Attualità


In questo finale di 2013 mi pre giusto rendere omaggio a tutti quelli che non leggete sul blog per manifesta volontà di molestare o per incapacità varie.
Così avranno i loro 5 minuti di celebriità, scriveranno ancora e io continuerò a non pubblicarli.
Partirei dall’emigrante compulsivo, che ho scoperto scrivere a tutti e a cui non va bene niente.
Nel mio caso offende, in altri contesta inevitabilmente tutto quello che viene detto o scritto: deve passare molto del suo tempo in steraming,sui siti e su questo blog, poveraccio.
Poi c’è quello che sa tutto di ciò che avviene nelle radio, la mia e le altre e anche lui non perde un colpo.
Ogni occasione è buona per sbraitare o pungere velenosamente, ultimamente sperava di essere pubblicato con un post di offese a Corvino: poveraccio bis.
Passiamo al fanatico di Batistuta e ovviamente contro di me qualsiasi cosa faccia o dica.
Lui mi fa più pena degli altri perché spera due cose: la prima di essere pubblicato nelle sue insolenze, la seconda di guadagnare la benevolenza di Bati, come se fosse uno che sta dietro a queste cose.
Infine c’è la pletora dei mitomani, ogni tanto rispuntano con varie ed eventuali, ma lì la galassia è davvero troppo vasta per una panoramica approfondita.

Per merito (o per colpa) della Fiorentina, niente settimana bianca a marzo, ma, senza entusiasmi particolari, eccoci qui nella fantastica Val Badia a passare le vacanze tra Natale e Capodanno.
Senza entusiasmi particolari perché sapevo bene cosa avrei trovato: code, prezzi alle stelle, giornate corte, rischio di brutto tempo.
L’unica cosa sorprendente è che non è cambiato niente a livello di prenotazioni rispetto all’ultima vola che avevo vissuto la stessa esperienza,cioè qui è come se la crisi non fosse mai passata, figuriamoci poi se si sente adesso.
Nei discorsi in cabinovia o nelle attese agli impianti sento parlare solo di neve più o meno buona, di cosa propongono i locali di Corvara, del tempo per domani e cose simili.
Ovviamente, così prevengo qualsiasi ragionamento sull’argomento, io e la mia famiglia facciamo parte di chi sta (almeno per ora) più o meno comodamente nella zona privilegiata della società civile, ma sono abituato a farmi domande, anche quando non trovo della riposte.
Per questo mi chiedo che razza di Paese sia mai diventato quello in cui viviamo, una Nazione in cui i poveri aumentano a dismisura attingendo a piene mani nella ex classe media.
Il concetto è sempre quello: essere disposti a rinunciare a qualcosa (magari pure a dimezzare i miei sei giorni in montagna) per una più equa distribuzione della ricchezza, sempre però seguendo criteri meritocratici.
Quando ero giovane tutto questo si chiamava socialismo, adesso non lo so più.

Avvertenza per chi soffre di diabete sentimentale: non andate avanti nella lettura, perché questo post gronda di buoni sentimenti e pure di una sana dose di retorica.
Mi è capitato in questa settimana di fare un paio di telefonate a signore anziane che quasi non credevano al fatto che chi accompagnava le loro domeniche (e quelle dei propri mariti scomparsi) fosse lì, dall’altra parte del filo ad augurare loro buone feste.
Erano felici, almeno per cinque minuti: uno squarcio di contatto umano nel deserto della loro solitudine.
Premesso e controfirmato che io non sono veramente nessuno, e che devo alla Fiorentina quel poco di popolarità di cui godo, credo che ognuno di noi possa davvero fare un piccolo gesto per gli altri in favore degli altri, qualcosa che a me rimpie di emozione e che mi fa sentire dopo molto meglio.
Ieri siamo andati a trovare un nostro amico sfortunato che da anni combatte una battaglia contro un nemico che lo ha colpito a tradimento nel pieno della vita, un ragazzo di cinquanta anni con una moglie e una figlia fantastiche, due donne che ci insegnano ogni giorno cosa sia il vero amore.
Cazzeggi assortiti, prese per il bavero fino a scorticarsi, una prova d’orchestra sentimentale tra uomini di grande intensità con lui che rideva partecipe e noi che non davano assolutamente peso alla sua malattia.
Era come se fossimo tornati in piazza Savonarola e se fossimo stati davvero lì, trent’anni dopo, ce ne saremmo fregati del freddo e di quel maledetto chiosco che hanno messo là in mezzo e avremmo provato a fare un partitina tra le panchine, con lui seduto a guardarci.
Ero talmente preso che ho fatto perfino tardi, proprio io che sono un maniaco della puntualità…
Basta così poco per volere bene, per volersi bene, perché dopo si sta meglio.
Ve lo assicuro, è certificato.
Un abbraccio e un fortissimo buon Natale a tutti voi.

