Attualità


Stravedo per il Barcellona e non sopporto il Real Madrid.
Mi fa impazzire Messi, mentre provo un’invidia tutta maschile per Cristiano Ronado: è bello, gioca divinamente, non mi sembra affatto stupido, cosa vuoi di più dalla vita?
E però.
Messi evade fiscalmente, viene condannato pietosamente a 21 mesi di carcere solo per non farlo finire dietro le sbarre e il Barcellona si preoccupa di mobilitare i suoi tifosi affinché gli facciano arrivare via web tutto l’affetto possibile in questo momento difficile, visto che il ragazzo pare depresso.
Una caduta di stile senza precedenti e senza alcuna giustificazione.
Cristiano Ronaldo alla vigilia della partita più importante della sua vita si ricorda di Stefano Borgonovo (straordinario come sempre Carletto Ancellotti) ed invita Chantal alla finale di questa sera, dando una grande spinta alla Fondazione.
Chapeau!

Ieri volevo scrivere qualcosa, ma non ce la facevo: continuavo a pensare a l’orrore di Dacca e tutto il resto mi pareva di nessuna importanza.
La Fiorentina, l’eliminazione dell’Italia, il frou-frou politico, tutto.
Non mi è piaciuto constatare sulla mia pelle come la putrida bestia del terrorismo entri veramente in circolo solo quando ad essere coplita è la tua gente, come se i francesi di novembre o gli americani del 2001 contassero meno, ma così è e non serve a niente fare gli “illuminati” per dissimulare la grande rabbia che provo dentro, molto diversa dal sentimento che sentivo in altre situazioni.
E dopo la rabbia, la frustrazione: che dobbiamo fare?
Ero qualche ora fa all’aeroporto in partenza per Londra e pensavo che se fossero entrati in tre o quattro avrebbero potuto fare una strage, mentre con almeno un centinaio di persone stavamo in coda con i nostri progetti e i nostri pensieri.
Magari fossero bestie, gli animali uccidono solo per sopravvivere, loro no.
Ammazzano per fanatismo e mentre scrivo queste parole confesso che sto pensando: ma chi me lo fa fare di espormi così?
Ma no, non posso permettere alla paura di chiudermi il cervello, non dobbiamo farli vincere e la prima forma di resistenza è nella nostra testa.

Si chiude oggi il nostro primo anno a Radio Bruno: dodici mesi fa a quest’ora ero in piena fibrillazione per un groviglio di sentimenti che ora mi sembrano molto lontani nel tempo.
L’aspetto più bello della nuova avventura del Pentasport per noi che la viviamo da “dentro” è che non ci sembra si sia mai interrotto niente.
Siamo sempre gli stessi, con il grande vantaggio di avere uno spazio tutto nostro a Firenze, godiamo della medesima fiducia incondizionata che ci era stata accordata dalla proprietà precedente e lavoriamo con un entusiasmo che è cresciuto settimana dopo settimana.
Abbiamo contagiato con la nostra fiorentinità Gianni Prandi, il proprietario di Bruno, che ha investito non solo sulla Fiorentina (saremo ancora la radio ufficiale al village di Moena), ma anche sul Calcio Storico e su un evento davvero eccezionale che verrà regalato alla città il prossimo 21 luglio.
Come tutte le cose della vita potevamo fare meglio: abbiamo commesso degli errori che abbiamo provato a correggere in corsa e su cui interverremo in futuro, certamente l’impegno non è mancato e nemmeno l’affetto con cui avete continuato a seguirci dopo il cambio di radio, e di questo vi siamo davvero infinitamente grati.

Una partita fantastica, rapportata al valore assoluto della squadra.
Magari averlo da noi Conte, e lo penso da anni: uno dei pochi che aggiunge davvero qualcosa ai giocatori che allena.
Non me ne fregeherebbe niente del passato juventino, a me interessa vincere, altro che storie.
Come si poteva immaginare che il nostro centrocampo così povero tecnicamente potesser mettere nel mezzo e non far giocare Fabregas ed Iniesta?
Solo l’organizzazione, un’organizzazione perfetta, poteva compiere un simile miracolo
Vincere in quel modo, con quella sicurezza, ha veramente dell’incredibile e a chi dice che senza Buffon saremmo andati ai supplementari, vorrei ricordare le parate di De Gea e le molte, direi troppe, occasioni sprecate.
Bravissimi.

Quando frequentavo le medie l’Europa era solo un continente in cui sapevamo essere inserita l’Italia.
In più c’era questa cosa misteriosa chiamata MEC, che a noi ragazzi, e penso un po’ a tutti, diceva poco o niente.
Sei Paesi, se non ricordo male, e ci si fermava lì, a me piaceve perché, se non ricordo male, l’atto costitutivo era avvenuto a Roma, quindi in casa nostra.
Oggi che soffiano venti anti-europeisti un po’ ovunque, mi piace ricordare quei tempi in cui tutto quello che facciamo oggi, se ce lo avessero raccontato, ci sarebbe sembrato fantascienza.
Non cambiare i soldi girando per il vecchio Continente, non pagare i dazi, non attendere ore agli aereoporti per passare la frontiera, la libera circolazione delle persone e quindi delle idee, essere più forti insieme contro le altre potenze del mondo.
Sono convinto che un eventuale Italexit prenderebbe una sonora sconfitta e mi pare che pure Salvini stia spingendo poco sull’acceleratore, mentre i 5 Stelle stanno studiando per governare e hanno quindi abbandonato certe derive eurofobe.
Speriamo comunque di non doverci nemmeno arrivare a votare per una cosa del genere, anche se il giudizio popolare è sacro e nemmeno capisco il raccogliere firme in Inghilterra per votare di nuovo: e se avesse vinto il remain che avrebbero fatto gli altri?

