Attualità


Sono molto soddisfatto delle risposte date a Repubblica di Matteo Renzi e Giovanni Galli a proposito della cittadella viola da 80/90 ettari ipotizzata a settembre dai Della Valle.
I due candidati alla poltrona di sindaco hanno detto che un progetto del genere non è fattibile nell’attuale situazione di Firenze.
Attenzione, non sono impazzito, è chiaro che avrei voluto che dal plastico di Fuskas si passasse ai fatti.
La mia soddisfazione è piuttosto legata all’onestà di Renzi e Galli, che conosco da anni (il secondo da più di trenta e per cinque stagioni è pure stato nostro opinionista) e da cui comprerei una macchina usata perché certo di non prendere una fregatura.
Purtroppo un’area così grande a Firenze non è disponibile, inutile girarci intorno, e loro lo hanno detto a costo di deludere le aspettative che inevitabilmente si dilatano nei momenti pre elettorali.
Ma invece di piangerci addosso, guardiamo di rimboccarci le maniche e trovare con i Della Valle una soluzione alternativa e soddisfacente.
Questo Giovanni e Matteo (mi permetto la confidenza) lo devono alla città e al loro amore per la Fiorentina.

Per la mia solita teoria di fondo che forse, se sto un po’ peggio io e stanno un po’ meglio gli altri tutti ci guadagniamo, ho votato ancora una volta, e con sempre più fatica, per il PD.
Ma confesso che mi ci sono voluti un paio di giorni per capire come mai, a sentire le dichiarazioni post elezioni, sembra che Franceschini abbia vinto le Europee e Berlusconi le abbia perse.
E per quanto mi sia sforzato non ho proprio capito.
Non ho capito come si possa essere contenti per aver smarrito sette punti percentuali (quattro, senza i radicali) rispetto all’ultima sconfitta, impostando tutta la strategia comunicativa sulla sparata del nostro Presidente del Consiglio, che puntava ad almeno il 40%, con annessa la barba tagliata di La Russa.
La verità è che la sinistra sta annaspando, che tra poco si alzeranno i fuochi del congresso e che la frammentazione aumenterà.
Se l’Italia è un Paese ingovernabile, con la sinistra italiana non c’è neanche da sperarlo.
Ieri sera mia moglie si chiedeva se potevamo farci “imprestare” Fini, un po’ come succede nel calcio.
Non per molto, diciamo per una legislatura, tanto per sistemare un po’ le cose ed invece ci siamo beccati anche la confluenza di AN in quel simulacro (o farsa) della politica che fino a quando ci sarà Berlusconi è il PDL.
E poi sto a chiedermi perché Valentina salta a pié pari tutte le pagine che parlano di politica, mentre io alla sua età me le divoravo.
Un conto erano Nenni, Pertini, Fanfani, Zaccagnini, Berlinguer, un altro questa compagnia cantante di nani (politici, per carità) e tante, ma proprio tante, ballerine.

E’ una di quelle sera in cui viene voglia di scappare da qua e non c’entrano niente i risultati elettorali, che ancora non conosco.
Follie mediatiche, scortano Noemi al seggio: ormai è una star, mi piacerebbe vedere cosa sarà di lei tra dieci anni.
Stiamo perdendo tutti la testa, anche i giornalisti.
In una classe di ragazzini di dieci anni qui a Grassina, quattro maschietti fanno il bello ed il cattivo tempo in classe con offese e parolacce, umiliando chi è più debole e costringendo forse qualcuno a cambiare scuola.
Ma i genitori difendono sempre i loro adorabili pargoletti, non osano mai dire niente e anzi si buttano contro chi subisce.
Ci provi a parlare, a spiegare, ma non rispondono.
Cerchi di coinvolgere i neutri, ma la maggior parte si gira dall’altra parte, facendo finta di non sentire.
Anche loro li voglio vedere tra dieci anni, soggiogati e travolti da una generazione sprezzante abituata ad avere tutto e subito e a cui oggi è troppo faticoso dire di no.
D’altra parte, se a Roma insultano Balotelli, che è Balotelli, con le banane, che vuoi sperare?
Poi cerchi faticosamente di far leggere il giornale a tua figlia, di spiegare il perché si festeggia il 2 giugno, di far capire a cosa servono le elezioni e perché sia giusto votare, ma lei apre un qualsiasi sito di informazione e la prima cosa che vede è Noemi vestita da star che va a votare.
Viene voglia di arrendersi alla legge del più forte (fra l’altro, grazie al calcio, sono stato fortunato e sarei collocato nella parte alta della forbice) ed invece bisogna trovare la forza di andare avanti.
Di provare a combattere per un mondo anche minimamente meno ingiusto.

