Attualità


Mi ricordo della raccomandazione che i miei genitori facevano spesso a mia sorella negli anni della nostra prima adolescenza: “controlla la coda di David, ha sempre la camicia fuori dai pantaloni”.
Avvertimento inutile: ho continuato a girare per anni con la coda, non attribuendo in verità alcun nesso tra questo particolare e lo scarsissimo successo che ho avuto con le ragazze fino ai 16 anni, sempre ammesso che un nesso sia esistito.
Quarant’anni dopo non sono cambiato, resto il solito trasandato, anche se il mio guardaroba è vertiginosamente migliorato grazie soprattutto alla presenza delle tre donne che ho in casa.
Non porto mai la cravatta (tranne che in rarissime occasioni, quando sono in pratica costretto), anzi non la porto da almeno una decina di anni e non esiste una vera spiegazione al mio stop, cioè non c’è niente di “sociale” in tutto questo, semplicemente non mi piace più.
Ci sono dei momenti in cui ho delle folgorazioni del tipo: certo mi piacerebbe essere sempre in punto e virgola come x o come y e me lo potrei pure permettere, ma sono attimi di follia, che come arrivano passano e così torno al mio stile, che può piacere o meno senza che questo turbi i miei pensieri.
Una cosa però tengo a dirla: non ho nel mio guardaroba ne’ calzini corti ne’ calzini bianchi, li sopporto meno della cravatta e l’immagine molto particolare di ieri con Anderson e Mencucci è legata solo al mio agitarmi, nonostante il calcolo che non se ne va.
Un po’ come la coda di quando avevo 14 anni…

La vergogna peggiore di questi giorni è la vergogna di Stefano Fassina.
Vice ministro di un Governo formato con Berlusconi, sempre lì ancorato alla poltrona anche dopo il passaggio al rango di pregiudicato del predetto Berlusconi, e adesso sconvolto dal fatto che il segretario del suo partito provi a fare una legge elettorale dialogando nientepopodimeno che con Berlusconi.
Viene fuori il peggio del peggio della sinistra dalla levata di scudi isterica della minoranza.
Esce ancora una volta quel senso di superiorità che non ho mai capito e che ricordo bene fin dagli anni degli attivi e delle assemblee: noi conosciamo la verità dei fatti, noi siamo culturalmente di un’altra estrazione, noi non ci confondiamo con chi ha la nostra preparazione e la nostra storia.
E bravi Cuperlo, Fassina, D’Alema e compagnia cantante: continuate pure a farvi del male con i vostri giochetti dialettici, i vostri “tavoli di lavoro” e le vostre “piattaformme programmatiche”.
Potreste pure riesumare le “convergenze parallele” di Moro, che in fondo non vi dispiacevano poi tanto, visto che vi permettevano di occupare il potere senza metterci provando a governare.
Basta che vi leviate dai tre passi, che lasciate ad altri almeno la possibilità di provare a resuscitare questo Paese moribondo anche per colpa vostra.
Vi sembra poca cosa una legge elettorale che consente di governare, l’abolizione del Senato e dell’ormai inutile bicameralismo perfetto, il risparmio di un miliardo di euro tra indennità a senatori e riduzione dei vergognosi compensi regionali?
Ma voi, scusate, cosa avete fatto e proposto in questi nove mesi di equilibrismi tattici e di governo con Bungasconi, oltre a partorire la follia del calcolo dell’IMU ridotta, non ridotta, o alla carta?

Lo so che è arrivato Matri e che sta per arrivare Anderson, ma noi maschietti da qualche giorno siamo divorati da una domanda che ognuno si è inevitabilmente posto (non fate i furbi: lo avete fatto, sì che l’avete fatto).
Vorrei essere illuminato per la risposta da qualche fanciulla o signora del blog e credo che la superba penna di Massimo Gramellini, per giunta granata doc, non avrebbe saputo descrivere meglio l’incresciosa situazione.

