Attualità


Su una questione di fondo hanno perfettamente ragione i militanti del Movimento 5 Stelle: nella corruzione, nel rubare, non esiste alcuna differenza tra destra e sinistra.
La presunta e deprecabile superiorità morale della parte politica che ho sempre votato è un millantato credito e non conta se lo fai per te o per “il partito”, conta il fatto che sottrai denaro e risorse alla collettività e quindi a me, a noi, a voi, a tutti.
Ma la schizofrenia italiana è proprio questa: siamo molto indulgenti nei confronti di chi corrompe e si fa corrompere e al tempo stesso ci disperiamo se cresce il nostro debito pubblico, se non sblocchiamo fondi per aiutare le imprese, specialmente le più piccole.
Siamo indulgenti perchè è ormai connaturato nel nostro DNA l’idea che funzioni così, che nulla cambierà, che “in fondo non è così grave” prendere e dare soldi per vincere un appalto o per un avanzamento di carriera.
E, peggio ancora, spesso non rispondiamo alla decisiva domanda di fondo: che faremmo noi al posto loro, al posto di questi ladri?
Quando ero un ragazzo c’era uno slogan che diceva “non moriremo democristiani”, ma ci credevano in pochi e io non ero tra quelli.
Poi la DC è stata spazzata via, sono crollati i muri, il comunismo con tutte le sue atrocità resiste solo in poche aerre del mondo, ma noi siamo ancora qui come cinquanta anni fa a dibatterci tra tangenti e racconti da voltastomaco: riusciremo a morire non dico da onesti, ma almeno un meno ladri?

Va bene la tradizione che ci vuole quasi sempre in difficoltà prima di fare un ottimo Mondiale (ma anche nel 2010 si annaspava abbastanza), però qui se ne approfittano.
Primo cattivo pensiero: con un Italietta così, con un Balotelli così, siamo sicuri che anche Rossi a mezzo servizio non facesse comodo?
Secondo cattivo pensiero: che senso ha provare sul filo di lana Verratti e Pirlo insieme, non è che a dieci giorni dal Mondiale siamo ancora alla ricerca di un gioco?
A me sembra incredibile credere che l’assenza di Montolivo (Montolivo!) abbia mandato a carte all’aria tutti i piani tattici di Prandelli.
Oppure è davvero così e allora vuol dire che siamo scesi parecchio in basso.
Quelli che tifano contro gli azzurri si staranno stropicciando le mani soddisfatti, che come me vuole vedere vincere l’Italia è molto, ma molto preoccupato.

La domanda è rivolta a chi ha votato per il Movimento 5 Stelle, uomini e donne che rispetto profondamente, così come rispetto chi ha votato per Berlusconi o la Destra.
Siete soddisfatti di come si stanno muovendo i fondatori di quello che fu il più innovativo tra i soggetti politici degli ultimi quindici anni?
Vi piace l’alleanza con l’Ukip?
Che effetto fa a centinaia di migliaia di persone dal profondo senso democratico vedere Grillo amoreggiare politicamente con un uomo come Nigel Farage?
Attendo curioso le vostre risposte, prego astenersi i “benaltristi”, cioè, tanto per intendersi, quelli che tireranno fuori altre storie e altri uomini, il “sì, ma anche Tizio…ecc”.
No, qui si sta parlando di chi in Italia avrebbe dovuto rovesciare come un calzino il corso delle cose e che sta facendo esattamente come tutti gli altri politicanti di professione: alleanze, epurazioni, negazione del diritto al dissenso, mancato rispetto della parola data, vedi alla voce “addio in caso di sconfitta”.
Mestierante per mestierante, credo sia meglio affidarsi a persone più serie e più democratiche, no?

Marco Travaglio è uno strepitoso giornalista, che a volte prende strade un po’ troppo semplici per affondare le unghie sulla propria preda, ma che si fa leggere sempre con grande gusto.
Dal giorno del trionfo di Matteo Renzi sono imperdibili le sue cronache sulla corsa a salire sul carro del vincitore, oggi definito opportunamente cargo, vista la massa di persone che spinge per trovare anche uno strapuntino.
Basta pensare che nella foto di gruppo post trionfo, oltre al giovane turco anti-renziano Orfini, a Stumpo che impedì il voto a chi non aveva votato alla prima tornata alle primarie del 2012, c’era addirittura Fassina chi?, anche se nascosto, forse per un rigurgito di dignità.
Ottima pure la battuta di Andrea Salerno: “Partita la gara a chi conosce Matteo da prima. Qualcuno twitta: ecografia prenatale”.
In Italia è sempre andata così, si corre sempre in soccorso dei vincitori, ma stavolta è tutto molto di più, anche perchè lo stile informale di Renzi facilita il contatto e quindi sono migliaia le persone che possono dire di aver interagito con lui, fosse solo per un selfie o una stretta di mano.
Ieri D’Alema (D’Alema!) raccontava felice e contento di come lui e il premier si scambiassero sms “come dei ragazzi”.
Tutto questo a noi fiorentini, che magari conosciamo davvero Renzi da molto prima che diventasse Renzi, fa molto sorridere, rafforzandoci ahimé nella convinzione di essere come sempre e da secoli al centro del mondo.

