dialogare?
Sempre che ci si ricordi appena appena di come si fa.

L’ultima volta che avevo pensato ad una cosa del genere non avevo ancora iniziato l’avventura nel blog e quindi ora vi beccate questo post molto minimalista, molto personale.
Il concetto è questo: voi (soprattutto i signori maschi) che non avete figli volete davvero verificare se siete in grado di fare i genitori?
Ebbene, invitate un figlio/a di amici dall’età variabile dai 6 ai 12 anni ad una settimana bianca (meglio ancora se non sa sciare) immedesimatevi nel ruolo di babbo/mamma e provate a reggere a tutte le situazioni del caso.
Se alla fine della settimana avrete ancora voglia di paternità/maternità, allora sarà giusto provarci.
In caso contrario tentate con una dose minore, non so tre giorni e verificate.
Come forse avrete capito ho passato tre giorni all’Abetone da solo con le due ragazzine di casa Guetta (ecco perché non ho risposto a nessuno e ovviamente mi scuso), anzi per l’esattezza due giorni con Valentina e ben tre con Camilla, otto anni, per la prima volta lontano dalla mamma.
La somma fa cinque, quindi quasi una settimana bianca, per giunta senza il supporto della mia socia.
L’inizio è stato tragico per colpa mia: abituato a programmare tutto sul lavoro mi sono un po’ rilassato e così la prima pista era una “rossa” non calcolata che ha avuto esiti davastanti sulla più piccola, che non toccava uno sci da due inverni.
Insomma, ho fatto come la Fiorentina nella passata stagione, sono partito da meno 19.
Poi comunque ho recuperato o almeno credo di averlo fatto perché il punto è proprio quello: il mestiere di babbo non si impara ma lo si esercita giorno per giorno, sperando sempre di sbagliare il meno possibile.
Camilla mi ha detto che dai suoi genitori si aspetterebbe sempre che abbiano le soluzioni giuste per i suoi problemi, ho provato a spiegarle che le soluzioni sono giuste secondo noi, ma non è detto che funzionino.
Ha annuito, però non sembrava troppo convinta.

Tre nomi per questo 2007 che se ne sta andando: Cesare, Leonardo e Sandra.
Ci sto pensando in queste ore di grande gioia interiore, dopo aver visto le Winx con Camilla e vivendo in una dimesione che davvero mi appaga completamente.
Cesare aveva la mia età, era un vecchio ultra, ha combattuto per dieci mesi e poi si è come dolcemente piegato alla morte: meglio così di come era arrivato a vivere, ma provate a spiegarlo alla mamma e alla sorella che non hanno mai smesso di lottare e che ora provano a ripartire.
Leonardo, lo sapete, ha poco più di trent’anni, qui a casa mia hanno smesso di dire che è il mio cocco, ma immagino che lo facciano solo per pudore perché sono quasi certo che continuino a pensarlo.
Ha sofferto come poche altre persone, avendo comunque la fortuna di scoprire l’amore di tanta gente che in una sera di ottobre si è come materializzata dal nulla per dirgli “ti vogliamo bene”.
A gennaio non lo sentirete per un mese, ma intanto siamo quasi alla fine del tunnel ed io lo rivoglio al più presto a tempo pieno.
Sandra è all’inizio del percorso di Leonardo, è una donna forte e se dice di stare male vuol dire che siamo ben oltre il limite di quello che noi maschi siamo capaci di sopportare.
Ce la farà anche lei, solo che questo 2007 è un anno da buttare, da ricordare con terrore.
Tre nomi, tre storie per dirvi “tanti auguri” e per promettervi che cercherò di essere più presente nelle risposte, o almeno ci proverò.
Grazie per la pazienza con cui mi seguite.

Finalmente un uomo che riscatta i disastri sentimentali di gran parte di noi maschietti: Nicolas Sarkozy, Presidente della Francia.
Mi sono infatti convinto della superiorità femminile quando ho cominciato a ragionare con un certo distacco sulle mie inadeguatezze adolescenziali verso l’altro sesso e sulle difficoltà di dialogo (noi ragazzi degli anni settanta pensavamo e puntavamo solo ad una cosa…) con le incomprensibili ragazze della mia generazione (oggi splendide donne, che trovo più affascinanti di tante fanciulle giovani).
Eravamo, e forse molti di noi sono ancora, incapaci di gestire le emozioni e di conseguenza molto spesso non riuscivano e non riusciamo a reggere la rottura di un rapporto, con tutto il dolore che questo comporta.
Da qui i comportamente insani, che a volte possono sfociare nella persecuzione verso l’altra e peggio ancora nei delitti.
Non vale chiaramente per tutti, ma il senso antico del “possesso” è difficile da rimuovere in noi maschi.
Per questo non posso che fare il tifo per Sarkozy, che pare essersi ripreso meglio, e più in fretta di Gamberini post Lazio, dall’addio dell’intrigante moglie Cécile.
Prima una giornalista francese assolutamente strepitosa, adesso, a stretto giro di posta, la passeggiata a Eurodisney con Carla Bruni, che ho conosciuto in una puntata di “Quelli che il calcio…” e di cui si potrebbe dire “ho visto di peggio…”.
A me viene in mente il Sassaroli di “Amici miei”, quando l’architetto Melandri gli porta via di casa la bella moglie, le due insopportabili figlie ed il cane Birillo, tutti caricati a forza nella sua macchina.
“E tu non hai detto e non hai fatto niente?”, gli domenderà più tardi, mi pare, il Mascetti.
“Come no? – gli risponde il Sassaroli – anch’io ho sofferto come un cane: per tre quarti d’ora !”

Stasera Firenze si ferma per permettere il trasporto dei piccoli malati dal vecchio al nuovo Meyer.
Saranno gli anni che passano, saranno i tre eredi Guetta che mi riempiono la casa e la vita, fatto sta che io su queste cose non riesco a trattenere l’emozione.
E allora penso allo strazio delle famiglie, a quelle domande senza risposta che si pongono i bambini malati, ai loro loro occhi che chiedono aiuto per fermare il male, ai genitori che assistono impotenti a tutto questo.
Il dolore è sempre difficile da sopportare, ma questo è davvero insostenibile e non esiste tempo che riesca a lenire il tormento di una scomparsa innaturale.
Mi piacerebbe che almeno per un minuto ci pensassimo tutti oggi, che rivolgessimo una preghiera (anche quelli che non credono o che come me hanno molti dubbi) perché arrivi la guarigione.
Non sarà molto, ma ci farebbe uscire per qualche istante dalle nostre solite (spesso inutili) battaglie.

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