Chiedo scusa per la futilità dell’argomento, ma i traffici sentimentali del presidente Hollande (pronuncia: Olaond, con bocca storpiata in una smorfia parigina di fastidio) suscitano in noi, maschi banali e insensibili alle grandi questioni geopolitiche, una vibrante e insopprimibile curiosità: come fa? Come fa, dico, un ometto dal viso di meringa occhialuta a saziare e straziare legioni di cuori femminili? E non si sta parlando di suffragette libro-repellenti, incantabili da una collana di lapislazzuli o dal miraggio di una scodinzolata in tv. Le donne che quel signore senza carisma – ogni volta che apre bocca sembra il vicepresidente di se stesso – è riuscito a sedurre vantano fascino e personalità da vendere, oltre che una dose ubriacante di puzza sotto il naso. Eppure la statista raffinata e la giornalista unghiuta hanno baccagliato come tigri al momento della sua incoronazione, una di loro è in ospedale a curare lo smacco del tradimento, mentre la favorita del momento – un’attrice, ma naturalmente un’attrice impegnata – si è battuta per lui in campagna elettorale. E questo per limitarsi alla lista di dominio pubblico.
Come fa? Le ipnotizza con il suo irresistibile sguardo da sogliola alla mugnaia? O le conquista con uno di quei comizi che hanno fatto russare davanti alla televisione milioni di francesi? Al confronto Sarkozy è Johnny Depp. A proposito, non è che anche madama Bruni ha incontrato Hollande davanti a una tisana e… No, impossibile, e comunque non lo voglio sapere.

Un altro anno è andato, la sua musica finita, quanto tempo che è passato e passerà…
Grande Guccini: in tutta la Val Badia penso di essere stato l’unico a sciare cantandolo a squarciagola con le cuffiette infilate nelle orecchie (e poi dicono che i figli non ti insegnano niente: e chi le sa mettere le canzoni dell’epoca “preistorica” nell’ipod?).
Dicono che ripartire il lunedì sia uno dei piccoli traumi della civiltà occidentale, che però possono provare solo i fortunati che hanno un lavoro.
A me non è me pesato particolarmente perché da 33 anni la domenica è il mio giorno più impegnativo, però effettivamente oggi non è stato facile cercare di trovare subito il passo giusto per essere all’altezza dei vari impegni.
Un piccolo letargo mentale da cui nessuno è immune, credo.
Buona ripartenza a tutti.

Ragazzi, lo so che è giovedì, non sono ancora completamente bollito
Ma è anche il 2 gennaio e riparte un po’ tutto, no?

E’ stato un anno duro, ma positivo.
Ovviamente la valutazione è personale e ad un certo punto della vita ti accorgi che interessa sempre di meno conquistare chissà cosa preferendo invece coltivare ciò che hai.
Sul piano professionale sono stati dodici mesi di grandi soddisfazioni, come sempre vissute nello spazio di cinque minuti, per colpa o merito di questo carattere tendente sempre al domani.
Naturalmente la famiglia viene al primo posto e il bilancio soddisfacente viene da lì, metterei la firma per una lunga ripetizione di quanto appena passato.
La Fiorentina è andata bene, la società è creciuta, manca ancora quella disponibilità ad aprirsi completamente che invoco da anni (allenamenti aperti, per esempio), ma se penso a dove eravamo tra il 2010 e il 2012 le cose fatte mi paiono miracolose.
Siamo sempre angosciati per il futuro, però oggi la palla è in mano a due giovani, almeno politicamente, ed io mi sento un po’ più fiducioso, anche se capisco benissimo le ragioni di chi ha perso la speranza ed è sempre più arrabbiato.
A loro, a voi, a tutti e soprattutto a coloro che non godono di un bene inestimabile come la salute l’augurio di un 2014 migliore.