Non ho mai conosciuto personalmente Rino Gattuso, eppure sarei pronto a… scommettere sulla sua totale estraneità allo schifo che è emrso in questi ultimi giorni.
Mi pare impossibile per tutta una serie di mtivi che vanno dal mancato interesse economico all’idea che mi sono fatto del Gattuso uomo.
Così come ad essere del tutto sincero, e al netto dei sentimenti sulla Juve, non ho mai davvero creduto al coinvolgimento di Conte nei casini di Siena e Bari.
Al massimo un far finta di non vedere che c’era qualcosa di strano, ma proprio andando molto in là.
E’ vero che spesso, come diceva Boskov, la “testa dei giocatori è buona per portare cappello”, ma questi sono uomini che secondo me avrebbero fatto la loro figura anche in altri campi.
Mi piacerebbe poi che queste inchieste infinite e sfibranti avessero una loro conclusione in tempi ragionevoli e non fossero bombe ad orologeria piazzate lì per sputtanere persone e far pensare che tutto è marcio.

E’ uno di quei rarissimi casi in cui credo sia giusto dire che siamo davvero tutti più soli.
Senza retorica, ma solo cercando di rileggere (o leggere per la prima volta) la storia di un uomo speciale, che non si vergognava a confessare anche le proprie debolezze.
Un gigante, reso ancora più grande dalla miseria dei tempi che viviamo.
Grazie Madiba.

Andrò a votare alle primarie del PD, al ritorno da Roma, e darò la mia preferenza a Matteo Renzi.
La considero l’unica, e temo tra le ultime, speranza concreta per provare a fermare il declino di questo Paese che continuo a considerare meraviglioso e anche l’unico dove potrei vivere, forse anche a causa del mio immutabile e credo definitivo provincialismo.
Matteo Renzi è forse il politico che ho conosciuto un po’ più da vicino in questi oltre trent’anni di marciapiede calcistico e mi sembra già oltremodo positivo il fatto che l’approfondimento personale non abbia determinato un ripensamento delle mie idee iniziali.
Sono convinto che ci proverà davvero a cambiare le cose, a rendere il merito il più importante veicolo di ascesa o discesa professionale, ad evitare i vergognosi sprechi e le maleodoranti ruberie di questi decenni.
Che poi ci riesca è un altro discorso e ovviamente non dipenderà solo da lui, ma anche dalle persone che però lui sceglierà e di cui sarà responsabile.
E c’è un’altra cosa che apprezzo moltissimo in Renzi: considera l’avversario politico un interlocutore da battere, non un nemico da abbattere in tutti i modi, leciti e vietati.
Forse lunedì cominceremo a sperare di vedere un’altra Italia.

…date una carezza ai vostri bambini e dite che questa è la carezza del Papa.
Ero un bambino e quella frase così dolce di Papa Giovanni XXIII entrò anche in casa Guetta, tanto che ancora ne ho un preciso e bellissimo ricordo, pur non avendola ovviamente ascoltata in diretta.
I tempi purtroppo sono molto cambiati e oggi i bambini vengono utilizzati per lanciare anatemi.
Lo ha fatto il nostro ex Presidente del Consiglio, rivolgendosi ai “colleghi senatori” e ammonendo a non votare la sua decadenza pena una crisi di coscienza di fronte ai propri figli.
Con tutto questo casino mediatico messo in piedi da Berlusconi e dalle sue tante gazzette mediatiche ho l’impressione che gran parte delle persone abbia perso il senso della cosa, e cioè che la decadenza dalla carica di senatore dell’ex premier sia solo un fatto tecnico, direi automatico, vista la condanna.
A meno che non si voglia sancire il principio che esiste un italiano che non è uguale agli altri davanti alla legge, cosa peraltro già sospettata da tempo e purtroppo non solo per Berlusconi.
Nel caso però sarebbe necessario che venisse adottato un provvedimento ad hoc, qualcosa di definitivamente dirimente anche per le prossime condanne che passeranno in Cassazione: qualunque cosa abbia fatto o detto, Silvio Berlusconi non può orologi replica essere condannato.
E se per caso lo fosse, non deve in alcun modo scontare la pena.
Basta saperlo.

