Attualità


Non so nemmeno quante volte mi è capitato in radiocronaca di salutare un amico o un’amica che stava passando un momento difficile o era all’ospedale usando l’espressione “ha fatto il tagliando”.
Ecco, stavolta il tagliando l’ho fatto io.
Al termine di una decina di giorni un po’ angoscianti per uno come me che ha paura di tutto (ma ha, per fortuna dei propri familiari, il pudore di non lamentarsi troppo quando sta male, anche perchè poi chi lo sta a sentire nel casino quotidiano di casa Guetta?), ieri pomeriggio per la prima volta in vita mia sono entrato in una sala operatoria per un intervento piuttosto semplice e che non dovrebbe portare a brutte sorprese.
Mentre me la facevo letteralmente sotto, e viaggiavo sulla barella su cui ti obbligano a montare, ho avuto la razionalità di pensare al “culo” che ho avuto fino ad oggi ad essere arrivato “vergine” fino a quasi 50 anni.
In quei momenti ti viene in mente di tutto.
Tipo: “ma come si sarà svegliato stamani il professore (tra l’altro bravissimo) che mi taglia e mi cuce? Gli avranno mica fatto girare le palle le figlie?”
Perché un conto è avere qualche preoccupazione in casa e sbaGliare il nome di chi segna in radiocronaca, oppure non essere lucidi e pronti ad intervenire per una bischerata detta al Pentasport, un altro è avere tra le mani la responsabilità della vita degli altri.
Ora sono ancora piuttosto rintronato e dolorante, ma visto che non è stata proprio una notte tranquilla ho usato il “nostro” blog un po’ per vincere l’insonnia e molto per dare notizie a chi affettuosamente mi chiedeva come stavo.
E per domani minaccio di non mollare la radiocronaca…

Confesso di non aver ancora capito, pur conoscendolo piuttosto bene, se ci è o ci fa.
Se cioè sia sincero o il suo stile sia il frutto di qualcosa di studiato e si debba quindi trattenere per non mostrare la sua vera natura.
Comunque sia, a me pare che il comportamento di Ranieri sia qualcosa di rimarchevole in positivo, soprattutto se si pensa in quale contesto si è mosso negli ultimi tre anni.
Prima i veleni neanche troppo nascosti della Juve, poi le esagerazioni di Roma.
Ieri sera credo che sia andata in onda la rappresentazione del peggio di una piazza che certamente ama il calcio, ma lo fa a modo suo.
Un modo che è unico in Italia e che gode pure di un’impunità incomprensibile.
Dall’inno iniziale della Roma che ha fatto infuriare (e giustamente, direi) Mourinho, alle isterie di Perrotta, alla follia di Totti, all’invasione di campo finale.
Ebbene, in tutta questa macelleria calcistica Ranieri è stato impeccabile, andando a salutare tutti, Mourinho compreso, e complimentandosi con tutti, mentre il resto del suo mondo era in corto circuito.
Ormai è più che adatto a guidare la Nazionale.

P.S. Ragazzi, grazie per l’attenzione.
Nulla di grave, spero, solo un po’ di paura, che è abbastanza normale per uno che se la fa sotto anche a prelevare il sangue.
Tra qualche giorno vi dico, un abbraccio

La storia della casa di Scajola è fantastica: ma chi lo consiglia nella strategia difensiva?
Qui siamo passati direttamente dalla lotta politica all’avanspettacolo e se non fosse (stato) uno degli uomini più potenti e arroganti di Italia, forse farebbe perfino un po’ di tenerezza.
Pare che Berlusconi, pragmatico come sempre, abbia fatto due conti e abbia convenuto quanto fosse improbabile pagare uno splendido appartamento vista Colosseo ad un terzo del suo valore.
Ma il massimo si è toccato con la favola della fata turchina che di nascosto all’ignaro e povero Scajola paga come beau geste 900mila euro.
Un po’ tipo l’imprenditore del nord Italia che ha sborsato di tasca propria 10 mila euro per le rette della mensa dei bambini poveri: ma che brave e buone persone ci sono in Italia!
A me tutta questa sceneggiata ha fatto venire in mente un fantastico Alberto Sordi che, beccato dalla moglie a letto con l’amante, comincia tranquillamente a rivestirsi e mentre si annoda la cravatta nega anche un po’ risentito la presenza di altre persone nella stanza.
Indimenticabile, esattamente come Scajola.

Io per l’Inter, e pure con un certo trasporto nei minuti finali.
Certo, ho avuto dei brutti pensieri, per esempio quando è stato cacciato Motta e ho pensato alla manata di Schweinsteiger a Jovetic, molto più pesante e punita solo col giallo.
E al termine, in un colpo di follia da tifo, ho pensato per un attimo che la finale avrebbe potuto essere Fiorentina-Inter, ma sono cose da poltrona, quando si viaggia molto con la fantasia.
E’ pazzesco che non ci sia mai neanche un italiano in campo, e pure un po’ avvilente, però questo è il calcio dei ricchi e loro fanno un po’ quello che vogliono con i loro soldi.
Sono stati veramente forti perché hanno fatto tirare in porta pericolosamente alla squadra tecnica del mondo non più di tre volte, ingabbiando Messi e annullando completamente Ibrahimovic.
Ora poi rimane solo l’Inter per evitare la beffa e la rabbia di vedere il Bayern di Robben e Ovrebo campione d’Europa.