In questo finale di 2013 mi pre giusto rendere omaggio a tutti quelli che non leggete sul blog per manifesta volontà di molestare o per incapacità varie.
Così avranno i loro 5 minuti di celebriità, scriveranno ancora e io continuerò a non pubblicarli.
Partirei dall’emigrante compulsivo, che ho scoperto scrivere a tutti e a cui non va bene niente.
Nel mio caso offende, in altri contesta inevitabilmente tutto quello che viene detto o scritto: deve passare molto del suo tempo in steraming,sui siti e su questo blog, poveraccio.
Poi c’è quello che sa tutto di ciò che avviene nelle radio, la mia e le altre e anche lui non perde un colpo.
Ogni occasione è buona per sbraitare o pungere velenosamente, ultimamente sperava di essere pubblicato con un post di offese a Corvino: poveraccio bis.
Passiamo al fanatico di Batistuta e ovviamente contro di me qualsiasi cosa faccia o dica.
Lui mi fa più pena degli altri perché spera due cose: la prima di essere pubblicato nelle sue insolenze, la seconda di guadagnare la benevolenza di Bati, come se fosse uno che sta dietro a queste cose.
Infine c’è la pletora dei mitomani, ogni tanto rispuntano con varie ed eventuali, ma lì la galassia è davvero troppo vasta per una panoramica approfondita.

Per merito (o per colpa) della Fiorentina, niente settimana bianca a marzo, ma, senza entusiasmi particolari, eccoci qui nella fantastica Val Badia a passare le vacanze tra Natale e Capodanno.
Senza entusiasmi particolari perché sapevo bene cosa avrei trovato: code, prezzi alle stelle, giornate corte, rischio di brutto tempo.
L’unica cosa sorprendente è che non è cambiato niente a livello di prenotazioni rispetto all’ultima vola che avevo vissuto la stessa esperienza,cioè qui è come se la crisi non fosse mai passata, figuriamoci poi se si sente adesso.
Nei discorsi in cabinovia o nelle attese agli impianti sento parlare solo di neve più o meno buona, di cosa propongono i locali di Corvara, del tempo per domani e cose simili.
Ovviamente, così prevengo qualsiasi ragionamento sull’argomento, io e la mia famiglia facciamo parte di chi sta (almeno per ora) più o meno comodamente nella zona privilegiata della società civile, ma sono abituato a farmi domande, anche quando non trovo della riposte.
Per questo mi chiedo che razza di Paese sia mai diventato quello in cui viviamo, una Nazione in cui i poveri aumentano a dismisura attingendo a piene mani nella ex classe media.
Il concetto è sempre quello: essere disposti a rinunciare a qualcosa (magari pure a dimezzare i miei sei giorni in montagna) per una più equa distribuzione della ricchezza, sempre però seguendo criteri meritocratici.
Quando ero giovane tutto questo si chiamava socialismo, adesso non lo so più.

Avvertenza per chi soffre di diabete sentimentale: non andate avanti nella lettura, perché questo post gronda di buoni sentimenti e pure di una sana dose di retorica.
Mi è capitato in questa settimana di fare un paio di telefonate a signore anziane che quasi non credevano al fatto che chi accompagnava le loro domeniche (e quelle dei propri mariti scomparsi) fosse lì, dall’altra parte del filo ad augurare loro buone feste.
Erano felici, almeno per cinque minuti: uno squarcio di contatto umano nel deserto della loro solitudine.
Premesso e controfirmato che io non sono veramente nessuno, e che devo alla Fiorentina quel poco di popolarità di cui godo, credo che ognuno di noi possa davvero fare un piccolo gesto per gli altri in favore degli altri, qualcosa che a me rimpie di emozione e che mi fa sentire dopo molto meglio.
Ieri siamo andati a trovare un nostro amico sfortunato che da anni combatte una battaglia contro un nemico che lo ha colpito a tradimento nel pieno della vita, un ragazzo di cinquanta anni con una moglie e una figlia fantastiche, due donne che ci insegnano ogni giorno cosa sia il vero amore.
Cazzeggi assortiti, prese per il bavero fino a scorticarsi, una prova d’orchestra sentimentale tra uomini di grande intensità con lui che rideva partecipe e noi che non davano assolutamente peso alla sua malattia.
Era come se fossimo tornati in piazza Savonarola e se fossimo stati davvero lì, trent’anni dopo, ce ne saremmo fregati del freddo e di quel maledetto chiosco che hanno messo là in mezzo e avremmo provato a fare un partitina tra le panchine, con lui seduto a guardarci.
Ero talmente preso che ho fatto perfino tardi, proprio io che sono un maniaco della puntualità…
Basta così poco per volere bene, per volersi bene, perché dopo si sta meglio.
Ve lo assicuro, è certificato.
Un abbraccio e un fortissimo buon Natale a tutti voi.

