Attualità


Proviamo per dieci minuti ad estraniarci dalla nostra combattiva quotidianità, voliamo un po’ più alti e guardiamo in basso, osserviamo con attenzione la nostra vita.
Possiamo oggettivamente dire che è impossibile? Che è un inferno?
Se solo “godiamo di buona salute”, come dico sempre in radiocronaca, direi proprio di no.
Dal punto di vista materiale ci manca davvero poco, almeno per gli aspetti essenziali della nostra esistenza.
Quello che ci frega è la prospettiva, il pensiero di come sarà il domani, la fottuta paura di poter perdere qualcosa.
Io non ne sono affatto immune, a volte mi immergo in combattimenti all’arma bianca per questioni risibili che invece bisognerebbe archiviare con una pernacchia.
Sto parlando del lavoro e non solo di aspetti economici.
“L’anno che sta arrivando tra un anno passerà”, cantava Lucio Dalla e a me piacerebbe che ci regalasse soprattutto l’idea che il domani potrà essere migliore.
Siamo quotidianamente e massicciamente bombardati dalle cattive notizie (e anche la Fiorentina da un po’ di tempo ci mette purtroppo del suo).
Io mi sento sinceramente stanco, ormai accendo il computer e apro il giornale con il seguente retropensiero: cosa è successo oggi?
Lo spread è alle stelle? Qualche guru di fama mondiale ha decretato la nostra fine? Ci sono state violenze su anziani e bambini? Quale bischerata ha detto Berlusconi? E Bossi lo hanno internato o ha sparato qualche altra pesante e offensiva idiozia? In quante nuove mini correnti si è frantumata ciò che resta della sinistra? Marco Rizzo ha mandato un messaggio di solidarietà a qualche altro dittatore? Ci sono altre imprese, altri negozi che chiudono? E’ stata violentata un’altra donna?
Basta!
Spero per tutti noi in un 2012 “normale”, dove la positività possa almeno far pari con lo schifo della nostra società, dove si racconti la parte eccellente della nostra vita: il volontariato, chi salva la vita, chi lavora seriamente, chi non si alza la mattina per fregare il prossimo, chi combatte i parassiti che si annidano in tutte le professioni,.
Sembra poco, ma vi assicuro che sarebbe un cambiamento epocale rispetto agli ultimi anni.

Frammenti dell’infanzia: le prime partite della Fiorentina, la passione per i viola, il pianto irrefrenabile quando Hamrin se ne andò via e Gianni Rivera, il mio giocatore preferito, pur non avendo mai avuto alcuna simpatia particolare per il Milan.
Mi piaceva moltissimo come giocava, la sua tecnica, il mettere il pallone nei corridoi impossibili e la rete del 4 a 3 alla Germania vista in diretta in un orario proibito è stata la mia definitiva iniziazione al calcio.
Mi è poi sempre piaciuto anche dopo, quando prendeva posizioni scomode fuori dal campo, l’orgoglio mostrato all’arrivo di Berlusconi e ricordo ancora la grande emozione provata la prima volta che lo intervistai nel maggio 1979, quando era alla sua ultima stagione da calciatore.
Ora leggo che ha firmato un contratto con la Rai per partecipare a “Ballando con le stelle”: ma perché?
Che bisogno aveva di infilarsi, uno con il suo carisma ed il suo passato, nel tritacarne televisivo?
Rivera non è mica Bobo Vieri, oltretutto viaggia spedito e da gran signore verso i 70 anni, che compirà nel 2013.
Una delusione, davvero, superiore anche a quella provata quando ho visto Robert De Niro cinguettare commosso con tutti i protagonisti di “Manuale d’amore 3”.
Di peggio ci sarebbe solo “Il Grande Fratello” per Rivera e “Vacanze a vattelapesca” per De Niro, ma ormai non si può più essere sicuri di niente.