Repubblica, che è un grande giornale, ha rivolto a Silvio Berlusconi dieci domande a cui lui non risponderà mai.
Questo blog, che è molto più modesto, ma pugnace con i suoi quattromila visitatori diversi ogni giorno, di domanda ne pone una sola e molto più semplice ai genitori di Noemi Letizia.
Al babbo, per l’esattezza, non fosse altro che per vicinanza di ruolo.
Ma questa bella ragazza che ha appena compiuto diciotto anni e che ancora non ha deciso, come fossero due mestieri simili, se fare la velina o la parlamentare (lo saprà che bisogna avere venticinque anni per essere elette? Ne dubito…), quando va a scuola?
Visto che con questo andazzo ci sono ampie possibilità che in un futuro non lontano rappresenti il popolo italiano in Parlamento, a che punto è con gli studi?
No, perché mi chiedo quando mai trovi il tempo di studiare e frequentare la scuola una ragazzina di diciassette anni che passa senza problemi da ricevimenti ufficiali nei luoghi istituzionali dello Stato alle feste del Milan.
Sempre accanto a “papi”, si intende, ma con qualche difficoltà ad aprire un libro.
Io che martello ogni giorno Valentina con la necessità di andare oltre le apparenze, di ragionare di più, che la costringo a leggere i giornali ed essere meno superficiale di quanto lo si è, direi inevitabilmente, a quattordici anni, se fossi il padre di Noemi, di fronte a certe ambizioni (sue, e pare anche della madre) e alla mancanza di vita “normale” sarei molto, ma molto preoccupato.
Ed invece di brindare con una faccia un po’ inebetita accanto al Presidente del Consiglio comincerei a pensare seriamente a delle soluzioni per il bene di mia figlia.

Finalmente una buona notizia: squalifica del campo confermata alla Juve per i cori razzisti a Balotelli.
E non c’entra niente la corsa per il terzo posto, tanto che non so nemmeno se sia un vantaggio o uno svantaggio non avere allo stadio un pubblico che contesta come quello bianconero.
C’entra invece la dignità umana, il fatto di avere tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri.
Adesso guardiamo se qualche imbecille che si veste di viola e che fischia o fa buu all’avversario solo per il colore della pelle ha capito la lezione.
Dubito, ma bisogna sempre essere ottimisti nella vita.

Scrivo da una postazione vergognosa, in piedi, a Fiumicino, dove la nostra amata compagnia Alitalia mi fa attendere 4 ore a causa di un volo che non c’e’ piu’ ma che io ho regolarmente registrato sul mio biglietto elettronico stampato stamani e che era annunciato in pompa magna, per l’esattezza al termina A05.
In pratica ho perso l’ intera giornata, mentre ho vaghe notizie del bagaglio che a questo punto potrebbe avere tre destinazioni possibili: 1) essere arrivato prima di me, perche’ esisteva una coincidenza, che ovviamente era tenuta nascosta, nel qual caso perdero’ almeno un’ora a Catania per ritrovarlo; 2) arrivare con me, che e’ l’ipotesi miracolosa piu’ favorevole; 3) arrivare dopo di me e quindi farmi chiudere la giornata di viaggio verso le 20, quasi dieci ore dopo essere arrivato a Peretola.
Piu’ o meno il tempo che occorre per andare a New York, attesa all’aeroporto compresa.
Ma comunque tutto e’ in linea con i prezzi (parlo di New York), visto che il volo andata e ritorno e’ costato quasi 300 euro (quello a Brindisi tra quindici giorni 386 euro)…
Strano che la nostra compagnia di bandiera abbia vuto tutti quei problemi negli ultimi anni, non l’avrei mai detto…

