Videogiochi
Ci vorrebbe un genio che inventasse il manuale del perfetto genitore.
Oddio, mi sono allargato: basterebbe quello del genitore che fa meno danni possibile e già il genio diventerebbe milionario con i diritti d’autore.
Per esempio: qual è il tempo giusto per stare agli “elettronici”, come chiamo con Cosimo l’intera famiglia di aggeggi che comprendono, tablet, youtube e, soprattutto, i famigerati (per me) videogiochi?
Due ore?
Diciotto?
Dieci minuti?
E chi lo sa?
Si legge di tutto, dallo sviluppo di determinate facoltà mentali, all’abbrutimento che potrebbe trasformare il pupo in un futuro e potenziale tifoso della Juve.
E allora si vive tutto questo con un ondivago senso di colpa, cercando di imporre regole da fabbrica inglese dell’ottocento: per ogni ora di videogioco, un’ora di lettura.
Il rischio naturalmente è quello di essere denunciato al Telefono Azzurro, di cui Cosimo ancora per fortuna non conosce il numero.
L’alternativa è arrendersi ed essere fatti prigionieri dalla PS4, PS5, PSspeciale, Xbox, e come cavolo si chiamano tutte le varie piattaforme diventando anche noi Supermario, ma quello vero, non quello che gioca nella Fiorentina.