Avevo un’immagine lontana nel tempo di Gil De Ponti, datata 1975.
Ero in classe con Giampaolo Panichi, grande capitano della Rufina (riuscì pure a farmi provare, ma mi scartarono, giustamente), che lo conosceva per motivi calcistici e quando esordì in serie A col Cesena sembrò quasi che per interposta persona giocasse tutta la seconda L del glorioso Duca D’Aosta.
Trentotto anni dopo lo ritrovo all’aeroporto di Cluji felicemente mischiato con gli altri tifosi del Viola Club Lippi e la scoperta merita qualche riga.
Nel cazzeggio pre partenza siamo in un gruppetto di persone e lui, chiacchierando del più e del meno, dice di aver giocato in terza categoria.
Con un pizzico d’orgoglio gli dico che ho fatto la seconda nel Doccia e che comunque un po’ è vero, “essere andati in campo aiuta a capire il calcio”.
Quando mi spiegano chi è, mi si apre un mondo e sono perfino contento di essere stato preso per i fondelli, ovviamente non me lo faccio scappare e ieri sera me lo sono gustato nel Pentasport.
Sapevo molte cose di lui come calciatore, pochissimo come conquistatore di donne (Gloria Guida, Serena Grandi e Carmen Villani, più una ex di Guccini per me valgono quasi il pallone d’oro), e ancora meno sulla sua voglia di Firenze, sulle sue radici.
Pur girando il mondo in lungo e largo è come se non si fosse mai mosso da Rifredi, dal Lippi e ieri sera dopo la trasmissione andava a vedere giocare la squadra di calcio a sette, quasi in incognito.
Va in trasferta come un tifoso qualunque e ha una dolcezza di fondo che solo la malattia ha un po’ indurito, ma è davvero un gran personaggio che per due ore mi ha fatto sentire l’odore tanto rimpianto dell’olio canforato.

Molto lentamente ci stiamo avviando ad una certa parità tra uomini e donne, almeno in casa Guetta.
Ieri sera si è affacciata Valentina, l’unica tra i discendenti a mostrare un minimo di interesse per le partite in televisione, e le ho detto che Cristiano Ronaldo aveva fatto cose pazzesche.
Il suo commento, secondo me fantastico e che testimonia del cambiamento in atto è stato: “ma come fa ad essere così bravo, se è così bello”.
Che è un po’ la stesso metro che noi maschi abbiamo usato per secoli e di cui in tutta sincerità sono un po’ prigionisero anch’io: ci pare strano che una bella donna possa essere anche intelligente e magari molto più in gamba di noi uomini.
E certo, già ci fa alzare il testosterone, mica vorrai che ci metta pure in difficoltà con altre doti: a tutto c’è un limite, santo cielo…
Comunque, lato estetico a parte, Cristiano Ronaldo è mostruoso e davvero non capisco come possa perdere il Pallone d’oro che in passato è stato consegnato a chi valeva un terzo rispetto a lui.
E’ meno simpatico di Messi e meno brutto di Ribery, però credo che nel 2013 non ci sia stato davvero nessuno al suo livello.

C’è qualcosa che sfugge nell’accanimento mostrato per la permanenza della Cancellieri al Governo.
Altri ministri sono stati indotti alle dimissioni per molto di più o molto di meno e comunque alla fine se ne sono andati, qualunque fosse la loro appartenenza politica.
La Cancellieri no, lei va a chiedere protezione da Napolitano e la trova pure.
Letta le riconferma la fiducia, i partiti che sostengono la maggioranza sono in imbarazzo, ma nessuno prende posizioni precise a livello di direzione.
In questo momento che vi assicuro essere drammatico dal punto di vista economico per le piccole e medie imprese, per i lavoratori dipendenti e a partita iva, in Italia ci dobbiamo occupare dei casini combinati da una signora benestante con figlio milionario che sarebbe incidentalmente il ministro delle gisutizia (con la g volutamente minuscola), una dama dall’animo gentile che chiama parenti di arrestati perché amici di famiglia assicurando loro attenzione.
E lasciamo perdere ogni considerazione sulla Ligresti’s band, perché basterebbe fare un salto in Piazza della Libertà a Firenze, negli uffici di Fondiaria per avere un’idea illuminante di come sia stata ridotta una delle più belle compagnie assicurative fiorentine e nazionali.
In un paese normale una vicenda del genere sarebbe stata liquidata un giorno dopo, con le dimissioni o con una mozione di sfiducia votata dall’intero Parlamento.
In Italia no, in Italia siamo ancora ai distingui se ha chiamato lei o se ha chiamato il fratello di Ligresti.
Siamo all’accettazione che il “non è giusto” riferito all’arresto della family sia un moto del cuore.
Siamo, ovviamente e giustamente, nella melma fino al collo.

« Pagina precedentePagina successiva »