Stamattina mi sono svegliato con la voglia di fare un bel gesto, qualcosa che andasse al di là delle normali donazioni di questo periodo.
Ecco quindi l’idea: riammetto nel blog tutti quelli che avevo eliminato per via delle cose che scrivevano, delle offese che rivolgevano, delle parole che usavano.
E’ la voglia di dialogare che torna prepotente, quel senso di libertà che a volte mi fa essere sin troppo tollerante e passare sopra a concetti che proprio non sopporto, ma che nella mia personale scala di valori rientrano ancora nel lecito.
Ci prepariamo a passare un Natale con la paura, molta più paura del solito, per il futuro.
Personalmente mi sento sfiancato da questo senso di precarietà che accompagna la nostra vita lavorativa e sociale: sembra che si debba pagare le colpe di generazioni passate e forse è proprio così.
Ecco, quello che ci manca rispetto ai nostri genitori non è il denaro (quello che ne abbiamo certamente più di loro), ma la speranza, quell’idea che il domani sarà migliore dell’oggi.
Ci hanno cancellato il pensiero positivo, ma siamo certi di non aver contribuito anche noi a tutto questo con il nostro comportamento quotidiano?
Mi piacerebbe molto che ci ribellassimo al “senza futuro”, che accettassimo l’idea che si possa perdere un grammo del nostro grasso benessere a favore di un’apertura di credito su ciò che verrà e ciò che saremo.
Un mondo più giusto?
Pensarlo è da ingenui, lottare per una parte infinitesimale del nostro tempo per realizzarlo può farci stare tutti un po’ meglio.
Buon Natale a tutti.

Serata di fine anno con la mia squadra, quella di Radio Blu.
Ma mia davvero, perché me li sono scelti personalmente cercando di sbagliare il meno possibile e perché di loro conosco tutto sul piano professionale e anche tante cose private.
E’ molto difficile spiegare cosa significhi Radio Blu per e nella mia vita, ma forse c’è qualcosa che può aiutare: a me non sembra neanche di lavorare quando penso alla radio.
Se si eccettua il lato commerciale e di relazione con i vari potentati, il resto non è fatica, ma passione pura.
Anche adesso, dopo oltre 32 anni, io mi sveglio, penso, organizzo, mi incazzo, sono soddisfatto esattamente come se avessi iniziato ieri.
C’erano quasi tutti ieri sera, compresi i ragazzi di “Viola nel cuore” che ormai fanno parte della famiglia, c’erano anche Sara ed Elisa e mi ero portato pure Valentina per farle vedere come funziona questo mondo un po’ nevrotico e per me affascinante come nessun altro.
E’ stata una serata da cazzeggio pieno, com’era giusto che fosse, e io me li guardavo uno ad uno, cercando di capire che speranze professionali avessero per il futuro, pensando a chissà quante volte mi avranno mandato a quel paese per un rimprovero o una sveglia mattutina, alle delusioni che hanno provato perché magari per quel determinato servizio avevo scelto un altro.
Beh, lo confesso: per una volta mi sarebbe piaciuto essere uno di loro, per comprendere cosa si prova ad avere meno responsabilità e tante aspettative.
E’ durato poco, ma è stato molto intenso.

Sicuramente ci avranno già pensato, ma questo è anche un modo per confrontarci su questo terribile argomento: sarebbe bello e importante che sabato sera la Fiorentina giocasse con la fascia nera al braccio e che venisse osservato un minuto di raccoglimento prima dell’inizio.
Quello che è accaduto ieri a Firenze non fa parte della nostra cultura, di questo sono sicuro: noi non siamo così.
Spero tanto che non vengano fuori addentellati e/o complicità per questo stronzo che ha passato tutta la sua vita a sguazzare nell’odio verso il prossimo.
Io ieri ho provato un po’ di imbarazzo a sentirmi fiorentino e italiano.

Sono stato puntualmente e giustamente investito dalla manovra Monti.
Pagherò un bel po’ di soldi in più e ho smesso di domandarmi quando andrò in pensione, forse nel 2026, certamente almeno cinque anni dopo rispetto ai calcoli precedenti.
Eppure lavoro dal 1979, ma per almeno un quinquennio ho e hanno ignorato la previdenza, mi ricordo solo che cercavo di barcamenarmi faticosamente con quello che passava il convento.
Non mi angoscia affatto l’idea del mancato riposo, ma capisco bene l’incazzatura di chi svolge attività usuranti, un po’ meno quella di chi è semplicemente stanco del proprio impiego e comunque a tutti domando: esistevano altre strade?
Per me Monti sta facendo il massimo, anche se ha dovuto concedere qualcosa a destra (la mancata patrimoniale e naturalmente le frequenze televisive) e a sinistra (l’1,5% sui patrimoni scudati è senza senso: toglie credibilità ai futuri patti tra cittadini e Stato per portare a casa somme minime).
Sinceramente i sacrifici che mi sta chiedendo il Governo si concretizzeranno per la famiglia Guetta in una settimana in meno di vacanza, e non mi sembra davvero qualcosa per cui valga la pena di strepitare, se solo vado a vedere come se la passa un buon 20% dei miei connazionali.
Il vero problema è la mentalità: se mai superemo, come spero, il rischio default riusciremo a diventare veramente una Nazione un po’ più coesa?
Un Italia in cui non si guarda più con malcelata simpatia al bastardo che ha denunciato 5 euro di redditi e ha venduto terreni per 65 milioni?