E’ un passaggio di una vecchia canzone di Morandi dedicata ai figli che fanno impazzire, ma “in fondo a modo loro, ti tengono nel cuore”.
Speriamo.
Questi ricordi di Guccini e di Gaber venuti fuori dai vostri post mi hanno portato ad essere un po’ nostalgico: ieri sera a mezzanotte sono stato cinque minuti fermo nel corridoio a vedere la foto di Valentina e Camilla abbracciate, una foto di cinque anni fa e pare che sia passato un secolo.
Ora c’è l’adolescenza, che lotta, che mistero.
Credo che miei ricordi siano falsi, nel senso che li ho selezionati e magari conservati solo per quello che oggi mi fa piacere ricordare.
O magari renderli funzionali nell’insegnamento a Valentina.
Certo che è una battaglia: una testa che comincia pensare da grande, emozioni che non sai dominare ed una tenerezza ancora da bambina.
Mi sforzo a dirle di non sprecare il tempo: troppo computer, troppo Disney Channel, troppe bischerate, ma io, tornando al quesito iniziale, com’ero?
A volte ripercorro certi passaggi, ho dei rimpianti (non molti, a dire il vero, e tutti legati alle ragazze), però non sono mica tanto sicuro di non averlo sprecato pure io il tempo.
Si pensava e si sospirava di più nel 1974, eravamo tutti meno sfrontati ed la conquista era enormemente più difficile.
Io poi ero di una timidezza sconvolgente, tanto che il primo bacio vero (non avrei saputo neanche da che parte cominciare e avevo già da un pezzo passato i 14 anni…) me lo ha stampato una ragazzina molto sveglia che oggi è una bellissima donna, protagonista della jet-set commerciale italiana.
Una che va al Bilionare, tanto per intendersi.
Scusate per questi ricordi, ma tra Guccini, appunto, Gaber e qualche canzone anni settanta, stasera mi è presa così.
Se avete voglia, raccontate qualcosa anche voi.

Vorrei tranquillizzare chi mi vuole bene e dare una piccola delusione a chi punta diritto sul mio infarto per via delle battaglie intraprese via internet o attraverso le modulazioni di frequenza: io sono una persona che relativizza molto, lavora di più e che non ha troppo tempo per angustiarsi per le sciocchezze che vengono dette e scritte sul proprio conto.
Anche sulle bischerate e sulle falsità che magari tre persone diverse fanno arrivare tramite trenta o quaranta messaggi di insulti.
Sintetizzando: me ne frego.
Certo, ho un carattere particolare, prendo posizione, non mi nascondo, ma poi la cosa finisce lì, mi passa tutto.
Ergo: tutte le cose di cui si è straparlato negli ultimi tre giorni, una volta esternato il mio pensiero, mi interessano nella misura in cui possono coinvolgere la radio, quindi pochissimo.
Ho detto la mia, ho scatenato un po’ di casini (però, nella sostanza, avevo ragione: Radio Blu NON è l’house organ della Fiorentina e affermarlo è offensivo, e al famoso ed imperdibile premio hanno partecipato 6 radio toscane su 30) ma in fondo è anche il bello di queste cose.
Ragazzi si sta parlando di calcio e so di essere fortunato ad avere una tribuna da cui parlare invece di urlare al vento.
Sono insomma molto sereno, stasera vado a godermi il testo di Gaber con Barbareschi alla Pergola e sinceramente credo che fare il giornalista sia un lavoro come un altro, magari più divertente.
Non mi sento affatto un missionario della verità, insomma, e poi il calcio è veramente poca cosa rispetto alla vita normale, lo dico spesso, ma c’è troppa gente che non lo sa e si prende troppo sul serio.
Via ragazzi, staimo raccontando di uno sport, mica siamo a fare un reportage in Iraq.
Mi ha fatto ovviamente piacere il comunicato della redazione di Radio Blu, che ha capito che se mi sono mosso in un certo modo era solo per salvaguardare il lavoro di tutti, ma la principale occupazione di oggi è cercare di confezionare un Pentasport che sia gradito a chi ci ascolta.
E se è vero che gli articoli che ho scritto e che scriverò serviranno il giorno dopo solo per incartare il pesce, è altrettanto certo che nella prossima settimana, dei fiumi di parole dette a sproposito un po’ da tutti, non resterà neanche “un’impressione che ricorderemo appena”, come ha scritto a suo tempo il sommo poeta Guccini Francesco.