Se a Roma e a Torino le cose dovessero funzionare meglio, e a Roma ci vuole veramente poco, non ci sarebbe nulla di strano ad ipotizzare Di Maio o Di Battista come premier nel 2018.
In un Paese che dopo la vergogna della dittatura e delle leggi razziali ha sdoganato in pochissimi anni i fascisti, che si è girato dall’altra parte di fronte ai delitti rossi post 1945 (leggete Pansa), che è abituato da sempre a salire sul carro dei vincitori, che problemi volete che ci siano a farsi guidare da un ex o quasi ex comico e dal figlio dell’ideatore di un blog geniale?
Meglio internet o le scuole di partito delle Frattocchie?
Fa più danni il web o la compravendita di tessere nei monumentali e variopinti congressi della Democrazia Cristiana?
Non esiste risposta, ma solo speranza nella buonafede e nella capacità degli uomini e delle donne che dovranno prendere delle decisioni.

Si può anche far finta di niente, ma qui a Parigi la paura si sente e non mi era mai successo nelle altre occasioni in cui ero venuto in Francia.
E non sono solo i soldati o i poliziotti armati fino ai denti a raccontarmelo, ma proprio nel clima che si respira, perfino le facce delle persone che vedi per le strade.
Non potrebbe essere altrimenti con quello che ha passato la città, però è molto triste ammettere che in questo hanno vinto loro: ci sono entrati nella testa e adesso ci accompagnano nella nostra vita quotidiana.
Maledetti.
Temo che non passrà troppo tempo prima che questa brutta aria arrivi anche in Italia, in questo siamo già in guerra e sarà bene capirlo il prima possibile.

Parte l’inno e non ci sono discussioni: si tifa Italia senza se e senza ma, fregandomente di Conte, Buffon, Bonucci, Chiellini ecc.
Ed è stata una grande Italia, inaspettata sul piano tecnico mentre per quanto riguarda la grinta e la concentrazione si era già capito che eravamo a buon punto.
Schemi, corsa senza palla, tutti sapvano esattamente cosa fare e qui c’è la mano dell’allenatore, non ci sono dubbi.
E’ stata una partita emozionante, abbiamo rischiato qualcosa, ma era inevitabile contro avversari molto più forti di noi, evidentemente però solo sulla carta.
Però eravamo partiti bene anche in Brasile, con un squadra che sembrava nettamente superiore all’attuale, per questo sono molto curioso di vedere cosa succederà vederdì contro Ibrahimovic.

Continuo a pensare che Matteo Renzi sia la soluzione migliore, pur non condividendo assolutamente le ultime spregiudicate mosse politiche che hanno imbarcato Verdini nella maggioranza e che mi pare siano state poco capite dallo stesso elettorato di sinistra.
Detto questo, sono curioso di vedere come andrà a finire a Roma e confesso che una vittoria della Raggi non mi dispiacerebbe affatto, perché governare in una delle città più ingovernabili del mondo sarebbe una bella cartina tornasole per capire se i 5 Stelle siano in grado di guidare il Paese.
Predicano la politica dei fatti, ma sono parole già sentite da Berlusconi quando scese in campo e dallo stesso Renzi ai tempi della rottamazione.
In più ci hanno messo una trasparenza economica sui propri compensi che non è da tutti, ma tutto questo non basta per guidare l’Italia.
Vediamo come andrà a finire, senza pregiudizi o preconcetti.

Commetto spesso un errore, che non saprei dire se è comune ad altri babbi, ma ci può stare.
Penso cioè alle mie esperienze passate e su quelle mi baso per cercare di insegnare qualcosa ai miei figli.
Con le ragazze era ed è più difficile cadere nella trappola perché il vissuto femminile lo conoscevo davvero poco e quel poco era figlio di un’educazione sentimentale e sessuale di terza mano, vista l’ignoranza pressoché totale sull’argomento di noi ragazzi degli anni settanta.
Con Cosimo la faccenda si complica, per lui.
Perchè se è vero che ci sono dei principi inderogabili da trasmettere come la sincerità e l’onestà morale, è altrettanto certo che molto altro si modella attraverso il proprio gusto e cosa c’è di più opinabile che il calcio?
Ho provato ad indottrinarlo con Antognoni/Baggio/Batistuta e i frutti sono stati assai scarsi, anche perché temo che pur tifando Fiorentina veda la partita dei viola come un qualcosa che sottrae il babbo dal tempo che potremmo passare insieme.
Messi però è tutta un’altra cosa e quindi…eccoci al Camp Nou di Barcellona per la visita guidata ai trofei dei catalani con tanto di passaggio dal campo e dalle tribune da dove ho trasmesso nel 97 e nel 99 (“ah sì, babbo?” e ci siamo fermati lì, giustamente).
Risultato?
Entusiasmante, soprattutto se paragonato al resto del suo interesse calcistico ed io ho inevitabilmente pensato che nel 1969 non avrei scambiato una visita al museo di Pelè con cinque minuti insieme a Merlo o a De Sisti e che un paio di pantaloncini di Brizi valeva più della maglia di Eusebio con sopra scritto David (non usava, ma se c’era, non avrei fatto il baratto).
Poi mi dico che siamo nel 2016, che Messi e Neymar li vede mediaticamente dappertutto e che effettivamente sono più “attraenti” di Babacar e Kalinic: tiro fuori la carta di credito e pago con un sorriso foto e divisa ufficiale del Barcellona.

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