Auguri e retorica
A volte penso a cosa rimanga delle tonnellate di parole che ogni anno facciamo uscire da quel mezzo meraviglioso che è la radio.
Per esempio, quando invito tutti a pensare almeno un minuto della giornata a chi sta peggio di noi (nel mio caso il 90% delle persone che conosco e per questo sono un uomo fortunato).
Mi chiedo se queste cose che dico non siano alla fine un po’ stucchevoli, se cioè chi le ascolta non le interpreti come un puro esercizio di retorica che non costa niente a chi lo mette in pratica.
Per me invece è naturale farlo, ma il discorso va esteso alla valanga di auguri che ci scambiamo in questi giorni.
Ho sempre un retropensiero che non mi abbandona: quanti di noi si sentono obbligati a farlo e si muovono seguono regole di convivenza più o meno civile?
E poi, perché essere buoni e disponibili per convenzione una sola settimana all’anno? E le altre 51?
Intanto continuo col solito meccanismo sugli sms: rispondo solo a quelli personalizzati e non ai seriali e apprezzo moltissimo le ditte che hanno rinunciato a mandarmi il pacco natalizio per devolvere tutto ai vari istituti e/o ospedali fiorentini e toscani.
Dove il Natale è certamente meno Natale che a casa nostra e vostra.
Auguri davvero sinceri a tutti i miei compagni di viaggio.