Non ho mai conosciuto personalmente Rino Gattuso, eppure sarei pronto a… scommettere sulla sua totale estraneità allo schifo che è emrso in questi ultimi giorni.
Mi pare impossibile per tutta una serie di mtivi che vanno dal mancato interesse economico all’idea che mi sono fatto del Gattuso uomo.
Così come ad essere del tutto sincero, e al netto dei sentimenti sulla Juve, non ho mai davvero creduto al coinvolgimento di Conte nei casini di Siena e Bari.
Al massimo un far finta di non vedere che c’era qualcosa di strano, ma proprio andando molto in là.
E’ vero che spesso, come diceva Boskov, la “testa dei giocatori è buona per portare cappello”, ma questi sono uomini che secondo me avrebbero fatto la loro figura anche in altri campi.
Mi piacerebbe poi che queste inchieste infinite e sfibranti avessero una loro conclusione in tempi ragionevoli e non fossero bombe ad orologeria piazzate lì per sputtanere persone e far pensare che tutto è marcio.

Come forse avrete letto o sentito, faremo la radiocronaca anche nella stagione 2014/2015.
Scherzando, ma fino ad un certo punto, da qualche tempo vo ripetendo a chi mi sta intorno che la vera notizia sarebbe quella che “Radio Blu non fa più la radiocronaca”, visto che siamo in pista dal campionato 82/83, cioè quando ancora giocava Zoff, pensa te.
In una serena e un po’ imbarazzante retrospettiva dei miei ultimi 27 anni di vita professionale, cioè dal 1987 oggi, devo candidamente confessare di aver frantumato per questa storia i cosiddetti a due mogli e un bel po’ di amici che hanno sopportato con cristiana rassegnazione (non mi pare che ci fossero ebrei nell’elenco…) le mie masturbazioni mentali sull’argomento, spesso frutto di diverse notti insonni.
Tutto questo è accaduto almeno fino al 2008 e sono stati anni in cui il drago (cioè il nemico che si frapponeva tra me e la mia voglia di di trasmettere la Fiorentina) ha assunto varie sembianze, alcune in verità un po’ fantasiose: Matarrese, l Rai, il network che doveva spazzarci via tutti, l’ispettore della Lega Calcio, il partito politico che stava dietro ad un’altra radio, i miei rapporti con i mammasantissima del gruppo Cecchi Gori, i tanti soldi sbandierati dai concorrenti, la C2, la ritrosia della vecchia proprietà nel continuare a spendere, l’ostilità di Corvino, i vari cambi all’interno della Fiorentina.
Negli ultimi tempi sulla storia della radiocronaca mi sono parecchio calmato, sarà l’età, anche se poi bisognerebbe chiedere a Letizia e alla redazione se sia vero oppure no.
C’è comunque un momento magico, in trasferta, in cui passo cinque minuti solo con me stesso ed è bellissimo.
Succede quando la Fiorentina effettua il riscaldamento ed io comincio a pensare a quante volte sono stato in quello stadio, alla fortuna che avrò nel raccontare da lì a breve la partita, a quanto in fondo, al di là della fatica, ami ancora tantissimo ciò che faccio.
Non so quanto potrà ancora durare, intanto mi sono allungato il godimento fino a giugno del 2015.

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