Sono stato fortunato e devo ringraziare il mio amico Aurelio Virgili che mi ha permesso di partecipare alla bellissima cena organizzata dal Viola club Borgonovo in onore di Stefano.
Lui è arrivato verso le 22, io sono stato un po’ più disinvolto dell’ottobre 2008 quando andai a trovarlo all’ospedale, non sapevo cosa dire e lui mi salutò per primo col sintetizzatore.
Me lo sono abbracciato e quando Aurelio ci ha fatto la foto insieme gli ho bisbigliato all’orecchio: “tu sei il mio colpo di fortuna di radiocronista. Perchè se non la mettevi dentro contro la Juve nel 1989 sai a quanti gliene fregava del mio “profetico” discorso sul sogno dei fiorentini, che è quello di segnare al novantesimo eccetera, eccetera?”.
Lui mi ha sorriso con gli occhi e mi sono sentito per un attimo complice del nostro passato di giovani uomini, che per me è diventato un presente meraviglioso e per lui una gabbia da cui vorrebbe scappare ogni secondo della propria vita.
Poi ho ammirato ancora una volta la stanca e delicata bellezza di Chantal e ho conosciuto Alessandra, che ho trovato meravigliosa non solo per come segue il babbo, ma anche per la stretta di mano.
Io non sopporto le mani ciondolanti, quelle “smencie”: Alessandra ha una stretta di mano fantastica, direi quasi virile se non temessi di oltraggiare la sua femminilità.
E in fondo alla serata ho saputo che tra qualche mese Stefano diventerà un giovanissimo nonno perché Andrea, il primogenito, sta per avere il primo figlio.
Dai nonno Stefano, torna presto a trovarci.

La cosa più sorprendente è che mi sorride quasi sempre in pigiama, in poltrona o dal letto nei giorni della sua lunga malattia, che però a me è sembrata troppo breve.
Niente o quasi dei 35 anni precedenti: le bischerate, le paranoie, le ragazze, i sogni di ieri e le realtà dell’oggi.
Domani sarà un giorno speciale perché Alberto Cirà era una persona speciale.
Lo è stato anche quando ha pensato a quello che sarebbe successo dopo: ha lasciato tutto a Emergency e a Medici senza frontiere, anche perché purtroppo non aveva figli, lui che sarebbe stato un padre fantastico.
Forse un po’ troppo apprensivo (ma chi non lo è?), ma davvero meraviglioso.
Rimangono i genitori e domani per loro sarà una festa, voglio che sia una festa: in via Ghibellina 148/r sarà inaugurata l’ultima mostra di Alberto, “Scorze”, e i ricavati dei suoi quadri andranno tutti a Medici senza frontiere.
Ho mandato il comunicato ai giornali e ho così scoperto il lato professionale della sua vita: era bravissimo e molto quotato.
Buffa questa cosa, due amici veri che non sapevano nulla o quasi del lavoro dell’altro, io di pittura (sono un ignorante totale) e lui di calcio.
Come faccio a dirvi di venire perché i suoi quadri sono belli?
Mentirei.
A me piacciono, ma non sono da prendere in considerazione.
Però, se potete, partecipate, io dalle 18 in poi sarò lì stando attento a non dire troppe bischerate perché Alberto ci controlla da lassù (se c’è un lassù…).

Sono anni che conduco una battaglia quotidiana con Valentina perchè legga il giornale e da un paio di mesi ho cominciato pure con Camilla.
Funziona così: faccio la domanda che loro (immagino) temono, “l’avete letto il giornale?”.
Una volta su dieci Valentina risponde di sì, Camilla mai, perché “preferisco leggerlo la sera” e così, autoritario e ripetitivo, appoggio sul letto il Corriere o Repubblica alla più grande e la Nazione alla baby.
Letizia si estranea dalla lotta perché secondo lei (e può anche darsi che abbia ragione) in questo modo provoco un effetto rifiuto destinato a durare negli anni.
Ma non mi arrendo e per questo insisto.
E quando chiedo loro il risultato di tanto sforzo (che per me invece è sempre stato un piacere, fin dai dieci anni) le uniche notizie che hanno destato la loro attenzione sono quelle di cronaca, magari di un reportage, a volte dello spettacolo.
Su politica ed economia zero assoluto, e mentre capisco che la seconda è materia faticosa in cui bisogna avere delle nozioni fondamentali per sapere di cosa si sta parlando, sulla politica provo ad approfondire, a spiegare con risultati avvilenti.
Tutto è radicalizzato su Berlusconi, quelli pro e quelli contro, come se l’Italia non fosse una democrazia con scambi dialettici da quasi 65 anni.
Se poi vado oltre casa Guetta, lo sconforto è ancora maggiore, soprattutto tra gli adolescenti che provengono da famiglie che per loro fortuna non hanno problemi economici.
Stereotipi orecchiati in case dove si pensa certo molto più all’avere che all’essere, assenza assoluta di nozioni fondamentali per un cittadino normale, frasi idiote e spesso offensive buttate lì senza sapere nemmeno cosa si sta dicendo.
Non so se, come diceva Gaber, la mia generazione ha perso, anzi forse sta ancora combattendo, visto che siamo nel pieno della vita, però è certo che eravamo molto, ma molto meno ignoranti.
Anche senza avere internet, facebook e messanger.