Se davvero vogliamo tentare di essere un Paese migliore, bisogna avere rispetto per quei tre italiani su quattro che o non hanno votato o hanno dato la loro preferenza a Grillo, Berlusconi o ad altri partiti.
E’ vero, i 5 Stelle quel rispetto non l’avrebbero mai avuto, come dimostrato dai toni tenuti dalla loro discesa in politica e ci sono molti post cancellati e no di questo blog a dimostrarlo.
Ora qualcuno di loro grida ai brogli elettorali (che ovviamente non c’erano nel febbraio 2013), altri suggeriscono di ignorare l’esito delle consultazioni, ma sono spero farneticazioni di genete assetata d’odio.
E’ vero, Berlusconi ha dato più volte di coglioni ai votanti della sinistra, ma credo che ormai il personaggio debba essere derubricato a caso umano, e comunque non si era mai visto nella storia un condannato con sentenza definitiva così libero di muoversi nell’agone politico.
Ha vinto la speranza di un’Italia diversa e io, che ho sempre creduto moltissimo fin dall’inizio in Matteo Renzi, mi sento come se fossimo alla vigilia di un lungo viaggio, un percorso complicato di cambiamenti che ci coinvolgerà tutti e a tutti chiederà un tribut,o piccolo o grande che sia.
Perché è a noi che stiamo meglio che bisogna chiedere e non importa quanta fatica abbiamo fatto (e qui parlo a titolo assolutamente personale) per raggiungere una certa tranquillità.
Ma non voglio più vedere sprechi, rendite di posizione basate sulla conoscenza del potente di turno, non voglio più vedere l’arroganza della parte politica che ho sempre votato e che si è sempre sentita moralmente e culturalmente superiore, non ho mai capito per quale motivo.
Vorrei vedere l’Italia crescere, non lasciando indietro nessuno.

Voterò ancora una volta PD ed il fatto confortante è che a distanza di tre mesi non sono affatto deluso da Matteo Renzi e dal suo governo.
Pur trovando discutibile il modo in cui è diventato Presidente del Consiglio, un modo molto democristiano, mi pare stia davvero provando a cambiare l’Italia, cercando di rimuovere i sepolcri imbiancati e promuovendo il merito.
Provo a capire e ad ascoltare la parte che vota Grillo, spogliandomi dei privilegi ottenuti in 35 anni di lavoro molto serrato, e riesco a comprendere la rabbia di chi non ha mai avuto risposte, ma mi chiedo se quella dei 5 Stelle sia “la risposta”.
A me pare di no, confesso di averne paura per la violenza verbale che li contraddistingue e che potrebbe essere il prologo a qualcosa di molto peggio.
Governare è molto più difficile che stare all’opposizione, dove per ogni argomento hai almeno tre o quattro ragioni per giustificare i tuoi no e magari urlarli.
Ma questa Italia, come ogni altro Paese del mondo, deve essere governata e non vedo in questo momento nessuno in grado di farlo più di Renzi.

Il neologismo è brutto, lo so, ma rende l’idea.
Partiamo da un caso personale: il gentiluomo che giusto quattro anni fa mi minacciò telefonicamente dicendomi “ebreo di merda, vengo lì a staccarti la testa” è sempre in giro, mediaticamente forte e quasi tutti lo immaginano come una persona perbene.
Quell’offesa, a cui per una serie di motivi non ho dato seguito penalmente, mi è rimasta dentro a lungo a bruciare, e quando mi capita (purtroppo) di incrociare il tipo che l’ha lanciata, cambio strada, talmente mi fa schifo avere a che fare con lui.
Vogliamo provare a mettersi un attimo nella testa di Balotelli?
Mi dite che casino stava combinando o chi stava picchiando quando è arrivato un imbecille a gridargli “negro di merda”?
E ancora: esiste qualcosa che meriti di ricevere un’offesa così razzista e imbecille?
Se uno avesse riportato alla stampa quello che io, che non sono Balotelli, ho detto privatamente alle persone che mi sono vicine sul gentiluomo nei giorni successivi all’insulti, altro che la frase di Balotelli a Marchisio, rubata dalle telecamere.
Io sono d’accordo che sulla vicenda si sia troppo parlato a livello giornalistico, ma non sopporto il concetto “sì, ma allora perché non si va a vedere cosa succede là, perché certe cose accadono sempre a Balotelli” e via a seguire.
Magari la maggior parte delle persone lo fa in perfetta buonafede, ma non si deve mai alzare la guardia di fronte a queste cose.
Mai.
Il benaltrismo è l’anticamenra della giustificazione di un gesto che non deve appartenere alla nostra cultura, al nostro essere uomini e donne.