Uno dei miei difetti maggiori è certamente l’autoreferenzialità.
Si tratta di una caratteristica piuttosto comune nel mondo giornalistico e in questo io ho preso certamente il peggio della categoria.
Ho però scoperto che c’è chi mi batte alla grande e allora, per una volta (che sinceramente non è neanche la prima…), faccio un uso scorretto del mio blog, anche perché non mi sembra giusto e corretto togliere spazio in radio per parlare di vicende così poco importanti ed edificanti.
Succede quindi che io costringa da sempre i più giovani della redazione ad ascoltare ciò che viene detto nelle altre radio, perché è giusto sapere cosa c’è in giro e poi magari qualcuno è bravo e si può pure provare a portarlo a Radio Blu.
Tommaso Loreto, ad esempio, l’ho scoperto così, su segnalazione di chi seguiva altri programmi.
Ebbene, mi raccontano che continua ad andare in onda a raffica uno spot in cui si magnifica una certa trasmissione come “la migliore dell’anno secondo il CORECOM”.
Ieri mi dicono sia stata addirittura declamata in diretta la motivazione per l’assegnazione di tale trofeo.
Mi sono già occupato della vicenda, spiegando come Radio Blu non avesse alcuna possibilità di vincere per il semplice fatto che…non partecipava al concorso.
Incuriosito però dalla continuazione autoreferenziale dello spot, in cui io facevo e faccio la figura del dilettante, e comprensibilmente commosso per le motivazioni, sono andato a leggermi i nomi delle emittenti che si ereno iscritte al concorso.
Ebbene, solo e unicamente per i lettori di questo blog, sono in grado di segnalarle in esclusiva anche a voi: Nova Radio, Controradio, Lady Radio, Radio Barbanella City, Radio Bruno, Radio Toscana.

ROMA – Una gara a porte chiuse per la Juventus. Il giudice sportivo ha anticipato, a sorpresa, le proprie decisioni per prendere provvedimenti dopo lo scandalo scoppiato per il caso Balotelli, il giocatore dell’Inter investito vergognosamente sabato sera da salve di buuh e insulti razzisti. Dura la decisione del giudice Tosel: la prossima partita in casa della Juventus (3 maggio), quella col Lecce, dovrà essere giocata a porte chiuse. Il giudice ha affermato, nel dispositivo della sentenza, che Balotelli è stato fischiato e insultato “in molteplici occasioni” e ai cori razzisti hanno partecipato “vari settori dello stadio”. Non solo, insomma, le curve e gli ultras più accesi: un atto cui ha partecipato più o meno la maggioranza dello stadio.
L’aggravante è che in questo caso, come era invece accaduto in altri -fungendo così da attenuante – si è verificata “l’assenza di qualsiasi manifestazione dissociativa da parte di altri sostenitori ovvero di interventi dissociativi da parte della società”. Insomma nessun intervento agli altoparlanti dello stadio, nessun invito al pubblico a recedere da questo comportamento. Il comunicato di scuse della società arrivato soltanto ieri, domenica, non è stato evidentemente considerato sufficiente. Anzi assolutamente tardivo.
Il giudice Tosel ha potuto decidere sulla base di un rapporto molto dettagliato dei commissari di campo. E così mentre l’arbitro Farina mandava avanti regolarmente la partita “i collaboratori della Procura Federale” prendevano annotazione. “In molte occasioni – è scritto – con particolare riferimento ai minuti 4°, 26°, 35°, 41°, 42° del primo tempo e 11°, 19°, 22°, 25° e 30° del secondo tempo, i sostenitori della società ospitante, in vari settori dello stadio, intonavano cori costituenti espressione di discriminazione razziale nei confronti di un giocatore della squadra avversaria”.
Dura la conclusione e la motivazione della condanna a giocare a porte chiuse, arrivata dopo aver valutato “la gravità del fatto, e per la pervicace reiterazione di tali deplorevoli comportamenti, che nulla hanno a che vedere con la passione sportiva

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