Per un attimo li ho fatti anch’io i calcoli: vinciamo col Milan e poi sabato a Roma, ed ecco che siamo di nuovo lì , in scia per il quarto posto, come se nell’ultimo mese non fosse successo niente.
Poi mi sono bloccato e ho pensato a quando perdo con i miei investimenti e vado a vedere quale fosse il massimo raggiunto dai titoli in mio possesso.
A quel punto mi consolo e mi dico che, sì, tanto prima o poi ritorno su quei livelli e quindi è come se non stessi perdendo.
Solo che se vendessi ciò che ho, la pedita ci sarebbe tutta.
Ecco, ora siamo più o meno in quella situazione: ci facciamo le palle, in senso positivo, e ce le tiriamo
Mai come stavolta sarà bene vivere alla giornata, dimenticando anche le quattro volate precedenti, che rimangono negli almanacchi, ma non portano punti.
E per domani sera sarà invece opportuno ricordare come negli ultimi due anni il Milan, più a Firenze che a San Siro, ce l’abbia sempre nascosta e se non giochiamo a ritmi alti (ma non è affatto facile) rischiamo ancora una volta di vederla poco.

Sono uscite le nuove classifiche Audiradio legate al secondo semestre 2009 e Radio Blu ha 101mila ascoltatori nell’ora media, Radio Toscana 47mila, Lady Radio 43mila e Radio Fiesole non compare in classifica.
Ovviamente siamo estremamente soddisfatti nell’avere un distacco così enorme nei confronti di altre emittenti che parlano come noi di Fiorentina tutti i giorni, ma quella che vorrei provare a raccontare con un pizzico di umiltà (qualità che quando si parla di radio locali proprio non possiedo, ma ci provo lo stesso…) è la fatica quotidiana che facciamo per rimanere da almeno un decennio a questi livelli e con queste distanze.
Il primo sms parte verso le 6.15 del mattino, ma qualche volta anche prima, ed è di solito diretto ad uno della triade: Russo, Sardelli, Loreto.
Da quando poi è partita la vera trasmissione boom del 2009, cioè “Viola del Cuore”, verso le 7 c’è la telefonata con Leonardo Vonci e/o Pietro Vuturo, a volte più raramente con Marzio Brazzini, per confrontarci sui vari argomenti viola, lasciamo comunque sempre a loro la massima libertà di scegliere cosa dire e come dirlo (infatti spesso mi hanno attaccato…).
Nel corso della giornata si accendono varie lampadine, mentre in redazione sono assolutamente mostruosi sul piano tecnico nel recuperare interviste e frammenti audio con metodi a me assolutamente estranei.
Dalle 13 alle 18 ci saranno non meno di 4/5 confronti col sottoscritto per situazioni che si vengono a creare, inviati da mandare improvvisamente nei posti, opinionisti che non si trovano e via a seguire.
Nelle due ore di Pentasport scelgo uno della triade un po’ a caso e lo faccio vittima delle mie incazzature per cose che non vanno, se il conduttore è stato troppo lungo, se si è dimenticato qualcosa da chiedere, se un’intervista è noiosa, se qualcuno dei nostri ha sbarellato nelle proprie affermazioni.
Dopo le 20, e il lunedì e il venerdì dopo le 21.30, parte a volte la telefonata post trasmissione per capire cosa non ha funzionato.
Nella notte, che per me comincia alle 22.30…, qualcuno manda messaggio di giustificazione e/o di proposta per il giorno dopo.
Tutto questo avviene tutti i giorni, dal lunedì al sabato, per 50 settimane l’anno.
Grazie quindi ai 101mila ascoltatori nell’ora media, che raddoppiano durante il Pentasport e che non consento raffronti in termini di audience con chiunque, ma per una volta grazie a chi mi “sopporta” quotidianamente.

Via, non lamentiamoci troppo dell’Italia.
Non siamo perfetti, anzi molto lontani dalla perfezione, ma c’è chi sta peggio, almeno per certi atteggiamenti moralistici.
Per esempio, l’Inghilterra.
Qualcuno mi deve spiegare perché il capitano della Nazionale britannica deve perdere fascia e posto solo per avere avuto una relazione con la moglie di un compagno di squadra.
Eppure c’è una forte corrente di pensiero, che si reputa pure seria, che chiede il linciaggio a mezzo stampa di Terry, che già deve pensare al quasi certo divorzio.
Se fosse così automatica l’esclusione di squadra a mezzo corna e sesso, diverse squadre italiane degli anni ottanta e novanta (quando ancora si poteva avere un rapporto normale coi calciatori) sarebbero state decimate, ve lo assicuro.

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