Noi che ci siamo abituati da sempre non ci facciamo mai caso, ma ci avete pensato al fascino assoluto e decisivo che esercita Firenze?
Ci rendiamo conto in quale fantastico posto viviamo?
Ci riflettevo ieri durante la diretta di Radio Blu da Palazzo Vecchio: quale altra città, più che il premio, avrebbe smosso Roberto Baggio e Platini, non proprio due ex qualsiasi che vanno ovunque?
Un parterre di nomi eccellenti, se si considerano Galliani e Sacchi, oltre ai toscani Collina e Lippi.
Prandelli non lo considero, perché giocava in casa e comunque c’era anche lui.
Dici Firenze e ti si aprono diverse porte, nonostante il nostro caratteraccio, forse bisognerebbe tenrlo a mente più spesso.
Piccola annotazione finale polemica, da fiorentino…: ma un posticino a Rivera nella Hall of Fame del calcio italiano era proprio impossibile da trovare?

E’ curioso il fatto che questo blog e Radio Sportiva siano nati esattamente lo stesso giorno: il primo dicembre.
E’ curioso perché rappresentano il mio “palcoscenico” più intimo e quello più vasto, anche se il cuore batte e batterà sempre e soprattutto per Radio Blu.
Sono dunque ormai sei anni che siamo insieme e questa è diventata una dolce schiavitù: se rimango due giorni senza scrivere mi assale un vago senso di colpa, come se foste voi il mio editore.
Le ultime cifre dei cosiddetti accessi sono impressionanti e fortificano la quarta posizione (dietro i soliti tre) tra i siti/blog che parlano di Fiorentina, anche se come sapere qui si parla di tutto.
Radio Sportiva compie un anno tra mille difficoltà dovute alla mancanza di rilevazioni ufficiali che non permettono di sapere quanti ascoltatori ci siano in tutta Italia: comunque sia siamo arrivati fin qui e andremo avanti ancora a lungo.
Io penso che siano in tanti ad ascoltarla, così come credo che il lavoro fatto fino ad oggi dai ragazzi cresciuti a Radio Blu e prelevati tra il meglio che c’era in giro sia stato davvero eccellente.
Oggi poi parte qualcosa di nuovo anche a Radio Blu, un’altra finestra di informazione sullo sport, breve e intensa: come vedete non ci annoiamo proprio mai.

Non so come si sia entrati nell’argomento, ma stavolta non si scherza.
Quando si parla di certe cose, bisogna fare un passo indietro, trattenere il respiro e sperare solo che non tocchi a te o a qualcuno a cui vuoi bene.
E in alcuni casi io preferirei toccasse a me.
Quando penso che ho più di mezzo secolo di vita, e succede molto più di quanto io voglia, scatta quasi sempre il riflesso automatico: che accadrà dopo?
Sulla bestia, che ancora ho paura, una paura infantile e stupida, a chiamare col suo nome, il sentimento è da gioco d’azzardo, forse un retaggio di alcuni anni stupidi, stropicciati e un po’ buttati via: fai che non esca il mio numero.
Le analisi? Le ho fatte e le farò con gran fatica perché è vero che esiste un fatalismo idiota, quasi la voglia di non sapere.
E se poi esce davvero quel maledetto numero?
Che faccio?
Mi metto a raccontare le umane miserie di un corpo devastato (ah, l’esibizionismo incontenibile del giornalista…) o uso il metodo “Manuela”, cioè mi incazzo se solo qualcuno accenna alla mia malattia e me ne vado con enorme dignità?
Non lo so e vorrei non arrivare mai alla scelta e intanto ogni giorno la pallina gira in questa meravigliosa roulette che è la vita.

Ora che se ne è finalmente andato, insieme speriamo al suo circo di affaristi, ballerine e nani, possimo provare a considerare chi non la pensa come noi come un interlocutore, al limite un avversario, ma mai un nemico?
Da italiano è uno dei giorni più belli della mia vita: non ne potevo veramente più, mi sembrava di vivere in un incubo ogni giorno più brutto.
Adesso dovrebbe essere il momento degli uomini e delle donne (e speriamo ce ne siano nel governo Monti!) di destra, di sinistra e di centro di buona volontà.
E’ una specia di dopoguerra mediatico: moderiamo i toni, mettiamoci ventre a terra e cominciamo la risalita, ma questa sera resterà indimenticabile.

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