Nell’estate del 2011 la famiglia Guetta passò un’estate meno serena del solito: il responsabile delle finanze della premiata ditta “Spendi e spandi”, che sarebbe il sottoscritto, aveva rinnovato i titoli di stato in cui erano confluiti da sempre i risparmi faticosamente sottratti alle esigenze più o meno reali di principi e soprattutto principesse.
Sembrava tutto tranquillo quando cominciarono i primi titoli, all’inizio in coda ai TG e ai GR, poi sempre più dentro i notiziari e infine in prima battuta: lo spread stava aumentando vorticosamente.
All’inizio, era luglio, feci finta di nulla, preferendo concentrarmi solo sulla Fiorentina e Mihajlovic, una settimana dopo adottai la tattica dello struzzo: non voglio sapere niente, tanto l’Italia non fallisce e i risparmi di una vita sono salvi.
Durò un paio di giorni, poi per reazione uguale e contraria cominciai ad interessarmi furiosamente della vicenda, di cui sapevo tutto tecnicamente, ma che mi aveva appassionato più o meno come i saggi di danza della Valentina che andavo a vedere dieci anni fa.
Ricordo una splendida passeggiata sulle Dolomiti intervallata dalle mie angoscianti telefonate a Loreto per sapere a che punto era lo spread: 300, 350, 400, 450, 500, stavo perdendo il 30% di quello che avevo.
Dice: ma se non vendi non perdi.
Facile, ma se poi l’Italia fallisce davvero?
Un giorno a colazione convocai il gran consiglio di famiglia e provai a spiegare il differenziale tra Italia e Germania, cominciai quasi a giustificare il perché avevo scelto i BTP e posi la domanda fatale: che facciamo?
La storia si concluse con una resistenza faticosissima e una vendita al primo rimbalzo importante che comunque non evitò un salasso dell’8%.
Oggi, se avessi tenuto duro, starei guadagnando un botto, oltre agli interessi, ma quello che ora mi chiedo è: cosa diavolo è cambiato da quei giorni?
Non mi pare che l’economia reale sia così migliorata, la gente fa sempre una fatica tremenda ad arrivare in fondo al mese, eppure lo spread è a 150: perché?
E nel 2011 cosa è successo? La crisi vera era cominciata nel 2008 e non mi pare che ci fossero guerre o attentati tipo torri gemelle.
Vuoi vedere che una volta tanto, e passerbbe alla storia, ha davvero ragione Berlusconi?

Premessa numero uno: massimo rispetto per chi ha opinioni diverse dalla mia. Qui avrà sempre spazio, a patto di non offendere o essere razzista.
Premessa numero due: ho sempre relativizzato il calcio, nel senso che lo considero una componente della mia vita, non LA VITA.
Ci sono cose molto più importanti nell’esistenza di un uomo e di una donna e anche su questo ogni opinione deve essere accettata.
Detto tutto questo, mi chiedo e vi chiedo: si può rifiutare l’appartenenza ad una Nazione per dei torti arbitrali, per una gestione penosa del potre calcistico, per una vergognosa serata di silenzi all’Olimpico?
Se la risposta è sì, fischiate pure l’inno del vostro Paese, solo che per coerenza uno si dovrebbe chiedere se non sia più giusto andare a vievere da qualche altra parte.
Io l’inno non lo fischio e non lo fischierò mai perché mi sento italiano al cento per cento, con tutti i difetti e i pregi della Nazione che amo.

Volevo scrivere di altre cose non riguardanti il calcio, ma poi arriva questa notizia devastante del padre violento di Pescara che si rinchiude in macchina con la figlia di 5 anni e dà a fuoco a tutto, lasciando e vedendo morire la piccola sotto gli occhi della mamma.
Confesso di essere sempre più stanco, di provare un senso di assoluta impotenza di fronte a questa mattanza, non ce la faccio più a sopportare la folia umana, questa cattiveria idiota intrisa di egoismo (veder morire la figlia è stata la punizione della ex compagna, secondo quel bastardo), quasi sempre del genere maschile.
Sto invecchiando?
Può essere.
Dicono che il passare degli anni porti con se’ anche un po’ di cinismo e di indifferenza per quello che ti accade intorno.
A me per ora accade il contrario: vengo travolto da questi siluri emotivi e non riesco a non pensarci, continuo a chiedermi come si faccia ad arrivare a certi punti di crudeltà, a che livelli può scendere la follia umana.
E non ho alcuna risposta.

« Pagina precedentePagina successiva »